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Messaggi del 26/04/2018
Post n°1625 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli
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Post n°1624 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli
fonte: Internet Astronews a cura di Massimiliano Razzano
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Post n°1623 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli
fonte: Internet Astronews a cura di Massimiliano RazzanoChi sta vincendo il "braccio di ferro" fra le Nubi di Magellano?
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Post n°1622 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli
Le ultime cinque scoperte scientifiche più interessanti Non è facile, dato un elenco di scoperte e di ricerche nel campo scientifico, stabilire quale sia la più importante. A volte, per carità, una novità è così sconvolgente che si comprende subito che rivoluzionerà il nostro modo di guardare al mondo. In altri casi, però, le scoperte migliori portano ad effetti che si sviluppano un po' alla volta nel tempo. Così, sarebbe sempre utile aspettare, prima di lanciarsi in sperticati elogi.È anche vero, però, che tenersi aggiornati è importante, e anche non lasciarsi sfuggire le novità nei campi della medicina, della fisica, dell'astronomia, della chimica, delle scienze umane. Non solo per sognare ad occhi aperti riguardo alle possibilità che si apriranno in futuro, ma anche per ricordarsi come le nostre conoscenze siano sempre momentanee e passibili di revisioni. Per questo abbiamo raccolto cinque scoperte che, nell'ultimo anno e mezzo, hanno fatto sensazione. Ve ne diamo conto, cercando di spiegarvele in modo semplice ma corretto.
Dopo trent'anni, un nuovo antibioticoLe speranze attorno al teixobactin All'inizio del gennaio del 2015 la prestigiosa rivistaNature ha annunciato sul proprio sito la scoperta di un nuovo antibiotico. Cosa da poco, penserete voi. Ebbene no, perché era da trent'anni che non se ne trovavano di nuovi e si iniziava a temere che la lotta agli agenti patogeni non avrebbe fatto più passi in avanti. Anzi, sarebbe regredita, perché si è notata una aumentata resistenza delle malattie agli antibiotici già usati. Insomma, c'era un deciso bisogno di aria fresca nel settore. Come si legge su Nature 517, uscito in versione cartacea il 22 gennaio 2015, dall'analisi di un terreno del Maine è stata individuata una nuova classe di antibiotici. Chiamata teixobactin, questa nuova sostanza ha già dato buoni risultati con la membrana cellulare dei batteri Gram-positivi, tra l'altro manifestando un comportamento diverso da quello degli altri antibiotici conosciuti. La speranza è di iniziare la sperimentazione sull'uomo entro il 2017 e riuscire a commercializzare il prodotto per il 2020.
La scoperta è merito di un team di ricercatori composto da studiosi della Northeastern University di Boston e della NovoBiotic Pharmaceutical. Allo studio hanno però partecipato anche esperti dell'Università di Bonn. Anche grazie a loro, gli esperimenti finora condotti sui topi hanno dato risultati molto incoraggianti, soprattutto nel fronteggiare le infezioni da Staphylococcus aureus e Streptococcus pneumoniae. L'arrivo dell'Homo naledi Migliaia di fossili trovati in Sudafrica La conoscenza di noi comuni mortali riguardo all'evoluzione umana è abbastanza cristallizzata. Prima i primati, poi gli ominidi che cominciavano a camminare su due gambe, poi ancora gli Australopitechi - come Lucy - e infine gli Homo. Prima l'Homo abilis, poi l'Homo erectus, l'uomo di Neanderthal, infine l'Homo sapiens. Una linea che abbiamo imparato a scuola e che, quando la ricordiamo, un po' ci rassicura. Una nuova scoperta, anche questa datata 2015, però porterà forse a rivedere in parte questa successione. Già nel 2013, in Sudafrica, era stato scoperto un vasto complesso di grotte chiamato Rising Star Cave. Al suo interno c'erano 1.500 reperti fossili, che sono stati catalogati e studiati nei mesi successivi. In un articolo pubblicato su eLife nel settembre del 2015 si sono presentati gli esiti di questo ampio studio. Che si possono riassumere così: nella catena evoluzionistica umana bisogna introdurre un nuovo elemento, che possiamo chiamare Homo naledi. Il nome, e in particolare la parola naledi, deriva dal luogo del ritrovamento, visto che nella lingua indigena locale quel termine significa "stella", con riferimento al nome delle caverne.
