dottormanser
BLOG CUL...TURALEQuesta canzone ha fatto da colonna sonora alla mia vita in particolari momenti, ma non la trovo triste o deprimente anzi, penso abbia una forza catartica particolare. Forse perché parla di una condizione di solitudine e "inadeguatezza" in cui prima o poi ci troviamo tutti; e forse è questa sua universalità che la rende quasi solare. O forse... che ne saprò mai: povero me!
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Francesco Guccini è uno di quei rari artisti ai quali offrirei volentieri una cena pur di trascorrere un paio d'ore in sua compagnia. Pane, companatico, fiaschi di vino... magari me la caverei anche con poco una volta chiesto il conto, ricevendo in cambio molto di più a livello artistico-ironico-umano. Ma il libro Non so che viso avesse mi ha proprio deluso: per come l'ho "sentita" io trattasi di un'autobiografia poco approfondita, che scarseggia di aneddoti e diventa molto noiosa nella seconda parte, quando interviene Alberto Bertoni a fare una specie di "analisi grammaticale" della vita e delle opere dell'autore. Avevo comprato il libro incuriosito e l'ho terminato a fatica. Capita.
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Adoro questo uomo e le baggianate che scrive sul suo blog... Tony sei miticoooooooooo!
Volete conoscere 'sto cialtrone? http://tonystantuffo.myblog.it oppure chiedetegli l'amicizia su facebook
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Di Paulo Coelho ho letto i seguenti libri: L'alchimista, Veronica decide di morire, Undici minuti, Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto, e Sono come il fiume che scorre. Cosa penso di Coelho? Sicuramente ci sono tante cose su cui riflettere leggendo i suoi libri e questo è sempre un pregio; non mi sono dispiaciuti Veronica decide di morire e Sono come il fiume che scorre però... letto uno li hai letti tutti. I temi che affronta fanno indubbiamente presa sulle persone definiamole tra virgolette spirituali, in particolare penso faccia presa sulle donne frustrate e gli uomini in gabbia: non che non si debbano dare speranze e "illuminazioni" ai più bisognosi però c'è qualcosa che non mi convince nel "guerriero della luce brasiliano"... Sento puzza di bluff nella sua spiritualità, benchè non riesca a individuare esattamente da dove provenga il miasma. Questa è solo un'impressione quindi se tu che leggi sei un fan(atico) dell'"alchimista", non ti inalberare (non c'è niente che faccia incazzare di più una persona del parlare male del suo idolo letterario, cinematografico, musicale, ecc. tanto più è ritenuto un mito dalla massa) altrimenti dimostri che la mia tesi (in elaborazione) poggia su basi molto solide. Saluti e illuminazioni a tutti.
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Quella che segue è la lettera che manderò alle case editrici in allegato al mio ultimo "capolavoro" non appena l'avrò terminato. Bombaaa!
Gentile Editore,
leggi bene questa lettera perché potresti avere la possibilità di pubblicare un autore e una storia molto più che interessanti. Posto che potresti considerarmi un mentecatto o uno scribacchino come tanti, sappi da subito che se riterrai la mia opera meritevole e mi manderai un contratto truffaldino ovviamente non accetterò la proposta. Ho già fatto la mia gavetta nel mondo dei piccoli editori e so riconoscere a naso le fregature... Sappi anche che non posso nemmeno permettermi di aspettare una risposta per più di quattro - cinque mesi; so bene che avrete molti manoscritti da leggere, ma in quattro - cinque mesi, i miei vizi e la mia compagna con la falce potrebbero gìà avermi spedito altrove almeno una decina di volte. Detto questo, se la mia presunzione non ti ha irritato e vuoi visionare il mio (capo)lavoro alla luce di quanto detto sopra, ti spedirò volentieri [TITOLO], una storia surreale che [Ecc.]...
Cordiali saluti, Simone Dottor Manser Manservisi
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Un altro libro che consiglio: Il peso della farfalla di Erri De Luca. Un romanzo breve che la sa lunga...
