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Messaggi del 26/04/2018

ASTRO....

Post n°1625 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli

  • fonte: Internet

    Astronews a cura di Massimiliano Razzano

    • Sempre più lontano, grazie alle lenti gravitazionali

    Non avevamo mai visto una stella così lontana.

     Un oggetto impossibile da vedere con gli attuali

     telescopi, se non fosse che questa volta la fortuna

     ci ha messo lo zampino. Grazie al fenomeno delle

     lenti gravitazionali, l'immagine della stella LS1 è stata

     ingrandita più di duemila volte, rendendola visibile

     con il telescopio spaziale "Hubble". Le immagini di

    questa nuova stella da record sono state pubblicate

     e discusse in un articolo apparso su Nature Astronomy,

     e il loro studio ci permetterà di capire più fondo l'evoluzione

    delle stelle nell'Universo primordiale, la struttura degli

                ammassi di galassie e la natura della materia oscura.

          Durante le osservazioni dell'ammasso, i ricercatori hanno

          notato la presenza della nuova stella, denominata LS1,

          nell'aprile 2016. Dopo aver scoperto LS1, gli astronomi ne

          hanno anche misurato lo spettro, che suggerisce che la

          stella sia una supergigante blu di classe spettrale B. Si

         tratterebbe quindi di una stella blu e molto luminosa,

         con una temperatura che va dagli 11 ai 14 mila gradi, più

         del doppio della temperatura del Sole. "La luce di LS1 non

         è stata ingrandita solamente dalla grandissima massa totale

         dell'ammasso, ma anche da un oggetto compatto di circa

     tre masse solari all'interno dell'ammasso,secondo un effetto

    chiamato microlensing gravitazionale", ha aggiunto Diego.

    La lente potrebbe esser stata prodotta da una stella normale,

     oppure un oggetto compatto come una stella di neutroni o un

     buco nero di massa stellare, e pertanto studiare questi fenomeni

     di microlensing, seppur molto rari, ci permette di fare un censimento

     degli oggetti che altrimenti risulterebbero invisibili, come ad esempio

     i buchi neri. Conoscere la composizione degli ammassi di galassie,

     soprattutto degli oggetti più difficili da osservare con i telescopi,

    può aiutarci anche a capire meglio la percentuale di materia non visibile,

    raccogliendo così importanti indizi sulla materia oscura.

    Infatti il team internazionale di astronomi, coordinato da

    Patrick Kelly dell'Università del Minnesota, Jose Diego dell'Istituto

     di Fisica di Cantabria in Spagna e Steven Rodney dell'Università

    della Carolina del Sud, stava utilizzando il telescopio spaziale

    "Hubble" per osservare la supernova "Refsdal", così soprannominata

     in onore dell'astronomo norvegese Sjur Refsdal, che nel 1964

     suggerì la possibilità di utilizzare la combinazione di supernovae

     e lenti gravitazionali per studiare l'espansione dell'Universo.

 
 
 

ASTRO....

Post n°1624 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli

fonte: Internet

  Astronews a cura di Massimiliano Razzano

  • Chi sta vincendo il

    C'è grande movimento oltre i confini della nostra Galassia. Un team internazionale di astronomi ha infatti mostrato che la Grande e la Piccola Nube di Magellano sono impegnate in un colossale "braccio di ferro" astronomico, in cui si strappano materia a vicenda. Frutto dell'interazione gravitazionale fra le due galassie, questa gara fra le due galassie satelliti della Via Lattea ha anche un impatto sulla struttura della nostra Galassia. Come spiegato su The Astrophysical Journal, il materiale delle due Nubi di Magellano viene infatti convogliato in parte nella Via Lattea e va ad alimentare i processi di formazione stellare, e pertanto studiare questa interazione più in dettaglio aiuta a capire meglio l'evoluzione della nostra Galassia.

    Il lavoro parte dallo studio del cosiddetto Braccio Avanzato della Corrente Magellanica, un insieme di nubi che formano un ponte fra la Via Lattea e le Nubi di Magellano. E' però importante capire da quale delle due Nubi provenga soprattutto il gas, cioè quale delle due galassie sta strappando più materiale all'altra. Per scoprirlo, il gruppo di ricerca, coordinato da Andrew Fox dello Space Telescope Science Institute di Baltimora, ha utilizzato una serie di osservazioni in luce ultravioletta condotte dal telescopio spaziale "Hubble". In particolare, Fox e colleghi hanno osservato sette quasar molto distanti, la cui luce attraversa il Braccio Avanzato. Studiando come questa luce viene assorbita, è quindi possibile fare una accurata analisi chimica del materiale del Braccio, e in questo modo i ricercatori hanno scoperto che il gas appartiene soprattutto alla Piccola Nube di Magellano. La sua sorella più grande sta quindi strappando una maggiore quantità di gas dalla galassia più piccola, vincendo così, almeno per ora, questa curiosa sfida nello spazio.

    Nell'immagine: Il Braccio Avanzato della Corrente Magellanica (Crediti: D. Nidever et al., NRAO/AUI/NSF and A. Mellinger, Leiden-Argentine-Bonn (LAB) Survey, Parkes Observatory, Westerbork Observatory, Arecibo Observatory, and A. Feild.)

 
 
 

ASTRO....

Post n°1623 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli

fonte: Internet

Astronews a cura di Massimiliano RazzanoChi sta vincendo il "braccio di ferro" fra le Nubi di Magellano?Chi sta vincendo il

  • C'è grande movimento oltre i confini della nostra Galassia. Un team internazionale di astronomi ha infatti mostrato che la Grande e la Piccola Nube di Magellano sono impegnate in un colossale "braccio di ferro" astronomico, in cui si strappano materia a vicenda. Frutto dell'interazione gravitazionale fra le due galassie, questa gara fra le due galassie satelliti della Via Lattea ha anche un impatto sulla struttura della nostra Galassia. Come spiegato su The Astrophysical Journal, il materiale delle due Nubi di Magellano viene infatti convogliato in parte nella Via Lattea e va ad alimentare i processi di formazione stellare, e pertanto studiare questa interazione più in dettaglio aiuta a capire meglio l'evoluzione della nostra Galassia.

    Il lavoro parte dallo studio del cosiddetto Braccio Avanzato della Corrente Magellanica, un insieme di nubi che formano un ponte fra la Via Lattea e le Nubi di Magellano. E' però importante capire da quale delle due Nubi provenga soprattutto il gas, cioè quale delle due galassie sta strappando più materiale all'altra. Per scoprirlo, il gruppo di ricerca, coordinato da Andrew Fox dello Space Telescope Science Institute di Baltimora, ha utilizzato una serie di osservazioni in luce ultravioletta condotte dal telescopio spaziale "Hubble". In particolare, Fox e colleghi hanno osservato sette quasar molto distanti, la cui luce attraversa il Braccio Avanzato. Studiando come questa luce viene assorbita, è quindi possibile fare una accurata analisi chimica del materiale del Braccio, e in questo modo i ricercatori hanno scoperto che il gas appartiene soprattutto alla Piccola Nube di Magellano. La sua sorella più grande sta quindi strappando una maggiore quantità di gas dalla galassia più piccola, vincendo così, almeno per ora, questa curiosa sfida nello spazio.

    Nell'immagine: Il Braccio Avanzato della Corrente Magellanica (Crediti: D. Nidever et al., NRAO/AUI/NSF and A. Mellinger, Leiden-Argentine-Bonn (LAB) Survey, Parkes Observatory, Westerbork Observatory, Arecibo Observatory, and A. Feild.)

 
 
 

ASTRO....

