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Indignati ma pacifici

Post n°6768 pubblicato il 04 Novembre 2011 da lucarossi82
 

Gruppi di indignati pacifici sono accampati con le tende davanti alla chiesa di Santa Croce in Gerusalemme a Roma

Indignati ma pacifici

di

Elena Llorente

- 31 ottobre 2011Pubblicato in: Argentina
Traduzione di ItaliaDallEstero.info Print FriendlyStampa

Página|12

La manifestazione degli Indignados di sabato scorso [15 ottobre, NdT] è stata interrotta dagli scontri. Allora i "pacifici" si sono riuniti in vari punti della città e hanno deciso di accamparsi con le loro tende. Per adesso sono una cinquantina. Hanno piantato le loro tende nel piazzale della basilica di Santa Croce in Gerusalemme, a Roma, a poche centinaia di metri da piazza San Giovanni, dove sabato sono scoppiati gli scontri tra la polizia e i giovani armati di sassi e bastoni durante la manifestazione mondiale degli Indignados. Lorenzo Romito ha 46 anni. È una sorta di rappresentante di questo gruppo di indignati "pacifici" - come li chiamano in Italia - che si accampano di fronte alla chiesa. È delegato a parlare con la stampa. Dice che il gruppo è "completamente spontaneo", che è nato dopo la manifestazione e dopo il primo accampamento di fronte alla Banca d'Italia la settimana scorsa. "Nos sentimos muy desilusionados después de la manifestación del sábado 15. Queríamos "Siamo molto disillusi dopo la manifestazione di sabato 15. Volevamo continuare in qualche modo", dice. La manifestazione praticamente è stata interrotta dagli scontri. Allora i "pacifici" si sono riuniti in vari punti della città e hanno deciso di accamparsi con le loro tende a Santa Croce in Gerusalemme. "Io sono venuto da Genova per la manifestazione e sono rimasto", dice Alessandro, un altro degli accampati, che vuole andare in Argentina e in Cile e "forse non tornare mai più" in questo paese che gli offre troppo poco. Le tende sono ancora una di fianco all'altra, quasi seguono l'andamento delle antiche mura romane dietro a loro. C'è una fonte dalla quale prendono l'acqua potabile per bere e lavarsi. C'è una piccolissima biblioteca con vari libri. Hanno trapunte e coperte appese e, sopra un tavolo, uno scatolone di frutta regalata dal verduraio lì vicino. Fanno la raccolta differenziata di carta, vetro ecc... Ieri mattina qualcuno ha portato loro dei cornetti e una signora una torta. "La gente partecipa anche in questo modo - dice Lorenzo. In questo accampamento ci sono solo quelli che possono e vogliono farlo. Ci sono diversi studenti". - L'idea è riprodurre l'esperienza degli Indignados spagnoli? - Sì, l'idea è un po' quella, far conoscere i problemi che vive il paese attraverso tramite dibattiti pubblici. Da qualche mese facciamo queste assemblee due volte a settimana in piazza San Giovanni. "Si tratta di discutere e di prendere coscienza dei grandi temi sociali e ambientali, dal debito alla finanza, al peso che ha il sistema finanziario nella società, alla violenza come pratica sociale, fino al diritto ai beni comuni. Queste assemblee servono anche a far capire che si può non essere violenti anche se lo stato è violento e provoca una reazione violenta", sottolinea. - E voi credete che la violenza di sabato sia stata provocata dalla polizia? - Io credo che ci sia un clima di violenza introdotta dallo Stato per la situazione economica, per gli abusi, per la cultura violenta, la televisione violenta. Questo governo non è sostenuto da nessuno e questo significa una violenza che viene esercitata contro il popolo - dice Leonardo E coinvolge un'altra accampata, Alessia, studente di Scienze Politiche: " Qualcuno è esploso con violenza perché la sua rabbia è arrivata al limite. Erano solo il 5% della manifestazione di sabato, ma si continua a parlare solo di loro. Perché non parlano dell'altro 95%? Loro sono così pochi che non riescono a sconfiggerci". Tra le molte vittime c'è un giornalista e fotografo argentino che vive in Italia, César Brown, che è stato colpito dai "violenti" con bastoni e un casco. Gli hanno rotto la macchina fotografica e ha perso un dente. Il ministro degli Interni Roberto Maroni ha annunciato che proporrà al governo una serie di misure simili a quelle che si prendono negli stadi di calcio per eviatre la violenza, ma anche l'obbligatorietà di un deposito cauzionale da parte degli organizzatori delle manifestazioni per coprire i danni. Il ministro ha detto anche che sabato, tra le auto private e le camionette della polizia incendiate o danneggiate, sommate ad altri danni, si raggiungono i cinque milioni di euro. Forse la differenza con gli altri paesi d'Europa è che in Italia c'è molta rabbia tra i giovani e le manifestazioni non sono solo "contro il governo, ma anche contro l'opposizione, contro questa dinamica parlamentare nella quale il governo e l'opposizione si dividono le cose e ci tolgono soldi che vogliono far pagare a noi", chiarisce Lorenzo. "Questo governo non si occupa del bene pubblico. Se si fa un ponte, non è per passare dall'altra parte del fiume, ma per far lavorare un amico", dice con rabbia. Romito è un architetto laureato 20 anni fa. I suoi lavori sono conosciuti all'estero, ma in Italia non ha mai trovato un lavoro da ricercatore in architettura come ha potuto fare in altri paesi. Vive lavorando una settimana al mese in conferenze e seminari fuori dall'Italia. Riguardo agli Indignados spagnoli, dice che gli italiani hanno "un problema sociale enorme dovuto al malgoverno, c'è meno rispetto per il prossimo". Però chiaramente "ci unisce agli spagnoli il desiderio di cambiare radicalmente la società. Forse in Spagna, visto che la democrazia è più giovane, c'è più fiducia nelle istituzioni. In Italia non è così, e per di più governa una gerontocrazia". Però Lorenzo e i suoi compagni non si scoraggiano. "Molti pensano che tutto questo è un'utopia. Io dico che vivere con un'utopia significa per lo meno vivere in modo diverso a quello che c'è stato imposto. Credo che per cambiare il mondo bisogna cambiare il nostro piccolo mondo quotidiano".

[Articolo originale "Indignados, pero pacíficos" di Elena Llorente]

http://italiadallestero.info/archives/12730

 
 
 

Uno potrebbe essere la rovina dell'euro, l'altro la sua salvezza

Post n°6767 pubblicato il 04 Novembre 2011 da lucarossi82
 

Racconto di due italiani.

Uno potrebbe essere la rovina dell'euro, l'altro la sua salvezza

- 29 ottobre 2011Pubblicato in: Gran Bretagna
Traduzione di ItaliaDallEstero.info Print FriendlyStampa

The Economist

Ad agosto Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio italiano, ha ricevuto una lettera agghiacciante. Lo avvertiva che "provvedimenti urgenti da parte delle autorità italiane sono indispensabili per ristabilire la fiducia degli investitori". La lettera proponeva un progetto di privatizzazioni e liberalizzazione economica, con l'esortazione a tagliare la spesa pubblica in modo da ottenere il pareggio di bilancio nel 2013, un anno prima di quanto stabilito. Il diktat portava le firme di Jean-Claude Trichet, presidente della Banca centrale europea, e del suo successore Mario Draghi, che subentrerà il 1 novembre. La minaccia era chiara: la BCE aiuterà l'Italia solo se il Presidente del Consiglio prenderà provvedimenti per ridurre l'enorme debito.

Racconto di due italiani

Berlusconi ha approvato una nuova manovra di austerity (contenente cifre discutibili), ma non ha fatto praticamente nulla per accelerare la crescita sclerotica dell'Italia. Così il 23 ottobre scorso, durante il primo dei due vertici europei volti a fronteggiare la crisi dell'euro, Germania e Francia hanno richiesto a Berlusconi di escogitare un piano di riforme credibile entro il prossimo vertice, tre giorni dopo.

"L'Italia deve salvare sé stessa", ha dichiarato un funzionario tedesco. Se soccombe l'Italia, soccombe anche l'Euro. Anche per questo motivo, i leader europei non hanno una forte influenza sull'Italia.

Ma l'umiliazione ha prodotto maggiori risultati. Ad una conferenza stampa dopo il primo vertice, è stato chiesto ad Angela Merkel e Nicolas Sarkozy se si sentissero rassicurati dalle promesse di Mister Berlusconi. I capi di Francia e Germania hanno esitato un istante, si sono scambiati un'occhiatina e hanno fatto un sorrisetto beffardo. La stanza è scoppiata a ridere.
Raramente un leader, soprattutto di un paese fondatore dell'Unione Europea, è stato trattato in maniera così sprezzante dai suoi pari. George Papandreou, capo del governo greco, è visto più con compassione che con rabbia. José Luis Rodríguez Zapatero, Presidente del Consiglio spagnolo, si è riguadagnato il rispetto generale facendo approvare riforme ritardatarie che gli sono costate la poltrona.

Gli amici di Berlusconi hanno finto indignazione per il trattamento da lui subito; alcuni sostenitori hanno organizzato una risata di gruppo davanti all'ambasciata francese a Roma (con la Germania conviene essere più garbati). Ma persino Berlusconi sembra non prendersi seriamente. Il Presidente del Consiglio è tornato a Bruxelles con una lettera prolissa di autogiustificazioni e promesse, per lo più vecchie e alcune nuove.

