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Cause rivolta Tunisia, scontri, parte prima

Post n°5499 pubblicato il 14 Gennaio 2011 da lucarossi82
 

venerdì 14 gennaio 2011

Cause rivolta Tunisia, scontri, parte prima


Le proteste in Tunisia sembrano essere giunte ad un momento di svolta.

La situzione non è chiara, in molti ieri sera hanno gridato alla vittoria dopo le dichiarazioni e le aperture piene di Ben Alì, eppure permane ancora il feeling dell'incertezza.

Nel post precedente avevamo accennato alla correlazione tra aumenti del prezzo degli alimentari e proteste di piazza.

Il che è accaduto e, come spesso accade, è stato sicuramente una delle scintille che ha contribuito ad appiccare il fuoco su vasta scala alla Tunisia oltre che all'Algeria.

Tuttavia, la stampa allineata occidentale si è fermata qui nell'approfondire la cosa, intitolandola "la protesta del pane" e descrivendo accuratamente il numero di molotov lanciate e contando con maggiore accuratezza possibile le vittime, i feriti, i graffiati, le gomme bucate, i criceti affamati e le lucertole con il mal di pancia.

Per non parlare degli acari con gli acufeni, che, com'e' noto, in Tunisia è una vera e propria piaga per i poveri insettini della polvere.

(pare che mediaset stia organizzando un telethon sui tre canali per la raccolta fondi a sostegno di questa nobile causa)

Risulta, come sempre, che la protesta sia un po' diversa da come ce la raccontano, e ha radici un tantino più particolari di quello che ci dicono.


Se pensi che sia una piccola protesta, guarda qui

Se sembra che le proteste hanno preso vigore solo da qualche giorno, in corrispondenza della morte del venditore ambulante che si è dato fuoco.

Sono invece tre settimane che gli scontri sono iniziati. In realtà, la prima scintilla risale al 17 Dicembre.

E proseguono in tutto il paese, e hanno raggiunto Tunisi in occasione del caso del venditore ambulante.

Questa è una mappa degli scontri presa da Al Jazeera mentre scriviamo.

Il link in aggiornamento è questo.






Qualcosa di più

Pane? Olio? Barbecue di venditori abusivi? E se ci fosse dell'altro?

Un testimone ha dichiarato ad Al Jazeera che le proteste "non sono solo questione di disoccupazione, è una questione di libertà di espressione, libertà di assemblea, tutte le libertà". E' questione di un governo che per 23 anni ha governato con pugno di ferro, censura, disparità sociali e corruzione eretta a sistema.

Quindi le proteste, almeno nella voce dei manifestanti, sono dovute a:
  • carovita
  • corruzione diffusa
  • disparità sociali
  • crisi economica
  • disoccupazione
  • libertà di espressione
  • libertà di assemblea
  • libertà come persone

e sembra un po' di vedere una rapida escalation delle cose che fanno riflettere.


Libertà di espressione in Tunisia: più che vera internet, abbiamo una intranet nazionale

Il governo, fino a ieri, aveva pesantemente irregimentato l'accesso ad internet, con una forte censura online e pesanti limitazioni alla libertà di espressione.

La maggior parte dei siti di video sharing erano stati bloccati dal governo anni fa.

Sofiene Chourabi, giornalista della rivista Al-Tariq al-Jadid e famoso blogger, noto per la sua feroce critica alle autorità tunisine, non è stato in grado di recuperare le password del suo account Facebook e di posta dopo che gli account sono stati piratati alcuni giorni fa.

Online, Azyz Amamy ha scritto "qui non abbiamo una vera e propria internet, abbiamo una intranet nazionale"

Chourabi ha dichiarato ad Al Jazeera "il mio account facebook, e quello di circa 4200 amici, è stato oggetto di un fallito tentativo di hacking lo scorso venerdì, ma l'ho recuperato rapidamente dopo che una persona ne aveva preso il controllo".