Il re dei camosci è un animale ormai stanco. Solitario e orgoglioso, da anni ha imposto al branco la sua supremazia. Forse è giunto il tempo che le sue corna si arrendano a quelle di un figlio più deciso. E novembre, tempo di duelli: è il tempo delle femmine. Dalla valle sale l'odore dell'uomo, dell'assassino di sua madre. Anche l'uomo, quell'uomo, era in là negli anni, e gran parte della sua vita era passata a cacciare di frodo le bestie in montagna. E anche quell'uomo porta, impropriamente, il nome di "re dei camosci" - per quanti ne aveva uccisi. Ha una Trecento magnum e una pallottola da undici grammi: non lasciava mai la bestia ferita, l'abbatteva con un solo colpo. Erri De Luca spia l'imminenza dello scontro, di un duello che sembra contenere tutti i duelli. Lo fa entrando in due solitudini diverse: quella del grande camoscio fermo sotto l'immensa e protettiva volta del cielo e quella del cacciatore, del ladro di bestiame, che non ha mai avuto una vera storia da raccontare per rapire l'attenzione delle donne, per vincere la sua battaglia con gli altri uomini. "In ogni specie sono i solitari a tentare esperienze nuove," dice De Luca. E qui si racconta, per l'appunto, di questi due animali che si fronteggiano da una distanza sempre meno sensibile, fino alla pietà di un abbraccio mortale. (da www.libreriauniversitaria.it)
Sottolineature:
"Un piatto sottosopra contiene poco però ha la base più larga, sta piantato meglio."
"Nelle imprese la grandezza sta nell'avere in mente tutt'altro."
"Senza certezza di inferiorità manca la spinta a mettersi all'altezza."
"Un uomo che non frequenta donne è un uomo senza. Non è un uomo e basta, nient'altro da aggiungere."
"Un uomo è quello che ha commesso. Se dimentica è un bicchiere messo alla rovescia, un vuoto chiuso."
"La sera smussa, dà l'ultima mano di cartavetra fina al giorno fatto a mano."
"Le bestie sanno il tempo in tempo, quando serve saperlo. Pensarci prima è rovina di uomini e non prepara alla prontezza."
"Il presente è la sola conoscenza che serve. L'uomo non ci sta bene nel presente."
"La solitudine è un albume, la parte migliore dell'uovo. Per la scrittura è una proteina."
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Ho scoperto Comarc McCarthy grazie a "La strada" (libro che ho recensito qualche tempo fa e che reputo uno dei miei preferiti in assoluto) dopo aver visto il film "Non è un paese per vecchi", tratto da un suo romanzo. Anche "Sunset Limited" (Einaudi, 119 pagine) non mi ha deluso, anzi, ha ulteriormente accresciuto la stima per questo autore che sa entrare nell'"essenza della vita" come nessuno dei tanti che ho letto. Il libro in questione è impostato come un dialogo teatrale. La scena, diciamo l'atto unico, si svolge in una cucina, la cucina di Nero (così chiamato anche per il colore della pelle), seduto intorno a un tavolo con Bianco (idem per la pelle). Il secondo ha appena tentato il suicidio ed è stato salvato dal primo. Bianco e Nero giocano una partita a scacchi metaforica, una partita di domande e risposte. E quando la partita sembra ormai vinta da uno, ecco che la situazione si ribalta completamente. Chi vince alla fine? Chi o cosa è il NOSTRO "sunset limited"? A queste e a tante altre domande il lettore potrà dare la SUA risposta.
P.S: Ringrazio sentitamente mio zio per aver girato la metà delle librerie di Bologna per trovarlo. Ne è valsa la pena.
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Antologia di racconti godibilissimi questo Aggiungi un porco a favola, dove trentaquattro autori si cimentano nel demolire e riscrivere altrettante favole o leggende: ci imbattiamo così in "Cocahontas", "Cenerantola", "Ciccioli d'oro", "Robin Food", ecc. Sono davvero uno più simpatico dell'altro questi racconti, ricchi di trovate umoristiche e perfino geniali. Si sorride continuamente arrivando ad apici di vero e proprio riso... Anche la nostra ineffabile Virginia Danna (vidi per i blogger di Libero, che ringrazio sentitamente per avermi spedito il libro in omaggio e che presto contraccambierò con il mio nuovo best-seller...) è presente nella raccolta con "Biancaneve e i sette vani", favola dove si odono "inquietanti" echi di attualità politica. Ma il mio preferito in assoluto resta "I tre porcelloni" di Claudio Calveri: probabilmente non il racconto più originale ma senza dubbio il più anarchico. Comprate dunque questa fantosiosa antologia: oltre ad essere un ottima medicina contro l'invecchiamento (di spirito e cervello) vi farà venire un'insana voglia di storpiare e reinventare titoli noti: "Il secchio e il mare", "L'asola del tesoro", "Il giovene Golden", "Madame Bovara", e così via. Almeno per me è stato così. Cicciao!