Ma anche la più piccola delle sue concessioni mette a repentaglio la sua coalizione. Berlusconi incolpa Umberto Bossi, leader della Lega Nord, per il ritardo della riforma pensionistica. Bossi, a sua volta, accusa Draghi di tentare di sottrarre seggi al governo. La lettera alla BCE, dice Bossi, è stata una "fucilata a Berlusconi".

Pertanto il futuro dell'euro potrebbe essere determinato dalle azioni di due italiani: di Berlusconi, il buffone che potrebbe ucciderlo, e Mario Draghi, il tecnocrate che potrebbe essere l'ultima persona in grado di salvarlo. La nuova relazione fra i due potrebbe avere un inizio infelice: Berlusconi ha interrotto le discussioni durante il vertice del 26 ottobre per dire ad uno show televisivo italiano che l'euro è "una moneta senza una banca centrale alle spalle".

Berlusconi sorse dal collasso del vecchio ordine politico italiano successivo la caduta del muro di Berlino e una serie di inchieste in materia di corruzione conosciuta come Mani Pulite. Ha lanciato il suo partito in questo contesto: come magnate mediatico, sembrava una persona fresca e dinamica. Alcune indagini giudiziarie riguardanti presunte frodi finanziarie potevano essere fastidiose, ma certamente non fatali, in un paese in cui frode ed evasione fiscale sono ampiamente diffuse. Almeno, molti pensavano, Berlusconi porterà una nuova linfa imprenditoriale al governo. I suoi commenti licenziosi sulle donne erano, se così vogliamo dire, parte dell'essere un maschio italiano.

Mettiamo per un attimo da parte le squallide asserzioni riguardanti le feste Bunga Bunga. La debolezza più grande di Berlusconi è stata la sua incapacità di riformare l'economia italiana nonostante il suo governo goda di una comoda maggioranza. Alcuni lo consideravano la nuova Margaret Thatcher, ma il suo liberismo economico è stato inconsistente; ha perpetuato il vecchio clientelismo senza i vecchi partiti. È vero anche che ha beneficiato di un'opposizione debole. Tuttavia nel corso del tempo alcuni dei suoi ex-alleati, come la Chiesa cattolica e alcuni importanti uomini d'affari, gli si sono rivoltati contro.

In Italia sopravvivono alcune sacche di eccellenza, come le aziende familiari del nord del paese. In quanto alla vita pubblica, la Banca d'Italia resta l'ultimo rifugio della professionalità. È come se i politici italiani avessero capito che per quanto possano amministrare male lo stato, la banca centrale deve rimanere in grado di fare il suo lavoro. Non la si potrebbe definire perfetta (un ex-governatore sta facendo ricorso contro una sentenza di pena detentiva), ma ha prodotto una sorta di élite di tecnocrati. Ha sfornato presidenti e capi di governo - Carlo Azeglio Ciampi, un ex-governatore, ha rivestito entrambe le cariche - quando erano necessarie figure neutrali e affidabili.

Draghi non proviene esattamente da questo mondo: ha prestato servizio nel Ministero delle Finanze ed ha anche lavorato nel settore privato (presso la Goldman Sachs). Tuttavia come governatore uscente della Banca d'Italia, ha acquisito un'aura di competenza e indipendenza. Presiederà la BCE in un momento rischioso. Trichet, comprando i titoli degli stati più tormentati dell'eurozona, ha spinto i suoi poteri al limite. Lo ha fatto con riluttanza, spingendo i governi a prendere il controllo del fardello. Ma le casse del tesoro sono a corto di soldi, e forse non saranno mai in grado di proteggere grandi paesi come l'Italia. Se le protezioni cadono e l'incendio divampa, solo la fonte illimitata di liquidità della BCE potrà placare le fiamme. Draghi oserà utilizzarla contro la volontà del suo più grande azionista, la Germania?

Povera Italia

Nessuno vuole verificare tale asserzione. Sarebbe utile se l'Italia fosse meno infiammabile; ma l'Italia è resistente alle riforme fino alla testardaggine. La generazione di politici indolenti nata con Berlusconi potrebbe anche essere finalmente estirpata, ma non c'è un sostituto evidente. Un'idea sarebbe di ricorrere ad un governo tecnico, come già fatto in passato, per introdurre delle riforme di stampo europeista, appoggiate da tutti gli schieramenti politici.

E così 150 anni dopo che l'Italia si è liberata dal dominio straniero e si è conquistata l'indipendenza, il paese ha ancora bisogno del "vincolo esterno". Per un certo periodo, gli americani e l'Europa hanno assunto il ruolo del "vincolo esterno". Adesso invece ha un nome italiano: Draghi. Per far sopravvivere l'Euro, il nuovo capo della BCE dovrà salvare il proprio paese non solo dai mercati, ma anche dai suoi politici.

[Articolo originale "One could doom the euro; another could save it"]

 http://italiadallestero.info/archives/12774

 
 
 

Uomo si da fuoco davanti Palazzo Chigi

Post n°6766 pubblicato il 04 Novembre 2011 da lucarossi82
 

giovedì 3 novembre 2011

Uomo si da fuoco davanti Palazzo Chigi

Un uomo di 66 anni travolto da problemi economici si è dato fuoco per protesta in via del Corso, all'ingresso della Galleria Colonna e a pochi passi da Palazzo Chigi. E' accaduto giovedì mattina. L'uomo, soccorso, ha riportato ustioni soltanto a una gamba ed è stato trasportato all'ospedale Santo Spirito, dove è ricoverato in codice verde. Sul posto è intervenuta la polizia. (Corriere della Sera)

Ecco a cosa ci hanno portato i nostri politicanti (mi riferisco a tutti indistintamente) ... 15 mila euro al mese per ridurre il suo popolo alla fame e portare l'Italia al fallimento!

Grazie!

http://www.stopcensura.com/2011/11/uomo-si-da-fuoco-davanti-palazzo-chigi.html

 
 
 

La lettera di Venizelos

Post n°6765 pubblicato il 04 Novembre 2011 da lucarossi82
 

giovedì 3 novembre 2011

La lettera di Venizelos

Ecco la lettera di Venizelos, ministro delle finanze Greco, in cui spiega che il popolo Greco non dovrebbe votare sul tema delle misure di austerity.
Il risultato è un singolare esercizio di doublethink che fa venire un po' la pelle d'oca e ci ricorda come facilmente le democrazie possono cadere in dittatura.

La parola a Venizelos.

"La posizione della Grecia nell'Eurozona è una conquista storica della nazione che non puo' essere messa in dubbio. Questo diritto acquisito dalla popolazione greca non puo' dipendere da un referendum.

La nazione deve sentirsi sicura e stabile e questo è il primo requisito per essere veramente sicura e stabile.

Le banche greche sono totalmente sicure, come parte integrante del sistema bancario europeo. Questo è stato evidente la notte scorsa durante le discussioni a Cannes.

La cosa importante è che la sesta tranche sia sbloccata, senza alter distrazioni o ritardi, secondo le decisioni dell'Eurogruppo del 16 Ottobre, cosa che è emersa come risultato di 10 ore di difficili negoziazioni.

Il passo successivo è di attivare entro la fine dell'anno il nuovo piano di sostegno che offre alla Grecia 130 miliardi di euro in più e porterà alla riduzione del debito sovrano greco di circa 100 miliardi di euro. Il completamento di questi processi è un progetto nazionale.

Ho raggiunto Cannes subito dopo le dimissioni dall'ospedale perchè credo che questo fosse il mio compito per la nazione. Dal momento che ho la fotografia precisa della situazione in Europa e nel mondo, è mio dovere dire al popolo greco la verità pura e semplice:

Se vogliamo proteggere la nazione dobbiamo, sotto condizioni di unità nazionale e serietà politica e consenso, implementare senza alcun ritardo le decisioni del 26 Ottobre. Ora, prima possibile.

Comunque, quello che il governo e la maggioranza in Parlamento possono fare da soli non è sufficiente per il raggiungimento di questo obiettivo. Quello che stiamo facendo e dicendo a livello Europeo ed internazionale coinvolge parimenti l'opposizione, specialmente Nuova Democrazia, il principale partito di opposizione, a cui è stato comunicato il medesimo forte messaggio da Cannes e la posizione del quale, se fosse positiva, fungerebbe da garanzia per la credibilità della nazione, mentre qualora fosse negativa, danneggerebbe gravemente la sua credibilità per un grave costo per i cittadini greci.

L'equilibrio politico interno ed il future dei singoli e dei partiti politici di questa nazione non è rilevante. Cio' che è rilevante è la salvezza della nazione e la sua ripresa attraverso l'unico processo fattibile che è compreso nelle decisioni del 26 Ottobre. "

Già.

Saluti felici

Felice Capretta

http://informazionescorretta.blogspot.com/2011/11/la-lettera-di-venizelos.html

 
 
 

I tagli della fed e poche idee ma confuse

Post n°6764 pubblicato il 04 Novembre 2011 da lucarossi82
 

giovedì 3 novembre 2011

I tagli della fed e poche idee ma confuse

Metro, carta stampata distribuita gratuitamente a decine di migliaia di pendolari buona solo per sporcasi le dita di inchiostro prima di andare in ufficio, riporta che ieri la fed non ha tagliato i tassi 'nonostante l'economia USA stia rallentando' e 'li lascia invariati tra 0 e 0.25'.

