Creato da: centro_doc_alesso il 02/01/2007
Attività del Centro di Documentazione sul Territorio e la Cultura locale di Alesso di Trasaghis (UD)
|
I miei link preferitiArea personale- Login
TagMenuCitazioni nei Blog Amici: 1 Ultimi commenti |
Messaggi di Ottobre 2017
Post n°224 pubblicato il 31 Ottobre 2017 da centro_doc_alesso
Tag: Grande Guerra, Val del Lago
31 OTTOBRE 1917
Sul forte di Monte Festa
Migliorate le condizioni atmosferiche, il forte rettifica i suoi tiri. Le comunicazioni coi comadi di fondovalle sono difficili perché mancano le linee telefoniche dirette . si sostituiscono cogli eliografi, i quali però consentono di corrispondere soltanto con atmosfera esente da nebbia. In mancanza di telefono e di eliografo le comunicazioni si eseguiscono lentamente a mezzo staffette. I tiri vengono alternati con le tre batterie da 149A, 149G, e da 75A per modo che ognuna aggiusti il proprio tiro su tutti gli obiettivi più importanti. I presidio del forte è tuttora all'oscuro circa i movimenti delle truppe operanti al di là della propria zona di diretta osservazione.
Ad Avasinis era sempre senza esito l’ordine di sfollamento: il sacerdote rinunciò a informare la popolazione della direttiva:
Ritorno dal comandante e dichiaro che non intendo proseguire, che il popolo mi risponde picche (offendendomi). Allora si manda un altro, il Tinela (Assessore). Sorte uguale.
A Somplago iniziò un esodo non certo organizzato ma dettato dal diffondersi di notizie incontrollate:
Verso la fine d'ottobre, incominciarono a vedere i primi soldati sbandati, sporchi e affamati che fuggivano dal fronte. Solo una cosa chiedevano: qualcosa da mangiare. Mai, nonostante la miseria, i nostri paesani negarono un pezzo di pane o una fetta di polenta1 Forse il nostro paese non sarebbe stato abbandonato, se non fosse accaduto un fatto tipico dei giorni di guerra Un tenente italiano, incontrato da alcuni nostri paesani, disse loro di fuggire, perché i Tedeschi uccidevano tutti coloro che incontravano sulla loro strada La notizia si diffuse fulmineamente.
Le donne spaventate, posero nelle gerle poche cose e, con tutti i familiari abbandonarono piangendo le proprie case. Prima di scappare gli abitanti avevano liberato le mucche, lasciandole pascolare nei prati.
Avevano cercato di nascondere alla meglio il raccolto, la biancheria e le poche misere cose di cui erano padroni Ormai le strade erano intasate di civili e soldati, cavalli, carri e qualche camion militare.
A Somplago rimasero pochi abitanti: tutti gli altri fuggirono verso Alesso diretti a S. Francesco, nella Val Arzino. (Il nestri pais n. 18, dicembre 1987)
Post n°223 pubblicato il 30 Ottobre 2017 da centro_doc_alesso
Tag: Grande Guerra, Val del Lago
30 OTTOBRE 1917
Sul forte:
Alle ore 10.50, appena avuta comunicazione dall'osservatorio di forcella Amariana che i ponti di stazione per la Carnia e Tolmezzo sono stati fatti saltare dalle nostre truppe ripieganti e che il nemico sta concentrandosi a stazione per la Carnia, il forte apre il fuoco in base ai dati teorici di tiro, essendo il tiro diretto impedito tuttora dalla nebbia.
Obiettivi principali sono Stazione per la Carnia, il ponte sul Fella, il ponte di Tolmezzo, la stretta di Sompave e La Maina. Col ripiegamento delle nostre truppe sulla destra del Tagliamento, il forte viene a trovarsi in primissima linea. La 26a, la 36a e la 63a Divisione sono schierate ai fianchi e a tergo. Ad Alesso prende quartiere il Comando della 63a che si pone in comunicazione col forte. Ad esso il forte ripete le richieste già precedentemente dirette al Comado del XII Corpo d'Armata.
A Cavazzo cominciava lo sfollamento:
30 ottobre 1917. Il Pievano consuma il Santissimo Sacramento. Le famiglie cominciano a lasciare il paese dirigendosi verso Posea.