Post n°1622 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli

 

Le ultime cinque scoperte scientifiche più interessanti

 Non è facile, dato un elenco di scoperte e di ricerche nel campo scientifico, stabilire quale sia la più importante. A volte, per carità, una novità è così sconvolgente che si comprende subito che rivoluzionerà il nostro modo di guardare al mondo. In altri casi, però, le scoperte migliori portano ad effetti che si sviluppano un po' alla volta nel tempo. Così, sarebbe sempre utile aspettare, prima di lanciarsi in sperticati elogi.È anche vero, però, che tenersi aggiornati è importante, e anche non lasciarsi sfuggire le novità nei campi della medicina, della fisica, dell'astronomia, della chimica, delle scienze umane. Non solo per sognare ad occhi aperti riguardo alle possibilità che si apriranno in futuro, ma anche per ricordarsi come le nostre conoscenze siano sempre momentanee e passibili di revisioni.

Per questo abbiamo raccolto cinque scoperte che, nell'ultimo anno e mezzo, hanno fatto sensazione. Ve ne diamo conto, cercando di spiegarvele in modo semplice ma corretto.

 

Dopo trent'anni, un nuovo antibioticoLe speranze attorno al teixobactin

Il terreno da cui, con la tecnologia iChip, gli scienziati hanno estratto il teixobactinAll'inizio del gennaio del 2015 la prestigiosa rivistaNature ha annunciato sul proprio sito la scoperta di un nuovo antibiotico. Cosa da poco, penserete voi. Ebbene no, perché era da trent'anni che non se ne trovavano di nuovi e si iniziava a temere che la lotta agli agenti patogeni non avrebbe fatto più passi in avanti. Anzi, sarebbe regredita, perché si è notata una aumentata resistenza delle malattie agli antibiotici già usati. Insomma, c'era un deciso bisogno di aria fresca nel settore.

Come si legge su Nature 517, uscito in versione cartacea il 22 gennaio 2015, dall'analisi di un terreno del Maine è stata individuata una nuova classe di antibiotici. Chiamata teixobactin, questa nuova sostanza ha già dato buoni risultati con la membrana cellulare dei batteri Gram-positivi, tra l'altro manifestando un comportamento diverso da quello degli altri antibiotici conosciuti. La speranza è di iniziare la sperimentazione sull'uomo entro il 2017 e riuscire a commercializzare il prodotto per il 2020.

GLI ESPERTI DI BOSTON

La scoperta è merito di un team di ricercatori composto da studiosi della Northeastern University di Boston e della NovoBiotic Pharmaceutical. Allo studio hanno però partecipato anche esperti dell'Università di Bonn. Anche grazie a loro, gli esperimenti finora condotti sui topi hanno dato risultati molto incoraggianti, soprattutto nel fronteggiare le infezioni da Staphylococcus aureus e Streptococcus pneumoniae.

L'arrivo dell'Homo naledi

Migliaia di fossili trovati in Sudafrica

Una ricostruzione del possibile volto dell'Homo nalediLa conoscenza di noi comuni mortali riguardo all'evoluzione umana è abbastanza cristallizzata. Prima i primati, poi gli ominidi che cominciavano a camminare su due gambe, poi ancora gli Australopitechi - come Lucy - e infine gli Homo. Prima l'Homo abilis, poi l'Homo erectus, l'uomo di Neanderthal, infine l'Homo sapiens. Una linea che abbiamo imparato a scuola e che, quando la ricordiamo, un po' ci rassicura. Una nuova scoperta, anche questa datata 2015, però porterà forse a rivedere in parte questa successione.

Già nel 2013, in Sudafrica, era stato scoperto un vasto complesso di grotte chiamato Rising Star Cave. Al suo interno c'erano 1.500 reperti fossili, che sono stati catalogati e studiati nei mesi successivi. In un articolo pubblicato su eLife nel settembre del 2015 si sono presentati gli esiti di questo ampio studio. Che si possono riassumere così: nella catena evoluzionistica umana bisogna introdurre un nuovo elemento, che possiamo chiamare Homo naledi. Il nome, e in particolare la parola naledi, deriva dal luogo del ritrovamento, visto che nella lingua indigena locale quel termine significa "stella", con riferimento al nome delle caverne.

TRA L'AUSTRALOPITECO E L'HOMO

I reperti trovati appartengono a 15 esemplari diversi e sono molto numerosi. In generale, si tratta della più corposa scoperta di sempre in campo evoluzionistico. Gli studiosi affermano che questa nuova specie potrebbe essere una specie di anello di passaggio dall'Australopiteco all'Homo. Alto circa 150 centimetri, l'Homo naledi aveva ancora il piccolo cervello del suo progenitore ma cranio, mandibola e denti simili a quello del suo discendente. Anche in altri elementi - come la cassa toracica, le mani e gli arti inferiori - questa ambiguità tra le due altre specie conosciute rimane evidente.

Scoperti nella zona della celebre Culla dell'umanità dai dilettanti Rick Hunter e Steven Tucker, i fossili sono stati analizzati da un team internazionale. A guidarlo è stato chiamato Lee Berger, paleoantropologo dell'Università del Witwatersrand, a Johannesburg. I suoi risultati, giudicati stupefacenti da molti esperti, necessitano però di ulteriori conferme e studi.

C'è acqua su Marte

Lo studio di Lujendra Ojha e la conferma della NASA

Lujendra Ojha presenta i suoi risultatiImmagini di Marte già ne avevamo. E soprattutto avevamo tanti racconti e film di fantascienza, che ci paventavano di misteriosi marziani dotati di una grande tecnologia e pronti ad invaderci in ogni momento. Puro lavoro di fantasia, perché, da quel che sapevamo, segni di vita su Marte non sembrano essercene. Anche se qualche indizio lasciava aperta la porta a un futuro ripensamento.

L'elemento più grosso, comunque, è arrivato nel settembre 2015, quando Nature Geoscienceha pubblicato un articolo firmato da Lujendra Ojha. E quando, allo studio del ricercatore del Georgia Institute of Technology di Atlanta, è seguita una conferenza stampa esplicativa della NASA. Perché tanto clamore? Perché si è dimostrato che le linee scure che, nelle fotografie, uscivano da numerosi crateri di Marte sono in realtà composte da acqua. E che quindi il liquido che nel nostro pianeta è sinonimo di vita è presente anche lì.

LE IPOTESI SULLA SUA ORIGINE

Quest'acqua, probabilmente salata, si presenta solo stagionalmente sulla superficie. Sul perché di questo comportamento gli studiosi sono ancora divisi. Un'ipotesi è che esista del ghiaccio che, in corrispondenza dell'estate marziana, si sciolga e generi l'acqua, che poi evaporerebbe molto in fretta. Ma non si è parlato solo di ghiaccio: si sono ipotizzate anche falde acquifere, geyser e vapore acqueo atmosferico.

Un'indagine più approfondita e la ricerca di ulteriori segni di vita su Marte saranno compiti di Astrobiology Field Laboratory, la nuova missione NASA condotta tramite robot che dovrebbe partire in questo 2016.

La scoperta di nuovi pianeti grazie al telescopio Kepler

I molti cugini della Terra

Simulazione che mostra come potrebbe essere Kepler-438 b, il pianeta più simile alla Terra finora conosciutoRimaniamo per un attimo in un ambito che fino a qualche mese fa avremmo definito fantascientifico. Di sicuro avrete visto film o letto libri in cui gli umani, in un futuro non troppo lontano, decidono di lasciare la Terra e di andare a colonizzare un altro pianeta. Anche Interstellar, il recente e bel film di Christopher Nolan, si basa su questa idea di partenza. Esistono altri pianeti, là fuori, dove un giorno l'umanità potrà trasferirsi? Esistono altri pianeti abitabili?