Lunedì, Chourabi è rimasto chiuso fuori dai suoi account. Ritiene che l'Agenzia tunisina per internet (meglio nota in Tunisia come "Ammar 404" o "Pagina non trovata") fosse responsabile per l'attacco ai suoi account. L'agenzia aveva bloccato l'accesso alla sua bacheca di facebook ed ai suoi blog già dall'ottobre del 2009 dall'interno della Tunisia.

Il furto delle password pare che sia avvenuto con uno stratagemma piuttosto furbo, anche se non particolarmente intelligente: sabato scorso il protocollo HTTPS è diventato non disponibile in tutta la tunisia. Questo ha spinto gli utenti web ad usare il protocollo HTTP standard (non crittografato).

Per i meno informatizzati: quando vi collegate alla vostra banca o al vostro account di posta per inserire le vostre credenziali di accesso, dovreste notare che l'indirizzo inizia con HTTPS. Quella "S" in più vi dice in sostanza che le informazioni che spedite dalla vostra tastiera al server sono come una lettera chiusa in una busta abbastanza ben protetta ed al riparo dagli occhi indiscreti del personale delle poste o da chiunque passi di lì per caso o per intenzione.

Tutto cio' che invece passa sul protocollo http, come queste pagine che vedete, o il protocollo email (il più delle volte), o la maggior parte i vostri commenti, viaggia dalla vostra tastiera al server come una cartolina postale, dove chiunque - dal postino a chiunque passi di lì - puo' leggere quello che c'e' scritto.

E se qualcuno è intenzionalmente in ascolto, e vi collegate al vostro account facebook tramite protocollo http e non https, quel qualcuno puo' vedere le vostre password e divertirsi un po'.

Cosa che il governo ha fatto.


La testa di Ben Ali

La testa di un ministro è già rotolata: il presidente Ben Ali, che sembra la brutta copia di Berlusconi (il che è tutto dire), ha licenziato il ministro degli interni.

Ieri sera il presidente è apparso in TV e con l'occhio spento ed il viso di cemento ha annunciato:

  • nel 2014 non si ricandiderà
  • i prezzi dei beni saranno abbassati (?)
  • la censura sarà alleviata, e subito dopo i principali siti bloccati hanno ricominciato ad essere accessibili in Tunisia
  • sarà aperta una inchiesta sugli omicidi dei manifestanti compiuti dalle forze dell'ordine

Cio' e' bastato per far gridare alcuni al successo su tutta la linea (potenza delle parole). La popolazione pare che si sia riversata nella centralissima Avenue Burghiba, alcuni per festeggiare, sfidando apertamente per l'ennesima notte consecutiva un coprifuoco notturno che le forze dell'ordine non si sono mai realmente messe ad applicare, vista la situazione.

Dopotutto, quando sente la folla inferocita sotto casa, anche il peggiore degli ingannatori ha un improvviso barlume di lucidità.

Sarà l'istinto di autoconservazione.

Eppure, come hanno fatto notare in molti, per il momento si tratta solo di grandi e belle promesse, ma la strada è ancora tutta in salita. Si fa presto a dire "pace e prosperità", si fa presto a dire "un milione di posti di lavoro". Ormai non ci crede più nessuno, a parte una percentuale di italiani.

Forse non è Ben Alì ad essere la brutta copia di Berlusconi.

Forse è Berlusconi ad essere la copia in grande di Ben Alì.

Italiani, eterni secondi.

Saluti felici

Felice Capretta


PS: stay tuned per la seconda parte: l'ascesa di Ben Alì, l'intreccio del gasdotto algerino, il golpe del 1987, la mano dei servizi italiani, i servizi algerini e molto altro, l'entrata in scena di Bettino che si assicura il buen retiro di Hammamet e molto altro...

Saluti felici

Felice Capretta

http://informazionescorretta.blogspot.com/2011/01/cause-rivolta-tunisia-scontri-parte.html

 
 
 
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