Creato da tanksgodisfriday il 26/03/2006
Cose varie al PC, sul Web e nella mente. Puoi scrivermi a: tanksgodisfriday@libero.it
 

 

Se alla BP si rovescia un caffè

Post n°1538 pubblicato il 18 Giugno 2010 da tanksgodisfriday
 

In
 una sala riunioni della BP si rovescia un caffè: riusciranno i nostri eroi a fermare la macchia nera che si espande sul tavolo?
La presa in giro arriva da Ucbcomedy.com, e non è nemmeno l'unica su Youtube.

Per la cronaca: la macchia nera non viene arrestata, anzi.

Buon venerdì.

[Tutti i post su ambiente.]

 
 
 

8 Giugno, Giornata mondiale degli oceani

Post n°1531 pubblicato il 08 Giugno 2010 da tanksgodisfriday
 
Foto di tanksgodisfriday

Da
 diciotto anni a questa parte, la prima volta fu nel 1992, l'8 giugno si celebra la Giornata mondiale degli oceani.
Quest'anno cade a 50 giorni dall'esplosione della piattaforma petrolifera della BP nel Golfo del Massico, con conseguente fuoriuscita di greggio in mare, tuttora ininterrotta.

Quanto petrolio si è disperso finora in mare?
Le stime vanno dai 5.000 barili al giorno (fonte iniziale BP), ai 20.000 barili al giorno, stima più recente e, forse, ancora al ribasso. Un barile sono 159 litri, quindi i 20.000 barili si tramutano in oltre 3 milioni al giorno, 150 milioni dall'inizio della faccenda.

Cosa succederà di questo mare di petrolio?
USA Today è andato a verificare cosa è successo dei 41 milioni di litri di greggio dispersi in mare dalla petroliera Exxon Valdez, che si incagliò in una scogliera dello stretto di Prince William (golfo di Alaska) il 24 marzo del 1989.
Bene: il 50% ha raggiunto terra e rovinato la costa, il 22% si è addensato in grumi di catrame e gira per l'oceano. Meno di un terzo, invece, è evaporato (20%) o è stato recuperato (8%). Difficile che questa volta le cose possano andare in modo molto diverso.

Come reagiamo a questa sciagura?
Sempre USA Today l'ha verificato con un sondaggio (a risposta multipla). 
Il 20% promette di usare meno la macchina (ma poi non lo farà), il 15% contribuirà alla raccolta fondi per ripulire, il 13% userà meno plastica. Un altro 13% non comprerà più benzina BP, così come sempre un 13% non comprerà invece più il pesce del Golfo.
In cima alle risposte del sondaggio, però, troviamo chi non farà nulla: il 50% degli intervistati. A conti fatti saranno, saremo anche di più.

Buon martedì.

[Tutti i post su attualità, ambiente.]

 
 
 

Papà in orbita

Post n°1348 pubblicato il 23 Novembre 2009 da tanksgodisfriday
 
Foto di tanksgodisfriday

Quando
 toccò a me, rimasi in sala d'attesa, in un misto di tensione e apprensione. Poi un'infermiera si affacciò sorridente: «È una bimba!».
Cinque minuti dopo mi misero tra le braccia un leggerissimo fagottino, la nostra V.
Non ricordo se allora si usasse far entrare il papà in sala parto, comunque non l'avrei fatto: incapace di trasmettere rassicurazione a lei, mi sarei sicuramente ritrovato a intralciare qualcosa; meglio attendere fuori.

Deve averla pensata così pure Randy Bresnik, anche se forse ha esagerato un po', attendendo in orbita, nella stazione Atlantis, la notizia della nascita della sua piccola.
Raggiunto dalla notizia su un canale di comunicazione privato, preparato proprio per dargli la buona notizia, l'ha poi ritrasmessa a terra: «Just wanted to take this opportunity to report some good news, at 11:04 last night, Abigail Mae Bresnik joined the NASA family, and mama and baby are doing very well.» Da Terra gli hanno messo in onda Butterfly Kisses di Bob Carlisle.
Il brano comincia così: "Ci sono due cose che so di sicuro: l'ha mandata il cielo ed è la bimba del suo papà". Caro mr. Bresnik, i suoi nervi d'acciaio da astronauta le torneranno utili nei prossimi anni, per fronteggiare la logica di due donne in un colpo solo; questa è la terza cosa di cui può essere sicuro.

Mi ha divertito la descrizione dell'attesa da parte dell'altro bimbo della coppia, Wyatt, un bimbo di origine ucraina adottato un anno fa. Pare che il bimbo si rivolgesse alla pancia della mamma più o meno così: «Quando è che viene fuori a giocare? Dai, esci!»

L'equipaggio dell'Atlantis ritorna a terra venerdì, nel frattempo Bresnik ha certamente un sacco di cose da fare per ingannare l'attesa. Se, però, ne avesse bisogno, gli potrei suggerire questo simpatico problemino, semplice da risolvere affacciato a un oblò.
Immaginate di aver sistemato a terra, lungo l'equatore terrestre, una corda con i due estremi a chiudere un cerchio, lunga (per usare un numero semplice) 40.000 km. Se si volesse sistemarla a un metro di altezza, di quanto occorrerebbe allungare la corda?

A proposito di Terra: Larissa Ramos, brasiliana, è Miss Earth 2009: ha convinto la giuria con una dissertazione sull'inquinamento. E, a proposito di inquinamento, su suggerimento di arcobaleno1961, ho inserito nella colonna di destra il banner di tcktcktck.org, il sito che ci ricorda della conferenza sul clima del prossimo dicembre, a Copenhagen.