Ebbene, la domanda non interessa più solo la fantascienza. Come abbiamo appena visto, la NASA e gli scienziati studiano sì Marte, ma non smettono di cercare - a distanze più ampie - pianeti il cui ecosistema sia compatibile con la vita umana. Negli ultimi anni, da questo punto di vista, si sono fatti progressi importanti. Nel marzo 2009 è stato lanciato in orbita il telescopio spaziale Kepler che ha proprio il compito di individuare pianeti della Via Lattea che gravitino attorno a una stella simile al nostro Sole.

L'EARTH SMILARITY INDEX

Proprio nel 2015 la NASA ha annunciato infatti risultati importanti. Basandoci sull'Earth Similarity Index, cioè su una scala di misura che indica la somiglianza di questi nuovi pianeti con la Terra, è stato scoperto infatti il pianeta più simile al nostro mai individuato. Si tratta di Kepler-438 b, che gira attorno alla stella Kepler-438. Si trova a circa 472 anni luce da noi, nella costellazione della Lira. Ha un raggio che è il 12% più grande di quello terrestre e compie un giro attorno alla sua stella madre (una nana rossa) in appena 35 giorni.

Purtroppo, però, non è detto che Kepler-438 b sia realmente abitabile, nonostante i valori di temperatura e abitabilità vicini al nostro. Infatti gli scienziati hanno ipotizzato che vi sia un alto livello di radiazioni che renderebbe superflua anche la presenza di acqua. Alcuni stimano che il pianeta possa essere simile, anzi, a una versione più fresca di Venere.

KEPLER-442 B E KEPLER-452 B

Comunque sono stati scoperti altri due pianeti oggetto di studio, anche se con valori dell'Earth Similarity Index lievemente minori: Kepler-442 b e Kepler-452 b. Il primo è il 34% più grande della Terra, si trova anch'esso nella costellazione della Lira ed ha un periodo orbitale di 112 giorni. La gravità dovrebbe essere quindi il 30% circa più forte e relativamente tollerabile anche per gli umani. Ulteriori studi sono però necessari.

Per quanto riguarda Kepler-452 b, invece, questo pianeta è stato scoperto solo nel luglio scorso e compie un giro attorno alla propria stella in 384 giorni. Quello che però lascia perplessi è proprio il suo raggio, che è 1,63 volte più grande di quello terrestre; inoltre la massa potrebbe essere cinque volte maggiore della nostra. Questo fa ipotizzare che il pianeta abbia un'attività vulcanica molto intensa e che sia ricoperto da una spessa coltre di nubi. Inoltre sia il pianeta che la sua stella sono più vecchi rispettivamente della Terra e del Sole.

Le onde gravitazionaliUna conferma alle teorie einsteiniane che arriva anche dall'Italia

Lo scontro tra buchi neri simulato al computerConcludiamo con una scoperta datata 2016 che ha avuto una grande eco sui giornali, anche perché ha visto il coinvolgimento di ricercatori italiani. Una scoperta che però viene in un certo senso da un secolo fa. Era infatti il 1916 quando Albert Einstein, all'interno della sua teoria della relatività generale, prevedeva l'esistenza di onde gravitazionali, cioè di deformazioni della curvatura dello spaziotempo che si propagano come onde.

La previsione era che al passaggio di un'onda gravitazionale le distanze tra i punti dello spazio si sarebbero contratte e allungate in maniera ritmica. Il problema è che era difficile rilevare sperimentalmente questo effetto, visto che anche gli strumenti usati per misura le distanze avrebbero subito gli stessi effetti. L'11 febbraio di quest'anno, però, il team che lavora all'osservatorio statunitense LIGO è riuscito a misura le onde causate dalla collisione di due buchi neri.

IL RILEVATORE DI PISA

Per quanto riguarda il ruolo italiano nella scoperta, bisogna ricordare che la conferenza stampa di presentazione dei risultati è stato condotta assieme dagli scienziati di LIGO e da quelli di VIRGO. Quest'ultimo è il nome di un rilevatore interferometrico di onde gravitazionali che sorge a Cascina, in provincia di Pisa. Il progetto è frutto di una collaborazione italo-francese ed è finanziato dall'ERGO (l'Osservatorio Gravitazionale Europeo).

 
 
 

ASTRO....

Post n°1621 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli

fonte:Internet

Astronews a cura di Massimiliano Razzano

  • Sempre più lontano, grazie alle lenti gravitazionali

    Non avevamo mai visto una stella così lontana.

    Infatti il team internazionale di astronomi, 

    Durante le osservazioni dell'ammasso, i ricercatorI

  •  hanno notato la presenza della nuova stella, 

  • denominata LS1, nell'aprile 2016. Dopo aver 

  • scoperto LS1, gli astronomi ne hanno anche 

  • misurato lo spettro, che suggerisce che la stella 

  • sia una supergigante blu di classe spettrale B.

  •  Si tratterebbe quindi di una stella blu e molto 

  • luminosa, con una temperatura che va dagli 11

  •  ai 14 mila gradi, più del doppio della temperatura 

  • del Sole. "La luce di LS1 non è stata ingrandita

  •  solamente dalla grandissima massa totale

  •  dell'ammasso, ma anche da un oggetto compatto

  •  di circa tre masse solari all'interno dell'ammasso,

  • secondo un effetto chiamato microlensing gravitazionale",

  •  ha aggiunto Diego. La lente potrebbe esser stata

  •  prodotta da una stella normale, oppure un oggetto

  •  compatto come una stella di neutroni o un buco 

  • nero di massa stellare, e pertanto studiare questi

  •  fenomeni di microlensing, seppur molto rari, ci

  •  permette di fare un censimento degli oggetti 

  • che altrimenti risulterebbero invisibili, come ad

  •  esempio i buchi neri. Conoscere la composizione

  •  degli ammassi di galassie, soprattutto degli oggetti 

  • più difficili da osservare con i telescopi, può aiutarci

  •  anche a capire meglio la percentuale di materia

  •  non visibile, raccogliendo così importanti indizi 

  • sulla materia oscura.

  • coordinato da Patrick Kelly dell'Università del 

  • Minnesota, Jose Diego dell'Istituto di Fisica di

  •  Cantabria in Spagna e Steven Rodney 

  • dell'Università della Carolina del Sud, stava

  •  utilizzando il telescopio spaziale "Hubble" per 

  • osservare la supernova "Refsdal", così sopran-

  • nominata in onore dell'astronomo norvegese

  •  Sjur Refsdal, che nel 1964 suggerì la possibilità 

  • di utilizzare la combinazione di supernovae e lenti

  •  gravitazionali per studiare l'espansione dell'Universo.

  •  Un oggetto impossibile da vedere con gli attuali 

  • telescopi, se non fosse che questa volta la fortuna 

  • ci ha messo lo zampino. Grazie al fenomeno delle

  •  lenti gravitazionali, l'immagine della stella LS1 è 

  • stata ingrandita più di duemila volte, rendendola 

  • visibile con il telescopio spaziale "Hubble".

  •  Le immagini di questa nuova stella da record 

  • sono state pubblicate e discusse in un articolo 

  • apparso su Nature Astronomy, e il loro studio

  •  ci permetterà di capire più fondo l'evoluzione

  •  delle stelle nell'Universo primordiale, la struttura 

  • degli ammassi di galassie e la natura della materia 

  • oscura.

 
 
 

ASTRO....

