Creato da abele.2005 il 05/04/2008

Il mio blog

Il blog hà lo scopo di far conoscere il dramma della violenza

IL MIO ANGELO

 

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Psicologa Paola Fereoli

Post n°1124 pubblicato il 05 Novembre 2012 da abele.2005

 

Un mese di incontri per scoprire la psicologia

 Lisa Oppici

E' dedicato all’energia psichica il Mip 2012, il mese di informazione psicologica che Psycommunity, web community di psicologi, organizza per il quinto anno in tutta Italia.
 Un mese, maggio, per promuovere un’adeguata cultura del benessere psicologico, per sensibilizzare alla prevenzione del disagio psichico, per facilitare l’incontro con lo psicologo e per diffondere la cultura psicologica in Italia.
 Un mese di incontri su temi diversi ma anche, per chi ne farà richiesta, di colloqui personalizzati gratuiti: anche a Parma. 
Cinque i professionisti coinvolti nella nostra città: Viviana Berardinetti, Laura Castaldini, Paola Fereoli, Amalia Prunotto, Stefania Salti, che mercoledì pomeriggio alla Galleria del libro hanno aperto il ciclo d’incontri parmigiano.
«Il Mip si era tenuto a Parma solo nel 2008, nell’anno della sua nascita. Ora abbiamo deciso di riproporlo noi, un gruppo nato quasi per caso che in questi mesi ha lavorato parecchio, mettendo insieme un programma che crediamo interessante», spiegano le organizzatrici.
Le organizzatrici  si  soffermano  anche sull’attualità del tema scelto («Energia psichica? Quando la perdi, puoi ritrovarla!»): «E' un tema legato al periodo che stiamo vivendo. Attraversiamo momenti difficili, in cui l’energia sembra mancare, e manca la motivazione: manca la prospettiva. Sembra che si sia persa, anche, la possibilità di sognare. Di fronte a tutto ciò le risorse possiamo trovarle dentro di noi, per ricostruire la società e ricostruire noi stessi, magari con valori e significati diversi dal passato. Valori che sono dentro di noi e che dobbiamo tirar fuori, ascoltandoci: lo psicologo può aiutare in questo processo». 
Il Mip vuole andare proprio in questa direzione: «Noi con il Mip abbiamo scelto di andare tra la gente, e per questo vogliamo ringraziare davvero la Galleria del libro per l’ospitalità e la cortesia - proseguono -. Abbiamo fatto rete, e crediamo che la rete possa essere anche un “modus operandi” generale». 
Tra gli obiettivi, anche quello di sfatare falsi miti sulla figura dello psicologo. 
Il primo incontro, mercoledì, s’intitolava proprio «Dallo strizzacervelli?!?». «Vogliamo parlarne con la gente, e attraverso risposte scientifiche cercare di aiutarla a comprendere cosa fa davvero lo psicologo. L’immagine che se ne ha, anche attraverso film e telefilm, è infatti spesso distorta e stereotipata», dicono ancora le organizzatrici, che citano ad esempio «il mito della bacchetta magica: noi non abbiamo la verità in tasca, noi aiutiamo il paziente - concludono - nella sua ricerca».
 
 
 
 

Sono ritornata

Post n°1123 pubblicato il 27 Ottobre 2012 da abele.2005

Salve a tutti. chi non mette la sua foto, o si identifica correttamente, NON mi chieda l'amicizia... Grazie ....

 
 
 

La doppia faccia dello Stalking

Post n°1122 pubblicato il 16 Agosto 2012 da abele.2005

http://www.agoramagazine.it/agora/spip.php?article29365

 
 
 

PREMIO ! L'ANELLO DEBOLE " A PAOLA CAIO...(Io )

Post n°1119 pubblicato il 07 Gennaio 2012 da abele.2005

RITRATTI

(O SI MUORE)

Un reading-documentario di Jonathan Zenti

con Jonathan Zenti, Marianna Stella e Francesco Speri

musica di Jerome – Prodotto da Suoni Quotidiani

www.suoniquotidiani.it/ritratti

 

Suoni Quotidiani vince due riconoscimenti al Premio Anello Debole 2010

 
 
 

Post N° 1118

Post n°1118 pubblicato il 07 Gennaio 2012 da abele.2005
Foto di abele.2005

Paola Caio vive a Malavicina, in provincia di Mantova. Il 14 ottobre scorso verso l’ora di pranzo l’hanno chiamata a casa e le hanno detto che la figlia Monica, 31 anni, era morta. All’obitorio ha fatto fatica a riconoscerla.

Monica aveva 140 ferite, mandibola, costole e diverse altre ossa rotte, milza spappolata e la pancia piena di sangue. L’avevano trovata all’alba a casa sua, dissanguata. Se Giampaolo Regazzini con cui viveva da quasi 15 anni dopo averla pestata avesse chiamato un’ambulanza, forse si sarebbe salvata. Invece per ore lui ha cercato di trascinarla in garage – forse per caricarla in macchina e liberarsi del corpo. 

Delle ultime ore di vita di Monica restano molte testimonianze. La sera prima lui era uscito con gli amici e lei era andata a cercarlo in un locale di lap dance. Ci sono le immagini di una telecamera che riprende il loro incontro, o meglio il primo pestaggio che Monica ha subito. Tornata a casa ha chiamato attraverso il 113 i carabinieri di Verona, sapeva che il peggio sarebbe arrivato all’ora in cui lui sarebbe rincasato. Al 113 invece di intervenire hanno solo cercato di rassicurarla. Per 26 minuti.

Non era la prima volta che Ragazzini alzava le mani contro Monica. In passato i vicini hanno chiesto aiuto ai carabinieri. Quel giorno no. Tre volte su quattro quando una donna è uccisa dal marito c’è una lunga storia di maltrattamenti. Ma questo non lo scrive mai nessuno. Paola racconta il calvario di sua figlia e si capisce che non riuscirà mai a perdonarsi di non essere riuscita a intervenire in tempo, di non essere riuscita a salvarla. Forse è per questo che ha cominciato a cercare le madri delle ragazze che hanno fatto la fine di sua figlia e si è accorta che solo nella zona dove abita ce ne sono diverse.

