IL CUORE DI ALBERTO

FAX CNOAS (ORDINE ASSISTENTI SOCIALI)

lunedì 23 febbraio 2009

Oggetto: invito per conciliazione del 10 febbraio 2009.

Gentile Presidente Maria Laura Capitta,

apprendo da un telegramma, consegnatomi in data 28 gennaio dalle Poste Italiane, che si convoca il sottoscritto presso la sede dell’Ordine, il 10 febbraio p.v., per tentativo di conciliazione, come previsto dall’ art. 12 del regolamento sanzioni disciplinari e procedimento.

Leggendo attentamente le norme deontologiche denominate “Sanzioni disciplinari e procedure”, art.17 DM 615/94, http://www.cnoas.it/codice.php?id=9 , apprendo, all’art. 1, comma 2, che “ Il tipo e l’entità di ciascuna sanzione sono determinati in relazione ai seguenti criteri:  1. intenzionalità del comportamento; 2. grado di negligenza, imprudenza, imperizia, tenuto conto della prevedibilità dell'evento; 3. responsabilità connessa alla posizione di lavoro; 4. grado di danno o di pericolo causato; 5. presenza di circostanze aggravanti o attenuanti; 6.concorso fra più professioni e/o operatori in accordo tra loro; 7. recidiva e/o reiterazione.

Premesso che attualmente non comprendo con quale persona dovrei conciliarmi, poiché non se ne fa menzione – né tantomeno si cita il protocollo di riferimento - mi pregio ugualmente di portare a Sua conoscenza alcuni fatti che ben si collegano ad una catena di eventi che ha visto lentamente trasformarsi la relazione fra mio figlio ed il padre sottoscritto in una scena apocalittica, degna di un copione di Polanski.

In data 3 gennaio 2009 mio figlio Alberto Caimmi confessava dei delitti e degli abusi perpetrati per lungo tempo dalla madre stessa e da tutte le operatrici e assistenti - e persino catechiste - del Servizio Sociale e della Comunità dove il Tribunale disponeva che alloggiasse “in attesa di affido”. Le decisioni sono state, a mio avviso, opportunamente manipolate, secondo una “strategia” alquanto fuori dalle righe, per non dire occulta, che ha avuto l’unico effetto di “facilitare” il perpetrarsi degli abusi su mio figlio stesso e la negazione dell’intervento dell’unica figura paterna che poteva dargli un po’ di equilibrio e letteralmente salvarlo da questa vicenda catastrofica. Mio figlio stesso ha confessato, agli atti della Procura Ord. Pen. di Messina, a conoscenza del Tribunale per i minorenni di Roma e di quello Giudiziario di Viterbo, atti di pedofilia e satanismo, addirittura dentro comuni chiese non lontane alla Comunità in questione.

Nonostane tutto ciò, il sottoscritto ha visto continuare a presentarsi, quale collaboatrici, certamente in parte responsabili, secondo i criteri di cui all’art. 1, comma 2 , la dott.ssa Burratti e la dot.ssa Casantini, quest’ultima persino indicata da mio figlio Alberto come persona coinvolta nelle vicende. Comprenderà che la notizia abbia destato un profondo sconcerto.

Mi domando, pertanto, come è possibile tutto questo a fronte di una segnalazione ben precisa al CNOAS, che la Burratti e la Casantini seguano indisturbate a svolgere il loro incarico, presentandosi al Comando Carabinieri come le assistenti che debbano eseguire un interrogatorio a mio figlio Alberto, con telecamere, come disposto da un Tribunale competente? E questo dopo che il sottocritto abbia già ampiamente informato la P.G. Minori di Viterbo per iscritto in merito alle dichiarazioni sconcertanti di Albertino?

Le dirò che ho persino avanzato richiesta scritta di protezione alle forze dell’Ordine, per mio figlio, il sottoscritto, un testimone e mio padre, nonno di Alberto.

Ritengo dunque, ad oggi, di non essere obbligato ad alcuna conciliazione, così come “sancito” a difesa della professionalità degli iscritti al vostro Ordine e non certamente a difesa del cittadino, per il quale non è prevista nemmeno una paginetta di risposta alla segnalazione. Definisco, inoltre, il sistema di analisi degli elementi pregiudizevoli per un naturale affido della prole ad un genitore, così come disposto da un Tribunale dei Minori e come elaborato dall’Ordine degli Assistenti sociali o dai singoli operatri iscritti, fallimentare e capzioso, lesivo dei diritti umani del fanciullo e dell’uomo, e dunque inaccettabile.

Nell’immediato, mi riferirò esclusivamente alle indagini in corso nelle varie sedi opportune, ritenendo di avere già molto lavoro sulle proprie spalle da svolgere, in questo momento, per ristabilire, in tempi ragionevoli, la dispersione scolastica e guarire dal trauma indicibile mio figlio Alberto e anche sanare la propria vita personale di padre e di professionista, lacerate dagli eventi occorsi.

Pertanto declino l’invito, essendo più propenso alla sanzione, e mi riservo di approfondire in altre sedi la questione e le procedure utilizzate finora, segnalando tale discussione al Tribunale che sta esaminando l’intera vicenda.

Con osservanza