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M. Houellebecq: LA POSSIBILITA' DI UN'ISOLA 

Post n°8 pubblicato il 07 Novembre 2007 da deckard1961

La giovinezza era il tempo della
felicità, la sua stagione unica;conducendo una vita oziosa e priva di
preoccupazioni, occupata unicamente da studi poco impegnativi, i giovani
potevano dedicarsi senza limiti alla libera esultanza dei loro corpi. Potevano
giocare, ballare, amare, moltiplicare i piaceri. Alle prime ore del mattino
potevano uscire da una festa in compagnia dei partner sessuali che si erano
scelti, per contemplare la tetra fila degli impiegati che si recavano al
lavoro. Erano il sale della terra, e veniva dato loro tutto, veniva permesso
loro tutto, per loro tutto era possibile. In seguito, fondata una famiglia,
entrati nel mondo degli adulti, avrebbero conosciuto le seccature, la fatica,
le responsabilità, le difficoltà dell’esistenza; avrebbero dovuto pagare le
tasse, assoggettarsi a formalità amministrative senza smettere di assistere,
impotenti, al degrado irrimediabile - lento dapprima, poi sempre più rapido –
dei loro corpi; avrebbero dovuto mantenere dei figli, soprattutto, come nemici
mortali nella propria casa; avrebbero dovuto coccolarli, nutrirli, preoccuparsi
delle loro malattie, assicurare i mezzi della loro istruzione e dei loro
divertimenti, e contrariamente a ciò che avviene negli animali ciò non sarebbe
durato soltanto una stagione, sarebbero rimasti schiavi della loro prole fino
alla fine, il tempo della gioia era definitivamente terminato per loro;
avrebbero continuato a penare fino in fondo, nel dolore e nei disturbi fisici
crescenti, fino a essere gettati definitivamente fra gli scarti, una volta
diventati vecchi buoni a nulla. Dai figli in cambio non avrebbero affatto avuto
riconoscenza, anzi, i loro sforzi, per quanto accaniti, non sarebbero mai stati
ritenuti sufficienti, fino alla fine sarebbero stati considerati colpevoli per
il semplice fatto di essere genitori. Da questa vita dolorosa, segnata
dalla vergogna, ogni gioia sarebbe stata spietatamente bandita. Non appena
avessero voluto avvicinarsi al corpo dei giovani, sarebbero stati perseguitati,
respinti, condannati al ridicolo, all’obbrobrio, e, ai giorni nostri, sempre
più spesso alla prigione. Il corpo dei
giovani, unico bene desiderabile che sia mai stato in grado di produrre il
mondo, era riservato all’uso esclusivo dei giovani, e la sorte dei vecchi era
quella di lavorare e patire. Questo era il vero senso della solidarietà fra
generazioni
: consisteva in un puro e semplice olocausto di ogni generazione
a beneficio di quella destinata a sostituirla, olocausto crudele, prolungato, e
che non si accompagnava ad alcuna consolazione, ad alcun conforto, ad alcuna
compensazione materiale o affettiva.



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