 
 
 

PREMIO ! L'ANELLO DEBOLE " A PAOLA CAIO...(Io )

Post n°1117 pubblicato il 12 Agosto 2011 da abele.2005

 

 

RITRATTI

(O SI MUORE)

Un reading-documentario di Jonathan Zenti

con Jonathan Zenti, Marianna Stella e Francesco Speri

musica di Jerome – Prodotto da Suoni Quotidiani

www.suoniquotidiani.it/ritratti

 

Suoni Quotidiani vince due riconoscimenti al Premio Anello Debole 2010
Suoni Quotidiani vince due riconoscimenti
al Premio anello Debole 2010 nella sezione Radio con
“Ritratto 03 – Paola”: Primo Premio e Premio Speciale della Giuria.

“Ritratto 03 – Paola” è il terzo episodio della serie “Ritratti

”(titolo provvisiorio), l’opera audio documentaria che sarà

pubblicata sul sito di Suoni Quotidiani a partire dal

18 febbraio del 2011 e che celebrerà a nostro modo l’Unità d’Italia.

Aver ottenuto questo due riconoscimenti nell’unico premio

italiano che si occupa di comunicazione sociale è i

mportante per noi soprattutto perché testimonia

come la qualità (premio speciale della giuria) possa

anche essere recepita dalle persone comuni

(primo premio, la cui assegnazione coinvolgeva una giuria popolare).

I ringraziamenti vanno, in  ordine:

A tutti i partecipanti della categoria Radio, per il loro

continuo investimento di passione ed energie

nella radio come strumento di cambiamento sociale.

Ad Audiodoc, che coproduce e appoggia la serie

“Ritratti”, e in particolare a Roman Herzog che ha

condiviso il viaggio e le registrazioni che hanno

portato all’ideazione della serie.

A tutti coloro che partecipano attivamente alle

attività di Suoni Quotidiani e atutti coloro che

le seguono con interesse.

Ed infine, più di tutti, a Paola, per aver condiviso

con noi la sua storia, facendola diventare un i

mportantissimo strumento che speriamo possa

essere efficace nella generazione di un cambiamento

nell’ambito della violenza domestica.

L'assegnazione del Premio Speciale della Giuria
 
 
 

Ancora violenza sui minori

Post n°1116 pubblicato il 06 Agosto 2011 da abele.2005

Mamma di una 15enne va a trovarlo
a casa: «Lei ha violentato mia figlia»Arrestato un 32enne: «Forse mi è scappata la mano»
La donna ha organizzato la trappola insieme ai carabinieri


     RSS
di Vittorino Bernardi

VICENZA - È una

donna dal carattere

forte, forgiato

dalle tante

difficoltà  

superate nella

vita la signora

Anna

. «Ne ho passate tante

nella mia

esistenza, ma ho le

spalle forti,

così come la mia

giovane figlia

che sta soffrendo drammaticamente per questa immonda vicenda»

. Lei, che abita a Schio (Vicenza), ha dimostrato di essere una

"mamma coraggio" e ha indirizzato i carabinieri sul colpevole,

quasi a colpo sicuro. A smascherarlo è stata proprio lei,

che l'ha affrontato andando a casa sua. «In modalità c

oncordata con i carabinieri, in particolare il luogotenente

Sergio Asciolla». Per fornire agli investigatori la pistola

fumante di una confessione palese.

Stefano Pastore, 32enne che vive con la famiglia

in via Tito Livio a Schio, dal pomeriggio di martedì è

in carcere a Vicenza per avere aggredito alle spalle

e ripetutamente palpeggiato in modo libidinoso una minore di 15 anni. Non è stata consumata una violenza carnale completa, ma lo shock delle mani addosso da parte di un uomo sull'1.90 per un centinaio di chili è stato forte per la ragazzina, brava a divincolarsi e correre a casa per raccontare ogni cosa alla madre.

«Alle 13 del 28 luglio, a ventisei giorni dal fatto,

mi sono recata a casa sua, in via Tito Livio. Ho

suonato il campanello, chiesto di Stefano alla madre

per attenderlo in strada. Quando è arrivato gli ho mostrato

sul telefonino la foto di mia figlia, chiedendogli se

la conoscesse. Ha risposto di no, in modo seccato, indifferente.

Solo allora, guardandolo negli occhi, mi sono presentata,

chiedendogli una spiegazione di quanto accaduto la sera

del 2 luglio, tra lui e mia figlia».

Che cosa ha risposto Pastore? «Mi ha fatto gelare

il sangue. L'uomo ha ammesso di averla presa in

braccio e che forse gli è scappata la mano nel toccarla

sul corpo. L'ha detto con indifferenza, come fosse una

cosa normale per un adulto palpeggiare nelle parti

intime una ragazzina di 15 anni e proporle di trascorre

la notte assieme, conoscendone l'età da minorenne.

Ho provato tanta rabbia per il suo atteggiamento,

ma una cosa in particolare mi ha fatto infuriare:

quando gli ho detto che da quasi un mese mia

figlia è in cura medica, che sta prendendo dei

medicinali per arginare il trauma, ironicamente

mi ha risposto con una domanda: vuole che le paghi le pasticche?».

Una risposta grave, una seconda violenza per

sua figlia. «Feroce, purtroppo. È stata la classica

goccia che ha fatto traboccare il vaso. Così ho

formalizzato la denuncia presentata contro

Stefano Pastore, per l'indifferenza e l'arroganza

che ha dimostrato nei miei confronti di mamma

oltre che per gli orrendi atti commessi su mia figlia».

