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Messaggi del 12/03/2012

C'ERA UNA VOLTA LA FUNE PARTE 3 DI FORSE 5

Post n°803 pubblicato il 12 Marzo 2012 da piandeloa
 

C’era una volta, nel centro del mio paesello, a un paio di centinaia di metri
da casa mia, di fronte al famoso Hotel de la Poste, la stazione di partenza
per la funivia Cortina (m 1210) - Pocol (m 1650). Inaugurata nel 1925,
fu una delle primissime funivie delle Alpi. Attorno al 1960 ci fu un grave
incidente, si ruppe il cavo portante, fortunatamente nella cabina in quel
momento si trovava solo il manovratore. A parte questo, l’impianto svolse
egregiamente la sua funzione fino alla metà degli anni ‘70, quando venne
chiuso definitivamente, a causa della preferenza per altri mezzi di trasporto:
allora le Range Rover, oggi i SUV. In effetti quell’impianto rivestì grande
importanza nell’epoca anteriore alla grande motorizzazione di massa,
poi perse gradualmente viaggiatori, in quanto con la statale 48 si arrivava
direttamente sulle piste di Pocol. Per di più la funivia si fermava al Belvedere,
e da lì c’era da fare una bella camminata per raggiungere gli skilift, compresa
una salitona, cosa inimmaginabile ai giorni nostri. Bè, io me la sono fatta
parecchie volte durante i miei primi anni di sci, un bel chilometro, mezzo
in salita, con scarponi ai piedi e sci di una tonnellata sulle spalle.

Proprio alla stazione di arrivo c’era - e credo ci sia tuttora - un bellissimo
locale rustico, tutto in legno. Fuori, una splendida terrazza che dava sulla
scarpata rocciosa, con una spettacolare vista sulla valle d’Ampezzo.
Negli anni ‘70 e ‘80 funzionava di giorno come bar e di notte come discoteca.
Oddio, definirla discoteca è eccessivo. Le tariffe di ingresso variavano a
seconda dell’umore della titolare. Questa ti guardava, e già con uno
sguardo capiva quanto poteva chiederti, e soprattutto quanto avresti bevuto.
Chissà perché io non pagavo mai… Ma l’aspetto più spettacolare di quel
locale era la stradina per arrivarci, che praticamente era il salitone di cui
vi parlavo qua sopra, però per arrivare era un discesone. Quando nevicava
diventava una specie di pista da bob, e più di una volta qualcuno ha fatto
strike nel parcheggio. Che anche qui, parcheggio…non immaginate un
parcheggio tipo centro commerciale, era uno spiazzetto tutt’altro che
pianeggiante, in mezzo agli alberi, e ci stavano semiammucchiate una
ventina di macchine, i cui proprietari dovevano continuamente uscire
per spostarle. Dicevo, più di una volta qualcuno non è riuscito non dico
a frenare, ma nemmeno a rallentare, e ha semidemolito più auto in un
colpo solo. Questi 3-400 metri di strada erano strettissimi, impossibile
incrociarsi, per cui all’orario di chiusura qualsiasi genio che volesse
scendere bloccava completamente l’uscita. Una volta ricordo che ci fu
un’insurrezione popolare: uno dei suddetti geni con una Giulietta, che
probabilmente si era bevuto e fumato di tutto ed era convinto di essere
sulla tangenziale nei pressi di Cinisello Balsamo, voleva a tutti i costi
scendere, e…suonava il clacson!!! C’è voluto un attimo, siamo scesi
in due dalla mia macchina, e altri 3 o 4 dalle altre, abbiamo sollevato
la macchina di peso e l’abbiamo rigirata in su, occupanti compresi.

Una notte volevamo andare lassù , eravamo senza macchina, in pieno
inverno, sono 6 km di distanza e 400 metri di dislivello. Chi se ne frega,
c'è una bella luna, ci si vede, invece di fare la statale prendiamo la
scorciatoia sterrata, saranno 4 km, cosa vuoi che sia? Peccato che
sulla scorciatoia ci fosse un metro di neve fresca, ma non ci
arrenderemo mica per così poco? A turno, uno sta davanti e fa da
spartineve. Insomma, in un paio d'ore ci siamo arrivati, bagnati fino
alla cintura (che allora era molto più alta di adesso), ma c'eravamo.
Però per tornare abbiamo trovato un passaggio...eravamo 5 o 6, e
c'erano anche due o tre ragazze. Praticamente abbiamo fatto la vecchia
sterrata, quella della preistoria, l’unica esistente prima dell’apertura
della strada 48 delle dolomiti (1909). La statale passa a sx della
scarpata del Pocol, con un’opera ingegneristica spettacolare per l’epoca,
tutta scavata nella roccia, più una piccola galleria. Aggirando la scarpata
sulla destra, invece, si saliva per i campi, e quella era la strada che
usavano nell’800. Chiusa parentesi.

Fino al 1939, anno dell’inaugurazione della funivia del Faloria
(di cui vi parlerò nella prossima puntata) , l’area di Pocol era il
comprensorio sciistico più importante della valle. In realtà si trattava
solo di un paio di skilift, tutte piste facili e a bassa quota. Ma per quei
tempi andavano benissimo: sci in legno senza lamine e scarponi
coi lacci non erano facili da addomesticare. L’abbigliamento, poi,
era quello che era, e oltre i 2000 metri, cazzo, con giacche e guanti
di lana c’era un freddo della Madonna. E poi, soprattutto, pare che
allora nevicasse regolarmente e copiosamente anche a quelle
quote. Tuttora, comunque, è una zona molto frequentata dai principianti.

Ora rimane la stazione di partenza in centro, un edificio decadente e
indecoroso, ma pare che finalmente nella prossima primavera partano
i lavori per la riqualificazione di quell’area, con destinazione a mostre d’arte.

Fin qui la storia dell’impianto. Poi ci sarebbe la storia della statale 48,
inaugurata nel 1909, ma credo di avervi tediato già a sufficienza.

Ecco la stazione d'arrivo della funivia. A destra ci sarebbe la famosa
discoteca. Il tizio nella foto non si sa chi sia.

e questo è uno scorcio dell'interno. Quello più intelligente sono io, 31 anni fa:

Ok. Sono andato fuori tema a sufficienza.

 
 
 
 
 
 

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