TheDeadLivingNight

"Quando all'inferno non ci sarà più posto, i morti cammineranno sulla terra" - Dawn of the Dead - George A. Romero

 

 

Inesorabili

Post n°24 pubblicato il 13 Novembre 2008 da Chand79
Foto di Chand79

Cercò di divincolarsi dal suo assalitore spingendolo e facendo qualche passo all’indietro. Intanto i tre esseri che stavano sopra l’autista cercavano di guadagnare l’uscita spingendosi l’uno con l’altro. Non avevano molto spazio per muoversi e nel tentativo di scendere uno di loro cadde rovinando sugli scalini, il secondo lo seguì inciampando sul suo simile. Desimone impugnò la pistola e la premette sul volto di Gianni e sparò a bruciapelo. Nadia si mise a gridare e si lascio cadere in ginocchio appoggiata alla porta di vetro. Il suo grido di dolore e di angoscia ridestarono Khalifà dall’orrore che provò a quella scena e corse a prendere il fucile.
Il corpo di Gianni cadde a terra inanimato. I due zombie che erano scivolati a terra si rialzarono lentamente e raggiunti dal terzo si avventarono su Desimone che indietreggiando cercava di tenerli lontano. Non ricordava quanti proiettili aveva nella pistola e non voleva sprecarli senza prima aver provato a fuggire. Dal pullman cominciarono a scendere altri esseri, ne conto sei o sette. Capì che non poteva farcela e si mise a correre verso il Bar guardandosi alle spalle e vedendo con preoccupazione di essere seguito. Al suo arrivo i ragazzi aprirono la porta e la richiusero subito alle sue spalle.
"Chiudi subito!" disse rivolgendosi a Khalifà.
"Ho dovuto farlo, Nadia, mi dispiace".
La ragazza singhiozzando annuì con il capo.
Le mise le mani sulle spalle e la costrinse a guardarlo negli occhi "Devi essere forte, dobbiamo essere tutti forti se vogliamo tornare a casa e dalle nostre famiglie, perché è questo che vogliamo". "Si" rispose con un filo di voce lei cercando di fermare le lacrime e respirando lentamente per calmarsi.
Khalifà stava finendo di avvolgere le maniglie della porta con una catena che aveva trovato sotto il bancone. "Speriamo che resistano". Desimone prese la pistola e la caricò. Non aveva molti proiettili ma sperava che potessero bastargli per uscire da quella situazione. Aveva capito che non era necessario sparare; l’importante era fare molta attenzione e guardarsi bene alle spalle. Quegli esseri erano lenti e impacciati e forse questo poteva trarre in inganno, non dovevano sottovalutarli avevano abbastanza forza da riuscire a sopraffarlo soprattutto se erano diversi ad aggredirlo contemporaneamente. Si avvicinò alla porta e ne contò una dozzina. Si avvicinavano lentamente non sembravano più affamati, ma nonostante il passo lento e lo sguardo vuoto li vedeva avvicinare decisi e inesorabili.

 
 
 