Venerdì 05 Agosto 2011 - 16:43  
 
 
 

FORSE LANCIATO DALL'AUTO IN CORSA

Post n°1115 pubblicato il 04 Agosto 2011 da abele.2005

NSA.it > Cronaca > News

Forse lanciato da auto bebè scomparsoInterrogata madre dai pm, non si sa se era vivo o morto04 agosto, 15:12
Forse lanciato da auto bebè scomparso (ANSA) - TERAMO, 4 AGO - Il piccolo Jason potrebbe essere stato lanciato dall'auto in corsa, mentre era con i genitori tra i boschi di Casteltrosino (Ascoli Piceno). A farlo potrebbe essere stato il padre non naturale, Denny Pruscino, in carcere a Marino del Tronto. E' quanto avrebbe dichiarato ai pm la mamma del piccolo scomparso, Katia Reginella, nel corso dell'interrogatorio nel carcere di Castrogno (Teramo), dove e' detenuta. Il particolare è emerso senza pero' precisare se il piccolo fosse vivo o morto.
 
 
 

ORRORE !

Post n°1112 pubblicato il 31 Luglio 2011 da abele.2005

Suicidio choc: falciata da decine di auto

Domenica 31.07.2011 12:16

Ha scelto una morte orribile, quasi da film horror,

Maria Pia Papetti, una cinquantacinquenne residente

a Boville Ernica,

nel frusinate. La donna, ieri sera, poco dopo le 23 ha

fermato la sua

Citroen Saxo lungo la superstrada Sora-Frosinone, all'altezza

dello svincolo per Boville Ernica, e poi, stando a una prima

ricostruzione da parte dei carabinieri della Compagnia di

Alatri, si sarebbe stesa nel centro della carreggiata

aspettando la morte.

suicidio choc

Almeno dieci le automobili che l'hanno travolta e

che non hanno

potuto far nulla per evitare l'impatto. Una scena agghiacciante,

quella chesi e' presentata agli occhi dei primi

soccorritori: i resti

della donnasparsi ovunque e gli automobilisti investitori

disperati e sotto choc

. Per effettuare i rilievi e recuperare il corpo

della poveretta e'

stata necessaria la chiusura della superstrada,

in entrambi idue

sensi, per ore.

 
 
 

LEGGE DEL CAVOLO

Post n°1110 pubblicato il 31 Luglio 2011 da abele.2005

Enna: violenta per anni la figlia della convivente. 59enne condannato a 7 anni e 6 mesiPubblicato: lunedì 17 gennaio 2011 da Daniele ParticelliTribunaleEnnaSosteneva di essere la reincarnazione del faraone egiziano Ramsete II e che la figlia della sua convivente fosse la reincarnazione di sua moglie, Nefertari.Con questa scursa un 59enne di Barrafranca, in provincia di Enna, ha violentato per oltre tre anni, da quando ne aveva 12, la figlia della sua convivente, una donna di 45 anni.La bimba, con l’appoggio di sua madre, veniva costretta a subire violenze di ogni tipo, partecipare a presunti riti satanici con tanto di croci, unguenti, vesti sfarzose e quant’altro.Gli abusi sono andati avanti per circa tre anni, fino a quando la vittima ha trovato il coraggio di ribellarsi e di denunciare il suo aguzzino.Lui, S.B., muratore di professione, è stato condannato ieri a scontare 7 anni e sei mesi di carcere.Lo hanno deciso i giudici del tribunale di Enna, che hanno condannato alla stessa pena anche la madre della vittima, consapevole di quanto stava accadendo tra le mura domestiche.La vittima, che ora ha 18 anni, si era costituta parte civile ed è riuscita ad ottenere un risarcimento pari a 70 mila euro.Questo il commento del suo avvocato, Giusy Nicoletti: In una vicenda di questo genere non è che ci sia da essere soddisfatti perché c’è innanzitutto il degrado morale e nessuno potrà mai ripagare quello che ha subito e che sarà un macigno per la tutta la sua vita.

 
 
 

VALENTINA PAPPACENA: QUATTORDICI AGENTI PER PRELEVARE UN BAMBINO!

Post n°1108 pubblicato il 30 Luglio 2011 da abele.2005

Bambino trattato come un boss Quattordici agenti per prenderlo"

Sit-in del comitato Vittime della giustizia minorile per i metodi usati dal tribunale. Tra i casi condannati, quello di un bimbo di 7 anni che doveva essere acompagnato in una casa famiglia, prelevato da 14 agenti. Il piccolo si è sentito male ed è finito in ospedale

di GABRIELE ISMAN e ANNA MARIA LIGUORI

Un sit-in di due ore stamattina davanti al tribunale dei Minori in via dei Bresciani 32. È l'iniziativa del comitato Vittime della giustizia minorile «per esprimere - spiega la portavoce Roberta Lerici - la nostra condanna nei confronti per i metodi usati da questi giudici in diverse occasioni. Non si può avere una giustizia minorile così violenta che aggiunge ulteriori traumi a quelli già vissuti dai bimbi. Abbiamo assistito negli ultimi tempi a una serie di provvedimenti punitivi verso i bambini».

La protesta parte da alcuni casi: primo fra tutti quello di un bimbo di 7 anni, nato a Roma ma residente a Sezze, in provincia di Latina, per il quale il tribunale dei minori capitolino ha disposto l'allontanamento dalla madre e l'affido ad una casa famiglia. Il comitato si riferisce a quanto è scritto nell'ordinanza che riguarda il piccolo, del 13 aprile scorso, firmata dal presidente Roberto Ianniello, dal giudice Armida Del Gado, dagli onorari Giuseppe Parrella e Marisa Fragasso: «Tale allontanamento dovrà essere effettuato dalla questura di Latina ufficio Minori senza indugio e vincendo ogni resistenza dei parenti del bambino e del minore stesso». Un diktat che venerdì scorso è stato rispettato da ben quattordici agenti, con due volanti e tre auto senza insegne, che si sono presentati sotto casa della mamma di Luigi (il nome è di fantasia, ndr) per prelevarlo. Il piccolo però si è sentito male, ed è stato ricoverato in ospedale. «A sette anni trattato come un boss», sottolinea il comitato. L'avvocato Girolamo Coffari, che rappresenta la mamma del bambino, ha presentato ricorso contro la decisione dei giudici, parlando di illegittimità dell'allontanamento violento e di violazione del diritto d'ascolto. Secondo l'avvocato, «il bambino non è mai stato ascoltato sul suo collocamento.A lui nessuno ha chiesto le ragioni del suo contrasto tra i genitori e se desidera andare a vivere in una casa famiglia». Nello stesso ricorso, l'avvocato ricorda la sentenza della Cassazione che ha sancito «l'obbligatorietà dell'audizione del minore da parte del giudice nei procedimenti di separazione legale».