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Natale è una grande occasione per fare, a mio modesto parere, uno dei regali più preziosi in assoluto ma al tempo stesso più economici. A Natale...
REGALA UN LIBRO
... magari anche uno dei miei!
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Setto o otto anni fa mi capitò uno di quei fatti che possono stroncare la vita di un giovane irrequieto con una bella valigia di vizi al seguito: ero a Amsterdam con due amici. Il mio fisico era debilitato da antibiotici per curare una bronchite, ma stupido com'ero (sempre che non lo sia ancora) pranzai accompagnando le cibarie con tre birre medie e un paio di wisky. Dopodiché, ci fiondammo in un coffee shop. Ebbene, al primo tiro di canna ebbi un collasso... Ebbi come la sensazione di guardare il mio corpo dall'alto, mentre la mia "anima" (cioè IO) se ne andava verso la luce. Pensando al dolore che avrei provocato mi sentii dopo qualche istante risucchiato nel mio corpo materiale. Poco tempo dopo quella strana esperienza che poteva forse sfociare nella mia dipartita, mi capitò casualmente tra le mani "La vita oltre la vita" di Raymond A. Moody jr, libro interessante in cui si parla di esperienze pre morte, esperienze di persone che sono state in coma o hanno rischiato fortemente la vita ma non hanno oltrepassato il confine e sono tornate per raccontarlo. Ora io non so se la mia o le esperienze di queste persone hanno fondamenta solide o se come potrebbe essere sono solo allucinazioni prodotte dalla mente, resta il fatto che su certi "misteri" è molto interessante riflettere. Per questo e altri motivi consiglio "La vita oltre la vita."
Sottolineature: "Avete mai visto, o vi risulta che qualcuno abbia mai visto un atomo? No. Eppure credete fermamente all'esistenza degli atomi. Analogamente quasi tutti possono giungere ad accettare intellettualmente, sia pure senza una prova definitiva, che vi è un'altra dimensione dell'esistere nella quale entra l'anima al momento della morte."
"Ha detto che imparare è un processo continuo sicchè mi è parso che continui anche dopo la morte."
"L'isolamento, come la prossimità della morte, può dunque essere una delle molte vie che conducono a una nuova e più vera consapevolezza."
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Conobbi Jacovitti alle scuole elementari quando ci regalarono (o più probabilmente ci fecero acquistare) una copia del suo Pinocchio illustrato. Fu senza dubbio una folgorazione. Io, bimbo sempre perso nel mio mondo di fantasia, subii l'influenza di quei disegni surreali e simpaticissimi tant'è che si può notare nelle mie vignette e caricatura una ricca presenza di topi alcolizzati, cacchette, falli volanti... una flora e fauna di personaggi e situazioni figli dei suoi salami, lische di pesce, funghi antropomorfi, fiaschi di vino e compagnia bella. Di Jacovitti mi rimase poi impressa in maniera indelebile la sua morte, un commiato talmente poetico che mi ha fatto venire il magone e che ho ritrovato descritto dalla figlia nel sito www.jacovitti.it. Eccolo a voi.
ERA IL 26 NOVEBRE 1997
ERO ANDATA A PRANZO DAI MIEI GENITORI.
VERSO LE DUE DEL POMERIGGIO MIO PADRE SI INFILO' IL CAPPELLO PRESE IL BERRETTO E ACCESE UN SIGARO, CUBANO, LUNGHISSIMO, ENORME.
