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La crisi dell'Euro: Italia al collasso

Post n°6789 pubblicato il 20 Novembre 2011 da lucarossi82
 

StampaIl tanto atteso tentativo da parte dell'Europa di trovare una soluzione coraggiosa della crisi dell'euro ha calmato i mercati per un paio di giorni. Dopo aver digerito il piano e...

La crisi dell'Euro: Italia al collasso

- 15 novembre 2011Pubblicato in: Gran Bretagna
Traduzione di ItaliaDallEstero.info Print FriendlyStampa

The Economist

Il tanto atteso tentativo da parte dell'Europa di trovare una soluzione coraggiosa della crisi dell'euro ha calmato i mercati per un paio di giorni. Dopo aver digerito il piano e aver osservato una penosa asta di titoli di Stato italiani, le azioni sono in calo e le rendite delle obbligazioni sovrane intorno alla periferia della zona euro stanno crescendo. Questo sviluppo era da aspettarsi.

L'eurozona aveva bisogno di creare una rete di sicurezza forte e credibile per contenere il debito pubblico. Al contrario, i leader hanno messo insieme un piano per fornire garanzie contro alcune perdite del debito pubblico e per aumentare il leverage dell'irrisorio capitale pari a 440 miliardi di Euro del Fondo Europeo per la Stabilità Finanziaria. Ma pure un fondo aumentato usando tale leva finanziaria appare esiguo contro la scala del debito in scadenza, e l'impresa è indebolita dalla dipendenza dal sostegno dei sovrani periferici che sono a loro volta in pericolo.

E così l'attenzione torna ancora alla Banca Centrale Europea. Come spiega il recente premio Nobel Christopher Sims, le banche centrali furono create originariamente per gestire il mercato dei loro debiti sovrani. Poiché le banche centrali possono stampare moneta, la loro presenza come acquirenti di ultima istanza elimina essenzialmente il rischio di crisi. Dato il sostegno fiscale, una banca centrale può agire da prestatore come ultima risorsa senza generare il pericolo di un'inflazione galoppante (sebbene nella situazione economica europea attuale questa non sia certamente una preoccupazione; un'ondata di acquisti di debito pubblico farebbe del bene alla zona euro).

La Banca Centrale Europea è stata deliberatamente creata senza sostegno fiscale e senza il diritto a comprare il debito dei governi membri. È una pseudo-banca centrale, che lascia la zona euro con le ristrettezze di un'area a moneta unica, ma senza un ammortizzatore di cui godono la maggior parte delle economie.

Ovviamente, la BCE è intervenuta nel mercato del debito in misura limitata, ma i suoi leader non sono stati disposti a prendersi quel tipo di impegno che potrebbe porre fine alla crisi.

Una grande preoccupazione, presente sia alla creazione dell'euro sia adesso, è che la promessa del sostegno della BCE disincentivi gli stati membri a badare al proprio comportamento fiscale. Se la pressione della crisi attuale dovesse placarsi, l'Italia perderebbe un incentivo a riformare la sua economia e a tagliare il suo budget. Questo è sia vero sia, in gran parte, irrilevante.

La sostenibilità a lungo termine della zona euro dipende dal miglioramento del funzionamento della sua economia come area a moneta unica. Un certo numero di Paesi periferici affronta notevoli problemi di competitività che non possono essere risolti attraverso la regolazione del tasso di cambio. Maggiore inflazione dell'euro aiuterebbe a conseguire il necessario adeguamento dei prezzi relativi, ma la BCE è stata avara anche nella sua politica monetaria. Senza un sensibile consolidamento fiscale, i paesi insolventi affronteranno o la prolungata dipendenza dalle istituzioni dell'euro zona o la ricostruzione del debito.

Al momento, queste preoccupazioni impallidiscono di fronte alla minaccia dell'implosione dell'euro zona, a causa della mancanza di un'adeguata banca centrale. Il crescente panico minaccia di condurre metà dell'area euro nell'insolvenza. Data l'interdipendenza delle vaste economie dell'euro zona, non c'è speranza per gli stati membri di aprirsi la strada della salute; l'austerity in una nazione riduce la domanda a disposizione degli esportatori in un'altra, affogando all'unisono le economie dell'eurozona e minando gli sforzi di austerity.

L'Italia è stata caricata di una grande mole di debito e di un'economia moribonda per qualche tempo, ma per la maggior parte del primo anno di crisi, i mercati hanno trattato il paese in modo diverso da Grecia, Irlanda e Portogallo, soprattutto perché il paese aveva sgretolato il suo deficit e stabilizzato il debito nel decennio precedente alla crisi. In assenza di un compratore da ultima istanza, tuttavia, ha regnato la contaminazione, trascinando Spagna, Italia e Belgio nel vortice.

Le istituzioni europee hanno bisogno di verificare se l'eurozona funzionerà nei prossimi anni, ma la BCE deve agire con forza per essere la speranza del futuro. La responsabilità di questo cadrà su Mario Draghi, che domani sostituisce Jean-Claude Trichet come capo della banca. C'è un evidenze imbarazzo nella speranza che un italiano inizi immediatamente un acquisto massiccio di debito italiano dopo aver assunto il controllo. Certamente Draghi è conscio della difficoltà e del disagio che potrebbe creare ai suoi colleghi tedeschi. Non ci sono altre buone opzioni, tuttavia. Sarà lui a salvare l'euro o a permettergli di crollare.

[Articolo originale "Italy on the brink"]

http://italiadallestero.info/archives/12911

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