Traspare un certo disappunto per il taglio mancato.

Santo Pitagora protettore della matematica, fai un miracolo e cacciagli in zucca il concetto di numeri naturali maggiori di zero.

Ma soprattutto, sant'uomo, fagli capire che lo zero non si taglia, perché la metà di zero è sempre zero.

Per il resto, non e' del tutto chiaro quale sarà il meccanismo che l'attuale governo sceglierà per mettere a ferro a fuoco le nostre case ed i nostri risicato patrimoni.

Però sappiamo che in una convulsa riunione dei politici che dominano il paese, convocata con urgenza per le 21, sono state prese alcune decisioni in tutta fretta (il modo migliore per prendere decisioni strategiche) e sappiamo che Napolitano ha fermato il decreto che era in preparazione.

Non sappiamo se sia stato un male o un bene.

Sappiamo però che gli ultimi brandelli di democrazia se ne stanno andando a ramengo.

Mica siamo in Grecia (i cui rendimenti dei bot stanno per sfiorare un improbabile 100%, scontando così il default entro i 12 mesi).

Ehm.

Saluti felici

Felice Capretta

http://informazionescorretta.blogspot.com/2011/11/i-tagli-della-fed-e-poche-idee-ma.html

 
 
 

L'atteggiamento malizioso di Berlusconi potrebbe danneggiare tutti noi

Post n°6763 pubblicato il 01 Novembre 2011 da lucarossi82
 

Stampa[London Evening Standard] Il vostro Paese è sull'orlo del baratro. Se precipita, potrebbe trascinare con sé tutta l'Europa. Il vostro anziano Presidente del Consiglio sta affrontando un buon numero di...

L'atteggiamento malizioso di Berlusconi potrebbe danneggiare tutti noi

di

Tim Parks

- 28 ottobre 2011Pubblicato in: Gran Bretagna
Traduzione di ItaliaDallEstero.info Print FriendlyStampa

[London Evening Standard]

Il vostro Paese è sull'orlo del baratro. Se precipita, potrebbe trascinare con sé tutta l'Europa. Il vostro anziano Presidente del Consiglio sta affrontando un buon numero di processi per istigazione di minorenni alla prostituzione, corruzione dei magistrati e altri crimini. La sua coalizione è incapace di agire, i suoi fedeli ieri si sono azzuffati con l'opposizione, sul pavimento del parlamento.

La deriva verso la catastrofe accelera, la nazione è spinta sempre più velocemente verso un punto di non ritorno. Fate qualcosa!

Perchè il governo italiano e Silvio Berlusconi non sono ancora caduti?

Un giornalista chiede a Nicolas Sarkozy e Angela Merkel se hanno ancora fiducia che l'Italia consegni quanto dovuto. Sarkozy, con sguardo perplesso, si gira verso la Merkel, lasciando scappare una sorrisino. Sorride anche lei. Sembrano entrambi sul punto di scoppiare dalla risate. Che domanda stupida! Poi insistono che, si, loro hanno fiducia in... nelle persone italiane. Ma a quanto pare non nel Presidente del Consiglio italiano, che proprio ieri ha rassicurato il suo elettorato che non stava osservando spudoratamente il fondoschiena del primo ministro danese Helle Thorning-Schmidt.

Gli italiani hanno forse perso la ragione?

Nel 2005, durante un altro governo Berlusconi, è stata introdotta una legge elettorale, conosciuta col nome di "porcellum", che a dirla tutta è un imbroglio palesato. Gli elettori italiani non votano più per i loro rappresentanti, ma per la lista di un partito. In base al numero di voti ricevuti in ogni sezione regionale elettorale, si ha poi l'elezione dei membri della lista. Questo consente ai partiti di scegliere i candidati da loro preferiti, senza il bisogno del supporto locale. Una volta eletti, i membri del governo sono fedeli al partito e non all'elettorato. Questo poteva forse andar bene se stavamo parlando di partiti con un'identità e una tradizione che vanno oltre i fondatori. Ahimé, non è questa la situazione.

Il Popolo della Libertà, nome del partito di maggioranza di Berlusconi, è una collezione di Yes-Men, uniti assieme in un lasso di tempo breve, e solo pochi di questi avrebbero la possibilità di essere ri-eletti se si presentassero da soli alle elezioni. Se Berlusconi si muove, loro lo seguono. Non lo abbandonerebbero mai. Lui non si ritirerebbe mai, perché è grazie ai suoi poteri politici che si difende dai giudici.

Uno dei partiti della coalizione di Berlusconi è la Lega Nord, i secessionisti, che godono di un genuino supporto locale, ma, di nuovo, totalmente nelle strette del fondatore, l'aggressivo fumatore di sigari Umberto Bossi. Lui potrebbe sperare che un'eventuale catastrofe porti alla separazione dell'Italia, creando così un Nord forte e indipendente. Perché gli italiani non si strappano i capelli per l'esasperazione? Alcuni lo fanno.

Ma negli ultimi dieci anni e più, Berlusconi ha goduto del quasi totale controllo dei servizi televisivi del Paese, e il messaggio veicolato è stato che l'economia è solida. Un numero enorme di persone crede a tutto questo. La negazione è sempre piacevole, Altri commentano con divertita ironia, come se tutto ciò stesse accadendo su un altro pianeta.

Tutti sentono che l'incantesimo di Berlusconi sta per finire, ma con il 30% di disoccupazione giovanile e salari tra i più bassi d'Europa, chi è desideroso di imbattersi in una nuova ondata di dolore? I partiti di opposizione di sinistra preferirebbero che Berlusconi facesse i lavori sporchi prima di essere sbattuto fuori, poichè loro sono il gruppo sostenuto da un elettorato affezionato alle generose pensioni italiane e a centinaia di altre concessioni ai sindacati che Berlusconi dichiarò una volta di voler eliminare. Il destino dell'Europa dipende da questo singolare stallo italiano.

[Articolo originale "Berlusconi's leering pantomime could hurt us all" di Tim Parks]

http://italiadallestero.info/archives/12696

 
 
 

Indignati ma pacifici

Post n°6762 pubblicato il 01 Novembre 2011 da lucarossi82
 

Gruppi di indignati pacifici sono accampati con le tende davanti alla chiesa di Santa Croce in Gerusalemme a Roma

Indignati ma pacifici

di

Elena Llorente

- 31 ottobre 2011Pubblicato in: Argentina
Traduzione di ItaliaDallEstero.info Print FriendlyStampa