I reperti trovati appartengono a 15 esemplari diversi e sono molto numerosi. In generale, si tratta della più corposa scoperta di sempre in campo evoluzionistico. Gli studiosi affermano che questa nuova specie potrebbe essere una specie di anello di passaggio dall'Australopiteco all'Homo. Alto circa 150 centimetri, l'Homo naledi aveva ancora il piccolo cervello del suo progenitore ma cranio, mandibola e denti simili a quello del suo discendente. Anche in altri elementi - come la cassa toracica, le mani e gli arti inferiori - questa ambiguità tra le due altre specie conosciute rimane evidente. Scoperti nella zona della celebre Culla dell'umanità dai dilettanti Rick Hunter e Steven Tucker, i fossili sono stati analizzati da un team internazionale. A guidarlo è stato chiamato Lee Berger, paleoantropologo dell'Università del Witwatersrand, a Johannesburg. I suoi risultati, giudicati stupefacenti da molti esperti, necessitano però di ulteriori conferme e studi. C'è acqua su Marte Lo studio di Lujendra Ojha e la conferma della NASA Immagini di Marte già ne avevamo. E soprattutto avevamo tanti racconti e film di fantascienza, che ci paventavano di misteriosi marziani dotati di una grande tecnologia e pronti ad invaderci in ogni momento. Puro lavoro di fantasia, perché, da quel che sapevamo, segni di vita su Marte non sembrano essercene. Anche se qualche indizio lasciava aperta la porta a un futuro ripensamento. L'elemento più grosso, comunque, è arrivato nel settembre 2015, quando Nature Geoscienceha pubblicato un articolo firmato da Lujendra Ojha. E quando, allo studio del ricercatore del Georgia Institute of Technology di Atlanta, è seguita una conferenza stampa esplicativa della NASA. Perché tanto clamore? Perché si è dimostrato che le linee scure che, nelle fotografie, uscivano da numerosi crateri di Marte sono in realtà composte da acqua. E che quindi il liquido che nel nostro pianeta è sinonimo di vita è presente anche lì.
Quest'acqua, probabilmente salata, si presenta solo stagionalmente sulla superficie. Sul perché di questo comportamento gli studiosi sono ancora divisi. Un'ipotesi è che esista del ghiaccio che, in corrispondenza dell'estate marziana, si sciolga e generi l'acqua, che poi evaporerebbe molto in fretta. Ma non si è parlato solo di ghiaccio: si sono ipotizzate anche falde acquifere, geyser e vapore acqueo atmosferico. Un'indagine più approfondita e la ricerca di ulteriori segni di vita su Marte saranno compiti di Astrobiology Field Laboratory, la nuova missione NASA condotta tramite robot che dovrebbe partire in questo 2016. La scoperta di nuovi pianeti grazie al telescopio Kepler I molti cugini della Terra Rimaniamo per un attimo in un ambito che fino a qualche mese fa avremmo definito fantascientifico. Di sicuro avrete visto film o letto libri in cui gli umani, in un futuro non troppo lontano, decidono di lasciare la Terra e di andare a colonizzare un altro pianeta. Anche Interstellar, il recente e bel film di Christopher Nolan, si basa su questa idea di partenza. Esistono altri pianeti, là fuori, dove un giorno l'umanità potrà trasferirsi? Esistono altri pianeti abitabili? Ebbene, la domanda non interessa più solo la fantascienza. Come abbiamo appena visto, la NASA e gli scienziati studiano sì Marte, ma non smettono di cercare - a distanze più ampie - pianeti il cui ecosistema sia compatibile con la vita umana. Negli ultimi anni, da questo punto di vista, si sono fatti progressi importanti. Nel marzo 2009 è stato lanciato in orbita il telescopio spaziale Kepler che ha proprio il compito di individuare pianeti della Via Lattea che gravitino attorno a una stella simile al nostro Sole. L'EARTH SMILARITY INDEX Proprio nel 2015 la NASA ha annunciato infatti risultati importanti. Basandoci sull'Earth Similarity Index, cioè su una scala di misura che indica la somiglianza di questi nuovi pianeti con la Terra, è stato scoperto infatti il pianeta più simile al nostro mai individuato. Si tratta di Kepler-438 b, che gira attorno alla stella Kepler-438. Si trova a circa 472 anni luce da noi, nella costellazione della Lira. Ha un raggio che è il 12% più grande di quello terrestre e compie un giro attorno alla sua stella madre (una nana rossa) in appena 35 giorni. Purtroppo, però, non è detto che Kepler-438 b sia realmente abitabile, nonostante i valori di temperatura e abitabilità vicini al nostro. Infatti gli scienziati hanno ipotizzato che vi sia un alto livello di radiazioni che renderebbe superflua anche la presenza di acqua. Alcuni stimano che il pianeta possa essere simile, anzi, a una versione più fresca di Venere.
