Creato da donnafat il 22/08/2014

il profumo che ho

oltre la pelle

 

 

Mi imbarazzo o no ? Meglio di no

Post n°14 pubblicato il 03 Novembre 2015 da donnafat

Non so se sia così corretto trattare di cose riguardanti il  proprio lato personale, e mi riferisco a quello che non ti sogni di  rivelare nemmeno sotto tortura.
Ci sono delle volte che non fai che pensarci a quegli eventi che sono o sono stati causa di disagio, magari che non ti riguardano personalmente, ma che comunque ti sfiorano e di conseguenza rimangono presenti sempre.

Di cose imbarazzanti molto probabilmente chiunque ne cela qualcuna, ma non parlarne  non ci rende ipocriti o bugiardi, ma semplicemente intimoriti dalle reazioni di coloro che magari non ci penserebbero due volte a giudicarci. Del resto, essere sottoposti a giudizio è da sempre una condizione atta a riversare colpe o discolpe ai protagonisti del caso. E poi diciamocielo pure: raccontare i fatti propri intimi non è un segno di libertà come potrebbe sembrare, ma soltanto quello di denudarsi di fronte a gente che non sa che farsene di ascoltare, ma  spettegolare sicuramente con la possibilità di travisare quelllo che hanno solo voluto sentire.

 A dirla tutta non bado a quanto possono o potrebbero pensare di me, credo che se c'è  qualcosa su cui hanno da ridire riguarda senza dubbio il corpo nel quale risiedo, e come è ben noto è carnoso, e non è sempre motivo di vanto e ancor meno di pregevolezza. Imparare a vivere con se stessi diventa un lavoro impegnativo nei casi come il mio, e sorrido spesso quando mi si dice che mi si apprezza per come sono.
I complimenti rinvigoriscono si sa, ma comunque sia non cambiano le evidenze, ma tuttavia risultano di conforto, quanto meno lo erano un tempo quando non riuscivo ad accettarmi. Ora mi sento me, e sono così con difetti e forse qualche pregio, e prorompente e spontanea.
Quello che vale è che io vivo in pace  con me stessa e con gli altri. Tutto il resto è vano.

Giusto per dirne una di cose che mi imbarazzano, è quella di arrossire ancora allo sguardo di un uomo che mi guarda compiaciuto e con  desiderio [ma questa è un'altra storia]

 
 
 

Non avevo nulla da dire

Post n°13 pubblicato il 22 Ottobre 2015 da donnafat

Di sciocchezze da scrivere se ne troverebbero a iosa, come del resto quelle che di sciocco hanno ben poco. In entrambi i casi trovo difficoltà, e non si tratta di quelle inerenti alla scelta sulla quale optare per sistemare una sfilza di parole su una pagina vuota.
Il motivo è diverso. Va ricercato forse, ma non saprei dove, e sebbene io usi la volontà necessaria per venirne a capo diventa complicato.
Il fatto è che non ce la faccio, perciò mi chiedo a che pro sono qui a imbrattare una pagina di stupidate senza senso ?
E pensare che nemmeno il mio caro e amato preambolo riesce a prendere piede stasera, quindi è chiaro che in realtà non ho nulla da dire.
E così taccio, ma non riesco a non pensare, e i pensieri sorvolano ogni direzione in lungo e in largo,  e vanno al di là persino dai paletti che spesso pongo.
Penso al fatto che le persone mi scrivono e a me piace. Alcune di esse  però pongono il limite di accettare risposte ai loro messaggi e questa cosa la scopri quando hai impiegato tempo e dedizione con l'intenzione di ricambiare, e così, seppur delusa vai oltre. Altri non sembrano contenti per altri motivi, del resto ognuno è libero di non accontentarsi.

Un tempo ero assidua con la mia presenza, poi gli eventi o le abitudini che sono subentrate alle nuove ne hanno modificato le attitudini, e ci si ritrova quasi ad accantonare un posto che ho creato per esternare le mie vicissitudini.
Avevo una convinzione: quella che non si cambiasse, che nulla avesse il potere di modificare la personalità delle persone. Forse mi sbagliavo, o forse non del tutto, perchè in realtà se sei colpita dalle scazzottate della vita per forza di cose sei costretta a modificarne quei contorni che delineano la tua espressività comportamentale.

Mi guardo. E mi vedo uguale a sempre, ciccia compresa, e continuo a guardarmi vedendo qualcosa di diverso che è in me. Dentro è cambiato qualcosa. Lo sguardo è sempre dolce, a volte triste, altre sorridente.
Tra alcune cose  è la tolleranza che ho quasi perso: ora lo sono meno. E questa nuova cosa mi rende meno propensa alla pazienza. Eppure ne ho sempre avuta tanta, ma il momento sembra essere giunto a un limite non superabile oltre un suo confine, delimitato probabilmente dalle delusioni o dalle inadeguatezze che si creano man mano che la vita ce le sottopone. Un tempo consideravo fondamentale non avere confini, ma pensare solo agli altri non è giusto, e io l'ho sempre fatto, mettendo da parte me piuttosto che trascurare. Qualcuno mi ha detto qualcosa che mi ha fatto riflettere. E non avevo idea di quanto io potessi essere così cieca. Mi ha solo detto che è finito il tempo di dare e di soffrire, perchè ora devo imparare semplicemente  a prendere le cose belle della vita e lasciarmi andare smettendo di pensare solo alle responsabilità che scaturiscono inevitabilmente.
Sembra facile, vero ? 