ENTRO' IN SALOTTO E CON LA SUA SOLITA ESPRESSIONE DISPETTOSA ALLEGRA E SORNIONA DISSE: "GUARDATE COSA SO ANCORA FARE MALGRADO L'ETA'..." E CON TUTTO IL CAPPOTTO, IL BERRETTO E IL SIGARO ACCESO INIZIO' A BALLARE IL TIP TAP.
(MIO PADRE AMAVA MOLTISSIMO I FILM DI GINGER ROGER E FRED ASTAIRE)
E NON CONTENTO FECE ANCHE IL SALTINO FINALE, QUELLO DI LATO QUANDO I TALLONI IN UN SALTO SI TOCCANO IN ARIA FRA LORO.
POI USCI' TUTTO CONTENTO PER LA SUA SOLITA PASSEGGIATINA POMERIDIANA ,COME FACEVA SEMPRE DA TANTI, TANTI ANNI.
FUORI C'ERA IL SOLE.
ANDAI VIA E TORNAI A CASA MIA, ERA POMERIGGIO INOLTRATO E LA GIORNATA AVEVA PRESO UN'ALTRA PIEGA. ERA BUIO, ARIA DI PIOGGIA QUALCHE TUONO LONTANO, E FREDDO, UNO STRANO FREDDO IMPROVVISO.
"CHE TEMPO MATTO ...PENSAI...E' PROPRIO NOVEMBRE... PAUSA....SQUILLO' IL TELEFONO.......LA MIA VITA NON SAREBBE STATA PIU' LA STESSA
PRONTO?...LA SIGNORA JACOVITTI?...SI? CHI E'? E' L'OSPEDALE SAN CARLO SUO PADRE HA AVUTO UN ICTUS, E' RICOVERATO DA NOI....
SILENZIO...UN NIENTE INTERMINABILE SENZA FINE...UNO SCHERZO?...NON CI CREDO...INIZIA A PIOVERE...TUONA...FA FREDDO, TANTO FREDDO...TROPPO FREDDO...NON CI CREDO...NON CI CREDO...NON CI CREDO...E QUESTO FREDDO E'
TROPPO FREDDO.
LA SERA STESSA MIO PADRE ENTRO' IN COMA.
SE NE ANDO' IL 3 DICEMBRE 1997 ALLE 8.30 DI MATTINA.
DETTA COSI' ARRIVA UNA STORIA TRISTE E CUPA, MA OGGI DOPO 10 ANNI POSSO DIRE CHE JACOVITTI E' ANDATO VIA ALLA GRANDE...
SENZA SOFFERENZE E COMPLICAZIONI.
E' ANDATO VIA SENZA FAR RUMORE...
LEGGERO COME UNA PIUMA...
BALLANDO IL TIP TAP
MIA MADRE, LA SUA LILLI, IL SUO "AMORE PER TUTTA LA VITA" LO HA SEGUITO SENZA STARCI TROPPO A PENSARE.
DOPO TRE ORE DALLA SCOMPARSA DI FRANCO IL CUORE DI LILLI SI E' FERMATO PER SEMPRE.
IL 3 DICEMBRE 1997 FRANCO E LILLI SONO ANDATI VIA.
ZITTI ZITTI , SENZA FAR RUMORE...
LEGGERI COME PIUME
SEMPRE INNAMORATI
UN PASSO DI DANZA IN SINCRONIA PERFETTA
DUE SPLENDIDI BALLERINI ...ALL'INIZIO DELLA LORO CARRIERA.
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Ecco un libro che è entrato prepotentemente nella mia personale Top 10 (o Top 5...) di libri preferiti: Colazione da Tiffany, di Truman Capote. Un capolavoro assoluto!
Descrizione da ibs.it: Holly Golightly, la protagonista di questo estroso romanzo breve, è una cover-girl di New York, attrice cinematografica mancata, generosa di sé con tutti, consolatrice di carcerati, eterna bambina chiassosa e scanzonata. È un personaggio incantevole, dotato di una sorprendente grazia poetica. Intorno a lei ruotano tipi bizzarri come Sally Tomato, paterno gangster ospite del penitenziario di Sing Sing, O.J. Berman, il potente agente dei produttori di Hollywood, il "vecchio ragazzo" Rusty Trawler, Joe Bell, proprietario di bar e timido innamorato...