Comunque sono stati scoperti altri due pianeti oggetto di studio, anche se con valori dell'Earth Similarity Index lievemente minori: Kepler-442 b e Kepler-452 b. Il primo è il 34% più grande della Terra, si trova anch'esso nella costellazione della Lira ed ha un periodo orbitale di 112 giorni. La gravità dovrebbe essere quindi il 30% circa più forte e relativamente tollerabile anche per gli umani. Ulteriori studi sono però necessari. Per quanto riguarda Kepler-452 b, invece, questo pianeta è stato scoperto solo nel luglio scorso e compie un giro attorno alla propria stella in 384 giorni. Quello che però lascia perplessi è proprio il suo raggio, che è 1,63 volte più grande di quello terrestre; inoltre la massa potrebbe essere cinque volte maggiore della nostra. Questo fa ipotizzare che il pianeta abbia un'attività vulcanica molto intensa e che sia ricoperto da una spessa coltre di nubi. Inoltre sia il pianeta che la sua stella sono più vecchi rispettivamente della Terra e del Sole. Le onde gravitazionaliUna conferma alle teorie einsteiniane che arriva anche dall'Italia Concludiamo con una scoperta datata 2016 che ha avuto una grande eco sui giornali, anche perché ha visto il coinvolgimento di ricercatori italiani. Una scoperta che però viene in un certo senso da un secolo fa. Era infatti il 1916 quando Albert Einstein, all'interno della sua teoria della relatività generale, prevedeva l'esistenza di onde gravitazionali, cioè di deformazioni della curvatura dello spaziotempo che si propagano come onde. La previsione era che al passaggio di un'onda gravitazionale le distanze tra i punti dello spazio si sarebbero contratte e allungate in maniera ritmica. Il problema è che era difficile rilevare sperimentalmente questo effetto, visto che anche gli strumenti usati per misura le distanze avrebbero subito gli stessi effetti. L'11 febbraio di quest'anno, però, il team che lavora all'osservatorio statunitense LIGO è riuscito a misura le onde causate dalla collisione di due buchi neri.
Per quanto riguarda il ruolo italiano nella scoperta, bisogna ricordare che la conferenza stampa di presentazione dei risultati è stato condotta assieme dagli scienziati di LIGO e da quelli di VIRGO. Quest'ultimo è il nome di un rilevatore interferometrico di onde gravitazionali che sorge a Cascina, in provincia di Pisa. Il progetto è frutto di una collaborazione italo-francese ed è finanziato dall'ERGO (l'Osservatorio Gravitazionale Europeo). |
Post n°1621 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli
fonte:Internet Astronews a cura di Massimiliano Razzano
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Post n°1620 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli
fonte: Internet Astronews a cura di Massimiliano Razzano
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Post n°1619 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli
fonte: Internet Astronews a cura di Massimiliano Razzano
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Post n°1618 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli
fonte: Internet Astronews a cura di Massimiliano Razzano
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Post n°1617 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli
fonte: Internet Astronews a cura di Massimiliano Razzano
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Post n°1616 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli
fonte: Internet Astronews a cura di Massimiliano Razzano After all the excitement about last week's successful docking of the European ATV "Jules Verne", it's time to spare a thought for its Russian predecessor. The Progress 28 module was filled with rubbish and unneeded equipment, quietly severed from its docking bay and steered toward Earth. On Monday at 0850 GMT, the selfless module dropped through the atmosphere, burned and eventually reached the Pacific Ocean, sinking into the satellite graveyard 3000 km east of the New Zealand coast... On February 5th, a Russian Soyuz rocket launched the Progress 28 cargo ship to the International Space Station (ISS) to ferry supplies to the astronauts in orbit. This mission started a very busy period for space traffic controllers. Soon after Progress 28 was sent on its way, Space Shuttle Atlantis blasted off to take the Columbus module to be installed on the station. Then at the start of this month, ESA's Automated Transfer Vehicle (ATV) sat patiently in an orbital holding pattern until the shuttle undocked and flew back to Earth. Then on April 3rd, the ATV carried out a flawless approach and docking procedure with the ISS. Watching over all this action on the station was the Progress 28 module attached patiently to the Russian -built Pirs docking compartment. After astronauts had salvaged reusable parts from the Progress module and filled it full of trash, the time came on April 7th to say Spokojnoj Nochi (Russian for "Good Night") to the ill-fated supply ship to make room for the two Russians and one South Korean to arrive after the Soyuz launch yesterday. Dropping supply modules into the Pacific may sound unsavoury, but it remains the only viable option to dispose of rubbish and unwanted material when in space. Simply jettisoning it into space cannot be done, there must be a controlled disposal, dumping trash into a used module and blasting it into a re-entry trajectory. Littering Earth orbit is a critical problem, so space agencies are doing the best they can to send potential debris to Earth where most of it can burn up in the atmosphere. Anything left over falls into a predetermined "satellite graveyard" in the worlds largest ocean.