Se lo fosse non sarei qui a parlarne. Io non sono una donna che da per opportunismo o per finzione, io sono spontanea e pecco di altruismo, e so bene che dovrei smettere e diventare egoista e strafottente. Probabilmente se non mi soffermassi  sui come e i sui perchè, dando solo le briciole di me mi farebbe sentire bene ?
No è la mia risposta, ma solo perchè non ho mai provato di esserlo strafottente forse, e se io provassi ad essere in quel modo non sarei me, ma qualcuna che non sono. 
Si narra che chi meno da più ottiene. Deve essere una regola complessa da perseguire quando va contro la propria natura. Ad ogni modo quello che ho imparato è che do un limite alla tolleranza e ho smesso di essere troppo comprensiva alle manchevolezze altrui,  e dare nuove possibilità a chi mi ferisce.
Sarò meno tollerante, ma quanto meno non permetto a chi esagera di colpirmi.
E questo è quanto, e pensare che non avevo nulla di cui parlare

 
 
 

Anche gli uomini

Post n°12 pubblicato il 09 Ottobre 2015 da donnafat

Dicono che essere divertenti induca le persone ad esserlo altrettanto, o quanto meno rende loro capaci di sorridere, cosa alquanto pregevole direi.
C'era un tempo che ordivo parole che rendevano un preambolo il fine o  l'inizio di quanto avevo da esprimere.
Mi piaceva, e c'è da dire che non era affatto artefatto, ma semplicemente spontaneo, e sebbene potesse  indurre a movimenti mentali poco appropriati alla concentrazione risultava comunque adeguato a introdurre l'argomento al quale miravo.
Ecco, ci risiamo, l'ho rifatto: in fondo non si perde il vizio, nemmeno il lupo lo perde e  pur tentando  gli rimane comunque addosso il suo bel manto, e per quanto peloso direi che è bellissimo, il lupo ovvio.
Non voglio sottopporre paragoni con quadrupedi pelosi, ma probabilmente  una bipede come me si.
Sapete che i peli ci sono stati concessi dalla natura bontà sua, e per quanto ci si ostini a eliminarli con le molteplici strategie di cui disponiamo continuano a emergere e sovrastare zone poco propense ad ospitarli.
Come fare dunque ?
L'impresa è ardua.
L'opzione della libera proliferazione dei peli è del tutto esclusa, a meno che si decida di vivere presso una di quelle improbabili isole cosiddette deserte, dove anche i pesci rabbrividerebbero per lo sconcerto.
Estirparli con strisce appiccicose e dolorose è una possibilità assai fattibile.
L'uso del rasoio è quella meno dolorosa ed efficace, ma tale efficacia è di breve durata. I peli riscrescono nella medesima maniera dell'erba di un prato appena concimato, e persino rinfoltiti. 
Le creme depilatorie anche se tollerabili sono anch'esse poco durevoli dato che i peli spinti da chissà quale imperterrita forza appaiono in superficie come funghi dopo una pioggia improvvisa.
Qualunque opzione si scelga, persino l'epilazione nulla, e dico nulla ferma la rinascita dei peli supeflui, e si diventa schiave pur di contrastarli.
Quello che non è comprensibile è come mai anche gli uomini si sottopongano a depilazioni corporali diventando vittime di tali pratiche.

Non ho idea del perchè scelgano di farlo, si,  è noto che per alcuni sport non avere peli agevola, ma se non serve non averli  perchè farsi estirpare letteralmente la peluria che madre natura ha fornito loro ?

Le risposte sono da ritrovare nel profondo di costoro, ma non è dato sapere dato che spesso tali risposte non vengono trovate.

Sarà una questione di vanità ?

Chissà 

La cosa che mi ha fatto riflettere è che ho assistito al vociare di  lunghe e intense lamentele da parte di un uomo, che si trovava  tre stanze più in là da quella in cui estirpavano i miei di peli in assoluto silenzio.
Doveva soffrire molto il poveretto mi sono detta, forse per via della bassa soglia di sopportazione del  dolore inevitabilmente.
Mi chiedo dove siano gli uomini forniti di ogni peculiarità che li rendono tali, peli compresi.

 
 
 

Oggi è un pò così e va bene così

Post n°11 pubblicato il 14 Ottobre 2014 da donnafat

Potrei iniziare con uno dei miei soliti preamboli, adducendo questa o quella cosa pur di non arrivare al dunque. E' mia abitudine oramai consolidata, che mi appartiene, e che molto probabilmente racchiude in se qualcosa che non è dato sapere, o meglio, sarebbe da dire che è bene ignorare le motivazioni che a volte non riusciamo a trovare, poichè non sempre è così importante voler sapere ogni cosa. Vale la regola del " non so " che è quella che mitiga, e riesce a non infierire troppo quando si soffre, e lasciar correre diventa il surrogato di serenità che non c'è.

Oggi va così.

Non mi nascondo mai di fronte alle cose che la vita mi propina. Le affronto, anche a costo di farmi male, ma capirne il senso e ancor più importante, e poi cercare di risolverle è per me naturale, e non mi fermo dinanzi alle difficoltà: le combatto. Debbo ammettere che oggi non ne ho nessuna voglia sebbene ne avrei motivo, ma volutamente tralascio senza una motivazione, che probabilmente è il contrario.

Non sempre ne esco vittoriosa da quelle cose della vita. E quando accade mi rialzo con le ossa rotte, se così si può dire, anche perchè c'è molto che le ricopre, e di conseguenza il risultato potrebbe essere  ben diverso come  lividi sulla pelle metaforicamente parlando. Quando penso a me, e a quello che ho vissuto mi rendo conto di quante sono state le difficoltà alle quali ho dovuto far fronte, sempre dure da sostenere, spesso dolorose, altre gioiose ma con la consapevolezza che ognuna di esse ha segnato la mia esistenza.

Si dice spesso che le esperienze sono formative. Come non essere d'accordo con tali asserzioni mi chiedo. D'altro canto ogni gesto è consequenziale a un altro, e sommandoli emergono i momenti vissuti carichi di noi, che ci appartengono e ci rendono unici per quanto banale possa risultare una tale espressione, ma che in effetti è così piena di senso da renderla quasi compiuta.

Oggi non avrei dovuto scrivere alcun che dato l'umore non brillante al quale evidentemente sono soggetta, tuttavia lo faccio, e non ambisco a lagnarmi assolutamente dato che non v'è motivo, ma solo un momento di riflessione che caratterizza questa giornata alquanto inusuale. 

Oggi il sole governa il mio tempo, quello nel quale vivo e in cui dimoro. E questo rende meno mesta la giornata. Un pò sorrido. E mi piace pensare che qualunque cosa accada o è destinata a verificarsi è per via di un motivo che magari ora come ora ignoro, e che mi porta a costruire pensieri inadeguati con un risultato che assottiglia l'oggetto della contesa che caratterizza il mio umore.