Página|12

La manifestazione degli Indignados di sabato scorso [15 ottobre, NdT] è stata interrotta dagli scontri. Allora i "pacifici" si sono riuniti in vari punti della città e hanno deciso di accamparsi con le loro tende. Per adesso sono una cinquantina. Hanno piantato le loro tende nel piazzale della basilica di Santa Croce in Gerusalemme, a Roma, a poche centinaia di metri da piazza San Giovanni, dove sabato sono scoppiati gli scontri tra la polizia e i giovani armati di sassi e bastoni durante la manifestazione mondiale degli Indignados. Lorenzo Romito ha 46 anni. È una sorta di rappresentante di questo gruppo di indignati "pacifici" - come li chiamano in Italia - che si accampano di fronte alla chiesa. È delegato a parlare con la stampa. Dice che il gruppo è "completamente spontaneo", che è nato dopo la manifestazione e dopo il primo accampamento di fronte alla Banca d'Italia la settimana scorsa. "Nos sentimos muy desilusionados después de la manifestación del sábado 15. Queríamos "Siamo molto disillusi dopo la manifestazione di sabato 15. Volevamo continuare in qualche modo", dice. La manifestazione praticamente è stata interrotta dagli scontri. Allora i "pacifici" si sono riuniti in vari punti della città e hanno deciso di accamparsi con le loro tende a Santa Croce in Gerusalemme. "Io sono venuto da Genova per la manifestazione e sono rimasto", dice Alessandro, un altro degli accampati, che vuole andare in Argentina e in Cile e "forse non tornare mai più" in questo paese che gli offre troppo poco. Le tende sono ancora una di fianco all'altra, quasi seguono l'andamento delle antiche mura romane dietro a loro. C'è una fonte dalla quale prendono l'acqua potabile per bere e lavarsi. C'è una piccolissima biblioteca con vari libri. Hanno trapunte e coperte appese e, sopra un tavolo, uno scatolone di frutta regalata dal verduraio lì vicino. Fanno la raccolta differenziata di carta, vetro ecc... Ieri mattina qualcuno ha portato loro dei cornetti e una signora una torta. "La gente partecipa anche in questo modo - dice Lorenzo. In questo accampamento ci sono solo quelli che possono e vogliono farlo. Ci sono diversi studenti". - L'idea è riprodurre l'esperienza degli Indignados spagnoli? - Sì, l'idea è un po' quella, far conoscere i problemi che vive il paese attraverso tramite dibattiti pubblici. Da qualche mese facciamo queste assemblee due volte a settimana in piazza San Giovanni. "Si tratta di discutere e di prendere coscienza dei grandi temi sociali e ambientali, dal debito alla finanza, al peso che ha il sistema finanziario nella società, alla violenza come pratica sociale, fino al diritto ai beni comuni. Queste assemblee servono anche a far capire che si può non essere violenti anche se lo stato è violento e provoca una reazione violenta", sottolinea. - E voi credete che la violenza di sabato sia stata provocata dalla polizia? - Io credo che ci sia un clima di violenza introdotta dallo Stato per la situazione economica, per gli abusi, per la cultura violenta, la televisione violenta. Questo governo non è sostenuto da nessuno e questo significa una violenza che viene esercitata contro il popolo - dice Leonardo E coinvolge un'altra accampata, Alessia, studente di Scienze Politiche: " Qualcuno è esploso con violenza perché la sua rabbia è arrivata al limite. Erano solo il 5% della manifestazione di sabato, ma si continua a parlare solo di loro. Perché non parlano dell'altro 95%? Loro sono così pochi che non riescono a sconfiggerci". Tra le molte vittime c'è un giornalista e fotografo argentino che vive in Italia, César Brown, che è stato colpito dai "violenti" con bastoni e un casco. Gli hanno rotto la macchina fotografica e ha perso un dente. Il ministro degli Interni Roberto Maroni ha annunciato che proporrà al governo una serie di misure simili a quelle che si prendono negli stadi di calcio per eviatre la violenza, ma anche l'obbligatorietà di un deposito cauzionale da parte degli organizzatori delle manifestazioni per coprire i danni. Il ministro ha detto anche che sabato, tra le auto private e le camionette della polizia incendiate o danneggiate, sommate ad altri danni, si raggiungono i cinque milioni di euro. Forse la differenza con gli altri paesi d'Europa è che in Italia c'è molta rabbia tra i giovani e le manifestazioni non sono solo "contro il governo, ma anche contro l'opposizione, contro questa dinamica parlamentare nella quale il governo e l'opposizione si dividono le cose e ci tolgono soldi che vogliono far pagare a noi", chiarisce Lorenzo. "Questo governo non si occupa del bene pubblico. Se si fa un ponte, non è per passare dall'altra parte del fiume, ma per far lavorare un amico", dice con rabbia. Romito è un architetto laureato 20 anni fa. I suoi lavori sono conosciuti all'estero, ma in Italia non ha mai trovato un lavoro da ricercatore in architettura come ha potuto fare in altri paesi. Vive lavorando una settimana al mese in conferenze e seminari fuori dall'Italia. Riguardo agli Indignados spagnoli, dice che gli italiani hanno "un problema sociale enorme dovuto al malgoverno, c'è meno rispetto per il prossimo". Però chiaramente "ci unisce agli spagnoli il desiderio di cambiare radicalmente la società. Forse in Spagna, visto che la democrazia è più giovane, c'è più fiducia nelle istituzioni. In Italia non è così, e per di più governa una gerontocrazia". Però Lorenzo e i suoi compagni non si scoraggiano. "Molti pensano che tutto questo è un'utopia. Io dico che vivere con un'utopia significa per lo meno vivere in modo diverso a quello che c'è stato imposto. Credo che per cambiare il mondo bisogna cambiare il nostro piccolo mondo quotidiano".

[Articolo originale "Indignados, pero pacíficos" di Elena Llorente]

http://italiadallestero.info/archives/12730

 
 
 

Mr. Perfetto e il Principe libertino

Post n°6761 pubblicato il 01 Novembre 2011 da lucarossi82
 

Reportage: le due facce della dinastia Agnelli

Mr. Perfetto e il Principe libertino

di

Lola Galán

- 27 ottobre 2011Pubblicato in: Spagna
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El País

Un'overdose per poco non costa la vita a Lapo Elkann, erede dell'"avvocato Agnelli". Dopo la riabilitazione si reinventa all'ombra del fratello John, il presidente modello dell'impero Fiat. Entrambi competono per emulare il nonno da prospettive diverse

La presenza di Lapo Elkann, nipote di Giovanni Agnelli, è ciò che ha attratto maggiormente l'attenzione alla riapertura del Museo dell'Automobile di Torino, nel marzo scorso. Non solo perché l'erede della dinastia più potente d'Italia portava un vestito blu elettrico, ma perché ha guidato il presidente Giorgio Napolitano per le sale come un esperto cerimoniere. Lapo era loquace e disinvolto, confermando le voci che lo danno come prossimo presidente del museo appena intitolato a suo nonno. Un incarico più che altro onorifico, ma carico di significato perché vorrebbe dire un avvicinamento evidente al gruppo Fiat del quale fu responsabile d'immagine del marchio fino al 2005. Quell'anno successe la catastrofe. Un'overdose di cocaina ed eroina, assunte nell'appartamento di un famoso transessuale torinese, per poco non gli costò la vita. Nella mente degli Agnelli passò fugacemente il ricordo degli sfortunati membri del clan. Giorgio, fratello dell'Avvocato, tossicomane che finì i suoi giorni in una clinica psichiatrica. O Edoardo, figlio primogenito di Gianni, eroinomane che finì per lanciarsi da un viadotto nel 2000.

Lapo si salvò. Lasciò l'incarico nell'azienda e curò la sua tossicodipendenza in una clinica in Arizona. Quando tornò in Italia, nel 2007, era un uomo nuovo. Pieno di iniziative, che ebbero grande attenzione da parte dei media. Presentò Italia Independet, una marca che disegna e commercializza dall'abbigliamento agli occhiali in fibra di carbonio, e più tardi La Holding, un progetto che si attribuisce la "missione" di agire da catalizzatore dell'innovazione. Investendo nella nascita e nello sviluppo di nuove idee imprenditoriali.

Ciononostante, finora non è riuscito a riprendersi il ruolo precedente. "Non credo che ci stia provando. Lapo ha trovato il suo cammino. Ha la sua azienda, un'agenzia di design, si occupa di pubblicità. È un creativo, non è mai stato un manager esperto di gestione come suo fratello John", dice Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari (del Gruppo Fiat) , azienda con cui Lapo collabora. Montezemolo, che ha presieduto la Confindustria e la Fiat, sa di quel che sta parlando. "Conosco entrambi da quando sono nati. Già da piccoli erano molto diversi, e con gli anni le differenze sono aumentate". Il presidente della Ferrari descrive John come una persona seria, molto rispettosa del suo ruolo. "Suo nonno apprezzava molto la sua devozione al lavoro. Lapo, invece, era inquieto fin da piccolo. Era attratto dai colori e gli piaceva scegliere i suoi vestiti. È una persona creativa".

Queste differenze spiegano forse la vita e la carriera professionale di entrambi. Una carriera decisa a priori. Il nonno adorava Lapo. Ridevano insieme, ma lo conosceva bene e decise che John era il più indicato per la successione al comando del gruppo familiare. Dalla fine degli anni Novanta, l'erede con il suo viso d'angelo e la sua aria di non aver mai rotto un piatto, si siede nel Consiglio d'Amministrazione della Fiat, e nel 2010 ne assume la presidenza. John è anche colui che decide sugli investimenti della famiglia, come leader della società Exor. A 35 anni, è un imprenditore di successo e con la vita completa. È sposato e ha due figli piccoli, Leone e Oceano.

Lapo, con i suoi 34 anni appena compiuti, è uno scapolo d'oro, anche se da qualche tempo ha una fidanzata formale: una cugina di secondo grado, Bianca Brandolini d'Adda. È un assiduo frequentatore di feste e sfilate di moda, campo in cui è considerato un'autorità. Periodicamente è in testa alle classifiche degli uomini meglio vestiti al mondo. Anche se Lapo si preoccupa sempre di chiarire che è "lo stile" e non la moda che gli interessa. La sua presenza è una calamita per i fotografi, che l'hanno scovato parcheggiato sui binari del tram a Milano, e in zona scarico merci a Torino. A Capri è stato protagonista poco tempo fa con un gruppo di amici di una discussione a proposito di un taxi di marca Lancia (gruppo Fiat), di cui Lapo si era dichiarato proprietario. Non tutti capirono la battuta. Il senso dello humor, del sarcasmo, era anche un tratto tipico del nonno. Un motivo in più per coltivarlo.

I due lottano per accentuare quello che li lega all'Avvocato (un titolo distintivo del gusto della società italiana, nonostante fosse solo laureato in diritto, non avvocato). John, sforzandosi nella dedizione al lavoro nella migliore tradizione piemontese, una dedizione posseduta dal nonno negli anni della maturità. E, anche se non per imitarlo, si è sposato con un'aristocratica, Lavinia Borromeo, così come il nonno si unì a Marella Caracciolo, discendente di un principe napoletano. Lapo ha ereditato l'audacia nell'abbigliamento che caratterizzava Gianni fuori dall'ufficio e l'ha portata ad inaspettati estremi coloristi. Parla come il nonno, che si saziava di feste ed amanti in gioventù e non prese le redini della Fiat fino a che compì 45 anni. L'Avvocato era capriccioso e amava guidare macchine speciali, modelli Fiat con motori Ferrari. Qualcosa di simile a quel che fa oggi Lapo con vestiti ed automobili personalizzati.