Ad Avasinis un ordine di sfollamento non sortiva invece grosso effetto:
Il colonnello mi dà l'ordine di pubblicare dall'altare lo sgombero del paese della popolazione. Ma la gente non la intende così. Allora mi si comunica un altro ordine più perentorio da comunicarsi famiglia per famiglia. Mi vi accingo. Lo leggo quasi in ogni casa e aggiungo tratto: questo è l’ordine, voi poi fate quel che vi pare, io faccio il mio dovere.
Prè Micheli riferiva che il ponte di Braulins era satto fatto saltare il 29; secondo altre ricostruzioni, l'interruzione del ponte di Braulins sarebbe avvenuta nella nottata del giorno 30:
Il ponte di Braulins è il primo grande ponte in muratura a portata di mano delle avanguardie della Jäger Brigade tedesca. Questo è però un passaggio "ibrido" dal punto di vista militare: permette di cogliere alle spalle il Forte di Monte Festa, ma non immette direttamente nella pianura friulana della destra Tagliamento, obiettivo primario dell'avanzata.
La difesa della testa di ponte di fronte a Braulins è affidata ai Cavalleggeri di Alessandria e a un reparto di bersaglieri ciclisti. Fino alle 19,30 del 30 ottobre il ponte è utilizzato per la fuga dei civili soprattutto di Gemona, sotto una pioggia torrenziale e su un fiume già in piena. Dopo quest'ora il passaggio è chiuso ai profughi e comincia il transito dei militari della 36a e della 63a divisione. L'attraversamento non viene fatto a contatto con il nemico dato che le truppe a difesa di Sella Foredor (Gemona) hanno rallentato la corsa degli Jäger. Il ponte è fatto saltare alle 23,45 e i reparti, il cui ripiegamento è avvenuto con ordine, si sistemano a difesa dell'argine destro del Tagliamento. (da: I passaggi del Tagliamento, 2004)
Post n°222 pubblicato il 29 Ottobre 2017 da centro_doc_alesso
Tag: Grande Guerra, Val del Lago
29 OTTOBRE 1917
A Cavazzo venne impartito l’ordine di sfollamento per la popolazione civile:
In Cavazzo si insedia il comando di una divisione. Il paese è occupato da soldati di ogni arma. È ordinato di sgombrare il paese dalle persone civili.
Ad Avasinis il curato don Michieli segnalava l’arrivo in paese di truppe in ritirata.
Capita l'esercito fuggitivo dal fronte. In paese arriva il 49° Fanteria.
Frattanto Sabino Leskovic oltrepassava il Tagliamento al Ponte di Braulins ove la concitazione era al massimo:
Il 29 ottobre, parti in bicicletta da Interneppo diretto a Udine accompagnato dal Sindaco Piazza, e giunse al ponte di Trasaghis intasato di profughi e di armati. A Bordano si era incontrato con profughi di Montenars i quali raccontavano aver dovuto sgombrare il paese la sera prima per ordine dei carabinieri.
Sul ponte del Tagliamento, a Trasaghis, vi era un maggiore dell'esercito che fuori di sé, dava concitatamente ordini onde regolare il deflusso dei fuggiaschi. A lui il Lescovic si avvicinò e chiese di passare.
— «Ma lei è pazzo» rispose l'ufficiale. A Udine non c'era più nessuno.
Poche ore dopo, il ponte di Braulins veniva fatto saltare dagli italiani. II curato di Avasinis lasciò scritta a futura memoria la notizia: Il 29 sera si fa saltare il ponte di Braulins.
Post n°221 pubblicato il 28 Ottobre 2017 da centro_doc_alesso
Tag: Grande Guerra, Val del Lago
28 OTTOBRE 1917
Il giorno 28, sul forte, Winderling dava a tutti i suoi dipendenti notizia del “solenne sacro impegno” preso, in un breve ma energico discorso di incitamento. A fondo valle la ritirata delle truppe continuava inesorabile.