Sebbene io abbia le mie idee a tal proposito mi verrebbe da pensare alla conclusione che nulla accade per caso, e che ogni cosa è preordinata a priori, e nulla può modificarne la traiettoria. Alcuni pensano che attraverso il libero arbitrio si possa poter scegliere liberamente la via da percorrere, e penso che l'idea non fa una grinza se non fosse per il fatto che il libero arbitrio potrebbe essere una variante fasulla sistemata li per agevolarci nella consapevolezza, che in fondo siamo capaci di saper vivere, e che siamo noi in fondo gli artefici delle nostre scelte e nessun altro, mentre in realtà così non è.

Forse siamo solo dei burattini manipolati ad agire in determinate maniere a seconda dei disegni originari, che ci rendono quello che siamo. Non è una certezza, è solo una delle varie ipotesi, che spesso confezioniamo a seconda dei momenti di percorso della nostra esistenza, e che fanno comodo dato che nulla è certo se non il fatto di esserci in questa vita, e che viverla è quanto di più importante possiamo costruire.

Viverla bene questa vita è quanto siamo tenuti a fare, anche quando pensiamo di non saper come fare. C'è sempre un modo, anche se non  per tutto.

 
 
 

La fortuna di Cenerentola

Post n°10 pubblicato il 29 Settembre 2014 da donnafat

Chissà cosa avrà pensato Cenerentola nell'attimo nel quale  il principe azzurro la scelse con l'intenzione di ballare con lei dato che la sala pullulava di fanciulle bellissime e di rango elevato. Lei, tutto sommato era soltanto una ragazza che si adoperava con i lavori domestici, pulendo e lustrando la casa nella quale viveva insieme alle sorellastre e alla matrigna, e costretta a continue umiliazioni giorno dopo giorno, e questo le impediva di pensare, che lei in realtà era uguale, se non più desiderabile, di ogni altra ragazza presente. E probabilmente i suoi pensieri migravano lontani, di là dal confine di quella sua dura realtà, sognando giorni diversi da quelli del suo quotidiano, e verosimilmente  con la speranza che potessero concretizzarsi prima o poi. Forse sentiva la solitudine in cuor suo, e sebbene evitasse in ogni modo di non renderla palese la sentiva comunque viva e costante. Poi naturalmente, ebbe la fortuna di ricevere il magico aiuto di cui tutti conosciamo le conseguenze. E come si suol dire, e si dice nelle favole visse felice lontana da stracci e pagliuzze abrasive con cui toglieva l'unto da fornelli e stoviglie, dai pavimenti polverosi e da bucati da fare a mano, e da letti da rifare, e non da meno dalle imposizioni umilianti di cui conosceva bene i contorni, condividendo poi la vita insieme al principe, tra l'altro azzurro, cosa che personalmente lo preferisco al blu se proprio devo dirla tutta, ma a quanto pare a lei piacque. Bontà sua.

Ovviamente è il mio immancabile preambolo del quale non riesco a farne a meno di che se ne dica, presenzia sempre, ma non a lungo, giacchè ora mi accingo a trovare un tono diverso da quello di cui sopra. 

Le donne simili a Cenerentola sono numerose, e spesso pensano che la loro vita è il frutto delle loro azioni, e se ne danno la colpa persino, poichè in maniera rapida la loro auto stima le abbandona, e l'umiliazione prende il sopravvento rendendole fragili e sempre pronte a subire ogni genere di sopruso. 
E non sono diverse dalla ragazza di Perrault, ma quasi peggio. Non vengono prevaricate da matrigne arcigne, ma dal loro uomo, con il quale condividono la quotidianità resa diversa da inaspettati comportamenti da parte di costui, che un tempo usava atteggiamenti magnanimi e per nulla ostili, e che non si sa bene come diventa manesco e crudele.

Se ne parla di continuo, ma purtroppo con scarsi riscontri sulla realtà. Le donne continuano a essere seviziate e uccise persino, e i loro carnefici vivono in totale libertà di fronte alla società, che spesso finge di non vedere o magari è del tutto disinteressata, lasciando in balia di loro stesse le vittime che immancabilmente tacciono la cosa in maniera preordinata persino alle persone a loro più vicine. E nulla cambia nella loro vita.

Mi domando come mai non si vada a cercare l'origine che crea la conseguenza, che è sotto gli occhi di tutti dato che deve pur esserci da qualche parte la motivazione principe, che di principesco non ha nulla c'è da dire.
Cos'è o qual è quella che induce un uomo a picchiare a sangue la propria donna c'è da chiedersi. Che si vada fuori di cervello, per carità può capitare anche al migliore degli uomini, e seppur inammissibile, se rimane un fatto circoscritto al momento è una cosa, ma se diventa abitudine è un'altra: inaccettabile.

Le cronache ci indicano spesso che sono tantissimi gli uomini tendenti a tali pratiche aberranti, e penso che derivi tutto dalla scarsa consapevolezza delle loro madri, che hanno escluso la tollerenza, la uguaglianza, la rinuncia, il rispetto, la fiducia, la consapevolezza e, soprattutto, il saper perdere di fronte alle cose della vita che remano contro quali elementi di educazione ai loro figli maschi, e non da meno a quello di non saper accettare i cambiamenti che la vita impone loro. E creano così uomini che non sanno adeguarsi alle sconfitte, che dubitano di loro stessi, e che usano la violenza per rivalutarsi con l'insana pretesa di scoprirsi forti, usando pugni e calci come maniera di interazione con la donna che pensano di amare, ma che in realtà detestano.

So bene che è solo una sorta di teoria tutta mia, e che tale rimane, tuttavia penso davvero che alcune donne quando diventano madri dimenticano la fermezza, e si lasciano trascinare dall'accondiscendenza, che diventa una costante, e non un premio atto a gratificare. Donne che invogliano a degnigrare le donne stesse, donne che incutono timore e non amore, donne egoiste che impediscono di crescere ai loro figli.

Una donna alleva il proprio figlio, che sarà il compagno di un'altra donna domani. lo so somiglia a una sorta di proclamo, ma è questo che è, e che determina il corso delle occasioni, e sono prevedibili,  e sarebbero perfette se una donna fosse amorevole per principio, affinchè  di Cenerentola amata dal suo principe ne possa essere pieno il mondo, e non solo poche elette. A tutte deve essere concesso di vivere con dignità senza provare vergogna per le violenze subite da un uomo qualunque, il quale obiettivamente non merita di essere definito tale.