Sottolineature: "Io no. Non mi abituo mai a niente, io. Chi si abitua a tutto tanto vale che muoia."
"Un uomo comincia a eccitarmi solo quando ha quarantadue anni."
"Ditemi, siete un vero scrittore, voi?" "Dipende da quello che intendete per "vero"."
"Ve l'ho già detto. Ci si può costringere ad amare chiunque."
"Tutti devono sentirsi superiori a qualcuno. Ma è buona abitudine darne una piccola prova prima di esercitare questo privilegio."
"Ma non si può dare il proprio cuore a una creatura selvaggia; più le si vuole bene più forte diventa. Finché diventa abbastanza forte da scappare nei boschi. O da volare su un albero. Poi su un albero più alto. Poi in cielo. E sarà questa la vostra fine, signor Bell, se vi concederete il lusso di amare una creatura selvatica. Finirete per guardare il cielo."
"E poi, la patria è dove ci si sente a proprio agio. Io la sto ancora cercando."
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Ho sentito spesso questo tipo di commento riguardo la depressione che colpisce personaggi famosi: "Non è possibile! Questi hanno tutto: fama, soldi, donne bellissime... e sono pure depressi? Ma che vadano a cagare!" La gente cosiddetta normale fatica a credere che la depressione possa colpire chi ha tutto. Ma costoro non capiscono che il problema sta proprio nei verbi... AVERE "tutto" non E' niente se non SEI. Quante volte sentiamo dire che i soldi (e aggiungiamoci la fama e le donne e tutto quel che volete di materiale) non fanno la felicità. Anche un calciatore che ha vinto i Mondiali può cadere vittima della depressione o di mille altre forme di disagio esistenziale. Siamo tutti singoli individui che in fin dei conti dobbiamo fare i conti con la nostra natura. Soli. Soli noi con Lei. Cito una frase letta non ricordo in quale libro: "Non è ricco chi HA tanto, ma chi E' tanto" e chi ha accumulato negli anni una ricchezza interiore è più sereno e felice di chi ha anche raggiunto il successo materiale ma è rimasto a secco di luce interiore. Tutti possiamo essere tristi, stressati e depressi, però credo a mio modesto parere che sia più difficile che ciò accada a persone che sanno godere del poco e basano la propria vita sui sentimenti. E con questo spero di essermi spiegato e di aver spiegato a chi non crede nel malessere dei vip che magari proprio i vip sono più vulnerabili. Ciao ciao.
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Da qualche parte ho già scritto che la mia passione per la lettura è nata una volta terminate le scuole. Prima di diplomarmi avrò letto sì e no (più no che sì) una decina di libri. Se dovessi giustificare la cosa direi che all'epoca tra andare a scuola la mattina fino al pomeriggio, poi fare allenamento la sera e studiare dopo cena, tempo per godersi un libro non ce n'era proprio materialmente. Alle nove di sera spesso ero con la testa appoggiata sulla scrivania cotto come una pera e più di una volta mi sono addormentato a letto vestito. Se a questo fatto aggiungiamo che i proffi ti sceglievano libri noiosi da leggere in un paio di settimane per fare la famosa scheda del libro, la frittata era fatta: voglia di letteratura zero! Apro parentesi: secondo me neanche i proffi leggevano i libri che ci davano perché pur non leggendo il libro in questione riuscivo sempre a prendere almeno 7 scrivendo due cavolate (ai miei tempi si davano i voti con i numeri, non so ora). Chiusa parentesi. Tra la decina scarsa di libri che ho detto di aver letto fino alla fine c'è Storia di un uomo di Fred Uhlman, uno dei pochi libri che ho apprezzato alle Superiori. Tra l'altro nella quarta di copertina c'è una frase che devo aver inserito anche in Come un fiore nel deserto e che mi porto dentro da allora: "E' la storia di un uomo... la cui unica ambizione, ahimè irrealizzabile è raggiungere le stelle non con un razzo ma con la propria arte." Allora è la mia storia, mi dissi prima di iniziarlo! :-)
