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Annamaria Andreoli, Più che l'amore. Libri per le vacanze- Pensieri sparsi.

Post n°953 pubblicato il 05 Luglio 2017 da giuliosforza

Post 876

Completo l'elenco della piccola scorta di libri per le letture delle mie vacanze all’ombra dei noci e dell’ibiscus frainileschi.

Oltre a d’Ormesson (Malgrado tutto direi che questa vita è stata bella e A Dio piacendo, NeriPozzi), mi faranno compagnia il giovane storico israeliano  della Hebrew University di Gerusalemme Youval Noah Harari con Homo Deus (Saggi Bompiani), Alicia Jimenez-Bartlett con Il silenzio dei chiostri (Sellerio), forse il primo thriller della mia vita, e il più impegnativo Glenn Gould con L’ala del turbine intelligente. Scritti sulla musica (Adelphi), Del volume di Harari ho già iniziato la lettura delle oltre seicento pagine, di cui cinquanta di fittissima bibliografia, e sono assai curioso degli sviluppi. L’argomento,ultramoderno, è avvincente, e così è riassunto nel risvolto di copertina:

Sapiens ci ha mostrato da dove veniamo. Homo Deus ci mostrerà dove stiamo andando.

Nella seconda metà del XX secolo l’umanità è riuscita in un’impresa che per migliaia di anni è parsa impossibile: tenere sotto controllo carestie, pestilenze, guerre: Oggi è più probabile che l’uomo medio muoia per un’abbuffata da Mc Donalds piuttosto he per la siccità, il virus Ebola o un attacco di di al-Quaida. Nel XXI secolo, in un mondo ormai libero dalle epidemie, economicamente prospero e in pace, coltiviamo con strumenti sempre più potenti l’ambizione antica di elevarci al rango di divinità, di trasformare Homo sapiens in Homo Deus: E allora cosa accadrà quando robotica, intelligenza artificiale e ingegneria genetica saranno messe al servizio della ricerca dell’immortalità e della felicità eterna? Harari racconta sogni e incubi che daranno forma al XXI secolo in una sintesi audace e lucidissima di storia, filosofia, scienza e tecnologia,e ci mette in guardia: il genere umano rischia di rendere se stesso superfluo.Saremo in grado di proteggere questo fragile pianeta  e l’umanità stessa dai nostri nuovi poteri divini?”.

Ne troverò di belle alle mie rinascite!

PS

Ma per le mie estive divagazioni non poteva mancare Lui, riproposto da uno dei suoi più autorevoli biografi, Annamaria Andreoli, che ha insegnato letteratura italiana nelle università di Bologna e della Basilicata e che per circa undici anni(1997-2008) è stata presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani. L’ultimo suo libro, Più che l’amore (Marsilio,collana Nodi, 2017, pp 382), intende fare il punto sulla vexata quaestio dei rapporti fra Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio:fu vero amore? E intende dimostrare  che la leggenda dei divi amanti, narrata e rinarrata da oltre un secolo, era un castello di carta destinato a crollare. Leggo al proposito nel risvolto di copertina:

« Venezia 1894.Trentasei anni lei, trentuno lui: Un incontro fortuito, quello tra Eleonora  Duse e Gabriele d’Annunzio, che segna l’inizio di una storia lunga un decennio.Un breve tratto nell’arco di una vita, ma per entrambi capitale. Gabriele offrirà alla sua nuova musa una serie di capolavori: Eleonora li metterà inscena. Nasce con questo giuramento il motto araldico “More than love”. Lui,infatti, è perentorio: esige ‘più che l’amore’. Lei lo corrisponde a oltranza,recitando un trasporto da Baccante orgiastica: “Vorrei potermi disfare tutta!Tutto donare di me, e dissolvermi”. Al banco di prova, però, la verità sarà un’altra.Occorreranno anni prima che d’Annunzio prenda atto che l’attrice simula un consenso che si guarda bene dall’accordargli. In questo libro Annamaria Andreoli mette in discussione la vulgata, confermata da oltre un secolo, che dipinge la Diva come sottomessa al Vate. Se corrispondono al vero passione, tradimenti e umiliazioni, sono da ribaltare i ruoli: fu lui la vittima e lei il carnefice.E’ quanto emerge dai numerosi documenti, sottoposti a nuovo esame con un’avvertenza: a varare la favola dei divi amanti fu Gabriele, maestro nel creare leggende.La personalità carismatica di una donna lontana dai clichés dell’epoca e lo sfolgorio di una società europea in cui il teatro e la cultura italiana erano protagonisti sono i cardini di una vicenda che non smette di affascinare».