Post n°22 pubblicato il 17 Giugno 2008 da Chand79
Foto di Chand79

Sopralluogo
 
Una densa coltre di fumo si alzò dal radiatore del pullman. Sembrava deserto; attraverso le aperture dei finestrini ormai privi di vetro non si vedeva nessuno muoversi all’interno.
"Devo andare a controllare, sicuramente ci sarà qualcuno ferito che ha bisogno di soccorso" disse Desimone osservando all’esterno.
"No, è pericoloso, aspettiamo" gli suggerì Nadia prendendolo per un braccio.
"Tranquilla, non c’è nessuno qui fuori, faccio presto. Voi due intanto prendete la cassettina del pronto soccorso, potrebbe servire"
Dette un’ultima occhiata in giro prima di aprire la porta e uscire con la pistola in mano.
L’aria era frizzantina e il chiarore visibile all’orizzonte indicava l’avvicinarsi dell’alba.
Si avvicinò alla parte posteriore del pullman e guardo in direzione del bar. Vide Nadia e Khalifà che lo osservavano dalla porta. Cominciò a muoversi lungo la fiancata, cercando di non fare rumore per sentire se dentro si muovesse qualcosa. Gli sembrò di sentire un lieve gemito di dolore. Si appiattì con le spalle sulla fiancata e si concentrò per assicurarsi che non si trattasse solamente di un’impressione. Lo sentì di nuovo. Pensò a qualche ferito, ma per istinto strinse la pistola con tutte e due le mani. Decise di avvicinarsi al portellone d’ingresso posto sulla parte anteriore della fiancata. Guardò nuovamente in direzione del bar e vide i due ragazzi sbracciarsi che cercavano di dirgli qualcosa. Vide che indicavano qualcosa nella zona di rifornimento. Si voltò e vide l’amico di Nadia che avanzava verso di lui trascinando la gamba destra.
"Ci mancava solo lui!".
Valutò che si trovava a una quindicina di metri da lui, e considerando la velocità pensò che stando attento poteva ritenersi abbastanza sicuro. Mise un piede sulla maniglia di apertura del vano bagagli sulla fiancata e si tirò su aggrappandosi al finestrino privo di vetri. Una scheggia di vetro ancora rimasto a suo posto gli ferì il palmo della mano provocandogli una piccola fitta di dolore. Si maledì della sua pensata e dopo essersi guardato alle spalle per assicurarsi che Gianni fosse ancora a distanza si sicurezza si avvicinò all’ingresso anteriore del veicolo. Lo sportello aveva un finestrino dal quale si poteva vedere la sagoma dell’autista prono sul volante con un evidente ferita sulla testa dalla quale era uscita una notevole quantità di sangue che gli copriva il viso. Afferrò la maniglia e cercò inutilmente di aprire la porta. Con un ulteriore tentativo, aiutandosi puntando un piede contro la fiancata, riuscì a spalancare la porta. Lo spettacolo che si presentò ai suoi occhi lo fece rabbrividire. Tre di quegli esseri erano chinati sopra il corpo dell’autista. L’apertura della porta aveva distolto due di essi dal loro spuntino e posarono lo sguardo su di lui, anche se parlare di sguardo non era tanto corretto.
Si sentì afferrare il braccio, Gianni era già giunto accanto a lui.


 
 
 

Nuovi arrivi

Post n°21 pubblicato il 15 Ottobre 2007 da Chand79
Foto di Chand79

Khalifà stava seduto per terra con le spalle appoggiate al bancone e il fucile di Catalano sulle gambe incrociate. La stanchezza si faceva sentire, gli occhi cominciavano ad avere momenti di debolezza che veniva scacciata da continui scuotimenti del capo. Il piccolo Giacomo si era assopito ma il suo sonno non era affatto tranquillo, movimenti della testa e continui lamenti sottovoce indicavano la presenza di sogni movimentati sicuramente causati dal pericolo corso quella sera. Tuttavia il suo volto sembrava sereno. Desimone si accese l'ennesima sigaretta e preparò del caffè per Khalifà e Nadia che era ancora scossa dal sogno. La ragazza si avvicinò al vetro e scorse l'amico che vagava nella piazzuola antistante il locale. "Non possiamo passare la notte qui, dobbiamo andare via" esordì Desimone.
"Non so cosa sia successo, ma non penso che questo sia un posto sicuro, e poi sarà meglio farti dare un'occhiata alla ferita" aggiunse rivolgendosi a Khalifà che fece una piccola smorfia come se il ricordo della ferita provocasse alla spalla ulteriore dolore.
"Dobbiamo portare con noi il piccolo Giacomo" disse Nadia scostandosi dal vetro e guardando con occhi tristi Desimone
"Già, per suo padre non c'è nulla da fare, e non manca molto perchè ritorni. Il difficile sarà farglielo capire. Adesso cerchiamo di prendere un pò di provviste e roba che potrà esserci utile".
"Non credo che il signor Catalano abbia qualcosa da ridire se portiamo via qualcosa" fece Khalifà con amara ironia, e guardando il ragazzino che dormiva si pentì delle sue parole.
Proprio in quell'istante irruppe nell'area di servizio un pullman proveniente dall'autostrada. Sembrava fuori controllo. Schivò l'auto con la quale erano arrivati Nadia e il suo amico, che era rimasta vicino la pompa del rifornimento, e si diresse verso l'area di sosta. Il Pullman rallentatò la sua corsa gettandosi con un fianco contro un muretto di cemento che delimitava il parcheggiò.L'attrito provocò uno squarcio sulla fiancata sinistra e una pioggia di scintille e pezzi di lamiera che fecero scoppiare la ruota posteriore sinistra facendo concludere la folle corsa contro un albero in fondo alla piazzuola.