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Post n°1615 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli
fonte: Internet Astronews a cura di Massimiliano Razzano After all the excitement about last week's successful docking of the European ATV " Jules Verne", it's time to spare a thought for its Russian predecessor. The Progress 28 module was filled with rubbish and unneeded equipment, quietly severed from its docking bay and steered toward Earth. On Monday at 0850 GMT, the selfless module dropped through the atmosphere, burned and eventually reached the Pacific Ocean, sinking into the satellite graveyard 3000 km east of the New Zealand coast... On February 5th, a Russian Soyuz rocket launched the Progress 28 cargo ship to the International Space Station (ISS) to ferry supplies to the astronauts in orbit. This mission started a very busy period for space traffic controllers. Soon after Progress 28 was sent on its way, Space Shuttle Atlantis blasted off to take the Columbus module to be installed on the station. Then at the start of this month, ESA's Automated Transfer Vehicle (ATV) sat patiently in an orbital holding pattern until the shuttle undocked and flew back to Earth. Then on April 3rd, the ATV carried out a flawless approach and docking procedure with the ISS. Watching over all this action on the station was the Progress 28 module attached patiently to the Russian -built Pirs docking compartment. After astronauts had salvaged reusable parts from the Progress module and filled it full of trash, the time came on April 7th to say Spokojnoj Nochi (Russian for "Good Night") to the ill- fated supply ship to make room for the two Russians and one South Korean to arrive after the Soyuz launch yesterday. Dropping supply modules into the Pacific may sound unsavoury, but it remains the only viable option to dispose of rubbish and unwanted material when in space. Simply jettisoning it into space cannot be done, there must be a controlled disposal, dumping trash into a used module and blasting it into a re-entry trajectory. Littering Earth orbit is a critical problem, so space agencies are doing the best they can to send potential debris to Earth where most of it can burn up in the atmosphere. Anything left over falls into a predetermined "satellite graveyard" in the worlds largest ocean. |
Post n°1614 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli
fonte: Internet Astronews a cura di Massimiliano Razzano The consequences of two black holes colliding may be huge, the energy produced by such a collision could even be detected by observatories here on Earth. Ripples in space- time will wash over the Universe as gravitational waves and are predicted to be detected as they pass through the Solar System. Taking this idea one step further, what would happen if three black holes collide? Sound like science fiction? Well it's not, and there is observational evidence that three black holes can cluster together, possibly colliding after some highly complex orbits that can only be calculated by the most powerful computers available to researchers... Back in January 2007, a quasar triplet was observed over 10 billion light years away. Quasars are generated by the supermassive black holes eating away at the core of active galaxies. Using the powerful W. M. Keck Observatory, researchers from Caltech were able to peer back in time (10 billion years) to see a period in the Universe's life when active galaxies and black hole mergers would have been fairly common events (when compared to the calmer Universe of today). They observed three tightly packed quasars, an unprecedented discovery. Now, scientists Manuela Campanelli, Carlos Lousto and Yosef Zlochower, all working at Rochester Institute of Technology's Center for Computational Relativity and Gravitation, have simulated the highly complex mechanisms behind three interacting and merging supermassive black holes, much like the situation observed by Keck in 2007. The same group have worked on calculating the collision of two black holes before and have written a code that is powerful enough to simulate the collision of up to 22 black holes. However, 22 black holes probably wouldn't collide naturally, this simply demonstrates the stability of the code, "Twenty-two is not going to happen in reality, but three or four can happen," says Yosef Zlochower, an assistant professor. "We realized that the code itself really didn't care how many black holes there were. As long as we could specify where they were located - and had enough computer power - we could track them." These simulations are of paramount importance to the gravitational wave detectors such as the Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (LIGO). So far there has been no firm evidence to come from these detectors, but more time is needed, the LIGO detector requires several years of "exposure time" to collect enough data and remove observational "noise". But what do gravitational wave astronomers look for? This is the very reason many different cosmic scenarios are being simulated so the characteristics of events like two or three black holes mergers can be identified from their gravitational wave signature.