I due Elkann hanno l'istinto degli Agnelli per navigare nelle acque turbolente della politica e della finanza italiane. Gianni e Umberto accettarono denaro dal colonnello Gheddafi, anche se dopo ricomprarono le azioni. La sopravvivenza della Fiat, quando era controllata dalla famiglia, è sempre stata una priorità per gli Agnelli, che hanno saputo intendersi con Mussolini, con la Democrazia Cristiana, con i governi di Centro-sinistra e con Silvio Berlusconi, nonostante la mancanza di sintonia personale tra l'Avvocato e il Cavaliere. Poco tempo fa Lapo Elkann ha dichiarato in un'intervista "rispetto Berlusconi perché è una persona che fa cose, anche se non sempre sono d'accordo con quello che fa". Una prudenza degna di suo fratello, il bonaccione.

"John sa essere duro nonostante il suo aspetto angelico," sostiene Evelina Christillin, seduta nel suo ufficio nella sede del Teatro Stabile di Torino, della cui fondazione è presidentessa. La Christillin è un personaggio importante a Torino, città in cui organizzó i Giochi Olimpici Invernali del 2006, ed è cresciuta con i figli dell'Avvocato. "È vero che Lapo era ribelle fin da piccolo. Non c'era modo di portarlo al catechismo. Ma è molto affettuoso. Una persona con un gran bisogno di affetto.". La Christillin, 55 anni, amica intima degli Agnelli, crede che questa differenza di caratteri ha contribuito ad avvicinarli. "Sono opposti persino fisicamente. Lapo somiglia di piú al padre, John alla nonna". Entrambi sono nati a New York e hanno condiviso un'infanzia e un'adolescenza da veri nomadi. Da New York viaggiarono a Londra, dove è nata la sorella minore Ginevra; poi a Parigi, poi in Brasile e di nuovo in Francia. In un panorama così vario, bisognava afferrarsi a delle certezze. "Il mio punto di riferimento costante erano i miei fratelli", raccontò John in un evento all'università Bocconi a Milano lo scorso anno. E sembrava sincero.

I genitori Margherita Agnelli e lo scrittore italo-francese Alain Elkann si separarono nel 1981. Margherita rimase con i bambini, che portò in giro per il mondo con il suo secondo marito, il conte russo Serge de Pahlen, finito anche lui a lavorare per la Fiat. La famiglia non smise di crescere, John diventò il maggiore di otto fratelli che risiedevano sempre all'estero. Andavano in Italia solo per le vacanze. Lapo è sempre stato contento di questa vita itinerante, della sua condizione di "Italiano globalizzato". Ma mentre lui, il ribelle, era mandato in collegio e più avanti a New York a lavorare con Henry Kissinger, suo fratello, il primogenito, doveva essere ben preparato.

A 18 anni John arrivò a Torino per studiare Ingegneria. "Non conosceva quasi l'Italiano " ricorda Evelina Christillin. Ed inizió un apprendimento rapido, sempre in incognito, in differenti settori dell'azienda. Nel gennaio del 2003 morì ad 81 anni suo nonno, e il prozio Umberto, che sopravvisse all'Avvocato per poco più di un anno, prese il timone del gruppo in uno dei suoi momenti peggiori della sua storia. L'arrivo in Fiat di Sergio Marchionne ed una polemica operazione di ingegneria finanziaria evitarono la catastrofe.

"Marchionne è colui che porta le redini della Fiat. John Elkann occupa il posto di controllo che corrisponde ai maggiori azionisti del gruppo. Oggi sarebbe impossibile un controllo come quello di Gianni Agnelli" dice il professore della Bocconi Giuseppe Berta, autore di un libro sulla Fiat. La monarchia industriale assolutista che si mantenne in piedi quando l'Avvocato era in vita ha lasciato il posto alla monarchia costituzionale. John, il nuovo principe, non ha più lo stesso potere, né lo stesso glamour . È un imprenditore qualsiasi che passa la sua vita in aereo e va a prendere i figli a scuola quando è a Torino.

La cittá non dipende più dal Gruppo. Nella fabbrica di Mirafiori lavorano solo 5000 persone, mentre la Fiat, che si è fusa con Chrysler, concentra le sue forze all'estero, soprattutto in Brasile. Nonostante tutto, la storia ha il suo peso e gli Agnelli sono rispettati. Anche se il clan si è frantumato per via della guerra dichiarata da Margherita, figlia unica di Giovanni e Marella Agnelli, a sua madre per l'eredità di famiglia. Margherita ha riversato tutte le sue lamentele nel libro I Lupi e gli Agnelli (gioco di parole che si riferisce al nome della famiglia) del giornalista Gigi Moncalvo, in cui si parla della dislessia di Lapo da piccolo e si descrive John come un ragazzo sottomesso alla volontà di Gianluigi Gabetti, un consulente dell'Avvocato.

Torino, agghindata con bandiere italiane per il 150º anniversario dell'Unità d'Italia, sembra oggi estranea a questo litigio che fece scorrere fiumi d'inchiostro. La gente vuol sapere quale sarà il futuro della Fiat. Ma i Torinesi sanno che le cose non torneranno come prima. Anche se la nuova Fiat avesse successo, e con lei gli eredi degli Agnelli, nessuno riprenderà la poltrona del vecchio patriarca.

Margherita, l'insaziabile

La morte di Gianni Agnelli nel 2003 diede inizio ad un'aspra battaglia per l'eredità. Sua figlia Margherita, di 56 anni, la impugnò insoddisfatta per la parte che le era toccata e per il ruolo di erede assoluto riservato a suo figlio maggiore, John. Nel maggio 2004, Margherita seppellì l'ascia di guerra e firmò un accordo con sua madre, Marella Caracciolo, secondo cui ereditava le ville della famiglia, le barche e le automobili del padre oltre a una somma milionaria in contanti. In cambio, vendette le sue azioni Fiat. Nel 2007 Margherita tornò alla carica, reclamando il denaro che il padre teneva all'estero. Da allora ha solo sofferto conseguenze negative e si è rotto il rapporto con la madre e con i figli.

Una dinastia ultracentenaria

Fu Giovanni Agnelli I, figlio di un latifondista di Villar Perosa, una località piemontese ai piedi delle Alpi, a fondare la Fiat (Fabbrica Italiana Automobili Torino) nel 1899, e la dinastia che ne è stata a capo da allora.
Nell'azienda collaborarono altri torinesi, aristocratici e imprenditori rampanti, ma Giovanni fece in modi di restare in possesso dell'azienda in breve tempo. Suo figlio Edoardo, morto prematuramente in un un incidente, non poté essere suo erede. E fu suo nipote Gianni Agnelli, conosciuto come "l'Avvocato", a succedergli nella tradizione imprenditoriale.

Gli affari erano cose esclusivamente per gli uomini, e le quattro sorelle di Gianni rimasero subito escluse, relegate a ruolo di semplici azioniste. Per quanto riguarda gli altri due fratelli, Giorgio ed Umberto, il primo rimase sempre fuori per problemi mentali, e il secondo ebbe un ruolo secondario nell'azienda. Neanche questa terza generazione trovò eredi. Giovanni Alberto Agnelli, figlio primogenito di Umberto, sarebbe stato la persona ideale per stare a capo della Fiat, ma morì a 33 anni vittima di un cancro. L'Avvocato aveva due figli, Edoardo e Margherita, ma nessuno dei due era adatto ad occupare il suo posto. Decise quindi per un nuovo salto generazionale, consegnando l'eredità del gruppo al nipote più grande, John Elkann. Gli Agnelli sono oggi in minoranza in un clan formato da Nasi, Brandolini d'Adda, Fabbri, Furstemberg, Nuvoletti, Ferrero di Ventimiglia e Ratazzi.

I possedimenti degli Agnelli
Fiat è il gioiello della corona degli Agnelli, ma è lontano dall'esser l'unico. La famiglia ha molti più interessi che compaiono nel portfolio di Exor, una società di investimenti propri. Una delle ossessioni storiche del clan è la proprietà dei mezzi di comunicazione. Gli Agnelli controllano tramite la Fiat il quotidiano La Stampa di Torino, e il quotidiano piú importante d'Italia, Il Corriere della Sera. Tramite la Exor hanno un'alta partecipazione nell'Economist. Sono proprietari della Juventus, una delle squadre più antiche del Paese, e controllano il piú grande colosso del turismo d'Italia, la società Alpitur. Inoltre sono presenti nel settore cartario e dei servizi alle imprese con il 15% di SGS.

[Articolo originale "Mr. perfecto y el príncipe calavera" di Lola Galán]

 http://italiadallestero.info/archives/12686

 
 
 

L'indecisa Italia sprofonda nella crisi

Post n°6760 pubblicato il 01 Novembre 2011 da lucarossi82
 

StampaSecondo l'eurocommissario Mario Monti l'Italia minaccia di mandare a tappeto l'Unione Europea. A livello internazionale cresce velocemente la sfiducia nei confronti dell'Italia. Il governo di centro-destra di Berlusconi non riesce...

L'indecisa Italia sprofonda nella crisi

di

Bas Mesters

- 20 ottobre 2011Pubblicato in: Olanda
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NRC Handelsblad

Secondo l'eurocommissario Mario Monti l'Italia minaccia di mandare a tappeto l'Unione Europea.

A livello internazionale cresce velocemente la sfiducia nei confronti dell'Italia. Il governo di centro-destra di Berlusconi non riesce a raggiungere un accordo sui tagli che l'Europa desidera.