 
 
 

Primi bagni

Post n°20 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da Chand79
Foto di Chand79

Era una stupenda giornata di sole, il cielo, sgombro di nuvole, e il mare cristallino si incontravano all’orizzonte ed era quasi impossibile capire dove finisse l’uno e cominciasse l’altro. La stagione estiva non era ancora cominciata. Nadia amava questo periodo dell’anno, la spiaggia non era ancora invasa dalla massa informe di bagnanti che vi si riversava occupandola e violentandola rendendo la battigia invisibile nascosta da ombrelloni e dal crogiuolo di corpi distesi o impegnati nelle più diverse e frenetiche attività.
Era distesa come una lucertola sul suo telo, gli occhi chiusi per salvaguardare gli occhi dalla violenza del sole. Allungò la mano destra in cerca di quella di Gianni, che come lei era disteso sulla spiaggia bollente. Non la trovò. Giro la testa lateralmente e facendosi scudo con la mano aprì gli occhi notando il telo da mare vuoto accanto a se. Si mise seduta e scrutando la battigia vide il suo amico in piedi rivolto verso la distesa d’acqua davanti a se. Nadia si alzò e lentamente gli si avvicinò alle spalle.
"Facciamo il bagno?" Il ragazzo non rispose.
"Ehi parlo con te!" neanche stavolta ebbe risposta.
Allungò la mano sulla spalla di Gianni. Un brivido gli core sulla pelle. Nonostante il sole cocente il tocco gli sembrò gelido. Gianni si voltò lentamente. Il suo sguardo era assente, il volto pallido e le labbra scure e screpolate. Nadia indietreggiò spaventata. Le mani di Gianni si allungarono sulle sue spalle afferrandola con forza. Gianni si avvicinò al suo viso, la bocca si aprì mostrandole i denti e lasciando fuoriuscire una rivoltante bava. Si svegliò urlando, madida di sudore, il suo cuore sembrava impazzito. Quando capì che si era trattato di un sogno si calmò. Solo un brutto sogno, disse tra sé e sè per tranquillizzarsi. Ma un istante dopo pensò che la condizione attuale non era affatto migliore.

 
 
 

Un mesto addio

Post n°19 pubblicato il 22 Novembre 2006 da Chand79
Foto di Chand79

Una volta dentro Desimone chiuse la porta e si assicurò di aver dato tutte le mandate alla serratura.
Nel frattempo Nadia aveva preparato il caffé per lei e Khalifà che stava in piedi davanti l’ingresso col fucile in mano a guardare fuori nella piazzola di parcheggio, cercando quello che una volta era l’amico di Nadia e che si era allontanato dal vetro, forse attirato dai rumori della colluttazione che si era svolta vicino la cisterna.
Quando Catalano entrò dal retro Nadia gli offrì la bevanda ancora calda, Khalifà notò subito il braccio dell’uomo e volse lo sguardo verso Desimone che annuì silenziosamente e vistosamente preoccupato. Giacomo corse a prendere la cassetta del pronto soccorso e la porse al padre che dopo essersi disinfettato la ferita cominciò a bendarla nonostante l’emorragia non sembrava intenzionata né a terminare né a diminuire.
L’uomo era visibilmente indebolito, il colorito si faceva sempre più pallido, lo sguardo era stanco.
"E’ meglio che si riposi un pò" esordì Desimone. "Vada a distendersi sul retro, qui ci pensiamo noi".
"Non dica scemenze, sto benissimo" fu la risposta seccata.
Ma quando cercò di alzarsi dalla sedia perse per un attimo l’equilibrio e fu lì per cadere se Khalifà non fosse stato tanto lesto da reggerlo per il braccio sano.
"Papà, forse il signore ha ragione" si intromise Giacomo, "vai a riposare un pò"
"Forse si, va bene, mi distenderò un pò, ma non pensi di fare il capo qui, il locale è mio e qui si fa quel che dico io!"
"Non si preoccupi" lo tranquillizzò Desimone.
Giacomo si diresse dietro al padre.
"Meglio che resti qui, papà deve riposarsi, è tanto stanco" disse Nadia prendendogli una mano, mentre stentava a trattenere una lacrima avendo capito cosa stava succedendo.
Catalano scostò la tendina e chiuse la porta dietro di se.
Desimone si avvicinò alla porta e diede un colpo di chiave.

 
 
 
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Un blog di: Chand79
Data di creazione: 04/04/2006
 

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