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Mille colombes, Natale di sangue, Steiner Settimana di Natale

Post n°1181 pubblicato il 14 Febbraio 2024 da giuliosforza

 

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   Mi sveglio con nelle orecchie la vecchia commovente canzone di Mireille Mathieu Mille Colombes, bellissima anche perché il refrain, il ritornello, è ripreso pari pari (e Bellini è correttamente citato come coautore) dal coro belliniano che fa da sfondo a Casta Diva.

   Qualora l’intento di riorganizzare (estrema mia sfida?) il Gruppo Corale “Metanoesi” della nostra 'Associazione culturale di Varia Umanità e Musica “VIVARIUM”', riuscisse, vorrei proprio fosse reinaugurato con questa canzone, debitamente, ma semplicemente, da me trascritta per coro di quattro voci dispari, che è talmente adatta ai tempi tristi che stiamo vivendo da parer essere stata pensata in questi giorni. Ecco le parole:

 "Mille colombes

  L’hiver est là sur les toits du village,

   Le ciel est blanc, et j’entends

   la chorale des enfants'

   dans la vieille église,

   sur un orgue aux couleurs du temps.

 Refrain':

 Que la paix soit sur le monde

   pour les cent mille ans qui viennent

   donnez-nous mille colombes,

   à tous les soleils levants.

   Donnez-nous mille colombes

   et des millions d’hirondelles,

   faites un jour que tous les hommes

   redeviennent des enfants.

 

   Demain c’est vous, et demain plus de guerres,

   demain partout les canons

   dormirons sous les fleurs.

   Un monde joli

   est un monde où l’on vit san peur".

*  

  

Natale di Sangue.

   Nel tempo della devastazione e della morte, in cui l’umana Razionalità sembra essere ridotta  all’invenzione di sempre più complessi e tragici  congegni di distruzione; nell’epoca del crollo di tutte le certezze, di tutte le fedi dogmatiche e di tutte le laiche ideologie progressiste, rivelatesi incapaci di garantire un minimo di serenità all’Homo viator nel deserto di un mondo in cui  par non essere più posto  nemmeno per la speranza (“vero è ben, Pindemonte, anche la Speme / ultima dea fugge e i sepolcri…)” ; io, alla mia tenera età, decido, in un uggioso e funereamente silenzioso mattino di Natale, di non arrendermi, e di scavare dentro me stesso per tentar di trovare nel  profondo del mio essere il bandolo di una matassa salvifica che m’aiuti ad uscire dal labirinto della disperazione. E torno a farmi guidare dallo Seelekalender, il Calendario dell’anima, del teorico goethiano della teosofia come antroposofia Rudolf Steiner, che in cinquantuno brevi strofe irregolari poetico-prosastiche, tante quante le settimane dell’anno che giustamente nel Calendario dell’Anima inizia dalla Primavera, mi conduce alla ricerca progressiva esoterica  del Verbo increato negli abissi (dalla Ragione partecipativa, non da quella oggettivante -lessico marceliano- sondabili) dello Spirito, sicchè il ‘pensiero poetante’ di oggi, trentottesima settimana dell’anno steineriano, dedicato  alla Weihenachtstimmung, Atmosfera di Natale, così descrive il concepimento ‘del Figlio dello Spirito’ in grembo all’ Anima:

  “ Ich fühle wie entzaubert

Das Geisteskind im Seelenschoss;

Es hat in Herzenshelligkeit

Gezeugt das heilige Weltenwort

Der Hoffnung Himmelsfrucht,

Die jubelnd wächst in Weltnefernen

Aus meines Wesens Gottesgrund

 che con qualche libertà traduco:

 Io avverto come estasiato e sgomento

Il Figlio dello Spirito nel grembo della mia Anima;

Il santissimo Verbo universale

Ha generato nella luce del mio cuore

Il celestiale frutto della Speranza,

Che dal profondo abisso della mia Essenza

S’invola giubilando per la profondità degli Universi.

 Come dire: concepimento e nascita del Verbo universale dentro di me, unico segreto per la rinascita della Speranza.

Gloria in profundis Deo.

*

   Sto ascoltando, e godendomi, 'Verklärte Nacht' (Notte chiara), poemetto sinfonico del giovane Schӧnberg, che a me pare ancora tardoromantico, e perciò dal mio orecchio ancora sopportabile. Lo Schӧnberg dodecafonico non è fatto per il mio organo uditivo, che non possiede i decibel adatti; e non è un …’Belmonte’, come suona in italiano il cognome, ma una 'Dunklestal', una Vallescura. Se poi penso che 'Tal', valle, in tedesco è neutro, la valle oscura diventa, non so perché, alla mia percezione oscurissima.

   Lambiccamenti poco natalizi, già da Giovedì Santo?

   Forse che sì forse che no.

*  

   Fidelio. Capisco perché Wagner adorasse Beethoven e lo ritenesse l’ultimo e più grande compositore di musica assoluta e perciò suo maestro e precursore. Nel Fidelio ormai voce umana e strumentazione orchestrale si confondono, essa stessa diventa uno strumento fra gli altri, anche se il più nobile, e non necessita più di alcuna altra servitù strumentale o intermediazione. La lirica sarà essa stessa d’ora in poi musica assoluta.

   Seguendolo oggi riproposto da rai5, quello che inaugurò la stagione del Teatro alla Scala il 7 dicembre 2014 di ciò maggiormente mi convinco, ma anche mi libero del luogo comune che fa del capolavoro beethoveniano esclusivamente un dramma politico, mentre è la storia di una donna pronta a tutto per salvare l’uomo che ama. Questa almeno l’opinione, da me attinta dalle rete e senza sforzo condivisa, del Direttore Daniel Barenboim alla sua ultima stagione da Direttore Musicale della Scala, e della regista Deborah Warner che ritiene il Fidelio “la ricerca della verità nel buio di una prigione, la scoperta dell’ingiustizia alla luce del sole e il potere dell’amore di vincere tutto: Fidelio è fatto di questo. Non credo che al centro ci sia l’idea della libertà, credo che ci sia assolutamente l’idea dell’amore”. Per parte mia  ritengo le due interpretazioni non essere  contrastanti, se mai complementari, quanto la vicenda dell’in-dividuus (non divisibile) è complementare a quella del naturaliter socialis (‘anthropos physei politikon zωon’ – tà politikà, 1252/a)  se si accetta la concezione dello Stagirita.

__________________                           

   Chàirete Dàimones!

   Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 
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