Post n°1620 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli

fonte: Internet

Astronews a cura di Massimiliano Razzano

  • Scoperta una

    Non tutte le galassie sono maestose come 

    La scoperta è stata condotta con il Dragonfly Telephoto Array,

    Nell'immagine: La galassia NGC 1052-DF2 ripresa dal 

  • telescopio spaziale Hubble (NASA, ESA, and P. van Dokkum

  •  (Yale University))

  •  un sistema di obbiettivi a grande campo appositamente 

  • sviluppato per scoprire le galassie più deboli ed 

  • evanescenti. La galassia è stata poi analizzata più in 

  • dettaglio con i telescopi dell'Osservatorio Keck alle 

  • Hawaii, che hanno permesso di misurare il moto di 

  • 10 ammassi globulari nella galassia. La velocità di 

  • questi ammassi è legata al campo gravitazionale della 

  • galassia, che dipende dalla quantità di materia

  •  (visibile e oscura) presente nella galassia. Le

  •  velocità sono circa un terzo di quanto atteso, e 

  • secondo gli astronomi questo dipende dal fatto 

  • che nella galassia c'è molta meno materia oscura

  •  di quanto atteso. Come si possa formare una

  •  galassia come DF2 è ancora tutto da scoprire, 

  • anche se la causa potrebbe essere nella presenza 

  • di forti venti stellari che hanno "spazzato via" la 

  • materia oscura, oppure nella frammentazione di 

  • una galassia più grande, da cui sarebbe poi nata

  •  questa curiosa isola cosmica.

  • la Via Lattea o la Galassia di Andromeda. Alcune 

  • contengono pochissime stelle e hanno un aspetto

  •  così evanescente da essere a malapena visibili.

  •  E fra queste "galassie fantasma" ce n'è una

  •  ancora più strana, che sembra quasi completamente

  •  priva di materia oscura. A scoprirlo è stato un team

  •  coordinato da Peter van Dokkum dell'Università di Yale,

  •  che si è concentrato sulla galassia NGC 1052-DF2 a

  •  65 milioni di anni luce da noi. Secondo i dati di van

  •  Dokkum, la galassia contiene infatti 400 volte meno

  •  materia oscura di quanto atteso. La scoperta,

  •  pubblicata su Nature, potrebbe aiutarci a scoprire

  •  nuovi fenomeni che portano alla creazione di una galassia.

 
 
 

ASTRO...

Post n°1619 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli

fonte: Internet

Astronews a cura di Massimiliano Razzano

  • Tutto il ferro di Kepler 229bTutto il ferro di Kepler 229b

    A prima vista sembra un semplice gemello della Terra, ma al suo interno nasconde un pesante segreto. Pesante in senso letterale perché il pianeta K2-229b, poco più grande della nostra Terra, sembra racchiudere un gigantesco nucleo ferroso, che rende questo pianeta molto simile a Mercurio piuttosto che al nostro. A scoprirlo è stato un team internazionale, che ha sfruttato i dati della fase estesa di osservazione del telescopio spaziale "Kepler" e dello strumento Harps installato al telescopio riflettore da 3,6 metri installato all'Osservatorio Australe Europeo. La scoperta, pubblicata su Nature Astronomy, ci aiuterà a capire la formazione dei pianeti, in particolare di quelli rocciosi come la Terra e Mercurio.

    Il lavoro, a cui hanno partecipato Francesca Faedi e Aldo Bonomo dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, è partito dai dati di "Kepler", che ha osservato la stella K2-229 fra luglio e settembre 2016, scoprendo tre pianeti fra cui K2-229b, che è il più vicino dei tre e orbita intorno alla stella in appena un giorno. Grazie all'analisi delle velocità radiali del pianeta è stato possibile determinarne la massa, che sembra essere 2,6 volte quella del nostro pianeta. Secondo i ricercatori ciò è dovuto al fatto che in K2-229b circa il 70% della massa è costituita da ferro, analogamente a quanto accade per Mercurio. Non è chiaro come si possa esser formato un pianeta così pesante, e secondo gli scienziati la spiegazione potrebbe essere in un violento scontro planetario che avrebbe strappato gli strati più esterni del pianeta, un episodio simile a quanto ci aspettiamo sia accaduto nel lontano passato di Mercurio.

    Nell'immagine: Raffigurazione artistica di K2-229b (NASA/JPL)

 
 
 

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Post n°1618 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli

fonte: Internet

Astronews a cura di Massimiliano Razzano

  • Ariel, la nuova missione europea studierà i pianeti extrasolarAriel, la nuova missione europea studierà i pianeti extrasolari

    Sarà lanciata nel 2028 e studierà in dettaglio

    Oggi conosciamo migliaia di pianeti extrasolari,

    La missione ha avuto la meglio su altri due progetti: 

    Nell'immagine: Raffigurazione artistica di un pianeta 

  • extrasolare di fronte alla sua stella principale

  •  (ESA/ATG medialab, CC BY-SA 3.0 IGO)

  • Turbulence Heating Observer (THOR), dedicato allo 

  • studio del vento solare e alle turbolenze del plasma

  •  nello spazio, e X-ray Imaging Polarimetry Explorer

  •  (XIPE), un telescopio spaziale dedicato alla polarimetria 

  • nei raggi X. Ariel verrà posizionato nel punto lagrangiano

  •  L2, a circa 1 milione e mezzo di chilometri dalla Terra, 

  • e osserverà per almeno quattro anni con il suo telescopio

  •  principale da un metro di diametro. Nell'occhio di Ariel 

  • ci saranno le atmosfere dei pianeti extrasolari, di cui

  •  verrà fatta un'analisi chimica con una precisione senza 

  • precedenti, per capire più a fondo quali sono le condizioni 

  • necessarie alla formazione dei pianeti e allo sviluppo della vita.

  •  ma diversi aspetti non sono ancora chiari, ad esempio 

  • quale sia il legame con la stella principale, e quali siano

  •  i rapporti fra la composizione chimica di un pianeta e 

  • quella dell'ambiente circostante. Si tratta di problemi 

  • ancora da risolvere e che ci aiuteranno a capire meglio

  •  la formazione e l'evoluzione dei pianeti.

  •  le atmosfere dei pianeti extrasolari. E' questo il profilo

  •  dell'Atmospheric Remote-sensing Infrared Exoplanet 

  • Large-survey (Ariel), la nuova missione di classe 

  • media selezionata dall'Agenzia Spaziale Europea 

  • nell'ambito del programma spaziale Cosmic Vision.

  •  Ariel ci aiuterà a capire più in dettaglio i meccanismi

  •  alla base della formazione degli esopianeti, analiz-

  • zando in particolare le atmosfere dei pianeti extrasolari.

 
 
 

ASTRO.......

Post n°1617 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli

fonte: Internet

Astronews a cura di Massimiliano Razzano

  • Dov'è STEVE? La NASA e gli astrofili a caccia le aurore più strane

    A volte il cielo si tinge di viola e di verde,

    Grazie ad Aurorasaurus è infatti possibile

  •  tenere traccia delle posizioni e degli istanti

  •  in cui le aurore compaiono. Non sono quelle

  •  normali ma anche quelle più curiose e strane

  •  come appunto il fenomeno degli STEVE.

  •  La NASA ha anche rilasciato un particolare 

  • "identikit" di STEVE, che gli appassionati

  •  possono utilizzare per scovare questi fenomeni 

  • nelle loro fotografie. Capire i processi fisici 

  • coinvolti nelle aurore è molto importante anche 

  • per studiare come possono influenzare il

  •  funzionamento dei satelliti e delle comunicazioni

  •  satellitari.

  •  con lunghissime strisce che solcano la volta celeste. 