Buon lunedì.

 
 
 

Leko

Post n°1133 pubblicato il 26 Marzo 2009 da tanksgodisfriday
 
Foto di tanksgodisfriday

Se
 non è un pesce d'aprile, è senza dubbio una grande novità: un'auto ecologica, progettata dalla Ikea.
Per adesso si sa poco, ma i dettagli sono interessanti: economica, modulare, rispettosa dell'ambiente. Ok, è di sicuro un pesce d'aprile.
E me lo fa pensare non solo l'avvicinarsi dell' 1 Aprile, ma anche il nome, "Leko", che richiama i mattoncini del Lego ma con la "K" del brand Ikea. E se è solo una pubblicità per l'Ikea, allora è una trovata geniale.
Ma se non lo fosse, rimane da capire se sarà distribuita bella e finita, oppure in scatola di montaggio, insieme a una chiave a brugola. Nel secondo caso anticipo che ci penserò due volte su, prima dell'acquisto: una cosa è montare uno scaffale, che già lì mi impappino, altro paio di maniche mettere insieme un'auto, per quanto semplice possa essere il progetto.
Faccio giusto un esempio: se, una volta finito il montaggio, mi accorgo che mi avanza un bullone (una cosa così mi capita quasi sempre), cosa faccio? Mi arrischio a girare per strada, sapendo che quel bullone potrebbe essere essenziale per la tenuta in curva?
Per adesso aspetto il 31 marzo, giorno che viene annunciato sul sito della Leko per il debutto, poi decido, va.
E, per rimanere in tema di pubblicità, provate a indovinare cosa pubblicizzano queste pecore elettriche.

Questa non c'entra nulla, ma avevo promesso di pubblicare la pagina con testi e risultati dei Campionati Internazionali di Giochi Matematici 2009, è sul sito dell'organizzazione, matematica.unibocconi.it.
E poi un ultima nota: Elaborando nasceva in una domenica di tre anni fa, il 26 marzo del 2006.

Buon giovedì.
ps delle 22 e 20: la mia (nostra) amica Mariarosaria mi invia gli auguri in video, via Facebook. Grazieeeeeeeeeeee!

 
 
 

Quanti chilometri con un litro di caffé?

Post n°1117 pubblicato il 08 Marzo 2009 da tanksgodisfriday
 
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La
 domanda potrebbe essere legittima tra qualche tempo, perché la raccolta di fondi è già cominciata. Il primo grosso contributore è stata la caffetteria Starbucks, a due passi dalla University of Nevada di Reno. Ed è stato tutt'altro che un sacrificio, alla Starbucks i fondi normalmente li buttavano via.

Ecco, va chiarito che non si tratta di fondi in senso monetario, ma di fondi di caffé. Tutto è cominciato quando il prof. Manoranjan Misra, accanito bevitore di caffé, ha notato un sottile strato oleoso che ricopriva la superficie del caffé lasciato il giorno prima nella sua tazza. La folgorazione è stata immediata: il prof. e i suoi collaboratori lavorano sui bio-carburanti, la loro giornata trascorre a studiare procedimenti per ricavare carburanti dagli oli vegetali, e valutarne la resa e il costo; ovvio che quello strato oleoso sul caffé abbia acceso non una lampadina ma un faro nella mente del prof. Misra.

Pare che la cosa funzioni, e che il fondo di caffé si presti molto meglio delle altre fonti di bio-carburanti finora studiate. Per la soia, ad esempio, occorre destinare la coltivazione alla trasformazione in carburante, mentre con il caffé si partirebbe da qualcosa che ognuno di noi (o quasi) butta via nella spazzatura ogni giorno. Perché il bello della scoperta del prof. Misra sta proprio in questo: si parte dai chicchi di caffé e ci si fa subito una bella tazza di caffé, dai fondi si ricava il carburante mediante la transesterificazione (nome terribile, ma il processo pare costi pochissimo), e quello che rimane può andare comunque ad alimentare il compost.
Se funziona davvero, è un'idea grandiosa, perché il costo, partendo da una materia iniziale che costa zero (i fondi di caffé), pare che sia molto basso: 1 dollaro per gallone, che fanno 21 centesimi di euro a litro.

Mi rimane il dubbio che sia una bufala, sembra troppo bello per essere vero, ma, pur cercando un bel po' su google, ho solo trovato conferme, la ricerca pare che sul serio sia in corso, e con risultati promettenti.
Certo, nei commenti all'articolo dell'Economist qualcuno fa notare che lavorare sui residui di Starbucks è una cosa, far convergere sugli stabilimenti di produzione i fondi di caffé casalinghi avrebbe tutt'altro costo. Però occore considerare anche un'altra cosa: pare che dai tubi di scappamento si diffonderebbe profumo di caffé, non sarebbe niente male, se vi piace il caffé.
Perplessità finale: conosco tre modi di fare il caffé, alla turca, all'americana e l'espresso. Chiaro che i residui delle tre preparazioni siano diversi. Mi domando se questo si traduce in costi di lavorazione differenti, oppure se ne escono anche tre tipi di carburante diverso. Insomma, una classificazione tipo normale e super, per intendersi.

Buon 8 marzo a tutte le fanciulle che passano di qua e buona domenica a tutti.

 
 
 
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