Cosa vuoi che sia
Si può però morire... vivendo sempre solo per sentito dire......... Si può però morire... per la fame che non hai....La mia vita è senza sogni.
Quelli che avevo si sono sbriciolati.
Non ne trovo altri che siano all'altezza.
Come si vive una vita senza sogni?
Come si vive una vita senza luce?
Come si vive?
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Mi dispiace, ma non ho più spazio per malumori, ansie e pesantezza.
Sono veramente stanca, sovraccarica.
Accetto solo leggerezza e allegria, il resto lo lascio al di là del mio muro.
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A mio figlio
Ti ho generato col solo pensiero figlio
e non sei mai sceso nel mio corpo come una buona rugiada.
Però sei diventato un’ape laboriosa, hai fecondato tutto il mio corpo
e a mia volta son diventato tuo figlio, figlio del tuo pensiero.
Forse, quando morirò, partorirò tutta la dolcezza
che mi hai messo nel primo sguardo
perché figlio, ti ho guardato a lungo,
ma non ti ho mai conosciuto.
Figlio figlio mio sognato, figlio ti ho solo pensato
non sei mai sceso nel corpo come una buona rugiada
ti ho guardato a lungo, ma non ti ho conosciuto mai.
Alda Merini
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f.a.
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<< Ma le persone senza figli come fanno? Non perché abbiano bisogno di un figlio che le assista... ma proprio, in generale... ma che campano a fare? >>
Sono d'accordo, mamma.
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Il senso di questa vita latita.
La paura striscia costante sotto i pensieri.
La forza di lottare, di capire, di sbagliare e rialzarsi ancora, ancora e ancora.... è stanca.
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Mi dispiace, lo vorrei, mi farebbe star meglio probabilmente ... ma io non ci credo che esisti, non ci riesco... Ci ho provato per anni, ma ogni volta mi sono arresa a quella sensazione di artificioso e di costruito.
Però, se esisti. ..fregatene di me che non ti ho dato fiducia, ma proteggi la mia famiglia. Aiuta loro, almeno là dove non posso farlo io, né nessun altro. Per favore.
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Ma vaffanculo!!!
Vaffanculo devi morire tu e tutti quelli che ti circondano!
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Non voglio più permettere alla quotidianità e ai miei pensieri contorti di rubarmi l'entusiasmo e la voglia di fare. Non voglio più buttare nel cesso le emozioni immense che sono capace di provare... è un sacrilegio, è uno schiaffo alla vita, uno spreco immondo.
Voglio Vivere, voglio godere di ogni stilla d'aria che attraversi le mie narici.
Non voglio dimenticare più quanto bene si stia a cogliere le occasioni senza esitare, a non perdere i momenti, a vivere gli attimi.
Voglio che i miei giorni siano lo specchio della mia voglia di vivere. Non posso più permettere che venga spenta così, sepolta sotto cumuli di cenere soffocante.
Voglio gioire. Di queste note jazz che colorano l'aria mentre scrivo. Dell'amore che lui riversa nelle mie quotidianità. Dei programmi che già strabordano da questa giornata. Del fare più che del rimuginare. Dei miei obiettivi. Della mia nuova capacità di guardare le cose. Delle lacrime che mi rigano il viso mentre metto a fuoco questi pensieri e li lascio scorrere sulla tastiera, per non dimenticarli. Mai. Mai più.
Vita, ti amo.
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Veramente? Veramente ho scovato una passione? Una passione con la P maiuscola?
Davvero, a 36 anni suonati, ho trovato per la prima volta qualcosa che mi accende il cuore alla sola idea di coltivarla?
L'ho desiderata ardentemente per anni, per tutta la vita. Non sono ancora sicura che sia veramente lei, il mio "fuoco". Ma in questo momento mi scalda, e questo mi basta.
E pensare che si è insinuata nella mia testa e nei miei desideri quasi per caso, senza pensarci tanto, senza nemmeno che me ne accorgessi. E pensare che un'altra persona, probabilmente, la troverebbe una cosa noiosa e senza nessuna attrattiva. Ma quando un pensiero si ripresenta sempre più di frequente, quando ti spinge a cercare, a documentarti, ad imparare. A capire. A capire come imparare. Quando ti fa venire voglia di impegnarti, di dedicargli tempo, di fare sacrifici. Quando ti fa sognare all’idea dei risultati che potresti ottenere. Quando comincia, quasi naturalmente, a ricollegarsi agli altri tuoi interessi, a quello che ti piace. Quando ti sembra, quindi, che i puntini si uniscano per magia, uno dopo l’altro. E il disegno che ti svelano ti piace, accidenti se ti piace. E ha un senso, fa parte di te, ti rappresenta. Quando succede tutto questo, non può trattarsi di una curiosità passeggera, effimera, di quelle che ti solleticano qualche giorno per poi sprofondare nella solita noia. No, deve esserci qualcosa di più. Deve esserci Vita dentro. Il mio fuoco.
