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Messaggi del 22/03/2012

C'ERA UNA VOLTA LA FUNE PARTE 4 DI FORSE 5

Post n°809 pubblicato il 22 Marzo 2012 da piandeloa
 

Oggi, in questa bellerrima rubrichetta di racconti funerei, vi voglio parlare della funivia che ho preso più volte nella mia vita, diciamo almeno 500 volte, quella del Faloria. Inaugurata il 5 febbraio 1939, alla presenza del ministro Benni e della contessa Edda Ciano Mussolini, era un'opera grandiosa per quei tempi, soprattutto nel secondo tronco. Infatti il primo tronco passa attraverso il bosco, senza grande dislivello, dai 1230 metri della stazione di partenza fino ai 1500 dell'intermedia, a Mandres, con due piloni lungo quel tratto. Il secondo tronco è un unico salto dai 1500 metri di Mandres ai 2123 del Faloria. Un salto impressionante ancora oggi, quasi verticale con le rocce che sembra ti vengano addosso. L'impianto fu rinnovato nel 1954, con il raddoppio delle cabine (da 2 a 4) e poi di nuovo nel 1975, quando furono sostituite le cabine, raddoppiandone la capienza fino a 50 posti. Ecco, io vi parlerò del periodo 54-75, periodo in cui ho passato anni  salendo su quella funivia almeno 3 o 4 volte la settimana per tutto l'inverno. C'erano queste cabine striminzitissime da 25 persone magre, e gli sci si mettevano fuori su un portasci. Ovviamente sempre code chilometriche, complicate anche dal dover trasbordare ogni volta tutti gli sci.
Era una funivia sicurissima, ma le apparenze dicevano il contrario: le cabine vibravano in modo pauroso, con scricchiolii sinistri e un rumore di fondo che rendeva difficile la conversazione. Ogni tanto, poi - non chiedetemi perché - improvvisamente si bloccava tutto a metà strada. E quando dico si bloccava, intendo proprio si bloccava, dava un tirone che sembrava di cadere ogni volta, e c'era della gente veramente terrorizzata. Allora noi 3-4 imbecilli si cominciava a parlare ad alta voce, e ci si raccontava degli innumerevoli incidenti che c'erano stati, con decine di morti e corpi straziati. Ovviamente tutto inventato. Quando cominciavamo scendeva un irreale silenzio,  e tutti ascoltavano fingendo di non ascoltare, anche se non del tutto convinti. Ma a un certo punto si intrometteva nella conversazione il manovratore, raccontando di aver rischiato la vita a più riprese. E si sa, la parola del manovratore dell'impianto è legge. A volte, invece, si parlava dei meravigliosi animali semisconosciuti delle Dolomiti, a cominciare dal xxx (col cazzo che vi dico il nome, altrimenti andate subito a chiederlo a gugol), animale che vive sui fianchi delle montagne. Ma questo è un discorso che merita una digressione adeguata, che vi fornirò nella prossima puntata. Ecco, sembra un temino di terza media, ma in fondo era solo una scusa per parlare del xxx, che sarà molto più interessante.

 

 
 
 
 
 
 

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