  • I primi a vederle sono stati gli appassionati di

  •  fotografia, che si sono divertiti a riprendere queste

  •  curiose aurore boreali e a dar loro persino un 

  • nome simpatico, Steve. La scoperta ha poi attirato

  •  l'attenzione degli scienziati della NASA, che hanno

  •  iniziato a studiare questi fenomeni assegnando 

  • loro il nome di Strong Thermal Emission Velocity 

  • Ehnancement, in modo da mantenere la sigla STEVE. 

  • Si tratta di un tipo di aurora polare ancora misterioso,

  •  e allora la NASA ha chiesto ufficialmente l'aiuto degli

  •  appassionati di tutto il mondo tramite, che possono

  •  andare a caccia di aurore e segnalarle sul sito 

  • Aurorasaurus, un interessante progetto di citizen

  •  science dedicato a questi curiosi fenomeni atmosferici.

 
 
 

ASTRO....

Post n°1616 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli

fonte: Internet

Astronews a cura di Massimiliano Razzano

  • Space Station Sacrifices Progress Module to Dump Trash into PacificSpace Station Sacrifices Progress Module to Dump Trash into Pacific

After all the excitement about last week's successful

docking of the European ATV "Jules Verne", it's time

 to spare a thought for its Russian predecessor.

The Progress 28 module was filled with rubbish

and unneeded equipment, quietly severed from

 its docking bay and steered toward Earth.

 On Monday at 0850 GMT, the selfless module

 dropped through the atmosphere, burned and

 eventually reached the Pacific Ocean, sinking

into the satellite graveyard 3000 km east of the

New Zealand coast...

On February 5th, a Russian Soyuz rocket launched

 the Progress 28 cargo ship to the International Space

 Station (ISS) to ferry supplies to the astronauts in orbit.

This mission started a very busy period for space traffic

 controllers. Soon after Progress 28 was sent on its way,

Space Shuttle Atlantis blasted off to take the 

Columbus module to be installed on the station.

 Then at the start of this month, ESA's Automated Transfer

 Vehicle (ATV) sat patiently in an orbital holding pattern 

until the shuttle undocked and flew back to Earth. Then on

 April 3rd, the ATV carried out a flawless

 approach and docking procedure with the ISS.

Watching over all this action on the station was the

Progress 28 module attached patiently to the Russian

-built Pirs docking compartment. After astronauts had

salvaged reusable parts from the Progress module and

filled it full of trash, the time came on April 7th to say 

Spokojnoj Nochi (Russian for "Good Night") to the ill-fated

 supply ship to make room for the two Russians and one

 South Korean to arrive after the Soyuz launch yesterday.

Dropping supply modules into the Pacific may sound

unsavoury, but it remains the only viable option to dispose

 of rubbish and unwanted material when in space. Simply

 jettisoning it into space cannot be done, there must be a

controlled disposal, dumping trash into a used module and

blasting it into a re-entry trajectory. Littering Earth orbit

 is a critical problem, so space agencies are doing the best

they can to send potential debris to Earth where most of it

can burn up in the atmosphere. Anything left over falls into

a predetermined "satellite graveyard" in the worlds largest ocean.

 

 

 

 

 

 
 
 

ASDTRONEWS....

Post n°1615 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli

fonte: Internet

Astronews a cura di Massimiliano Razzano

  • Space Station Sacrifices Progress Module to Dump Trash into Pacific

After all the excitement about last week's

successful docking of the European ATV "

Jules Verne", it's time to spare a thought for

its Russian predecessor. The Progress 28

module was filled with rubbish and unneeded

 equipment, quietly severed from its docking

 bay and steered toward Earth. On Monday at 0850

 GMT, the selfless module dropped through the

atmosphere, burned and eventually reached the

Pacific Ocean, sinking into the satellite graveyard 3000 km east of the New Zealand coast...

On February 5th, a Russian Soyuz rocket launched

 the Progress 28 cargo ship to the International

 Space Station (ISS) to ferry supplies to the astronauts

in orbit. This mission started a very busy period for space

 traffic controllers. Soon after Progress 28 was sent on its

way, Space Shuttle Atlantis blasted off to take the

 Columbus module to be installed on the station.

 Then at the start of this month, ESA's Automated Transfer

Vehicle (ATV) sat patiently in an orbital holding pattern 

until the shuttle undocked and flew back to Earth.

Then on April 3rd, the ATV carried out a flawless

 approach and docking procedure with the ISS.

Watching over all this action on the station was the

 Progress 28 module attached patiently to the Russian

-built Pirs docking compartment. After astronauts had

salvaged reusable parts from the Progress module and

 filled it full of trash, the time came on April 7th to say 

Spokojnoj Nochi (Russian for "Good Night") to the ill-

fated supply ship to make room for the two Russians and

one South Korean to arrive after the Soyuz launch yesterday.

Dropping supply modules into the Pacific may sound

unsavoury, but it remains the only viable option to dispose

of rubbish and unwanted material when in space. Simply

 jettisoning it into space cannot be done, there must be a

controlled disposal, dumping trash into a used module and

 blasting it into a re-entry trajectory. Littering Earth orbit is

a critical problem, so space agencies are doing the best they

 can to send potential debris to Earth where most of it can

 burn up in the atmosphere. Anything left over falls into a

 predetermined "satellite graveyard" in the worlds largest ocean.

 
 
 

ASTRONEWS

Post n°1614 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli

fonte: Internet

Astronews a cura di Massimiliano Razzano

  • What Happens When Three Black Holes Collide?What Happens When Three Black Holes Collide?

The consequences of two black holes colliding may be huge,

 the energy produced by such a collision could even be 

detected by observatories here on Earth. Ripples in space-

time will wash over the Universe as gravitational waves

 and are predicted to be detected as they pass through

the Solar System. Taking this idea one step further, what

 would happen if three black holes collide? Sound like science

fiction? Well it's not, and there is observational evidence that

 three black holes can cluster together, possibly colliding after

 some highly complex orbits that can only be calculated by the

 most powerful computers available to researchers...

Back in January 2007, a quasar triplet was observed

 over 10 billion light years away. Quasars are generated

 by the supermassive black holes eating away at the

core of active galaxies. Using the powerful W. M. Keck

Observatory, researchers from Caltech were able to peer

 back in time (10 billion years) to see a period in the

 Universe's life when active galaxies and black hole

 mergers would have been fairly common events

 (when compared to the calmer Universe of today).

They observed three tightly packed quasars, an

unprecedented discovery.

Now, scientists Manuela Campanelli, Carlos Lousto and

Yosef Zlochower, all working at Rochester Institute of

 Technology's Center for Computational Relativity and

Gravitation, have simulated the highly complex mechanisms

behind three interacting and merging supermassive black

holes, much like the situation observed by Keck in 2007.

 The same group have worked on calculating the collision

of two black holes before and have written a code that is

 powerful enough to simulate the collision of up to 22 black

holes. However, 22 black holes probably wouldn't collide

 naturally, this simply demonstrates the stability of the code,

"Twenty-two is not going to happen in reality, but three or

 four can happen," says Yosef Zlochower, an assistant

professor. "We realized that the code itself really didn't

care how many black holes there were. As long as we

could specify where they were located - and had enough

 computer power - we could track them."

These simulations are of paramount importance to the

gravitational wave detectors such as the

 Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (LIGO).

 So far there has been no firm evidence to come from

these detectors, but more time is needed, the LIGO

 detector requires several years of "exposure time"

to collect enough data and remove observational "noise".

 But what do gravitational wave astronomers look for?

This is the very reason many different cosmic scenarios

 are being simulated so the characteristics of events like

 two or three black holes mergers can be identified from

their gravitational wave signature.

  • 09/04/2008 - A Case of MOND Over Dark Matter
 
 
 

Dalle galassie.....