Oggi al sit-in, rilanciato anche su Facebook, saranno presenti i genitori e i compagni di scuola del bambino, i giocatori dell'Aprilia che hanno appena conquistato la serie A1 di volley e che domenica hanno giocato con maglie di sostegno alla causa di Luigi e della sua mamma, e, come dice ancora Roberta Lerici, «altre madri vittime del tribunale dei minori». «Il provvedimento - osserva l'avvocato Coffari - vietava in maniera assoluta ogni contatto tra la madre e il piccolo di 7 anni, configurando un trauma per il bambino che ha sempre vissuto con la madre. E lo stesso consulente tecnico d'ufficio, nominato dal tribunale, neppure considerava l'allontanamento, senza dimenticare i pareri dello psichiatra come Luigi Cancrini e del direttore del dipartimento di Neuropsichiatria infantile di Latina, Sandro Bartolomeo». Coffari ha chiesto la ricusazione del giudice Ianniello: «In cinque mesi ha firmato cinque provvedimenti sul caso di Luigi tutti contraddittori tra loro».

(22 aprile 2010)

 
 
 

AMORE CRIMINALE

Post n°1107 pubblicato il 30 Luglio 2011 da abele.2005

 

Amore Criminalein onda il sabato alle 23.25 circa

Conduce Camila Raznovich

Ogni anno, in Italia, più di 100 donne muoiono per un amore sbagliato. E’ un dato che non accenna a diminuire. E’ una strage silenziosa, che non conosce barriere di età, provenienza e classi sociali. Ad ucciderle sono i loro compagni o ex compagni, che non riescono ad accettare la fine del rapporto, la separazione e il rifiuto.
Torna da sabato 8 gennaio su RaiTre “Amore criminale”, con una nuova serie di sei episodi di seconda serata, ognuno dedicato al ricordo di una donna uccisa dal’uomo che amava.

Come è accaduto a Marilena, accoltellata in provincia di Cosenza dal marito dal quale voleva separarsi, insieme alla figlioletta di quattro anni.
Oppure a Marisa, uccisa in provincia di Perugia dall’ex marito alla fine di un matrimonio sbagliato, che Marisa cercava disperatamente di chiudere.
C'è poi la storia di Federica, strangolata in provincia di Verona dall’ex compagno: l’uomo ha poi tentato di simulare un incidente stradale e far scomparire per sempre il corpo nell’incendio.
Paola, invece, viene accoltellata a Reggio Calabria dall’ex marito al culmine di una lite per la gestione della separazione, dopo un rapporto costellato da bugie e infedeltà.
Lucia e sua madre Maria Grazia vengono uccise dal marito di Lucia a colpi di martello: erano andate a raccogliere gli effetti personali di Lucia nella casa coniugale che la donna, dopo le violenze del marito, voleva lasciare.
L’ultima storia è quella di Giovanna, uccisa a Trapani a soli 18 anni. La sua fine è terribile: Giovanna muore bruciata, per vendetta, per mano della moglie dell’uomo di cui si è innamorata.

Ogni puntata ricostruisce, con la formula della docu-fiction, il percorso dei due protagonisti: il primo incontro, la nascita della storia d’amore, la crisi, fino ad arrivare al tragico epilogo. Nel tentativo di provare a capire come può un amore “ammalarsi” fino ad arrivare al delitto.
Le storie sono ricostruite tramite le testimonianze dirette di familiari, parenti e amici della vittima, con il supporto di foto, materiali di repertorio e ricostruzioni filmate.

Il volto e la voce che guidano lo spettatore nello svolgersi della vicenda sono, come sempre, quelli di Camila Raznovich.

Un programma di Matilde D'Errico, Luciano Palmerino, Maurizio Iannelli

Regia di Matilde D'Errico e Maurizio Iannelli

 
 
 

e la MATTANZA continua

Post n°1106 pubblicato il 30 Luglio 2011 da abele.2005

Terrore a Voltabarozzo: padre massacra
a botte e morsi la moglie e la figlioletta
La furia scatenata da una banalità: 40enne pesta a sangue
le congiunte, compresa una bimba di 3 anni, e si barrica
in casa
di Lino Lava

PADOVA - «Aiuto mi uccide, ho una bimba in braccio.

Aiutatemi». Le urla della donna fanno rabbrividire a

quell’ora di notte. Ma le sue parole sono coperte subito

dalla voce bestiale del marito. «Andate via, altrimenti

ammazzo anche voi». Fuori della porta di un appartamento di via Del Cristo, a Voltabarozzo, ci sono i carabinieri del Nucleo

 Radiomobile. I militari non possono fare nulla. La porta

è blindata. E dentro c’è un mostro che sta uccidendo

la moglie e la figlioletta di neanche tre anni.

Sono momenti drammatici. Metterli insieme, uno

dopo l’altro, fanno un tempo insopportabile. Le urla

della donna e della bambina squarciano la notte e

sono accompagnate dai rumori del mostro blindato che

sta distruggendo tutto. E i vicini tremano, sulle scale,

nelle terrazze del condominio, in strada. Sono le 2,30

di ieri mattina quando uno degli abitanti telefona per

chiedere l’intervento delle forze dell’ordine. No, non è

solo una lite in famiglia. Le richieste di aiuto sono

drammatiche. E adesso da dietro la porta blindata

fanno accapponare la pelle anche ai carabinieri.

 Ci sono anche i vigili del fuoco, ma neanche loro

riescono ad abbattere la porta blindata del condominio.

Bisogna fare presto, quello sta ammazzando la moglie e

 la figlioletta.