Grazie, di esistere. E no, non è uno di quei graffiti adolescenziali sui muri.
E’ un grazie profondo e commosso da chi, di trovare un senso alla sua vita, non ci credeva più.
E adesso tocca a me.
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Vorrei svegliarmi la mattina e avere le stesse aspettative di un bambino, quando apre gli occhi ed è già impaziente di tuffarsi nel nuovo giorno. Quel giorno che a lui promette ancora chissà quante meraviglie. E non importa se non si concretizzeranno, perché negli occhi di un bambino c'è ancora la promessa di infiniti splendidi giorni per rimediare, per recuperare. Un bambino conosce solo l'oggi e il domani... ieri l'ha già scordato.
Ecco, vorrei ancora quell'entusiasmo.
Vorrei la fiducia nell'imprevedibile.
La speranza.
Vorrei che il futuro mi fosse ancora amico.
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Senza sogni.
Senza obiettivi.
Senza passioni.
Senza emozioni.
Senza speranze.
Senza energie.
Senza futuro.
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Vorrei poter guardare indietro e provare tenerezza, nostalgia, commozione per quegli anni lontani.
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Ce la devo fare.
Devo trovarla, la mia vera strada. Devo scovarla, lì, in quel cantuccio in cui si è nascosta tanto bene. Perchè non vuoi farti trovare, perchè non vuoi svelarti? E' un dispetto? Una punizione? Sì, forse è una punizione. Per la mia arrendevolezza, per il mio eterno vivere alla giornata, per il mio pensare, pensare, pensare e mai fare. Una punizione resa ancora più crudele dalla consapevolezza di tutto questo. Dalla consapevolezza che non posso buttare via i miei giorni così, non posso abbandonarli alla frustrazione senza nemmeno provare a combattere, ed invece è esattamente quello che continuo imperterrita a fare.
La vita è un dono troppo prezioso per violentarla in questo modo. Ho troppi giorni, mesi, anni bruciati che mi pesano sulle spalle, devo smettere di accumulare altri dolorosi cumuli di cenere, devo smetterla di sfregiarmi così il cuore e i ricordi.
Ho voglia di vita, di traguardi da raggiungere, di scopi su cui concentrarmi con entusiasmo non appena apro gli occhi, ogni mattina. Ho bisogno di credere che la mia vita non sia ormai un ammasso di giorni senza speranza, come invece troppo spesso mi appare. Devo lottare contro la sensazione di non essere più in tempo, devo combattere quello che è il mio incubo da sempre: lo spreco, il non poter tornare indietro, il "troppo tardi". Devo riuscire a convincermi che non è mai troppo tardi, nemmeno fosse l'ultimo giorno della mia vita su questa terra. E' difficile, ma devo farcela. Cazzo.
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"Quando ti chiedo di ascoltarmi
e tu cominci a darmi consigli,
non hai fatto ciò che ti ho chiesto.
Quando ti chiedo di ascoltarmi
e tu inizi a dirmi perché non dovrei sentirmi in quel modo,
stai calpestando i miei sentimenti.
Quando ti chiedo di ascoltarmi
e tu senti che devi fare qualcosa per risolvere il mio problema,
tu mi hai ingannato per quanto strano possa sembrare.
Quando tu fai qualcosa per me
che io posso e ho bisogno di fare per me stessa,
tu contribuisci alla mia paura e alla mia debolezza.
E allora ti prego di ascoltarmi
e di non fare altro che starmi a sentire.
E se vuoi parlare,
aspetta un minuto che giunga il tuo turno e io ti ascolto".
(Irene Whitehill)
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Sono maledetta, sbagliata, avvelenata, incurabile, perduta. Frutto malato di un albero marcio. Il verme mi divora dentro, instancabile, vorace, crudele.
Non c'è speranza.
Non c'è salvezza.
Solo sangue acido che corrode.
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Mal di testa.
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Ma perchè devo negare a me stessa che di quella roba non me ne frega una mazza?
Non mi piace, è complessa e stressante, è noiosa, non mi interessa.
Non-mi-in-te-res-sa.
Detto questo, come diamine faccio a liberarmene?
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Un'altra giornata riempita di nulla. Riempita di me.
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Ogni notte dilaniata da tutti i miei demoni.
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