 
 
 

La donna inaspettata

Post n°9 pubblicato il 24 Settembre 2014 da donnafat

Parlare di quanto mi accingo a fare in un certo senso mi rende quasi pudica, e non è che io lo sia, oramai non più, o forse se lo sono stata o a tratti so di  esserlo  ancora mi fa quasi arrossire, come quando da ragazzina sentivo avvampare il viso sotto gli sguardi compiaciuti dei ragazzi, ma  si tratta di una cosa diversa da quello che tratterò ora.

Il soggetto comunque è il seno, il mio ovviamente. E' noto che è grande (dato che ne ho parlato in altro post), e giacché tale ha bisogno di un reggiseno, diciamo adeguato. A dirla tutta i negozi sono pieni di lingerie di ogni tipologia e per ogni esigenza, partendo da quelli semplici a quelli pregevolissimi, eleganti, audaci, seduttivi secondo i gusti e delle occasioni per cui indossarli.  Adoro questi capi, e spesso esagero ad acquistarne, ma come mi dico sempre, è bene averne che non averne per nulla. Bisogna pur coccolarsi nella vita, e fare acquisti a volte appaga, ma probabilmente non è proprio così, forse in fondo in fondo vi è celato soltanto un surrogato di quel cosiddetto appagamento, tuttavia lasciamo agli addetti il compito di fare chiarezza sulla cosa. A me basta poter indossare capi belli per sentirmi a mio agio e perchè no, anche bella.

Ci risiamo: siamo ai preamboli, ma prometto che ora smetto e raggiungo il punto.

Come dicevo prima il mio seno incute in me un pò di disagio da quando casualmente scopro un negozio di lingerie davvero allettante, e il ruolo del mio seno, e non solo, è stato protagonista causando un certo disagio del tutto inaspettato. Dopo essere entrata sono stata accolta da una donna con un gran sorriso e dai modi gentili, e persino affabili. Mi mostra capi adeguati al mio seno e dopo l’immancabile selezione nello sceglierli decido di provarne qualcuno.
Il camerino è accogliente, ha una poltroncina di pelle chiara e le pareti con grandi specchi tutti intorno che le ricoprono quasi del tutto, e una mensola abbastanza larga da appoggio. Mi spoglio e indosso il primo e mentre mi specchio, sento la voce della donna chiedermi se avessi bisogno di aiuto. Fin lì mi è sembrato normale che lo facesse, d'altro canto le commesse servono anche a essere d'aiuto alle clienti o ipotetiche che dir si voglia. E la cosa mi parve normale, se non nel momento nel quale provai il terzo reggiseno. Sentii bussare alla porta e prima che io potessi risponderle, lei aprì e in un baleno fu all'interno del camerino. Non era chiaro quel gesto ma evitai di dargli peso pensando che volesse verificare se mi stava bene o no.

Devo ammettere che i suoi modi non lasciarono intendere quello che sicuramente si potrebbe pensare, quanto meno non ancora, ma il suo sguardo rimase incollato sul mio seno mentre continuava a parlarmi fin quando disse apertamente che avrebbe voluto posarvi le mani e stringerlo e poi baciarlo perché ne era molto attratta. 

Raggelai.

Ora immagino che chiunque si sarebbe sentita notevolmente a disagio in quel frangente, e non da meno accadde a me, che rimasi come imbambolata per quei pochi secondi che ebbi modo di percepire e analizzare e poi esserne frastornata e infine rimanere senza parole da una proposta di quel genere. Il suo sguardo trepidante lo sentivo addosso. Era lì ferma in attesa di un mio gesto che potesse finalmente darle il modo di poter agire.

Vivevo quel momento come se fosse l'unica cosa che mai avrei immaginato possibile, ma era chiaro in me che mai avrei accondisceso a quella richiesta alquanto diversa, e così le dissi no. Lei mi guardò in silenzio ancora, e disse qualcosa simile a un "peccato" e uscì dal camerino.

Mi sedetti, e pensai che probabilmente la poltroncina era stata posta li proprio per far  riprendere e tornare a respirare per l'inusualità della cosa a coloro che avrebbero dovuto vivere una situazione del genere. Ovvio, che il pensiero non corrispondesse al caso, le poltrone le sistemano soltanto per poggiarvi le cose personali delle clienti pensai, me lo ripetevo e volevo allontanare  dalla mente ogni pensiero incomodo.

Dopo essermi rivestita, la raggiunsi fuori dal camerino con l'intenzione di dirle qualcosa, anche se non ne avevo idea di quanto avrei potuto dirle. Fu lei a parlare per prima, dicendomi semplicemente che le ero piaciuta fin da quando mi aveva visto guardare la vetrina del suo negozio, e che sperava che io vi entrassi. Disse altro. E il contenuto delle sue parole furono simili a quelle di un uomo che vuole sedurre, ma con modi diversi oltre che atteggiamenti diversi. Disse che avrei fatto di lei una donna felice se avesse potuto avermi nel suo letto, e che mi avrebbe appagato come nessun uomo aveva mai fatto. E lo diceva con il sorriso e il desiderio negli occhi. Non riuscivo a non guardarla, ma sopra ogni cosa non smettevo di sentire quella sorta di alone di eccitazione che derivava da lei. 

Pensai: oddio cosa mi succede ?  Non mi lascerò trattenere da una donna dato che adoro gli uomini, e se anche avverto questa sensazione so che è soltanto la sorprendente novità mai vissuta prima e niente altro. In effetti, ero sbalordita e così evitando successivi imbarazzi la salutai con un lieve sorriso e prima che potessi muovermi, mi prese le mani stringendole e poi su una vi lasciò un biglietto dicendomi di chiamarla appena mi sarei ripresa dalla sorprendente occasione che era riuscita a  generare.

Aveva comunque capito e compreso il mio stato d'animo, e questo mi rassicurò, tuttavia non ho smesso di pensare a quel modo inaspettato che una mia simile è riuscita a mostrare nei miei riguardi. Non passo più dal suo negozio, volutamente. Qualcuno potrebbe pensare che ho timore di poter tornarvi, e stavolta assecondare le intenzioni di quella donna. Non ho risposte certe in tal senso, ma so di mio che sto meravigliosamente tra le braccia di un uomo. Qualcuno ha detto che entrare nel letto di una donna per una donna è quanto di più straordinario possa provare, dato che donna lo è solo con un uomo.