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Post n°1613 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli
Second Law of Dynamics, they have lower velocities than objects near the center. But observations confirm that galaxies rotate witha uniform velocity. Some astronomers believe the orbital behavior of galaxies can be explained more accurately with Modified Newtonian Dynamics (MOND) a modified version of Newton's Second Law - than by the rival, but more widely accepted, theory of darkmatter. The dark matter theory assumes that a halo of dark matter surrounds each galaxy, providing enough matter (and gravity) that all the stars in a galaxy disc orbit with the same velocity. MOND, however uses a different explanation, and a recent study of eight dwarf galaxies that orbit the Milky Way seems to favor the MOND approach over the dark matter theory. "MOND was first suggested to account for things that we see in the distant universe," said Garry Angus, of the University of St Andrews. "This is the first detailed study in which we've been able to test out the theory on something close to home. The MOND calculations and the observations appear to agree amazingly well." Usually the equation F=ma (force = mass X acceleration) solves your basic acceleration problems. But it doesn't explain the observed rotation of galaxies. MOND suggests that at low values of acceleration, the acceleration of a particle is not linearly proportional to the force. According to Angus, MOND adds a new constant of nature (a0) to physics, besides the speed of light and Planck's constant. Above the constant, accelerations are exactly as predicted by Newton's second law (F=ma). Below it, gravity decays with distance from a mass, rather than distance squared. This constant is so small that it goes unnoticed with the large accelerations that we experience in everyday life. For instance, when we drop a ball the gravity is 100 billion times stronger than a0 and the accelerated motion of the Earth round the Sun is 50 million times stronger. However, when objects are accelerating extremely slowly, as we observe in galaxies or clusters of galaxies, then the constant makes a significant difference to the resulting gravitational forces. When MOND is applied to nearby dwarf galaxies, one effect is that tidal forces from the Milky Way, which have a negligible effect in classical Newtonian Mechanics, can actually make a big difference. This is particularly significant for the dwarfs orbiting close to our Galaxy. "In these dwarf galaxies, the internal gravity is very weak. Compared to the gravity of the Milky Way," said Angus, "MOND suggests that the Milky Way is a bit like a bank that loans out gravity to nearby dwarf galaxies to make them more stable. However, there are conditions on the loan: if the dwarf galaxies start to approach the bank, the loan is gradually reduced or even cancelled and the dwarfs must pay it back. In two galaxies, we've seen what could be signs that they've come too close too quickly and are unable to repay the loan fast enough. This appears to have caused disruption to their equilibrium." Angus used MOND to calculate the ratio of mass to amount of light emitted by the stars in the dwarf galaxies from the observed random velocities of the stars collected independently. He also calculated the orbital paths of the stars in the dwarf galaxies. In all eight cases, the MOND calculations for the orbits were within predictions. For six of the eight galaxies, the calculations were also a good match to expected values for mass-to-light ratios; however for two galaxies, Sextans and Draco, the ratios were very high, which could well suggest tidal effects. The value for Sextans could also be due to poor quality measurements of the galaxy's luminosity, which Angus said are improving all the time for these ultra dim objects. "These tidal