Post n°1613 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli


Astronews a cura di Massimiliano Razzano


 A Case of MOND Over Dark Matter According to Newton's

Second Law of Dynamics,

they have lower velocities than objects near the center.

But observations confirm that galaxies rotate

witha uniform velocity. Some astronomers believe the

orbital behavior of galaxies can be explained more

accurately with Modified Newtonian Dynamics (MOND)

a modified version of Newton's Second Law - than by

the rival, but more widely accepted, theory of darkmatter.

The dark matter theory assumes that a halo

of dark matter surrounds each galaxy, providing enough

matter (and gravity) that all the stars in a galaxy disc 

orbit with the same velocity. MOND, however uses a

different explanation, and a recent study of eight dwarf

galaxies that orbit the Milky Way seems to favor the

MOND approach over the dark matter theory.

"MOND was first suggested to account for things that we

see in the distant universe," said Garry Angus, of the

 University of St Andrews. "This is the first detailed study

in which we've been able to test out the theory on something

 close to home. The MOND calculations and the observations

appear to agree amazingly well."

Usually the equation F=ma (force = mass X acceleration)

solves your basic acceleration problems. But it doesn't

explain the observed rotation of galaxies. MOND suggests

that at low values of acceleration, the acceleration of a

particle is not linearly proportional to the force. According

to Angus, MOND adds a new constant of nature (a0) to

physics, besides the speed of light and Planck's constant.

Above the constant, accelerations are exactly as predicted

by Newton's second law (F=ma). Below it, gravity decays

with distance from a mass, rather than distance squared.

This constant is so small that it goes unnoticed with the

large accelerations that we experience in everyday life.

For instance, when we drop a ball the gravity is 100 billion

times stronger than a0 and the accelerated motion of the

Earth round the Sun is 50 million times stronger.

However, when objects are accelerating extremely slowly,

as we observe in galaxies or clusters of galaxies, then the

constant makes a significant difference to the resulting

gravitational forces.

When MOND is applied to nearby dwarf galaxies, one

effect is that tidal forces from the Milky Way, which have

a negligible effect in classical Newtonian Mechanics, can

actually make a big difference. This is particularly significant

for the dwarfs orbiting close to our Galaxy.

"In these dwarf galaxies, the internal gravity is very weak.

Compared to the gravity of the Milky Way," said Angus,

"MOND suggests that the Milky Way is a bit like a bank

that loans out gravity to nearby dwarf galaxies to make

them more stable. However, there are conditions on the

loan: if the dwarf galaxies start to approach the bank, the

loan is gradually reduced or even cancelled and the dwarfs

must pay it back. In two galaxies, we've seen what could

be signs that they've come too close too quickly and are

unable to repay the loan fast enough. This appears to have

caused disruption to their equilibrium."

Angus used MOND to calculate the ratio of mass to amount

of light emitted by the stars in the dwarf galaxies from the

observed random velocities of the stars collected independently.

He also calculated the orbital paths of the stars in the dwarf

galaxies. In all eight cases, the MOND calculations for the

orbits were within predictions. For six of the eight galaxies,

the calculations were also a good match to expected values

for mass-to-light ratios; however for two galaxies, Sextans

and Draco, the ratios were very high, which could well suggest

tidal effects. The value for Sextans could also be due to poor

quality measurements of the galaxy's luminosity, which Angus

said are improving all the time for these ultra dim objects.

"These tidal effects can be tested by updating the 13 year old

luminosity of Sextans and making accurate observations of the

orbits of Draco and Sextans around the Milky Way. We also

need to carry out some detailed simulations to understand the

exact mechanisms of the tidal heating," said Angus.

If Newton's gravity holds true, the dark matter needed in the

dwarf galaxies has constant density in the center which is

contrary to theoretical predictions, which suggest density

should rise to the center.

"Even without direct detection, the dark matter theory is

difficult to prove or refute and although we may not be able

to prove whether MOND is correct, by carrying out these

kind of tests we can see if it continues to hold up or if it is

definitely ruled out," said Angus.

Original News Source: Royal Astronomy Society's National

Astronomy Meeting

 

 
 
 

I FILM 2018

Post n°1612 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli

Molly's Game

Titolo originale: Molly's Game

Molly's Game è un film di genere drammatico del 2017, diretto da Aaron Sorkin, con Jessica Chastain e Idris Elba. Uscita al cinema il 19 aprile 2018. Durata 140 minuti. Distribuito da 01 Distribution.

Molly's Game ora in programmazione in 151 Sale Trova CinemaPosterBOX OFFICE ITALIA:
€.160.198
VOTO DEL PUBBLICO
    VOTO COMINGSOON
    VALUTAZIONE

4.2 di 5 su 37 voti


TRAMA MOLLY'S GAME:

Debutto alla regia per Aaron SorkinMolly's Game è la trasposizione cinematografica della vera storia di Molly Bloom (Jessica Chastain), già raccontata nell'omonimo libro autobiografico pubblicato nel 2014. 
Molly Bloom è un'ex sciatrice del Colorado di fama mondiale. Nell'estate del 2004, dopo aver fallito l'obiettivo delle Olimpiadi a causa di un infortunio e prima di proseguire gli studi di giurisprudenza a Harvard, decide di trasferirsi a Los Angeles per dare una svolta alla propria vita. 
Per sbarcare il lunario inizia a lavorare come cameriera e in seguito come assistente di un organizzatore di partite di poker, che la licenza senza motivo. Decide allora di organizzare il suo giro di poker clandestino, che ben presto diventa il più esclusivo e ambito della città. Il buy-in è di 250.000 dollari. Il giro muove centinaia di milioni di dollari e viene frequentato dai più celebri nomi di Hollywood: campioni dello sport, uomini d'affari, imprenditori, attori, produttori, miliardari, magnati e, a sua insaputa e suo malgrado, esponenti della mafia russa (tra gli interpreti di questi personaggi spiccano Ben Affleck, Tobey Maguire e Leonardo DiCaprio). 
La Bloom gestisce il giro per 8 anni, incassando circa 4 milioni di dollari l'anno. La sua tenacia e la sua energia le permettono una scalata sociale sorprendente: è lei a decidere chi avrebbe fatto parte del giro e chi no, rendendola ambita come amica e amante, richiestissima negli ambienti più esclusivi e glamour della città. Ma improvvisamente l'FBI scopre tutto, irrompe armata nel pieno della notte in casa sua e la arresta, smantellando lo sfavillante giro di poker clandestino. Minacciata su più fronti (l'FBI decisa a fermarla, la mafia russa interessata a sottrarle la sua attività e i clienti preoccupati di venire traditi), la Bloom inizia una dura battaglia legale e trova un unico alleato nel suo difensore,Charley Jaffey (Idris Elba): inizialmente titubante, l'avvocato conoscerà il passato della Bloom, in particolare il suo complicato rapporto con il padre Larry(Kevin Costner), e scoprirà che la ragazza cela un vissuto molto più profondo di ciò che dicono di lei la stampa, i tabloid e i gossip scandalistici.