Roma - Questo fine settimana i leader europei guardano con molta preoccupazione al loro collega, il premier SIlvio Berlusconi, e al suo ministro delle Finanze Giulio Tremonti. I due litigano: non ce la fanno a metter insieme il pacchetto di riforme richiesto dalla Banca Centrale Europea.

L'ex Commissario Europeo, alla TV, ha detto ieri al riguardo: "L'Italia, co-fondatore della Comunità Europea, in questo modo corre il rischio di essere il Paese che manderà a tappeto l'Unione Europea".

A livello internazionale cresce velocemente la sfiducia nei confronti dell'Italia. Ne sono testimoni le cifre di ieri. La borsa milanese ha perso quasi il 3,79 per cento, molto di più degli altri indici. La differenza tra il tasso d'interesse che l'Italia deve pagare in confronto alla Germania per i titoli di Stato decennali è salita nuovamente a 402 punti, comparabile al livello di crisi raggiunto la scorsa estate, quando la BCE è intervenuta, facendo incetta di obbligazioni italiane. Il tasso di interesse di conseguenza è sceso dal 6,35 al 4,95 per cento. Ma ieri (19 ottobre 2011, N.d.T.) era di nuovo al 6 per cento, troppo alto per mantenere sostenibile il debito di 1.900 miliardi di euro nel lungo termine. Monti, che è attualmente rettore presso l'Università Bocconi di Milano, è apparso molto preoccupato nel programma TV Otto e mezzo: "La possibilità di un prossimo attacco all'Italia da parte dei mercati finanziari è molto verosimile".

I mesi scorsi la BCE ha sostenuto l'Italia nel tentativo di evitare che si verifichi il terribile scenario, chiedendo però qualcosa in cambio. Il 5 agosto la BCE ha dettato a Roma con una inconsueta lettera al fulmicotone quali provvedimenti avrebbero dovuto essere intrapresi prima della fine di settembre: interventi ulteriori sulle pensioni, riforma della burocrazia, liberalizzazione dei servizi pubblici e privati, privatizzazione dei servizi e degli edifici delle amministrazioni locali e flessibilizzazione del mercato del lavoro. Inoltre, la BCE ha espresso di voler "provvedimenti immediati" per favorire una conduzione più efficiente del Paese.

La scadenza era stata fissata per tre settimane fa. Il Parlamento italiano ha approvato tagli per 60 miliardi di euro (per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013), ma non ha raggiunto un accordo per l'approvazione delle riforme necessarie a rilanciare la crescita. Questo mentre l'Italia già da dieci anni cresce meno della metà della media europea.

Berlusconi e Tremonti - che a malapena si parlano- lavorano, secondo alcune voci, al pacchetto riforme in modo indipendente l'uno dall'altro. Berlusconi ha messo in guardia questa settimana che si tratta di provvedimenti "tiepidi". "Non ci sono soldi", ha detto. "Proviamo ad inventarci qualcosa". Egli sta valutando un'ennesima sanatoria per gli evasori fiscali che farebbe entrare miliardi nelle casse statali. Tremonti è tenacemente contro un'ipotesi del genere e mantiene stretti i cordoni della borsa senza voler dar via nemmeno un centesimo, sostenendo che il deficit di bilancio deve essere riportato a zero.

Intanto anche la riforma delle pensioni si è arenata, perché il partner di coalizione, Umberto Bossi, della Lega Nord, ha posto il veto . La flessibilizzazione del mercato del lavoro ha portato a manifestazioni e resistenza da parte della sinistra. Le proposte per la riduzione della burocrazia sono abilmente smantellate dai politici di tutti gli schieramenti, che utilizzano i posti di lavoro statali come esche nella creazione del consenso e nel reclutamento di sostenitori.

Ieri sera Monti ha nuovamente lanciato un appello per la formazione di un governo di ampie intese che possa ergersi al di sopra dei sofismi politici. Negli ultimi mesi lo stesso Monti è stato spesso citato come essere il candidato ideale per guidare una tale coalizione. Ma una volta chiestagli la sua disponibilità, egli ha risposto: "Cosa risponderebbe lei ad una domanda così diretta?"

Per il momento una tale opzione non è una prospettiva percorribile né per l'Italia né per l'Europa. Poiché Berlusconi e le sue clientele ce la stanno mettendo tutta per restare saldi in sella.

[Articolo originale "Besluiteloos Italië zakt dieper in crisis" di Bas Mesters ]

 http://italiadallestero.info/archives/12707

 
 
 

Default in 10 mosse, e il Bianco vince (con spiegazione sul post precedente)

Post n°6759 pubblicato il 01 Novembre 2011 da lucarossi82
 

martedì 1 novembre 2011

Default in 10 mosse, e il Bianco vince (con spiegazione sul post precedente)


Ieri Papandreou, in un raro momento in cui l'inettitudine ha ceduto il passo allo scatto di orgoglio tipico di chi non ha più niente da perdere, ha dichiarato che il nuovo piano di salvataggio dell'Unione Europea per la Grecia (o meglio, di affossamento e di spartizione delle spoglie del cadavere ateniese) dovrà essere sottoposto a referendum.

Ora, visto il grande sostegno che le misure di austerity hanno raccolto negli ultimi mesi tra la popolazione, sostegno che si è esplicitato in manifestazioni oceaniche che neanche i colonnelli c'erano riusciti, c'e' da dare per scontato che se referendum sarà, le misure saranno prontamente restituite al mittente.

Questo aprirà definitivamente la strada per il default conclamato, ben oltre il semplice 50% paventato dall'ultima proposta.


Default in 10 mosse, e il Bianco vince


La strada quindi è molto interessante ed apre uno scenario già visto in Islanda, ovvero: come si fa a fare default in 10 mosse (e il Bianco vince, anche se non stravince)

0. Big Bang Lehman Brothers

1. le principali banche del paese vanno in bancarotta a causa della devastazione speculativa

2. il governo salva le banche con i soldi del paese

3. il paese va in bancarotta

4. il governo tenta di salvare il paese con i soldi della popolazione

5. la popolazione, rischiando la bancarotta, va a prendere il governo a calci nel didietro direttamente alle porte del palazzo

6. il governo fugge

7. il nuovo governo indice referendum

8. la popolazione vota NO che non paghiamo noi per i vostri maledetti debiti

9. il paese fa sapere che pagherà, forse e se avrà soldi, in una cinquantina d'anni

10. il paese riafferma la sua sovranità e lentamente si rialza


Rileggere le mosse riferendosi all'Islanda, poi riferirsi alla Grecia e ripetere i punti da zero a 5, per il momento.


Referendum in Grecia e Atene va a rotoli

Ora è evidente che questo scombina parecchio i piani del branco di sciacalli capitanato da Trichet e Draghi che aspettavano solo di poter fare scempio del cadavere greco.

Atene va a rotoli, -4% e oltre, mentre scriviamo.

Chissà come mai.

Sappiamo pero' che Atene è solo il canarino nella miniera che rileva le fughe di Grisu' e muore per primo, consentendo al grosso minatore italiano di salvarsi.


Il minatore che non conosceva gli scacchi

Solo che il canarino è morto da un pezzo e il grosso minatore continua ad osservare le regole del gioco fissate dal capo della miniera e continua a scavare anzichè mettersi in salvo. Oggi infatti il rendimento dei titoli a 10 anni italiani ha superato il 6,2%, che per molti è la soglia critica oltre la quale non saremo più in grado di finanziarci sul mercato e si apre formalmente lo scenario greco anche per il nostro disgraziato e sgangherato paese.

In cascata, ribassi per le banche, mentre scriviamo Unicredit -6,60%, Intesa Sanpaolo -6,43%. Fiat perde -5,4%. A Parigi Societe Generale -12%, Bnp Paribas -10%.

FTSE MIB sta toccando -5%.


Il mistero dei Sorveglianti svelato

Per la cronaca, ieri era il Capodanno Celtico, Samhain, che ricorre nella notte tra il 31 ottobre ed il 1 Novembre. In quella data, secondo la tradizione Celtica e sciamanica, si apre una porta tra il mondo immanente ed il mondo trascendente, e per una sola notte si puo' varcare la soglia in entrambe le direzioni.

Negli USA, è meglio nota come la festa di Halloween, recentemente esportata in Europa. Halloween è ormai poco più di un carnevale con maschere a tema spettrale.

Ed il nostro anonimo videomaker ha realizzato un fantastico filmato in perfetto stile!

Congratulazioni a tutti quelli che ci sono cascati :-) ormai gli affezionati lettori sanno che è sempre opportuno dare uno sguardo al calendario quando compaiono cose strane su IS, tipo l'icona della capretta sorridente che diventa uno scheletrino...

Tra l'altro ulteriori indizi non sono mancati: abbiamo scritto di persona con il sale in zucca e "per tutti i santi", una evidente citazione della festa cristiana che è stata opportunamente sovrapposta al Capodanno Celtico per ovvia strategia di incorporazione dei culti pagani per sincretismo religioso.


Prossimi appuntamenti: Blog Economy Day 2

Ai lettori particolamente fissati con l'economia ricordo il Blog Economy Day 2 a Castrocaro, mentre gli affezionati lettori del nordest potranno incontrarci il giorno successivo ad un'altra conferenza ad Abano Terme di cui daremo presto notizia. Sarà probabilmente lo stesso modulo, quindi se non potete venire a senitrci al BED2 potete venire ad Abano.