(scheda pubblicata per l'edizione del 1987)
scheda di Ventavoli, B., L'Indice 1988, n. 4
Già dal titolo volutamente incolore emergono gli intenti narrativi di Uhlman, conosciuto dai contemporanei più per la sua attività di pittore che per il suo talento letterario. È questa una straordinaria autobiografia nata non dalla volontà di immortalare eventi ma dal desiderio di raccontare la storia di un uomo, ebreo, nato in Germania nel l90l, e quindi coinvolto nelle grandi catastrofi del nostro secolo. Pur dedicando molta attenzione all'evoluzione dell'antisemitismo durante il regime hitleriano, Uhlman procede pacatamente, conducendoci per mano, come un eroe di Bellow, attraverso i luoghi della sua diaspora, nella Parigi dei grandi pittori, poi nella Spagna della guerra civile e infine nell'idilliaca Inghilterra. Gli eventi più sconvolgenti sono frammisti alla minuteria dell'aneddoto e l'autobiografia assume la forma di un romanzo intriso di garbati sentimenti, dello stupore e della delicatezza propri di un uomo che si è salvato per puro caso dal crollo degli argini della razionalità. Pagina dopo pagina emerge il ritratto di un individuo che ha inseguito con passione il sogno di vivere per l'arte, di un cittadino che ha cercato in ogni anfratto della storia di affermare il valore della tolleranza e della cortesia, di un maturo gentiluomo di campagna che tira le somme di un'esistenza, sinceramente convinto di aver fallito nel suo intento: diventare un grande artista. Ma questa autobiografia, insieme al successo postumo del romanzo "L'amico ritrovato", è la più netta smentita di quella convinzione.
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Come promesso nel post precedente, vi omaggio dei migliori passaggi dell'intervista al Dottor Manser fatta dall'immarcescibile Maurizio Incostante (Sciò). Buon divertimento.
[…]
Maurizio Incostante: “Allora Dottor Manser… o devo chiamarla Simone?”
Dottor Manser: “Mi chiami pure Simone.”
M.I: “Come stanno andando le vendite dei suoi ultimi libri?”
D.M: “Lo ignoro. Tra L’isola delle farfalle d’oro, Il quaderno rosso, che sono gli ultimi due pubblicati quest’anno, Lo strano caso di gastrite del Sig. Bartezzaghi (del 2007) e La Grande Inculata (del 2006) non dovrei aver superato le 100.”
M.I: “100.000?!”
D.M: “No, no, 100 e basta.”
M.I: “Come? Così poche? E allora perché lei è qui? Chi l’ha invitata?”
D.M: “Mi ha invitato la vostra regista nonché autrice. L’ho conosciuta su facebook e invitata a cena. Ma è stato nel dopo-cena che l’ho convinta a invitarmi… Ciao Fatma!”
M.I: “Ok tralasciamo i particolari. Lei dunque è uno scrittore d’insuccesso. Cosa la spinge a continuare a scrivere?”
D.M: “Beh, la passione indubbiamente. Anche se non sono famoso (almeno fino ad oggi) e scrivo forse brutti libri, una delle caratteristiche che mi inorgoglisce è che le mie opere sono tutte scritte seguendo una forte ispirazione. Credo che questo non accada alla grande maggioranza degli scrittori famosi: quando arrivano al successo devono scrivere per contratto e… a quel punto sono finiti.”
M.I: “Come trova l’ispirazione?”
D.M: “Spolverando.”
M.I: “In che senso?”
D.M: “Mi piace spolverare, mi rilassa e libera la mente (dalla polvere!). Mentre spolvero mi vengono le idee migliori.”
M.I: “Così lei non campa facendo lo scrittore. Che lavoro fa?”
D.M: “Sono in pensione. Ho una pensione di invalidità a causa di una debilitante allergia al lavoro.”
M.I: “Suvvia non scherzi!”
D.M: “E va bene, faccio il mantenuto.”
M.I: “Alla sua età?”
D.M: “Vabbè Maurizio, se vogliamo dirla tutta c’è chi fa peggio di me. Io vivo sì in casa con i miei, ma due soldini per arrangiarmi li guadagno giocando a calcio, allenando bimbi e facendo qualche lavoretto qua e là… In tv c’è chi non fa un emerito ciufolo e gli danno migliaia di euro.”