 

*

Uno dei tanti interventi del rovianese Artemio Tacchia su fb (sottolineo rovianese per dare risalto al fatto che egli sembra chiuso, sì, nella sua Valle, quella dell’Aniene, di cui conosce ed illustra ogni segreto e che osserva sornione dall’alto di una delle propaggini  del Monte Sant’Elia, ma  è uno dei pochi storici-antropologi-poeti della zona ad essersi accorto “che oltre la sua valle c’è del mondo”), mi porge l’occasione per tornare a dire dell’Amata phegea, la farfallina delle falene dal caratteristico corpicino affusolato nero a pois bianchi e caratteristico anello giallo in coda, che i tedeschi dicono simpaticamente Weissefleck Widderchen, piccolo montone dalle macchie gialle, e i francesi sphynx du pissenlit, sfinge del soffione, del dente di leone, alla lettera piscialletto come, per le sue qualità diuretiche, il dente di leone è denominato: nomi importanti, troppo importanti, ma assai appropriati per un insettino che vola quasi sempre accoppiato, in stato di perenne copula, quasi il suo compito nella sua breve stagione altro non sia che il riprodursi. E noi bambini forse per questo infilavamo al pruncichittu, questo il suo nome nel nostro dialetto, un lungo stecco nel di dietro e godevamo nell’osservarlo agitare freneticamente le alucce, non saprei quanto per il dolore o quanto,forse, per il piacere (o, sadomasochisticamente, per ambedue le cose insieme).In questi giorni di riposo al fresco del mio piccolo giardino immerso nel verde, mi soffermo ad osservarlo a lungo e a meditare sulla sua  sorte e sulla complessa metafora della vita che essa  rappresenta. E penso anche che a noi a infilarci là lo stecco e ad agitarci per gli universi sia quella essenza birichina,  infantile divinità giocosa, detta destino che si diverte con noi al gioco impudico, ma non poi così crudele, ‘egliu zipponculu, per dare forse un senso alla sua diversamente monotona eternità.

 

*

Quelle che raduno qui di seguito sono fronde sparse, già disperse in rete per gli amici difb. Non intendo privarne quelli del blog.    

Saltimbanco del sapere, funambolo della cultura. E’ questo che io sono?

Omnia vincit amor et nos cedamus amori.
In questo verso di Virgilio (Bucoliche) e in questi quattro altri del VI libro dell'Eneide (principio coelum ac terras camposque liquentes / lucentemque globum lunae titaniaque astra / spiritus intus alit, totamque effusa per artus / mens agitat molem totoque se corpore miscet) fu e ancora è la summa della mia filosofia. (Una lettrice mi chiede su fb di tradurre -ho fatto il Liceo artistico, si giustifica-. Sia curiosa, le rispondo. Cerchi in rete).

Rituali pellegrinaggi alle Sue case.
Chi cerca D'Annunzio vada a Gardone. Chi cerca Gabriele (anzi Gabbriele, anzi Gabbri) vada a Pescara in Corso Manthoné. Io li cerco ambedue e perciò presto tornerò nei due luoghi dell’annuncio: nel primo spinto da “un immenso desiderio di festa”, come suona l’invito…’guerri-ero’, nel secondo per lasciarmi guidare, dalla Sua Ombra uscita dalle pagine del Notturno, stanza per stanza a respirarne l'aura sacrale da cui tutto ancora è avvolto. 
Gardone e Pescara, Cor unum et Anima una!


Ogni tanto mi avviene di scendere dalle mie nuvole e di guardare freddamente alle cose di questo mondo.
Penso, e il pensiero non è molto originale, che il IV Reich, un IV Reich per ora relativamente pacifico, sia in atto già da prima dell'avvento dell'euro, il quale non ha fatto che rafforzarlo e consacrarlo. La Germania con la sua strapotenza ha ormai invaso economicamente l'Europa tutta,e non solo, acquiescente o per impotenza o per viltà. L'Inghilterra con la sua uscita fa intendere di voler prendere le distanze e di prepararsi, col supporto degli Stati Uniti, ad una reazione decisa che, alla prima scintilla (una nuova Danzica) potrebbe diventare, gli dei ce ne scampino, anche armata. L'incognita sarebbe solo la posizione della Cina, nuova superpotenza, che pesa sempre di più per gli equilibri del mondo. 
A questo punto deve far riflettere il fatto che due Guerre Mondiali, una più disastrosa dell'altra per la Germania, non son bastate a impedirle di risorgere più forte dalle sue ceneri. Quali sono stati gli errori dei suoi avversari? Non tentano di ripeterli con una politica cieca che si rifiuti di riconoscere l'oggettiva superiorità, in termini di genio, di tenacia, di lavoro, e non ultimo di ricchezza, del popolo tedesco, e di lasciargli di conseguenza nel mondo lo spazio di cui necessità, purché non prevarichi? Che l'Assoluto, come direbbe il tedesco Hegel, sia per tornare a fare il suo nido in Europa, e precisamente in Germania, anche geograficamente suo cuore? La Merkel non mi piace, per mille motivi, e l'ho anche più di una volta scritto. Ma non farci i conti, come vorrebbero in molti, è impossibile, e intestardirsi a non volerceli fare è ancor peggio, è da mentecatti.

*

__________________

ChàireteDàimones!

Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima,altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)




 

 

 

 
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