Chissà, so solo che non avevo mai considerato che potessi essere il soggetto di desiderio di una donna, e se a volte è accaduto che fosse un uomo a desiderarlo che io potessi essere alla mercè di una donna, e lui compreso ovviamente non ho mai sperimentato a dirla tutta. So che sovente gli uomini sognano occasioni di questo tipo, pare sia racchiuso nel loro desiderio onirico, ma probabilmente non hanno ben chiara l'idea di quanta sapienza e di  perseveranza devono essere forniti per rendere la cosa diciamo gioiosa per il trio.

Chissà quanti sorrisi maliziosi sortiscono queste mie considerazioni.


 

 
 
 

Seduttiva o seducente ?

Post n°8 pubblicato il 19 Settembre 2014 da donnafat

La sensualità non si misura con il metro, e ancor meno si ottiene il suo peso specifico attraverso una formula matematica, poiché è il risultato espressivo innato,  che fa parte dell’essenza di una persona.  
Attraggono le maniere che non sono spoglie di genuinità, e un comportamento eloquente rende sensuale una donna insieme alla sua capacità immediata di disporre  dei suoi propositi.

La sensualità la cogli istantaneamente.
E’ ostinata e persistente. 
Fuorvia e rapisce.

E non c’è maniera pudica o audace che sminuisca tale condizione. I proponimenti dettati da una mente brillante sono capaci di smisurati obiettivi che la rendono notevolmente sensuale.

Domanda:

È un bel corpo a essere seducente o la mente di un corpo non bellissimo?

Penso, che la sensualità derivi dal frutto di volontà intellettive a prescindere dal corpo nel quale sono contenute, anche se è sempre la fisicità ad avere la priorità come primo acchito. Ma accade solo inizialmente per fortuna. Una donna capace di una mente seducente non ha necessità di apparire, perché da essa emergono spontanee le soavi armonie che sanno attrarre.


Oggi risulto logica e poco immaginosa mi sa tanto, e già

 
 
 

La prima è stata l'ultima

Post n°7 pubblicato il 12 Settembre 2014 da donnafat

Sono tante le considerazioni che emergono, quando il sole lascia spazio alla luce pacata della notte generata dalla luna. Si insinuano lente simili a  lame sottili, e  perseverano per indurre  pensieri che rimescolano ricordi ormai sopiti. Nella vita capitano eventi che hanno la capacità di destabilizzare o di attenuare le esigenze, che dimorano di solito tra le proprie aspettative. E lo fanno senza riguardo dato che non chiedono il permesso, e tanto meno attendono risposte che possano indurre a un dietro front. Certe cose capitano tra capo e collo nel modo più inaspettato possibile, e così ci si trova di fronte a situazioni, che volente o meno bisogna affrontare nostro malgrado.

Chissà perchè amo i preamboli prima di dar luogo alle esortazioni che genera la mia mente, soffermandomi su eventuali condizioni pur di non arrivare subito al dunque. Presumibilmente deriva dal fatto che amo sottolineare e dare peso alle cose, è una sorta di difetto sicuramente, poichè farei prima a dire quello che ho da dire, evitando gli esordi ai quali sono tanto affezionata. 
D'accordo, ora lo dico.

Ho attraversato la strada e l'ho visto. Il suo sguardo fisso nel mio, mi ha fatto non proseguire per la direzione prevista. Se dicessi che erano secoli che non lo vedevo sarei poco credibile dato che risulterebbe esagerato, ma ammetto che si tratta di qualche decennio il tempo che ci ha separato. Lui è stato il mio primo amore, il primo a cui ho dato il mio cuore e non solo. E' stato il primo uomo di cui mi sono innamorata, e con cui ho fatto sesso la prima volta. Il ricordo, seppur sepolto nella memoria non è mai svanito per ovvie motivazioni. Si potrebbe pensare a una cosa idilliaca, in genere so che lo è, ma la mia prima volta non ebbe nulla di poetico, se non una cruda e nuda realtà che mi lasciò delusa oltre che fisicamente provata. 
Si narra che fare l'amore la prima volta rimanga impresso per via della lodevole esperienza di cui si diventa protagoniste, e che nulla ne possa mai confutarne la memoria. Ad onor del vero non posso non essere d'accordo, ma nel mio caso quello che è rimasto a soggiornare nella  mia memoria è cosa assai diversa, direi che detiene note decisamente differenti.

Ogni ragazza sogna la sua prima volta in un modo fantasioso, e questo deriva dal fatto che spesso non ha molte informazioni a disposizione, e immagina che il ragazzo di cui è innamorata sia privo di pecche di ogni genere. Purtroppo, sebbene non si abbiano esperienze in tal senso quello che rimane, il più delle volte, è solo il surrogato di quella felicità tanto sognata, e dopo che le gambe hanno tremato per l'emozione generato dall'innamoramento, o quello che si crede tale, avviene l'evento, dopo esso si torna alla realtà con il vuoto nello stomaco simile a quello generato da un tonfo nel vuoto.

Ricordo i suoi baci di quel pomeriggio insieme alle sue mani che frugavano sotto la mia gonna. E il suo respiro che somigliava a quello derivante della fatica. Ho pieno il ricordo del suo sesso che strofinava contro me, mentre continuava a baciarmi, ma quello che ne derivava non somigliava affatto a quanto immaginavo che potesse essere, ma rimasi li con l'illusione che cambiasse in meglio. D'altro canto, quello che mi stringeva era il mio ragazzo di cui ero innamoratta, e come tale gli davo credito, ma nel momento in cui il suo avanzare deciso ebbe luogo, avvertii forte il disagio fisico e mentale di quel momento che fu breve e impetuoso.

Ricordo che piansi. Mi sentivo incapace di reazioni diverse. Nessun piacere, nessuna sensazione di eccitazione si manifestò, ma solo malessere emotivo oltre che fisico. Lui mi disse soltanto che le volte successive mi sarebbe piaciuto di più, e se mi aveva causato male non era colpa sua, ma mia, dato che ero ancora vergine. Le sue parole vinsero sulla mia inadeguatezza e lo affrontai.
Quella fu la prima volta che schiaffeggiai un uomo, non è mai più accaduto. E lo feci con la consapevolezza che lo meritasse. Ero una ragazzetta di sedici anni e lui più grande di me, e un ragazzo a venti anni avrebbe dovuto capire invece di non farlo. 
Non lo rividi più da quella volta se non dopo la maturità. E ora è qui, a guardarmi sorridente ed esitante. Non so cosa pensa di sortire con quella sua aria scanzonata, ma io so che non mi tratterrò con lui. Lo guardo, accenno un lieve sorriso e continuo per la  mia strada incurante della sua voce. 