Saluti felici e sorvegliati!

Felice Capretta

ps: è evidente che siamo ampiamente sorvegliati da una serie di algoritmi automatici ed in un certo senso siamo il vostro capretto nella miniera a nostra volta. Perchè se fanno tacere noi vuol dire che siamo veramente finiti in dittatura manifesta, pervasiva e conclamata. Per il momento c'e' ancora un po' di strada da fare. La dittatura continua a comportasi nel suo modo vile e strisciante che ha scelto dal dopoguerra in poi.

http://informazionescorretta.blogspot.com/2011/11/default-in-10-mosse-e-il-bianco-vince.html

 
 
 

Silvio 'the sex trafficker' ...

Post n°6758 pubblicato il 01 Novembre 2011 da lucarossi82
 

lunedì 31 ottobre 2011

Silvio 'the sex trafficker' ...

La notizia che il premier Italiano Silvio Berlusconi è citato nel rapporto ("Trafficking in Persons Report 2011") del governo Americano sulla tratta di esseri umani nel mondo, arriva anche a Londra ... ecco la prima pagina di 'Metro' (versione inglese)!

 

 

Via Nonleggerlo!

http://www.stopcensura.com/2011/10/silvio-sex-trafficker.html

 
 
 

Una mossa da Joker (ah, se facessimo default!)

Post n°6757 pubblicato il 27 Ottobre 2011 da lucarossi82
 

martedì 25 ottobre 2011

Una mossa da Joker (ah, se facessimo default!)


L'agenda prevede nelle prossime ore la riunione dei 27 capi di governo dell'Euro e a seguire riunione dei 17 capi di governo dell'eurozona.

All'ordine del giorno: Fondo salva stati EFSF, ricapitalizzazione delle banche, aiuti ai paesi in default. E altro. Cioè, in una parola, rimandare ancora un po' in là la fase esplosiva della Crisi Sistemica a spese dei poveracci. E nel frattempo tirare ancora di più il guinzaglio.


Ci sara' anche Berlusconi, dopo che le forze del suo governo sono apparentemente riuscite a trovare l'accordo sulle misure di austerity.

La situazione è oltremodo pericolosa, per una serie di ragioni:

  • Il nostro paese è troppo grande per fallire ed è contemporaneamente troppo grande per essere salvato.
  • La Grecia è già caduta, ma se cade l'Italia cade l'Eurozona e l'Euro.
  • La BCE e l'unione europea vogliono misure greche per l'Italia, perchè se cade l'Italia cade l'Euro e l'Euro deve resistere più possibile per soddisfare i bisogni delle banche e dei poteri globali.
  • La Lega è l'ultimo baluardo del governo attuale. Se molla la Lega, cade il governo. La Lega non vuole le misure greche per l'Italia, perchè perderebbe immediatamente consensi e addio a tanti cadreghini (chi non sa cos'e' una cadrega è rimandato a settembre in lingue nordiche). O, detto in una parola da bossi stesso, elegante come solo lui sa essere: "la gente ci ammazza".
  • L'inettitudine di Berlusconi e dei suoi tirapiedi e la oggettiva attitudine di ogni politico italiano a fare un gran polverone senza che nulla cambi non puo' più funzionare.
  • Berlusconi.


Tutto cio' premesso, Berlusconi si trova nella classica condizioni del vaso di terracotta in mezzo ai vasi di ferro. Deve salvare il suo cadreghino e per farlo deve soddisfare le condizioni imposte dalla BCE, ma se soddisfa le condizioni imposte dalla BCE la Lega lo molla e perde il cadreghino.

In pratica comunque vada è nei guai.

Vedremo cosa succederà durante la giornata: siamo molto curiosi di vedere quali saranno le misure proposte su cui si sono accordati in un pomeriggio, dopo che non sono riusciti ad accordarsi sulle prime misure in un mese e mezzo.

Il rischio è che quel guaio di Berlusconi ne faccia le spese e precipiti l'italia in una fase di instabilità, peggiorando ulteriormente le cose. Alla quale seguirà un nuovo governo fatto da inetti, che siano di destra o di sinistra, che ci precipiteranno ancora di più nel dissesto nazionale. Che obbediranno agli ordini della BCE e del duo Sarkozy-Merkel e ci applicheranno il solito trattamento greco.

Per uscirne, ci vorrebbe una mossa geniale, diabolica. Una mossa da joker.

Ci vorrebbe che facessimo default, e vaffa.

Se facessimo default....

...faremmo saltare le banche francesi, le banche tedesche, l'eurozona, l'euro tutto, disastreremmo il dollaro e goldman sachs, e probabilmente travolgeremmo l'economia nel suo complesso e potremmo domani mattina andarcene a pescar triglie, o, ancora meglio, a coltivare zucchine.

Manderemmo a ramengo l'intero mondo economico e sociale dall'occidente all'oriente e saremmo costretti a ripartire.

Saremmo finalmente primi in qualcosa, saremmo il detonatore del Grande Crollo finale... forse riusciremmo anche ad anticipare sul tempo quei poteri che vogliono il Grande Crollo ma non fino a quando tutto non è perfettamente preparato, e forse anche scombinarne i piani e mandarli definitivamente a gambe all'aria.

Insegneremmo al mondo a preferire la condivisione all'accaparramento e vivere finalmente come un pianeta normale.

Vuoi mettere che soddisfazione?

Così forse tra qualche tempo il mondo intero ci ringrazierebbe e si ricorderebbe di noialtri, disgraziati sgarruppati e sgangherati mangiaspaghetti, ma pur sempre geniali e in grado di trovare una soluzione quando tutti annaspano.

E tutto questo è nelle mani di Berlusconi e di chi lo sostiene.

Nelle mani di Umberto Bossi.

Andrà sicuramente bene.

Saluti felici

Felice Capretta

http://informazionescorretta.blogspot.com/2011/10/una-manovra-diabolica-ah-se-facessimo.html

 
 
 

Scene dal parlamento Italiano: rissa in aula tra Fli e Lega!

Post n°6756 pubblicato il 27 Ottobre 2011 da lucarossi82
 

mercoledì 26 ottobre 2011

Scene dal parlamento Italiano: rissa in aula tra Fli e Lega!

Claudio Barbaro del Fli, a sinistra. e Fabio Rainieri della Lega durante la lite dopo un intervento di Reguzzoni che chiedeva le dimissioni di Fini alla Camera (Ansa)

(Ansa)

 

 

Rissa in aula tra Fli e Lega Nord, arrivano alle mani Claudio Barbaro (Fli), a sinistra, e Fabio Rainieri (Lega Nord) a destra ... e tutto questo perchè? semplicemente perchè Gianfranco Fini si è "permesso" di sputtanare la moglie di Umberto Bossi, Manuela Marrone, baby pensionata dal 1992 con oltre 700 euro al mese.

Capisco non è bello esser sputtanati così in televisione come è successo ieri in diretta a Ballarò (vedi video), ma non mi sembra che Fini abbia detto falsità, ma semplicemente che in periodo di crisi come questo, pensare che c'è gente che è andata in pensione a 39 anni non è proprio una bella cosa ... e per carità, nessuno afferma che questo è stato fatto contro le regole, allora era permesso, ma resta comunque una vergogna e uno smacco per chi deve lavorare 40 anni per prendere 400 euro al mese!

 

 

 

Foto da Corriere.it

http://www.stopcensura.com/2011/10/scene-dal-parlamento-italiano-rissa-in.html

 
 
 

I lettori del 'Guardian' pensano che "gli scandali di Berlusconi hanno reso l'Italia uno zimbello"!

Post n°6755 pubblicato il 27 Ottobre 2011 da lucarossi82
 

mercoledì 26 ottobre 2011

I lettori del 'Guardian' pensano che "gli scandali di Berlusconi hanno reso l'Italia uno zimbello"!

guardian.co.uk

Sondaggio del Guardian ... "Merkel e Sarkozy hanno sbagliato a ridacchiare dell'Italia?"

Beh guardate un po' quale risposta è stata la più cliccata dai lettori inglesi ...

Il 74.7% dei votanti ha risposto "Berlusconi si è infilato in scandali che hanno reso l'Italia uno zimbello".

 

Risate a mio avviso inopportune, ma che testimoniano evidentemente ancora una volta come il nostro Premier "ha ridato lustro e prestigio all'Italia in campo internazionale"! Perchè iniziano ad essere in tanti a ridere di questo paese, e chi ne è il responsabile dovrebbe prendersi le proprie colpe (per una volta in vita sua)!

 http://www.stopcensura.com/2011/10/i-lettori-del-guardian-pensano-che-gli.html

 
 
 

„Gli Italiani hanno spesso da ridire sul proprio paese"

Post n°6754 pubblicato il 27 Ottobre 2011 da lucarossi82
 

Intervista con lo storico Paul Ginsborg

„Gli Italiani hanno spesso da ridire sul proprio paese"

di

Michael Braun

- 26 ottobre 2011Pubblicato in: Germania
Traduzione di ItaliaDallEstero.info

TAZ

„Gli Italiani hanno spesso da ridire sul proprio paese"

Intervista con lo storico Paul Ginsborg

La sinistra italiana ha avuto finora difficoltà a contrastare Berlusconi. Lo storico Paul Ginsborg parla delle mancanze dell'opposizione e del futuro dell'Italia.