Il Pievano di Cavazzo registrava l’aumento delle operazioni di ritirata:
28 ottobre 1917. È domenica, piove a dirotto, i movimenti di ritirata vanno aumentando, verso le 14:00 partono tutti gli aeroplani del campo di aviazione. Verso le 18:00 vengono incendiati i magazzini militari. Verso le 24:00 con un rumore spaventoso sono fatti saltare tutti i ponti sul Tagliamento ed il tunnel della ferrovia Carnia-Tolmezzo. I cannoni del Monte Festa tuonano incessantemente. La popolazione è spaventata. Nessuno intervenne alle funzioni. In canonica è un viavai di ufficiali, soldati, profughi.
Post n°220 pubblicato il 27 Ottobre 2017 da centro_doc_alesso
Tag: Grande Guerra, Val del Lago
IL FORTE DI MONTE FESTA
Il monte Festa è un dosso alpestre staccantesi a circa 1000 m dalle pendici settentrionali del monte S. Simeone (m.1500) e dominante a nord-est ed a nord-ovest rispettivamente la confluenza del Fella e del But nel Tagliamento, a sud-ovest il lago di Cavazzo, mentre a sud-est lo stesso San Simeone e a sud il Brancot gli impediscano la visuale sulla pianura friulana. Le opere di fortificazione del monte Festa vennero iniziate nel 1910, ed all'epoca di cui si narriamo, il forte non ancora ultimato, era già stato posto in istato di disarmo, disarmo che aveva particolarmente intaccato il munizionamento. Erano invece in efficienza le due batterie da 149 con i relativi servizi di riservette e passaggi in caverna, elevatori, ecc. Mancava completamente qualsiasi opera per la difesa vicina : non una trincea, non un reticolato, non uno spalto, non un appostamento per armi portatili. Il forte infatti era stato ideato per un'offesa a distanza e non già per un compito di prima linea. Il 26 ottobre 1917 e cioè quando già era in corso la ritirata di Caporetto, il capitano di complemento ingegnere Riccardo Noel Winderling per ordine del comando di artiglieria del XII corpo d'armata lasciava il comando di un gruppo d'artiglieria sul Pal Piccolo per assumere quello del forte di Monte Festa, con l'incarico di porlo rapidamente in efficienza onte opporre al nemico la più tenace resistenza durante il ripiegamento delle truppe della Zona Carnia. I giorni 26,27,28,29, vengono attivamente impiegati in addestramento della truppa al maneggio dei pezzi, nel ricupero da Amaro, a mezzo teleferica di un altro migliaio di colpi da 149, nell'organizzazione degli osservatori, nella preparazione di dati di tiro sugli obiettivi più importanti, nella distribuzione di tutti gli altri servizi. Bufere di pioggia, vento, nevischio ostacolano fortemente queste operazioni. Si richiedono al Comando di Artiglieria del XII Corpo d'Armata i mezzi adatti a riparare almeno in parte alle deficienze del forte. 27 OTTOBRE Il giorno 27 sera il Comando d'Artiglieria del XII Corpo d'Armata conferma : D'ordine del Comando Supremo il forte di Monte Festa dev'essere messo subito in istato di efficienza : resistere se attaccato. Hanno pertanto valore a questo riguardo le prescrizioni sancite dal regolamento del servizio di guerra, parag.52 e seguenti. Sono persuaso - aggiungeva il Comandante d'Artiglieria del XII orpo d'Armata, generale Sacchero, al capitano Winderling - che Ella pienamente conscia dei doveri che dalla autorità derivano, saprà a tali prescrizioni uniformare la sua condotta. Il cap. Winderling rispondeva per fonogramma in questi precisi temini : Perfettamente conscio dei miei doveri assumo tutte le responsabilità del caso. Il Pievano di Cavazzo intanto annotava: 27 ottobre 1917. Nel pomeriggio di questo giorno di sabato cominciò un insolito passaggio di camions, automobili, carri, soldati e profughi provenienti dalla Carnia e dal Canal del ferro. Questo movimento durò per tutta la notte. Ogni corrispondenza è interrotta. Il caporale Nicolò Zilli, classe 1880, annotò cosi, in un minuscolo diario personale, il trambusto di quelle giornate: "i nostri italiani anno incominciato a ritirarsi tuto il fronte carnico. Il giorno 27 che era un lunedi io ero a Trasaghis che io mi trovavo a casa che ero disonorato. In quel lunedi era una disperazione a vedere tuta la popolazione di là del Tagliamento a scampare.