Si pensa da adolescenti che fare l'amore sia il traguardo da perseguire per diventare donne, immaginando situazioni davvero entusiasmanti dettate soprattutto dal sentimento. Spesso risulta compatibile con le aspettative, a volte no. 
Quello che conta è l'informazione, e una sana e  costruttiva educazione familiare dove impartire il senso del rispetto ai ragazzi nei riguardi delle ragazze e viceversa, che risulti essere il passo che porta poi alla consapevolezza che il sesso è anche un gesto d'amore

 
 
 

Ad personam

Post n°6 pubblicato il 09 Settembre 2014 da donnafat

E fu quando mi disse di annoverare il ricordo che mi tornò in mente, e ne ebbi tutta la chiarezza.  Le sue intenzioni, tuttavia, sebbene il voler  peregrinare rimasero ferme ad aspettare la reazione, che giunse presto a determinarne i propositi.

Tacqui, rivolgendogli lo sguardo risoluto, senza lasciare fraintendimenti.

E’ amante di brutali maniere costui, di quelle che ambiscono alla sopraffazione mentale, senza avere riguardo nella possibilità, che la destinataria di tali intenzioni abbia altre attese lontane da quelle di soccombere alla mercé di chi tratta volutamente il disordine riguardante il comportamento con quello ordinato delle buone maniere. Un uomo deciso e fissato nelle sue determinazioni, spesso non bada al resto che si muove intorno a lui, piuttosto direi che lo governa nella sua totale disposizione, evitando intenzionalmente di chiedere, e domandarsi se vi possa trovare un riscontro. Senza contare che a letto le sue propensioni lo portano ad atteggiamenti del tutto diversi, e condivisibili o meno lui da molto credito a quanto esige, e non accetta, diciamo andature distanti dalle sue.

Probabilmente non v’è alcuna circostanza mascherata nel mondo del sesso, e ognuno ne usufruisce, e lo pratica come meglio gli si addice.  E si sa che la sessualità è il limite di espressione di passioni e attrazioni, oltre che d’innamoramenti volti ad adempiere desideri e propensioni atte a regalare pieno compiacimento. Rimane il fulcro del desiderio reso concreto, attraverso espressioni libere e audaci e compensatorie, che traghettano le emozioni lungo il corpo e la mente generando piacere.
E fin qui nulla da ridire, se non fosse per qualche perplessità che sorge inequivocabilmente, quando ci si sente al centro di attenzioni del tutto inusuali alle quali si viene sottoposti.
Non immaginavo quello che poteva produrre un foulard a benda degli occhi, non sapevo che ogni percezione  generata crescesse in maniera così elevata. Non pensavo che le sensazioni fossero ingigantite, non avevo idea che il piacere in aumento contenesse un così ragguardevole diletto.
Non ha senso proseguire a raccontare di tutte le piacevolezze, giacché sono di facile intuizione. Tuttavia, sebbene io avessi potuto assaporarne il gusto in me, è rimasto un senso d’impotenza e anche di rabbia poiché chi ha direttamente praticato la cosa su me, è fornito di atteggiamenti dominanti, ma nello stesso tempo ho saputo apprezzarne le peculiarità.  E’ l’insediarsi di quel diffuso sentimento fatto di approvazione e disapprovazione di cui ci sente circondati, dal quale non ci è facilmente consentito inizialmente constatarne la volontà.  E ci si pone di conseguenza mille domande.
Non avevo  idea li per li di voler proseguire su una tale strada.
E me lo chiedevo dato che io amo i parallelismi fondati  su binari affiancati, e vicendevolmente scambievoli.

Ora mi domando se il dominare può essere considerato un atteggiamento accettabile, anche se contenga forme leggere, ma pur sempre incisive nei riguardi di chi subisce, o possa considerarsi soltanto un gesto “ giocoso “ della gestualità del sesso, oppure del tutto rischioso dato che tendenzialmente porta a esagerare molto probabilmente.
Personalmente,  ritengo la cosa accettabile quando si vive nella piena consapevolezza generata da momenti dove la passione emerge forte,  liberando gli istinti e dove ogni porta si apre per nutrire la carne nella carne, e senza dubbio appagare  la mente famelica.
La passione è impulso naturale, ma darvi una valenza totalitaria potrebbe generare scompensi quando si impregna di gesti brutali.

 
 
 

Dire, dire, bisogna dire

Post n°5 pubblicato il 03 Settembre 2014 da donnafat

Ho voluto creare un blog sul quale scrivere, e l'ho realizzato, e la motivazione riguarda il mio narcisismo probabilmente, perchè scrivere implica quella eventualità di sapersi mettersi a nudo sino in fondo, e a me piace far emergere  la parte di me che elabora idee e pensieri per sistemarli poi su queste pagine.

Sono fornita di un cervello, e questo mi rende adatta a dire la mia, di che se ne voglia dire o pensare. 

Ricevo quotidianamente lusinghiere considerazioni  a tal proposito, e  debbo ammettere che ne sono lusingata più del modo nel quale mi si consideri come colei che ispira le fantasie erotiche di un uomo. 
Su questa ultima cosa avrei molto da dire, o meglio penso che sia giunto il momento di farlo. 
Non sono qui per conquistare o frequentare o andare a letto o a sedurre nessuno. Il fatto che io abbia optato nella scelta della foto che ho inserito nell'avatar del profilo non indica nulla di quanto alcune menti abbiano elaborato e considerato, perchè, ripeto, non sono disponibile in tal senso. 
So soltanto che giocare implica  l'uso di ironia, e se questa è assente tutto crolla, e assume carattere incongruente, e addirittura discorde alla natura  della cosa. Se non si è in grado di reggerne le conseguenze è bene non addentrarsi nemmeno, e lasciar perdere, e mi rivolto a coloro che dell'ironia non ne conoscono nemmeno il principio.