Il blitz per salvare la donna e la bambina. Intanto,

il tempo passa. Forse sono già quindici o venti minuti

che i carabinieri sono bloccati fuori della porta. Anche

loro urlano, ma il mostro non li sente. Arriva la scala

 mobile dei pompieri e adesso è fatta.
Due carabinieri indossano il giubbetto antiproiettile e

 salgono fino al secondo piano. La serranda del terrazzo

non è abbassata del tutto. L’aggressore sente che i

 carabinieri stanno arrivano in terrazzo e li minaccia.

Dice che ha una bomba, farà saltare tutto in aria.

E quando i carabinieri alzano la serranda si scaglia

contro di loro. Uno lo centra in pieno e gli causa un

trauma facciale.

Ma ormai i militari sono sopra di lui. È un uomo

grande e grosso. Ha una quarantina d’anni e pesa più

di cento chili. Ma i carabinieri riescono ad ammanettarlo.

Per immobilizzarlo, due militari devono stare seduti per

 più di mezz’ora sopra di lui. Fino a quando i sanitari del

Suem gli fanno un’iniezione per calmarlo. Le scene che

hanno davanti gli investigatori della Radiomobile sono

indescrivibili.

Moglie e piccola picchiate e massacrate a morsi.

La moglie, una signora quarantenne, è irriconoscibile.

Ha il volto tumefatto e lesioni da ogni parte. E anche

la bambina ha il viso sfigurato. I medici del pronto

soccorso del Policlinico troveranno sul corpo di madre e

 figlia anche i segni di morsi. La casa è distrutta. C’è

sangue dappertutto. E anche ciocche di capelli. La porta

della cameretta della bambina è sfondata. Evidentemente

la donna ha cercato inutilmente di trovare rifugio lì dentro.

La furia scatenata da una parola detta dalla

bambina.

Tentato omicidio, lesioni personali aggravate,

maltrattamenti in famiglia, resistenza a pubblico ufficiale.

 Sono queste le

accuse che il pubblico ministero Roberto D’Angelo

 contesta all’individuo. Dopo una breve parentesi in

psichiatria, ieri mattina il quarantenne è stato portato

nella casa circondariale di strada Due Palazzi. I motivi

 del dramma? Nessuno. Una banale lite per una cosa

che ha detto la bambina di neanche tre anni.

 
 
 

Francesca Baleani

Post n°1105 pubblicato il 27 Luglio 2011 da abele.2005

Francesca Baleani, recuperare la propria vita da un cassonetto

di Maria Rosaria De Simone


Francesca Baleani, in questi ultimi giorni, dopo la notizia dell’arresto dell’ex marito Bruno Carletti, condannato in via definitiva a 9 anni e 4 mesi per aver tentato di toglierle la vita, non riesce ad avere un attimo di tregua. I giornalisti vogliono parlare con lei, conoscere quello che prova, i suoi sentimenti, vogliono entrare nella vicenda, magari per approfondire i nuovi dettagli o per scandagliare meglio quelli vecchi.

baleani Francesca Baleani, recuperare la propria vita da un cassonetto

Francesca Baleani

Forse si aspettano da lei parole di trionfo, nutrite da sentimenti di rivalsa e di vendetta. E purtroppo, talvolta, non si rendono conto che, nell’ansia di fare un bell’articolo, si muovono con la delicatezza di un elefante. Oppure, di fronte alla reticenza di Francesca, imbastiscono un bel servizio, magari su un settimanale importante, recuperando vecchie notizie e vecchie interviste, e mostrando ai lettori il volto di una donna trionfante per aver ottenuto giustizia. In realtà Francesca Baleani è davvero stanca, ha bisogno di riprendersi dagli ultimi avvenimenti. Quando la incontro per intervistarla al convegno sulla violenza sulle donne a Latina, il 26 febbraio, mi confessa:“Rosaria, sono qui solo perchè avevo preso questo impegno in precedenza e per amicizia, ma sono tanto stanca”.

Al convegno inizio a raccontare la sua storia.

 

Francesca Baleani, di Macerata, il 4 luglio 2006, all’alba, si trovò ad aprire la porta di casa a Bruno Carletti, direttore artistico del Teatro della città, da cui era separata da circa un anno. L’uomo, aveva in mano dei cornetti per la colazione ed un grosso bastone. Entrato in casa, senza una ragione plausibile, cominciò a bastonare con tutta la forza Francesca, poi prese il filo del telefono e tentò di strangolarla. Credendola ormai morta, l’uomo scese con l’ascensore nel garage dove recuperò una custodia di abiti da scena. Ritornò nell’appartamento. Infilò la donna nella custodia, se la caricò sulle spalle e con l’ascensore ritornò in garage. Mise il carico nel bagagliaio e si diresse fuori del paese. A circa tre Km dall’abitazione di Francesca, trovò un cassonetto della spazzatura e si liberò del corpo. Poi tornò a casa, si lavò, si cambiò e, come se nulla fosse, partecipò ad una riunione di lavoro.

Francesca, che ricordi di quei momenti?

Non ricordo nulla, è come se nella mia mente ci fosse un black out. E’ stato tutto ricostruito dopo. Una cosa è certa. Era una giornata feriale, io mi dovevo recare al lavoro e di sicuro non lo avevo invitato quella mattina. Comunque è pazzesco pensare che sia riuscito ad infilarmi in quella custodia, piegata completamente in due. Mi ha poi messo un nastro sulla bocca e mi ha coperto il volto con un asciugamano. Mi ha gettata in un cassonetto, sicuro che di lì a poco passasse il camion della spazzatura.Il caso ha voluto, oppure non so cosa, che quel giorno un ragazzo si trovasse a passare di lì quando invece doveva essere da tutt’altra parte. Ha sentito dei lamenti ed ha pensato fosse un gatto. La mia vita era appesa a pochi istanti. Se il ragazzo fosse passato pochi minuti dopo non sarei qui.

So che poi sei stata tratta in salvo, portata immediatamente in ospedale. Quanti giorni sei stata in coma?