Taz: Signor Ginsborg, il suo libro dal titolo "Salviamo l'Italia" (Einaudi, 2010), dà l'immagine di un paese sull'orlo del baratro. Ma la situazione è davvero così drammatica?

Paul Ginsborg: Non era mia intenzione dare un'immagine catastrofica. Diversamente da altri libri che sono stati messi in commercio ultimamente, il mio è un libro pieno di proposte, in fondo quasi pieno di speranza. E' un libro che va controcorrente, così come ho scritto nella prefazione, contro tutti amici e critici che pensano che l'Italia sia già rovinata. In un certo senso ne ho abbastanza di quelli che si lamentano solo del destino del paese. Io cerco soluzioni possibili, senza negare la profonda crisi.

Declino e decadenza sono due parole chiave, che ricorrono quando sempre negli ultimi anni si discute dell'Italia. Ed un'altra è ovviamente Berlusconi. Che rapporto c'è tra loro?

Il declino è indiscutibile, ed io assolutamente non parlo solo di economia. Altri criteri sono "la bella vita" e le regole, la condizione morale dell'Italia. Purtroppo il declino morale ed economico vanno di pari passo. Prima di parlare di Berlusconi occorre tener presente che i partiti di centro sinistra negli anni del loro governo (come nel periodo dal 1996 al 2001) si sono giocati in maniera decisiva la loro occasione. Si sono lasciati sfuggire di investire nelle scuole e nelle università, cioè di investire nel futuro. In qualità di docente da 22 anni io dico: in questo campo siamo di fronte ad un disastro.

E Berlusconi?

È un altro aspetto della crisi, una persona con uno sguardo alla politica, che ha ben poco a che fare con la democrazia, moltissimo invece con altre vecchie abitudini italiane tra cui il clientelismo, il nepotismo, lo scarso rispetto per le leggi. Anche l'idea che possa risolvere i problemi personali grazie a decine di leggi "ad personam".

Nel suo libro lei parla talvolta persino di „dittatura", di „tirannia". Non è un po' esagerato?

No, credo che in Italia siamo arrivati a questo livello. La tirannia esprime quello che Berlusconi vuole: dominare concedendo all'opposizione un limitatissimo margine di libertà. Il fedele amico di Berlusconi e presidente della sua holding, Fedele Confalonieri, lo dichiarò molto apertamente già nel 1994, quando Berlusconi entrò in politica: Berlusconi non è un democratico, ma un "despota illuminato". L'Italia è solo formalmente democratica. Io posso acquistare i giornali dell'opposizione, posso andare a votare. Ma qual è il contesto generale? Quanto conta una pagina di un giornale dell'opposizione contro il controllo di Berlusconi su sette canali televisivi? Gli sterminati mezzi finanziari di Berlusconi dimostrano che le elezioni non sono più "libere, oneste e regolari.

Ma persino acuti critici non possono smentire che l'Italia è ancora lontana da una chiara dittatura?

E' grazie prima di tutto ai movimenti dell'opposizione - anche a qualche artista ed intellettuale che si sono opposti - se il progetto di Berlusconi non è stato ancora portato a termine. Però purtroppo dobbiamo registrare del cinismo e della passività da parte della massa degli intellettuali italiani. Almeno nel 2002 Nanni Moretti aveva già espresso la sua opinione, però quanti registi si sono comportati come lui? Grazie a Dio si è unito anche Claudio Abbado, ma quanti musicisti ed attori di teatro hanno fatto sentire la propria voce da allora? L'Italia ha giudici e pubblici ministeri coraggiosi. Sono questi che dobbiamo ringraziare, se il dispotismo di Berlusconi resta per così dire ai box di partenza e non si è ancora trasformato in un cavallo sfrenato.

Ma com'è che un politico scandaloso come Berlusconi viene sempre rieletto?

Questo è un punto che tratto nel mio libro. In un paese, in cui la piccola imprenditoria è fortemente presente, Berlusconi rappresenta l'uomo che si è fatto da sé, un uomo tutto da ammirare, che ha iniziato la sua ascesa dai gradini più bassi. Il piccolo imprenditore, persino il più insignificante imprenditore è tipico dell'Italia. Ai suoi occhi lo stato è un "nemico", che gli impedisce di fare soldi su soldi. Poi ci sono ancora le casalinghe che stanno davanti alla TV più di tre ore al giorno, che votano in massa Berlusconi. E al nord non sono solo gli imprenditori che lo votano, ma anche gli operai, i dipendenti delle microimprese. E alla fine ci sono i cattolici conservatori, che forse non lo trovano perfetto, ma che lo votano in virtù di una profondamente radicata parola d'ordine: meglio lui che i comunisti.

Nel suo libro lei rimprovera all'opposizione di essere „povera d'idee". A cosa allude?

Prima di tutto intendo la completa mancanza di un'analisi del Berlusconismo. L'ex partito comunista era certo tutt'altro che perfetto. Però quando il PCI si confrontava con i cambiamenti economici, culturali o politici nel paese, organizzava grandi congressi, per comprendere i fenomeni. L'attuale partito democratico e prima di lui i democratici di sinistra di Massimo D'Alema, si sono impuntati nel chiudere gli occhi di fronte alla novità Berlusconi. Mi ricordo di un'accesa discussione con D'Alema nel 2002 a Firenze. Io sostenevo l'opinione, che avevamo a che fare con un regime dai tratti chiaramente antidemocratici. D'Alema rispose con aria di condiscendenza: "Io lavoro bene con Berlusconi, insieme cambieremo la costituzione". Berlusconi non è stato mai considerato come un fenomeno che andava oltre le regole democratiche. Invece fu considerato come un "normale" capo dell'opposizione o meglio di governo.

Contemporaneamente si registra un alto grado di silenzio tra l'opposizione politica e sociale nei confronti di Berlusconi.

Qui però non parliamo di un fenomeno italiano, ma internazionale. I partiti sono in crisi in tutto il mondo. Uguale se guardiamo il numero dei loro iscritti, di chi si fida ancora di loro o l'affluenza elettorale - i numeri dimostrano una tendenza all'allontanamento. Allo stesso tempo vediamo però anche uno sviluppo in controtendenza. La società civile ha avuto grossa importanza nella vittoria dei candidati della sinistra dei sindaci di Milano e Napoli. E anche Nichi Vendola, leader di SEL, partito della sinistra, è un politico che appartiene alla società civile.

Nel suo libro lei parla delle risorse della società italiana e valuta l'Italia come una "nazione mansueta". Cosa vuole dire?

La Francia e la Gran Bretagna vivono di uno sentimento di superiorità tramandato, che io trovo eccessivo. Se parliamo delle virtù delle nazioni, ed in questo contesto di virtù italiane, allora il discorso sulla mitezza diventa estremamente interessante. E' un enorme contributo, proprio in questi tempi di transizione. Come mai, il primo stato, che ha abolito la pena di morte, già alla fine del 18° secolo era il granducato di Toscana - un'azione che finora gli USA non sono in grado di esibire. O prendiamo Giuseppe Garibaldi, l'eroe dell'unità d'Italia 150 anni fa. Quando incontrò lo scrittore Alessandro Manzoni, non gli offrì una spada o la bandiera nazionale, ma un mazzolino di fiori, simbolo di mitezza ed anche di umiltà. Un Bismarck non andrebbe in giro con un mazzo di violette, vero?

Un altra ricchezza dell'Italia ai suoi occhi è il „paese dalle cento città". Quindi un paese con una autonomia regionale profondamente radicata.

Questo paese dalla profonda autonomia non ha nulla a che fare con la Lega Nord, che difende gli interessi propri del ricco nord. Non per niente il governo di Berlusconi e della Lega Nord ha ristretto ulteriormente il margine di manovra economica dei comuni. L'autoregolamentazione nel vero e proprio senso della parola, come Carlo Cattaneo l'aveva teoretizzata nel 19° secolo, non fa parte degli argomenti della Lega Nord; anche lei ragiona dall'alto solo con la teoria dei commando.

Un altro lato positivo dell'Italia, lei scrive, è l'atteggiamento profondamente filoeuropeo dei sui cittadini. Allo stesso tempo lei asserisce che l'Italia è "passivamente filoeuropea".

L'Italia può contribuire con moltissime idee ad una vera Europa unita. Gli italiani parlano molto volentieri male del proprio paese. Essi vivono con il fatto che contemporaneamente all'ingresso in Europa hanno ricevuto molti vantaggi - tra cui la parificazione della politica. Molti lo sanno benissimo e sono nell'intimo riconoscenti all'Europa. Non per niente la percentuale degli italiani che ha preso parte alle elezioni europee, è mediamente elevata. I politici italiani potrebbero trarre vantaggio da ciò. Non per nulla nel mio libro parlo frequentemente di Carlo Cattaneo, milanese e svizzero, che ha vissuto in esilio a Lugano. Lui diceva: "L'Italia sarà libera quando gli Stati Uniti d'Europa diventeranno realtà".

[Articolo originale ""Italiener meckern gern über den Staat"" di Michael Braun]

http://italiadallestero.info/archives/12642

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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