Io scrivo, probabilmente a vanvera, ma pur sempre nel rispetto della mie idee, e in quello degli altri. E poco c'entra quanto è sistemato nel profilo, perchè il mio cervello non modifica le sue peculiarità se sono grassa, in carne, morbida che dir si voglia solo per via di una foto raccattata in rete. Io rimango sempre e comunque me, a prescindere da qualunque vistosa o meno immagine  io proponga o possa proporre come modo ironico di rappresentare la mia fisicità. 

Io  sono tanta, e non lo nego, direi che ne ho fatto il porta bandiera dei miei post, a parte il penultimo, figuriamoci che ritratto sulla verità. E mi sembra evidente, e chiaro che sono una donna con le sopra indicate caratteristiche, e ho sempre detto apertamente che la tizia della foto mi rappresenta soltanto e che non sono io, e non lei. 
Ora, che a qualcuno sorga  l'ideuzza balenante di accusarmi di essere fasulla o chissà altro, posso soltanto dire che la cosa la rimando al mittente, come rimando le accuse di non essere affabile se non accetto l'amicizia o le proposte di individui, che già di primo acchito ritengo non leali, ma solo subdoli con lo scopo di usare il loro tempo in maniera meschina e del tutto inappropriato, come del resto è già accaduto. Io disdegno costoro. Preferisco di gran lunga una persona, che dice apertamente di prendere atto del rifiuto a una, che dopo avermi conclamata il suo idillio (non è credibile costui) mi considera da buttare per non averlo accettato.

Per mettere fine alla insostenibile sequela di considerazioni inutili e fuorvianti, ho ritenuto approfondire il concetto: la tizia della foto non sono io, ma ripeto sono similissima a lei, e ora andiamo avanti in totale libertà di dire quello che si ha dire, e soprattutto con il sorriso.

 
 
 

Quando la dolcezza di un bignè contiene un retro gusto inaspettato

Post n°4 pubblicato il 02 Settembre 2014 da donnafat

 

Che io gli avessi detto che era triste, è vero. Che gli ho dato un bacio lieve sulla guancia, è vero. Che ho ricucito le sue intenzioni a tornare indietro, è  vero. 

Non so cosa fosse quel modo assiduo di guardare il dolce sistemato nel piatto bordato di
blu, che lo rendeva  elegante insieme al dettaglio fatto di gocce di cioccolato sparse ai lati appositamente, conferendogli la valenza che merita. So soltanto che ne era decisamente rapito, e nel contempo non apprezzarne le fattezze.

Era la sua consistente volontà a dare pregio ai piatti che preparava. E lo faceva tutte le volte
con spiccato interesse, soprattutto per accostare i colori che riguardavano l'insieme del piatto finito.

La minuzia racchiusa straripava oltre la semplicità di cose, che nel  loro contenuto potevano sembrare meno considerevoli, dato che in fin dei conti si trattava soltanto di un bignè farcito
alla crema chantilly. Un progetto ardito per uno chef improvvisato, pur tuttavia volenteroso
e non da meno determinato.

La creazione non determina il concetto in se, ma lo rende tangibile alla visione degli occhi e al gusto del palato. E' questo che fa colui che si adopera, ponendo come principio di base la sua ricerca  nei dettagli e negli accostamenti. E lo fa per dare concretezza all'idea che sorvola incessante nella sua mente, e lo fa con fantasia oltre che con criterio razionale con lo scopo ultimo di rendere il risultato finale decisamente perfetto.

Ma è risaputo che la perfezione oggettiva  non esiste. Semmai quella soggettiva sotto certi aspetti possiamo crearcela e sognarcela magari, ma rimane sempre discutibile.
E lui mirava alla perfezione del suo bignè. Impastando la pasta choux per la base del bignè, e la panna condita con moderata dolcezza montata a neve. Meticolosa era la cura adottata, e il piatto sembrava perfetto a suo dire, e così lo propose insieme al resto di coloro che si erano
adoperati come lui per quella gara tra potenziali pasticceri.

Ora lui è triste. Non è stato il vincitore e questo per lui è inaccettabile.

Ora lui sente forte la delusione, e crede che quel suo sentire l'amarezza implichi di non venirne a capo. Ma non sa quanto si sbaglia, le delusioni giungono per essere vissute, elaborate e poi riposte con la consapevolezza che nella vita si deve anche saper perdere, seppur avendoci provato.

 
 
 

Dico sempre si

Post n°3 pubblicato il 29 Agosto 2014 da donnafat

Noto che questo è un periodo nel quale gli uomini, seppur ancora giovani sono forniti di capelli brizzolati, e anche se spesso non ne hanno non esclude il fatto che anche la loro barba ne contenga il colore, che apprezzo notevolmente.

Chissà perchè l'idea mi induce al sorriso.

C'era una volta un uomo dai baffi bianchi e dal sorriso accattivante, che si perse nel mio sguardo e trovò rifugio nella mia mente.

Del mio corpo amò ogni angolo, ogni linea, forse dovrei dire ogni curva data la circostanza che caratterizza il mio corpo, e in effetti ne seguiva impavido e famelico le direzioni, e lo faceva con perseveranza e a lungo. La conseguenza era decisamente appagante. Ma tutto questo fa parte soltanto del suo ricordo, e del fatto che non gli ho mai detto un no quando mi voleva e mi desiderava.

Con lui era così. Stare tra le sue braccia includeva momenti fantastici, sempre. 

Mi chiedo come mai sovente gli uomini sono soliti lamentarsi del fatto che le loro donne non siano propense a fare l'amore, adducendo, queste ultime le solite scuse, che sono oramai diventate per nulla credibili come il mal di testa o scoprirsi improivvisamente stanchissime. Tuttavia, comprendo che la disponibilità non è un fatto a se stante, se non c'è attrazione e desiderio nulla porta una donna a lasciarsi andare del tutto tra le lenzuola. Forse gli uomini dovrebbero chiedersi il perchè si ritrovano un due di picchè bello pronto e servito, che vedono simile a un fulmine a ciel sereno. Probabilmente, costoro per ovvi motivi smettono di corteggiare, o forse non notando alcun riscontro nella compagna evitano di farlo e si sentono demotivati. Forse i motivi possono essere molteplici, fatto è che la cosa con il tempo diventa abitudine, e si sa che le abitudini tardano a morire, e questo porta alla considerazione, che anche il sesso va alimentato dalle intenzioni, altrimenti muore.