Post n°219 pubblicato il 27 Ottobre 2017 da centro_doc_alesso
Tag: Grande Guerra, Val del Lago
Dopo Caporetto in Val del Lago, giorno per giorno La sera del 24 ottobre 1917 l’esercito italiano cominciò a ritirarsi dalla vallata di Caporetto. Le colonne austro-tedesche poterono penetrare attraverso la valle di Uccea e da lì, nella vallata di Resia, obbligare alla ritirata i reparti della 36° divisione. Con l’apertura di un varco, gli austroungarici puntarono verso i ponti di Pinzano e di Braulins, tagliando in due lo schieramento italiano.
Il 26 ottobre, il gen. Cadorna inviò a rinforzo della Zona Carnia la 63° divisione, che si schierò tra Stazione per la Carnia e Gemona.
Nei giorni successivi si ebbero il tentativo di contrastare l’avanzata austroungarica da parte delle batterie del Monte Festa e le dure fasi della occupazione.
A cent’anni di distanza, la ricostruzione, giorno per giorno, di quei momenti. Riferimenti fondamentali, i lavori di Antonio Faleschini e le ricerche recenti di Paolo Gaspari, Marco Pascoli e altri, oltre a contributi archivistici e di stampa locale (la bibliografia completa sarà presentata alla fine della ricostruzione). Pieri Stefanutti
SEGUITE LE PUNTATE E COMMENTATE!
---------------------------
Post n°218 pubblicato il 19 Ottobre 2017 da centro_doc_alesso
Le elementari di Alesso nell'anno scolastico 1925-'26 Sono appena ricominciate le scuole e può essere interessante confrontare le classi attuali con l'immagine di una scolaresca di Alesso nell'anno scolastico 1925-26. La foto, del Centro di Documentazione sul territorio del Comune di Trasaghis, ritrae gli alunni delle elementari col maestro Federico Signoretti. (Messaggero Veneto, 18 ottobre 2017)
Post n°217 pubblicato il 06 Ottobre 2017 da centro_doc_alesso
L'8 ottobre ricorre il 72° anniversario dello sfollamento, una data rimasta "nel dna" della popolazione di Alesso, Trasaghis, Braulins, Bordano e Interneppo. All'inizio di ottobre del 1944 la Valle del Lago era stata investita da una intensa offensiva nazifascista al termine della quale venne imposto lo sfollamento forzato ai paesi. Quei fatti sono stati più volte ricordati, con pubblicazioni (v. "Memorie di un esodo") e mostre, dando spazio al ricordo dei protagonisti e offrendo elementi di documentazione per quanti sono "venuti dopo". Dopo più di 70 anni, si è assistito al singolare fenomeno dei "cosacchi che tornano": discendenti di quanti ebbero la ventura di arrivare in Friuli e riuscire poi a rifarsi una vita in altre parti d'Europa, si sono organizzati e hanno effettuato delle visite ai luoghi friulani che hanno visto l'insediamento cosacco. Una rivista, "Russische Stuttgard", che esce a Stoccarda e tiene i collegamenti con i diversi gruppi cosacchi stanziati in Germania e nel resto d'Europa, ha dedicato due articoli, nei numeri 16 e 18, alla visita che la delegazione cosacca ha effettuato nel Comune di Trasaghis nel giugno del 2016 e nel giugno del 2017, documentando l'accoglienza in piazza da parte del sindaco, degli amministratori e della popolazione e la celebrazione di una funzione religiosa in chiesa.
In ogni occasione è stata ricordato il peso della occupazione cosacca per le comunità friulane e ne è nato un auspicio per un una collaborazione basata sul confronto e sulla pace. P. St.
Si ringrazia per la collaborazione Franceschino Barazzutti e Renato Stefanutti
|
Inviato da: centro_doc_alesso
il 20/02/2021 alle 08:41
Inviato da: Paride
il 14/12/2020 alle 11:19
Inviato da: centro_doc_alesso
il 13/07/2018 alle 14:47
Inviato da: BRESSA RITA
il 12/07/2018 alle 21:11
Inviato da: debora
il 28/02/2018 alle 17:24