Scusa Rosaria, ma io vorrei solo sottolineare che sono qui, a questo convegno soprattutto per dare il messaggio a tante donne di non nascondere mai le violenze nei loro confronti. Perchè prima che accadano cose così terribili come è accaduto a me, ci sono dei segnali, che devono mettere in allarme. Spesso mi dico che se avessi ascoltato quei segnali, forse mi sarei salvata. Solo ora mi rendo conto che, di fronte a certi atteggiamenti del mio ex marito, avrei dovuto essere prudente e magari chiedere a mia sorella di venire a dormire a casa mia. Avrei dovuto prendere certe accortezze.

Scusa se ritorno sull’argomento, ma so che tu sei stata in coma farmacologico per 23 giorni, hai subito una riabilitazione di mesi e mesi in ospedale.

Si, ho dovuto reimparare tutto da capo. Avevo il fegato e la milza rovinati, una sospetta paralisi. Non riuscivo più a muovermi, ad esempio tenere un cucchiaio è stata una grossa conquista. Ancora oggi fatico a tenere una penna in mano. Ho dovuto reimparare a parlare.

Mentre tu riprendevi a vivere, so che il tuo ex marito dopo solo dieci giorni di carcere, dichiarato incapace di intendere e di volere, è stato trasferito dal Gip in una clinica vista mare e poi agli arresti domiciliari. Giusto?

Scusami Rosaria, ma tutto questo mi sembra ormai lontano. Ormai tutti sanno che il mio ex marito è stato appena condannato dalla cassazione in via definitiva ed ora si trova in carcere. Non ho mai nutrito sentimenti di vendetta, ma ora giustizia è stata fatta.

E’ vero giustizia è stata fatta, ma vorrei che raccontassi a tutti gli intervenuti al convegno, cosa hai dovuto subire.

L’importante ora è che giustizia è stata fatta. Finalmente posso cominciare una nuova vita, ora posso vivere senza paura.

Francesca, ma tu nel 2007, mandasti una lettera all’allora Ministro di Grazia e Giustizia, Clemente Mastella, lettera rimasta inascoltata, in cui raccontavi che il tuo ex, agli arresti domiciliari, viveva a pochi passi dalla casa dei tuoi genitori, dove stavi pure tu, perchè eri tornata a vivere con loro per un certo tempo perchè non eri autosufficiente nella deambulazione. Raccontavi che non ti sentivi assolutamente tutelata e che avevi paura. Mi ha colpita una frase della lettera che fa capire la tua amarezza: “Tanto vale che gli davo le chiavi di casa mia!”

Si, è vero, avevo scritto così, perchè la giustizia è stata lenta. Ho convissuto sapendo che il mio ex marito era a pochi chilometri da me, libero di uscire….è stata dura. Ma ora è finalmente stata fatta giustizia.

Ma non avevi paura? Orrore che potesse capitare di nuovo?

Francesca non ce la fa a rispondere, è molto provata e stanca. Ma la sua espressione fa comprendere a tutti che paura ne aveva, eccome.

Un’ultima domanda. Il tuo ex marito ti ha mai chiesto perdono per quello che ti ha fatto? Si è mai mostrato pentito?

No.

Nella sala del circolo di Latina sono tutti silenziosi ad ascoltare. A rompere la forte tensione emotiva, arriva spontaneo un applauso, caloroso e sentito. Francesca Baleani, che negli anni scorsi veniva chiamata dai giornalisti ‘la donna del cassonetto’, può finalmente ricominciare una nuova vita, lontana da tutte le udienze, dalle innumerevoli sedute psichiche e riabilitative, lontana dalla curiosità della gente. Gran donna Francesca Baleani, che ha ottenuto giustizia, ma sa che non esistono né vinti né vincitori. E che, dopo aver recuperato se stessa, ora lotterà per aiutare tante donne violate come Vice presidente di Light on Stalking, la prima rete nazionale on line contro lo stalking.

 
 
 

A DOMANI

Post n°1103 pubblicato il 27 Luglio 2011 da abele.2005
Foto di abele.2005

DOMANI E UN' ALTRO GIORNO,BUONA NOTTE

 
 
 

BONUS BEBE' ; CHE TRUFFA AMICI.

Post n°1102 pubblicato il 27 Luglio 2011 da abele.2005

Bonus bebè da restituire per ottomila famiglie

In questo articolo




Bonus bebè da restituire per ottomila famiglieBonus bebè da restituire per ottomila famiglie

Ottomila famiglie sono chiamate dal ministero dell'Economia a restituire il bonus bebè da mille euro ottenuto in seguito alla Finanziaria 2006. Stanno arrivando in questi giorni, infatti, le lettere dell'amministrazione che contestano l'incasso dell'assegno per aver autocertificato in maniera sbagliata il proprio reddito: «Si contesta alla Signoria Vostra - si legge nella missiva - di avere riscosso illecitamente il bonus bebè per avere sottoscritto e utilizzato un'autocertificazione mendace al fine di percepire la suddetta somma (...). Si comunica che di quanto sopra esposto, sarà fatta apposita segnalazione alla Procura della Repubblica».

Il bonus era stato introdotto dalla Finanziaria 2006 (legge 266/2005, articolo 1, commi 331-334) per ogni figlio nato o adottato nel 2005 o per ogni secondo o ulteriore figlio nato o adottato nel 2006. Un bonus annunciato da una lettera del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, inviata ai nuovi nati del 2005, con l'indicazione dell'ufficio postale presso cui i genitori avrebbero potuto riscuotere la somma.

La contestazione arriva dopo le verifiche dell'agenzia delle Entrate sul reddito del nucleo familiare indicato al momento della richiesta dell'assegno, cinque anni fa: la norma prevedeva, infatti, che per beneficiare dell'agevolazione, la famiglia del nuovo nato dovesse avere «un reddito complessivo» non superiore a 50mila euro.