Non ho mai vissuto situazioni della tipologia di cui sopra, forse perchè con un uomo se ci sto è perchè deve attrarmi moltissimo oltre che esserne innamorata, ma questa è un'altra cosa, dato che alla passione non sempre corrisponde l'amore, ma nasce e vive nutrita dal desiderio reciproco. E se nella vita capita  viverla a pieno, e sino in fondo è quello che andrebbe fatto, moralismi a parte.

Tornando ai no e ai si tutto si riduce alla propria intenzione, ma essere propensi ad abbandonarsi è quanto di più travolgente si possa vivere.

L'appagamento reciproco induce nella perseveranza, e se non c'è porta a dire no molto probabilmente.

Chissà, quanto ho detto avrà pure note distorte e illogiche, ma oggi va così.
Credo dipenda dal fatto, che a volte certi ricordi portano a sclonclusionate considerazioni, ma voi non badateci molto, piuttosto riflettete su quante volte vi siete sentiti rifiutati e perchè, potrebbe aiutarvi a modificare il vostro atteggiamento e ricevere così tanti si.

 
 
 

Il dilemma della natura

Post n°2 pubblicato il 23 Agosto 2014 da donnafat

So che parlare di certe cose potrebbe intimidire provoncando disagio, ma se si è intenzionati a trattare l'argomento con semplicità sicuramente di  tutto quell' ipotetico disagio non se ne vedrà nemmeno l'ombra.

Detto così sembrebbe che io voglia andare oltre certi confini dettati dalla cosiddetta morale, e nulla da ridire al riguardo, ognuno ha le proprie idee insieme ai suoi principi, e come tali costoro se li gestiscono da loro, io non mi immischio, anche se come principio di base ritengo che le manifestazioni esplicite e dirette rimangano sempre le più quotate, usando un termine di mercato che magari fa sorridere pure .

Quello di cui voglio parlare è cosa assai comune a tutte le donne, ma che riguarda anche i gusti degli uomini sicuramente. Si tratta  della depilazione del monte della dea. Così lo chiamo io, e permettemi di continuare a usare questo modo che sembra quasi contemplativo. In effetti ogni uomo si sofferma volentieri nei pressi del monte della dea, e contempla oltre che sfiora, lambisce, assapora, ci si adagia,  perchè la contemplazione genera l'atto che si sussegue, e cioè quello famelico dove ogni gesto ordisce infinto piacere.

Ora, non so bene se un monte di dea fornito di peluria, abbia o meno capacità maggiori o dimezzate  nello stimolare la voglia di un uomo ad approfondire le sue intenzioni di uno del tutto depilato. Fatto certo è che un uomo  è stimolato a prescindere. E che abbia a che fare con ciuffetti rigogliosi sistemati a dovere, o di altri meno evidenti o addirittura del tutto assenti è assodato. 

Rimane comunque la curiosità in ogni donna nel chiedersi sul come piace al suo lui, inizialmente si capisce. Per quanto mi riguarda ho idee tutte mie, e la scelta cade ancora su un monte di dea decisamente privo di ogni che. Così mi piace.

Chissà a voi se piace   " nature " oppure no  mi domando

 

 

 

 
 
 

Il profumo che ho

Post n°1 pubblicato il 22 Agosto 2014 da donnafat

C'è voluta tanta buona volontà, tanta pazienza, tanta disponibilità, tanta curiosità, tanta esigenza di strafare tentando di scrivere pensieri generati da idee tutte mie, e non solo su questo blog.

Il progetto sembra allettante. Anche divertente. Chissà quanta ilarità riuscirò a provocare con la mia mole. Ah, già, se non fosse chiaro vi informo cari lettori o avventori che vi siete spinti fin qui: è giusto che lo sappiate della mia generosa mole corporea, che è tanta tanta.

E si, sono corporea, e lo sono moltissimo, fornita di carne soda in alcune parti ma morbidamente liscia (e calda). Soffro il caldo, si, ma quello ambientale, e sono calda e accogliente di indole, e questo mi rende piacevolmente allettante per alcuni tipi di uomini.

Già, perchè è naturale che non piaccio a ogni uomo, ma soltanto a coloro che riescono a immegersi e affondare nella mia immensa sensualità e prorompente vitalità.

Diventa piacevolissimo quando so di eccitare e soprattutto quanto ne deriva.
Non è il caso di scendere in dettagli, tanto è ovvio che è molto chiaro quello che esprimo, e magari induce al sorriso malizioso o il suo contrario nel caso non vi piaccessero o piacciono, che dir si voglia,  le donne come me.

A volte faccio i conti con quegli sguardi schifati di uomini, e persino di parole che feriscono li per li, ma tutto sommato ritengo giusto che ognuno abbia i suoi canoni di ideale di donna da seguire e  rispettare, e se dire quanto si pensa fa stare bene costoro che lo  facciano, anche a discapito di chi subisce (teoria non del tutto condivisibile) 

Detto questo torniamo al sorriso, a quelle belle cose che ci rendono ammalianti e sempre in ordine per il nostro uomo, che non può fare a meno di approdare tra le bracce di una donna capacissima di avvolgerlo nella sua passione.

Un uomo tra le mie braccia non si fa male, non tocca ossa, non sente spigolosi oizzonti sotto le sue dita, non accarezza con la sua mano aperta pianure sempre uguali.
No.
Con me tocca il morbido, e gli sovviene spontaneo palparmi e poi stringere ogni angolo di me. E lo fa con desiderio, con quella voglia di possedermi tutta quanta con estrema perseveranza. E vaga lungo il mio corpo, tra le distese della mia schiena sino a raggiungere le rotonde mete plasmabili da modellare con le mani e con la bocca. Si perde tra le cime dei miei seni enormi, affonda il viso tra essi e con la bocca si nutre di loro famelico e instancabile. Approda poi lungo il sentiero del monte della dea e ci resta senza fretta, esaltato da cotanta polposa abbondanza, florida e succulente nutrimento del suo piacere (e mio)

E' questo che fa un uomo che sa apprezzare il profumo che ho, e io lo esalto rendendolo pago 

 

 
 
 

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