PANORAMICA SU MOLLY'S GAME:

Il 16 aprile del 2013, a pochi giorni dal suo ventiseiesimo compleanno anni,Molly Bloom venne arrestata. L'accusa era quella di aver organizzato e gestito uno dei più grandi giri di poker clandestino degli Stati Uniti, attraverso il quale erano stati riciclati oltre 100 milioni di dollari di provenienza illecita. La notizia fece il giro del mondo, perché ai tavoli della donna, a giocarsi poste altissime, sedevano importanti uomini d'affari, sportivi di rilievo e una lista dicelebrità hollywoodiane che comprendeva Tobey MaguireLeonardo DiCaprioMacaulay CulkinBen AffleckMary-Kate e Ashley Olsen e altri ancora. Alla conclusione delle sue vicissitudini giudiziarie, con molte delle accuse cadute e una condanna a un anno di libertà vigilata e 200 ore di servizio sociali, e una multa di 100.000 dollari, la Bloom pubblicò un memoriale autobiografico intitolato "Molly's Game: The True Story of the 26-Year-Old Woman Behind the Most Exclusive, High-Stakes Underground Poker Game in the World." 
Su quel libro e la sua storia si è basato Aaron Sorkin - lo sceneggiatore di serie come The West Wing e The Newsroom, e di film come The Social Network e Steve Jobs - per scrivere un film che segna anche il suo esordio nella regia

Per interpretare il ruolo della Bloom, Sorkin - su suggerimento della vera Molly - ha voluto Jessica Chastain, che è successivamente stata afficancata da Idris Elba, protagonista maschile del film, e da attori come Kevin Costner, Michael Cera e Chris O'Dowd. 

Molly's Game, nominato sia al Golden Globe che all'Oscar per la miglior sceneggiatura, racconta quindi dell'incredibile ascesa economica e sociale di questa giovane donna originaria del Colorado, che si trasferì a Los Angeles dopo che un brutto incidente ne spezzò la carriera di sciatrice e il sogno, quasi realizzato, di rappresentare gli Stati Uniti alle Olimpiadi, e passò rapidissimamente dall'essere una semplice cameriera alla maitresse del più esclusivo gioco d'azzardo della citta e, dopo una trasferta newyorchese, di tutto il paese. 
Il film ha avuto la sua prima mondiale l'8 settembre del 2017 al Festival di Toronto, ed è stato anche, nel novembre dello stesso anno, il film di chiusura dell'American Film Institute Fest, sostituendo Tutti i soldi del mondo di Ridley Scott quando questi ha dovuto effettuare i noti reshooting per sostituire Christopher Plummer a un Kevin Spacey al centro di mille polemiche.

CRITICA DI MOLLY'S GAME:

Senza il filtro di un altro regista tra la sua sceneggiatura e il prodotto finito, Aaron Sorkin può dare libero sfogo a tutte le sue ossessioni e le sue idiosincrasie. Molly's Game è puro, purissimo Sorkin, per il piacere dei suoi fan e il dispiacere di chi cede sotto il peso della parola continua e costante; è un film pieno della retorica buona, sana e progressista dell'americano, e soprattutto è un film dove il suo autore può parlare esplcitamente di padri e figli come mai prima d'ora (nemmeno in Steve Jobs). Quello interpretato da una Jessica Chastain che lascia interdetti per bellezza e bravura è l'ennesimo personaggio superiore alla media che cerca riscatto e affermazione in un mondo sempre più alla deriva, e che con la sua morale finisce col redimere - spera Sorkin - non solo sé stessa ma anche lo spettatore. (Federico Gironi - Comingsoon.it)

CURIOSITÀ SU MOLLY'S GAME:

Candidato all'Oscar 2018 per la migliore sceneggiatura non originale (Aaron Sorkin)

FRASI CELEBRI:

 

Dal Trailer Italiano Ufficiale del Film:

Molly Bloom (Jessica Chastain): Sono Molly Bloom, ha sentito parlare di me? 
Charlie Jaffey (Idris Elba): Ho letto le accuse contro di lei e ho comprato il suo libro! 

Giudice Foxman (Graham Greene): Ha capito che è accusata di gestire una rete di gioco d'azzardo illegale? 

Molly Bloom: Mi vuole come sua cliente? 
Charlie Jaffey: Non penso di riuscire a convincere i miei soci a scommettere sulla principessa del poker! 
Molly Bloom: Crede che una principessa possa fare quello che ho fatto io?! 

Molly Bloom: Questa è una storia vera. Ma a parte il mio, tutti i nomi sono stati cambiati 

Molly Bloom: Mi sono ritrovata con stelle del cinema, registi, magnati, che continuavano a puntare tutto quello che avevano davanti 

Dean Keith (Jeremy Strong): Non ti pago più...sei la mia assistente 
Molly Bloom: Vuoi cacciarmi? 
Dean Keith: Non voglio cacciarti, ma voglio smettere di pagarti! Ti paga già il gioco, non mi sembra giusto 

Molly Bloom: Fu tale l'umiliazione da spingermi a trasformare la frustrazione in rabbia. Non mi ci è voluto molto per mettere in atto un piano... 

Molly Bloom: In questa suite si giocherà ogni martedì sera. Primo buy-in duecentocinquanta mila 
Player X (Michael Cera): Giochiamo! 

Charlie Jaffey: Ha visto i nomi di chi è accusato insieme a lei?! Molly, quanto erano stretti i suoi legami con la mafia russa? 

Larry Bloom (Kevin Costner): Hai costruito un impero di milioni di dollari soltanto grazie al tuo cervello! 
Molly Bloom: Sto per andare davanti alla corte federale... 
Larry Bloom: Beh, nessuno è perfetto... 

Charlie Jaffey: C'hanno fatto un'offerta: totale immunità, consegni gli hard disk! 
Molly Bloom: Ha visto che cosa c'è in quegli hard disk...famiglie, vite, carriere sarebbero rovinate 
Charlie Jaffey: Vuole pagare solo lei? Dove sono quelli che vuole proteggere col suo silenzio?

IL CAST DI MOLLY'S GAME:


 
 
 

I FILM IN USCITA NEL 2018

Post n°1611 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli

film: Internet

Avengers: Infinity War

Titolo originale: Avengers: Infinity War

Avengers: Infinity War è un film di genere avventura, azione, fantasy del 2018, diretto da Anthony Russo, Joe Russo, con Chris Pratt e Scarlett Johansson. Uscita al cinema il 25 aprile 2018. Durata 149 minuti. Distribuito da Walt Disney Pictures.

Avengers: Infinity War ora in programmazione in 1030 Sale Trova CinemaPosterVOTO DEL PUBBLICO
    VOTO COMINGSOON
    VALUTAZIONE

4.6 di 5 su 307 voti


TRAMA AVENGERS: INFINITY WAR:

Il nuovo film Marvel Avengers: Infinity War porta sul grande schermo la più grande e fatale resa dei conti di tutti i tempi. Dopo gli eventi di Captain America: Civil War il gruppo di Vendicatori si divide, con Captain America/Steve Rogers (Chris Evans) che lascia cadere a terra il suo scudo. Tony Stark/Iron Man(Robert Downey Jr.), rimasto senza plotone alle spalle, impiega tutti i mezzi a disposizione per difendere il pianeta dall'ennesimo attacco alieno, dalle armature high tech di sua invenzione, ai finanziamenti da "miliardario playboy filantropo". Il nuovo nemico, Thanos (Josh Brolin), un potente tiranno intergalattico, è deciso a conquistare l'universo sfruttando il potere delle Gemme dell'Infinito, alcune delle quali finite nelle mani dell'avido Collezionista(Benicio del Toro) famoso cacciatore di artefatti spaziali. La minaccia imminente richiede l'intervento di tutti gli Avengers della formazione originale: Captain America, lo scienziato Bruce Banner (Mark Ruffalo) e il suo irascibile alter egoHulk, Il dio del tuono Thor (Chris Hemsworth), la spia Vedova Nera (Scarlett Johansson), l'infallibile arciere Occhio di Falco (Jeremy Renner); al fianco dell'arrampicamuri Spider-Man (Tom Holland), dell'androide Visione (Paul Bettany) e di tutti i loro alleati. Ma le forze dispiegate non saranno ancora sufficienti a neutralizzare l'invincibile alieno. Per fortuna un aiuto arriverà dai confini della Galassia, dove Star Lord (Chris Pratt) e la sua sgangherata banda di Guardiani attendono impazienti.