M.I: “Su questo non la posso contraddire. Quindi gioca anche a calcio?”
D.M: “Sì ma ormai la carriera di calciatore è agli sgoccioli. Dopo dovrò inventarmi qualcos’altro. Adoro inventarmi qualcos’altro.”
M.I: “E allena bambini?”
D.M: “Sì, mi piacciono i bambini, sono il futuro. Lo ribadisco anche ne L’isola delle farfalle d’oro.”
M.I: “Altre passioni?”
D.M: “La birra. Se poi è abbinata a un’uscita a due con una persona arguta, ironica e intelligente è il massimo…”
M.I: “Cosa pensa dell’Italia? E della politica?”
D.M: “L’Italia è un Paese fondamentalmente di cacca (si può dire cacca in tv?) abitato da tante persone di livello eccelso, ma il livello è tenuto basso dai tantissimi coglioni (coglioni non si può vero?)… Va da sé che anche la politica è fatta da molti, non dico tutti, coglioni. Se poi mi chiede se sono di destra, di centro o di sinistra, le rispondo che sono di sopra. La politica dovrebbe essere di sopra e non divisa da ‘ste collocazioni che neanche chi vi fa parte sa ormai cosa significhino.”
M.I: “E in Dio ci crede?”
D.M: “Una persona veramente spirituale e intelligente come credo, forse a torto, di essere, non può credere in Dio!”
M.I: “Torniamo alla scrittura: sta scrivendo qualcosa di nuovo? Ha progetti artistici nel cassetto?”
D.M: “Sto scrivendo un nuovo romanzo ma non voglio anticipare nulla. Oltre a questo sto raccogliendo i miei migliori (e peggiori) racconti per farne un’antologia. Inoltre ho in cantiere un fumetto: lo story-board è già a buon punto.”
M.I: “E con il gentil sesso come va?”
D.M: “Beh, diciamo che se fossi gay cuccherei molto di più. Comunque non mi lamento, anche se sono uno che ha molte pretese e non si accontenta. Sto bene da single ma se perdo la testa do tutto me stesso. Credo nel colpo di fulmine, anzi credo quasi esclusivamente nel colpo di fulmine, e credo nell’anima gemella; ma temo che la mia sia stata uccisa in Egitto nel III° secolo dopo cristo…”
M.I: “Purtroppo il tempo è tiranno e siamo in chiusura. Un’ultima domanda: crede che dopo questa sua prima apparizione televisiva incrementerà le vendite dei suoi libri?”
D.M: “Ovviamente. Questa società funziona così, purtroppo o per fortuna. Comunque le dico la verità: mi importa poco. L’unica cosa che mi importa è farmi una birra appena uscito da qui.”
M.I: “Sigla!”
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Nel boschetto della mia fantasia, il "noto" minchiologo-scrittore Dottor Manser, al secolo Simone Manservisi, è stato intervistato al Maurizio Incostante Sciò dal grande scioman Maurizio Incostante. Non appena avrò ottenuto la liberatoria per poter inserire gli stralci più significativi dell'intervista, li posterò qui sul blog. Questione di giorni. Non perdetevi dunque uno dei pochi significativi momenti di aulica televisione dai contenuti indubbiamente cul..turali. A prestissimo.
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La Evoé Edizioni cambia indirizzo: d'ora in avanti potete trovare la mia favola "L'isola delle farfalle d'oro" (e notizie sull'autore oltre ad altri interessanti libri) nel nuovo sito www.evoe-casaeditrice.it
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Oggi vorrei fare una domanda a chi passando di qua sa rispondermi. Sto rivedendo su Sky alcuni film mitici del passato come "Taxi driver" (vedi spezzone cult qui sotto), "Indiana Jones" ecc. e noto con disappunto che sono stati ridoppiati, al ché vi chiedo: PERCHE' lo fanno? Perchè li doppiano nuovamente quando gran parte dell'"amore" che provo per loro è dovuto in buona parte alla voce e all'interpretazione del doppiatore che avevano appena usciti? Non che Pino Insegno non sia bravo, anzi, ma lasciamo che le parole che escono dalla bocca italiana del giovane De Niro e soci siano del grande Ferruccio Amendola & C.
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