effects can be tested by updating the 13 year old luminosity of Sextans and making accurate observations of the orbits of Draco and Sextans around the Milky Way. We also need to carry out some detailed simulations to understand the exact mechanisms of the tidal heating," said Angus. If Newton's gravity holds true, the dark matter needed in the dwarf galaxies has constant density in the center which is contrary to theoretical predictions, which suggest density should rise to the center. "Even without direct detection, the dark matter theory is difficult to prove or refute and although we may not be able to prove whether MOND is correct, by carrying out these kind of tests we can see if it continues to hold up or if it is definitely ruled out," said Angus. Original News Source: Royal Astronomy Society's National Astronomy Meeting
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Post n°1612 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli
Molly's Game Titolo originale: Molly's Game Molly's Game è un film di genere drammatico del 2017, diretto da Aaron Sorkin, con Jessica Chastain e Idris Elba. Uscita al cinema il 19 aprile 2018. Durata 140 minuti. Distribuito da 01 Distribution. Molly's Game ora in programmazione in 151 Sale Trova CinemaBOX OFFICE ITALIA: 4.2 di 5 su 37 voti
TRAMA MOLLY'S GAME: Debutto alla regia per Aaron Sorkin, Molly's Game è la trasposizione cinematografica della vera storia di Molly Bloom (Jessica Chastain), già raccontata nell'omonimo libro autobiografico pubblicato nel 2014. PANORAMICA SU MOLLY'S GAME: Il 16 aprile del 2013, a pochi giorni dal suo ventiseiesimo compleanno anni,Molly Bloom venne arrestata. L'accusa era quella di aver organizzato e gestito uno dei più grandi giri di poker clandestino degli Stati Uniti, attraverso il quale erano stati riciclati oltre 100 milioni di dollari di provenienza illecita. La notizia fece il giro del mondo, perché ai tavoli della donna, a giocarsi poste altissime, sedevano importanti uomini d'affari, sportivi di rilievo e una lista dicelebrità hollywoodiane che comprendeva Tobey Maguire, Leonardo DiCaprio, Macaulay Culkin, Ben Affleck, Mary-Kate e Ashley Olsen e altri ancora. Alla conclusione delle sue vicissitudini giudiziarie, con molte delle accuse cadute e una condanna a un anno di libertà vigilata e 200 ore di servizio sociali, e una multa di 100.000 dollari, la Bloom pubblicò un memoriale autobiografico intitolato "Molly's Game: The True Story of the 26-Year-Old Woman Behind the Most Exclusive, High-Stakes Underground Poker Game in the World." CRITICA DI MOLLY'S GAME: Senza il filtro di un altro regista tra la sua sceneggiatura e il prodotto finito, Aaron Sorkin può dare libero sfogo a tutte le sue ossessioni e le sue idiosincrasie. Molly's Game è puro, purissimo Sorkin, per il piacere dei suoi fan e il dispiacere di chi cede sotto il peso della parola continua e costante; è un film pieno della retorica buona, sana e progressista dell'americano, e soprattutto è un film dove il suo autore può parlare esplcitamente di padri e figli come mai prima d'ora (nemmeno in Steve Jobs). Quello interpretato da una Jessica Chastain che lascia interdetti per bellezza e bravura è l'ennesimo personaggio superiore alla media che cerca riscatto e affermazione in un mondo sempre più alla deriva, e che con la sua morale finisce col redimere - spera Sorkin - non solo sé stessa ma anche lo spettatore. (Federico Gironi - Comingsoon.it) CURIOSITÀ SU MOLLY'S GAME: Candidato all'Oscar 2018 per la migliore sceneggiatura non originale (Aaron Sorkin) FRASI CELEBRI:
Dal Trailer Italiano Ufficiale del Film: Molly Bloom (Jessica Chastain): Sono Molly Bloom, ha sentito parlare di me? IL CAST DI MOLLY'S GAME:
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Post n°1611 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli
film: Internet Avengers: Infinity War Titolo originale: Avengers: Infinity War Avengers: Infinity War è un film di genere avventura, azione, fantasy del 2018, diretto da Anthony Russo, Joe Russo, con Chris Pratt e Scarlett Johansson. Uscita al cinema il 25 aprile 2018. Durata 149 minuti. Distribuito da Walt Disney Pictures. Avengers: Infinity War ora in programmazione in 1030 Sale Trova CinemaVOTO DEL PUBBLICO 4.6 di 5 su 307 voti
TRAMA AVENGERS: INFINITY WAR: Il nuovo film Marvel Avengers: Infinity War porta sul grande schermo la più grande e fatale resa dei conti di tutti i tempi. Dopo gli eventi di Captain America: Civil War il gruppo di Vendicatori si divide, con Captain America/Steve Rogers (Chris Evans) che lascia cadere a terra il suo scudo. Tony Stark/Iron Man(Robert Downey Jr.), rimasto senza plotone alle spalle, impiega tutti i mezzi a disposizione per difendere il pianeta dall'ennesimo attacco alieno, dalle armature high tech di sua invenzione, ai finanziamenti da "miliardario playboy filantropo". Il nuovo nemico, Thanos (Josh Brolin), un potente tiranno intergalattico, è deciso a conquistare l'universo sfruttando il potere delle Gemme dell'Infinito, alcune delle quali finite nelle mani dell'avido Collezionista(Benicio del Toro) famoso cacciatore di artefatti spaziali. La minaccia imminente richiede l'intervento di tutti gli Avengers della formazione originale: Captain America, lo scienziato Bruce Banner (Mark Ruffalo) e il suo irascibile alter egoHulk, Il dio del tuono Thor (Chris Hemsworth), la spia Vedova Nera (Scarlett Johansson), l'infallibile arciere Occhio di Falco (Jeremy Renner); al fianco dell'arrampicamuri Spider-Man (Tom Holland), dell'androide Visione (Paul Bettany) e di tutti i loro alleati. Ma le forze dispiegate non saranno ancora sufficienti a neutralizzare l'invincibile alieno. Per fortuna un aiuto arriverà dai confini della Galassia, dove Star Lord (Chris Pratt) e la sua sgangherata banda di Guardiani attendono impazienti. PANORAMICA SU AVENGERS: INFINITY WAR: Tutto converge verso Avengers: Infinity War. Che ci crediate o no, questo è il19° film connesso all'MCU, il Marvel Cinematic Universe che ha debuttato nel 2008 con Iron Man. È difficile tenere le fila di tutto, avere una traccia mnemonica di come le storie e i singoli supereroi si inseriscano nel quadro generale. Quelli della Marvel però sono in gamba e, sotto la guida di Kevin Feige, hanno concepito un intrattenimento che non penalizza chi non ha visto tutto. Ogni film è un'esperienza a sé con una trama che si allaccia ai precedenti e ai futuri capitoli (grazie soprattutto alle scene dopo i titoli di coda), ma soddisfacentemente conclusivi a livello narrativo. CRITICA DI AVENGERS: INFINITY WAR: Dove osano gli Avengers. Al cospetto di questo Infinity War, i precedenti diciotto film del Marvel Cinematic Universe sembrano opere del cinema indipendente. Ogni sensazione vissuta in precedenza, qui è centuplicata per l'intensità e la frequenza delle battaglie e per la gioia di vedere interagire supereroi che non si erano mai incontrati. La guerra è infinita come dice il titolo, così come i personaggi principali tutti impegnati a sconfiggere l'onnipotente Thanos. Le divisioni interne vissute nei film precedenti, hanno spezzato l'unità dei Vendicatori che lottano separatamente riducendo così le chance di vittoria. Chi guadagna il palcoscenico è Thanos, un malvagio, filosofico e crepuscolare maniaco che regge fatica il principale punto di vista del film. L'unità di intenti e talenti della Marvel, l'umorismo, l'alta spettacolarità e l'azzardo narrativo del finale, sono il motivo per non perdere questo show cinematografico. (Antonio Bracco - Comingsoon.it) FRASI CELEBRI: Dal Trailer Ufficiale Italiano del Film: Voci off: Ci fu un'idea FOCUS SU AVENGERS: INFINITY WAR: Thanos: il malvagio di Avengers Infinity War
IL CAST DI AVENGERS: INFINITY WAR:
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