Molte famiglie hanno commesso errori nell'autocertificazione dei requisiti (non era prevista alcuna mediazione dei professionisti o dei Caf per compilare il documento): alcuni hanno indicato il reddito "netto"; altri hanno segnalato il reddito da lavoro dipendente senza considerare l'abitazione principale; altri ancora hanno incluso fra i componenti del nucleo anche familiari non a carico, che non rientrano nella composizione del nucleo fiscale (composto da familiari a carico e coniuge – non separato – del dichiarante). Così, l'amministrazione chiede ora la restituzione entro 30 giorni del bonus da mille euro ingiustamente incassato, e, nei casi in cui il giudice penale accerterà che c'è stata falsa autocertificazione, il versamento di 3mila euro (il triplo del beneficio ottenuto) come sanzione amministrativa.

Secondo Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presisdenza del Consiglio con delega alla famiglia, «su 550mila bambini nati nel 2005, le contestazioni sono 8mila». Intervistato da Radio 24, durante il programma «Salvadanaio», Giovanardi ha precisato che «chi ha ricevuto questa lettera con la richiesta di restituzione, ma pensa di aver avuto il diritto all'assegno, può farlo presente all'amministrazione. Se invece le condizioni di legge non ci sono, basterà restituire i mille euro ricevuti cinque anni fa, senza interessi». Quanto alla sanzione amministrativa da 3mila euro, Giovanardi precisa che «se la mancata restituzione e la contestazione sfociano a livello penale in una condanna, allora la sanzione dei 3mila euro può arrivare, ma sono casi limite».

«Dopo cinque anni dall'incasso del bonus bebè – spiega l'avvocato Maria Stella Anastasi della Lega consumatori – gli utenti potrebbero invocare la prescrizione. In ogni caso, sarebbe necessaria una moratoria per avere il tempo di esaminare ogni contestazione, soprattutto nell'imminenza delle vacanze estive».

 
 
 

INTERNET ............... ATTENZIONE

Post n°1101 pubblicato il 25 Luglio 2011 da abele.2005

http://youtu.be/h0y3X_pKea0

 
 
 

CARINO VERO ?

Post n°1100 pubblicato il 25 Luglio 2011 da abele.2005

divisoritrilly

 
 
 

ROSSANA WADE; UN ANGELO SALITO IN CIELO

Post n°1099 pubblicato il 25 Luglio 2011 da abele.2005

ROSSANA: FIORE RECISO DA UNA SCURE VIOLENTA

 

Ho qui dinnanzi a me le foto di una giovane donna.
Splendida.

Un volto dai lineamenti delicati, degni d’un cammeo d’altri tempi, una voluminosa cornice di capelli corvini, lo sguardo luminoso che sembra dire:
-Vedrete cosa vi combino, ho tutta la vita davanti, un mondo di cose da conquistare.-

Il suo sorriso è spontaneo, leggero, appassionato, buca la fotografia ormai ingiallita dal tempo, sembra desiderare raggiungerti per raccontare i suoi sogni.

E ci riesce.

Rossana, Rossana Jane Wade.

Giro e rigiro con questa immagine tra le dita, le sorrido a mia volta ed ho quasi paura di farle male per quanto appare fragile.

E mentre io sono qui, più viva che mai, a questa meravigliosa ragazza è stato spento il sorriso ben diciannove anni fa.
In una maniera orrenda, animalesca…

Rossana è stata barbaramente uccisa, violata, torturata e strangolata.
Abbandonata, lasciata marcire tutta sola, come se fosse spazzatura…lei, così amata ed apprezzata in famiglia, lei raggio di sole, allegria, bellezza per chi la teneva sulle palme di entrambe le mani.

E nel suo paese, erano in tanti a volerle bene.
Era impossibile non volergliene.

Solo un ‘essere’ che non mi sento di chiamare uomo, solo un essere l’aveva odiata e lei, proprio quell’uno, malvagio, perfido, nero fin nel fondo dell’anima, proprio quell’uno si è fermata a frequentare.

La sua malvagità ha oscurato i suoi raggi, le sue cesoie infernali hanno reciso il suo stelo delicato…

Quell’uno, che ora attraversa la sua città, libero come il vento, che può ogni mattina risvegliarsi e guardare fuori dalla finestra il nostro meraviglioso mondo, che può ricevere l’attenzione degli altri, andare a lavorare, divertirsi, ridere…
Ridere.
Ma può ancora ridere uno così?
Rabbrividisco…

Quanto vale la vita di una ragazza che era la speranza di sua madre, la luce degli occhi per il papà, l’allegria per i fratelli?
Quanto vale la vita di Rossana?
Quanti anni di galera?

Ve lo dico io…tra sconti di pena, sconticini, saldi e salducci vari…da 31 anni di pena, si è passati a 23 e poi..udite, udite…alla fine 12 anni.
Dodici anni di galera: questo vale la vita di Rossana.

Così poco?

Non vi meravigliate: bisogna considerare, tra le altre cose, la buona condotta dell’uno in questione, so che mi perdonerete, ma non riesco per lui ad usare un termine che si avvicini minimamente all’idea di umanità,
per me chiamarlo uno è già eccessivo.

Un uno che purtroppo nella realtà di tutti i giorni diventa cento, mille e più…mille uno che deturpano la vita di moltissime donne…che si permettono, a volte impunemente, di decidere della loro storia che vogliono ingordamente solo per sé, ferite, umiliate…distrutte.

Dopo la mia digressione, tornando a qell’uno che ha ammazzato Rossana, probabilmente si sarà ben comportato in galera, avrà ubbidito agli ordini, non si sarà messo nei guai, avrà mostrato gentilezza (ma guarda un pò), avrà rispettato gli orari e le regole, avrà risposto ai superiori in maniera corretta, non avrà tentato fughe rocambolesche, tipo Alcatraz, non avrà accoltellato nessuno durante le boccate d’aria (si fa per dire), insomma avrà tenuto un atteggiamento così esemplare, tale da fargli meritare una notevole uscita anticipata.