PANORAMICA SU AVENGERS: INFINITY WAR:

Tutto converge verso Avengers: Infinity War. Che ci crediate o no, questo è il19° film connesso all'MCU, il Marvel Cinematic Universe che ha debuttato nel 2008 con Iron Man. È difficile tenere le fila di tutto, avere una traccia mnemonica di come le storie e i singoli supereroi si inseriscano nel quadro generale. Quelli della Marvel però sono in gamba e, sotto la guida di Kevin Feige, hanno concepito un intrattenimento che non penalizza chi non ha visto tutto. Ogni film è un'esperienza a sé con una trama che si allaccia ai precedenti e ai futuri capitoli (grazie soprattutto alle scene dopo i titoli di coda), ma soddisfacentemente conclusivi a livello narrativo. 

In Avengers: Infinity War ci saranno praticamente tutti. Già sembrava difficile nel primo Avengers del 2012 che si potessero gestire insieme in un unico film Iron Man, Captain America, Thor, Hulk, Vedova Nera e Occhio di Falco, senza contare Nick Fury, gli agenti dello S.H.I.E.L.D. e naturalmente Loki. Il lavoro di Josh Whedon è stato infatti encomiabile e con il successivo Age of Ultron del 2015 il regista e sceneggiatore ha fatto anche meglio se si considera che alla storia si sono aggiunti i personaggi di Visione, Scarlet Witch, Quicksilver, Falcon e War Machine. In quel caso al posto di Loki, il nuovo villain da fermare era proprio Ultron. 

Infinity War eredita i registi di Captain America: The Winter Soldier e Captain America: Civil War che aveva un tale numero di supereroi (inclusi il nuovo Spider-Man e Black Panther) in guerra tra loro da essere ufficiosamente chiamato Avengers 3. I fratelli Anthony e Joe Russo hanno gestito quel cast egregiamente e alla Marvel non hanno avuto dubbi che al posto di Joss Whedon, uscito di scena per sua volontà, dovessero esserci loro. In quello che èufficialmente il terzo film della saga dei Vendicatori compaiono così tanti personaggi (compresi i Guardiani della Galassia) che ci si chiede quante persone di produzione sul set debbano aver gestito tempi e orari di tutti gli attori delcast del film
Ci vuole un paragrafo solo per elencarli tutti: Chadwick Boseman / Black Panther, Letitia Wright / Shuri, Danai Gurira / Okoye, Winston Duke / M'Baku, Karen Gillan / Nebula Sebastian Stan / Winter Soldier, Scarlett Johansson / Vedova Nera, Chris Hemsworth / Thor, Elizabeth Olsen / Scarlet Witch, Angela Bassett / Ramonda, Tom Hiddleston / Loki, Josh Brolin / Thanos, Robert Downey Jr. / Iron Man, Chris Evans / Captain America, Chris Pratt / Star-Lord, Zoe Saldana / Gamora, Tom Holland / Spider-Man, Pom Klementieff / Mantis, Paul Rudd / Ant-Man, Benedict Cumberbatch / Dr. Strange, Dave Bautista / Drax, Cobie Smulders / Maria Hill, Jeremy Renner / Occhio di Falco, Paul Bettany / Vision, Benicio Del Toro / Il collezionista, Mark Ruffalo / Hulk, Jon Favreau / Happy Hogan, Gwyneth Paltrow / Pepper Potts, Anthony Mackie / Falcon, Don Cheadle / War Machine.

CRITICA DI AVENGERS: INFINITY WAR:

Dove osano gli Avengers. Al cospetto di questo Infinity War, i precedenti diciotto film del Marvel Cinematic Universe sembrano opere del cinema indipendente. Ogni sensazione vissuta in precedenza, qui è centuplicata per l'intensità e la frequenza delle battaglie e per la gioia di vedere interagire supereroi che non si erano mai incontrati. La guerra è infinita come dice il titolo, così come i personaggi principali tutti impegnati a sconfiggere l'onnipotente Thanos. Le divisioni interne vissute nei film precedenti, hanno spezzato l'unità dei Vendicatori che lottano separatamente riducendo così le chance di vittoria. Chi guadagna il palcoscenico è Thanos, un malvagio, filosofico e crepuscolare maniaco che regge fatica il principale punto di vista del film. L'unità di intenti e talenti della Marvel, l'umorismo, l'alta spettacolarità e l'azzardo narrativo del finale, sono il motivo per non perdere questo show cinematografico. (Antonio Bracco - Comingsoon.it)
Leggi la recensione completa di Avengers Infinity War

FRASI CELEBRI:

Dal Trailer Ufficiale Italiano del Film:

Voci off: Ci fu un'idea 
Iron Man (Robert Downey Jr.): Di mettere insieme un gruppo di persone straordinarie 
Visione (Paul Bettany): Per vedere se potevamo diventare qualcosa di più 
Dottor Stephen Strange (Benedict Cumberbatch): Così quando sarebbe servito, avremmo combattutto battaglie 
Vedova Nera (Scarlett Johansson): Per loro impossibili 

Thanos (Josh Brolin): Col tempo scoprirete cosa vuol dire perdere, essere profondamente nel giusto, ma, nonostante ciò, fallire. Lo temi, lo eviti, il destino arriva comunque 

Black Panther (Chadwick Boseman): Evacuate la città, impegnate tutte le difese e procurate a quest'uomo uno scudo 

Thanos: Quando tieni in equilibrio l'universo, non pensi al divertimento, ma questo riesce a farmi sorridere 

Thor (Chris Hemsworth): Ma voi chi diavolo siete?

FOCUS SU AVENGERS: INFINITY WAR:

Thanos: il malvagio di Avengers Infinity War


Potente signore della guerra e despota, famigerato in tutta la galassia per la sua malvagità, Thanos è l'unico antagonista talmente potente da incutere terrore soltanto con il suo nome. Rappresenta una minaccia catastrofica per tutto il genere umano, oltre che per tutti gli Avengers, e non si fermerà di fronte a nulla pur di conquistare le sei Gemme dell'Infinito e ottenere un potere che gli permetterà di imporre la sua contorta volontà su tutto il genere umano.

Creato da Jim Starlin (testi e disegni), Thanos (noto in italiano anche come Titano o il Matto Titano), è apparso per la prima volta nel 1973 all'interno del numero 55 di "Iron Man". Insieme al fratello Eros Thanos è uno dei due figli di Mentore e Sui-San, i primi Eterni a colonizzare Titano, la luna di Saturno. Il suo aspetto massicio, la consistenza della sua pelle e il suo colore sono dovuti alla cosiddetta "Sindrome Deviante", malattia . Nel tempo Thanos ha compensato la sua deformità sviluppando forza fisica (anche grazie a impianti cibernetici) ma soprattutto forza mentale, con intelligenza superiore a tutti gli altri suoi simili.

Il titano Thanos al cinema "aveva fatto una brevissima apparizione in The Avengers, in Guardiani della Galassia e Avengers: Age of Ultron", spiega il produttore Kevin Feige. "Nella nostra storia Thanos doveva rappresentare una minaccia molto più grande di tutto ciò che gli Avengers avessero mai affrontato prima. Più che in tutti i nostri film precedenti, questa storia è incentrata su Thanos e le sue intenzioni, i suoi obiettivi, il suo passato. All'interno dell'Universo Cinematografico Marvel si tratta del primo film a essere raccontato dal punto di vista del cattivo".

IL CAST DI AVENGERS: INFINITY WAR:


 
 
 

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