-Bravo, ti sei ben comportato, puoi uscire con un leggero sconticino, di un bel pò di anni di galera.-

Con buona pace dei familiari che rischiano l’infarto al solo pensiero di incontrarlo per strada.

Per cui quell’uno, ha fatto ritorno alla sua città, ben ripulito, tutto inamidato, bianco di fuori, pur nero di dentro (ma non si vede, che volete che sia) e addirittura con una bella laurea nel sacco, da appendere come un trofeo nel punto più in vista della casa.

Che orgoglio per quell’uno e la sua famiglia: sì, un assassino, ma pur sempre laureato.
Quell’uno ha trascorso quei miseri dodici anni cercando di ritrovare la sua aria da bravo ragazzo (perché, ce l’aveva?), studiando.

Dodici anni…giusto il tempo di laurearsi, perchè, che volete, pur non avendo grosse capacità, pian piano qualcosa si riesce pure a combinare: un aiutino qua, un aiutino là ed escono potenzialità ben nascoste…

Una bella laurea a spese dei cittadini, a dimostrare che i rei possono redimersi.

Una bella laurea e si trova pure un buon lavoro. Anche una donna che ti consoli, che decida, povero uno, di dedicare la sua vita ad uno zuccherino del genere per ricompensarlo di tanti anni di solitudine.

E la bella Rossana, fiore reciso senza pietà, non può più coltivare i suoi sogni.

Era bella, ma anche tenera ed affettuosa.

Amava la sua famiglia, la sua città, i suoi amici…le piaceva trascorrere le sue giornate in compagnia.
Sapeva esprimere il suo affetto attraverso tanti piccoli gesti quotidiani.

Quando si tratteneva fuori casa, anche per un sol giorno, inviava alla madre una cartolina…una tenerezza per esprimere il suo amore verso la donna che le aveva dato la luce ed una maniera per condividere il proprio tempo, le proprie emozioni.

Amava molto anche gli animali…il suo gattino, a cui ne combinava di tutti i colori…ora anche lui non c’è più.

Aveva frequentato un anno dell’Istituto alberghiero, ma poi aveva deciso che era più predisposta per lavorare. E come era attiva!
Rossana cercava la sua strada…era giovane…aveva tutta una vita davanti.

E non si lesinava: prima parrucchiera, poi cameriera e poi tante altre cose ancora…fina a quando non trovò un vero sogno, una vocazione: entrare in polizia.

E poco prima di essere uccisa, aspettava che uscisse il concorso. Oggi sarebbe qui, forse vestita proprio con la divisa da poliziotto.
Quella divisa che era divenuta la sua aspirazione.

Aveva diciannove anni, era il 1991 quando quell’uno decise che no, Rossana non avrebbe più dovuto sognare.
Perchè in quei sogni da ragazza per lui non c’era più posto.

Per due anni l’uno è stato il ragazzo che accompagnava Rossana, che si era insinuato nella sua quotidianità e non aveva mai accettato di uscirne.

Capita a tantissimi giovani, a molti adulti, di percorrere un tratto di strada insieme e poi di capire che, ad un certo punto, la strada diviene bivio ed al bivio ognuno deve percorrere il resto da solo.

Questo desiderava Rossana.

Si era accorta che quell’uno non le bastava, al contrario, la opprimeva, la sua presenza le serrava la gola, non la faceva respirare.

Il fiato sul collo.
Se lei era pelle, lui diveniva la sua seconda pelle, se lei era vestito, lui diveniva un cappotto avvinghiante.

Il fiato sul collo.

Sul volto, sui capelli, sul corpo…ovunque.

Il suo fiato…e non riuscire a respirare più col suo respiro.
Non riuscire più ad accennare un sorriso…
Una paura sorda, un sesto senso allertato…

Una storia avvoltolata nella gelosia dell’uno, nella sua presenza non più gradita.

Rossana sognava di fare il poliziotto e chissà, io credo, forse desiderava un uomo vero, un ragazzo che non fosse quell’uno.

Che ci sarebbe stato di male? Nulla.

Per noi, ma non per quell’uno.

Rossana, fiore reciso senza pietà.

E mentre i genitori, i fratelli, gli amici ancora la piangono, ancora si recano a portarle un fiore, a raccontare sulla sua lapide, le loro gioie e i loro dolori, l’assassino, ripulito inamidato ed improfumato dalla buona condotta, vive.
Io dico: vive. E basta.

Sono trascorsi ormai diciannove anni da quel gesto infame di amante geloso.
Sono passati ormai sette anni dalla sua uscita dal carcere.

E mentre i familiari piangono un dolore che non conosce fondo, mentre ancora la giustizia civile non ha iniziato il suo corso, perchè almeno ci sia un risarcimento (incredibile, assurdo, che giustizia è), quell’uno vive.

Neanche una lira, ops un euro, ha sborsato.
Un euro che servirebbe a realizzare un sogno dei familiari: far nascere una fondazione a nome di Rossana Wade.

Perchè qualcosa di lei continui a vivere qui, in mezzo ai suoi cari che le hanno voluto bene.

Che le vogliono bene…

Rossana, fiore reciso da una scure violenta…

FLO, il Direttore

 
 
 

FOLLIA UMANA

Post n°1098 pubblicato il 23 Luglio 2011 da abele.2005

 

Anders Behrin Breivik, il 32enne norvegese arrestato per la sparatoria di Utoya, ha ammesso la strage sull'isola norvegese durante un meeting di giovani sostenitori del Labour. Lo ha riferito la polizia in conferenza stampa, aggiungendo che, nel peggiore dei casi, i morti del duplice attacco terroristico di venerdi' potranno essere 98. La polizia non puo' ancora confermare ne' escludere che il 32 enne abbia agito da solo. L'arrestato si e' immediatamente arreso quando gli e' stato intimato dagli agenti. La sparatoria di Utoya (85 morti accertati al momento) e' durata quasi un'ora e mezzo. La polizia non ha esploso colpi durante l'arresto. C'e' anche la conferma che l'esplosione che ha causato sette morti nel centro di Oslo e' stata causata da un'autobomba.

 
 
 

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