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FUORI IL PETROLIO DALL'ABRUZZO

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INCENERITORI

Inceneritori:La legge di Lavoisier applicata ai rifiuti: La legge di Lavoisier (o di costanza delle masse nelle reazioni chimiche) ci dice che “la quantità di materia totale di un sistema chiuso rimane costante”. Il che significa che è possibile trasformare le sostanze, ma non annullare la loro massa. Dalla combustione di una tonnellata di rifiuti bruciata si ottengono complessivamente circa due tonnellate di sostanze: - una tonnellata di fumi - 280kg/300kg di ceneri solide, cancerogene, da smaltire in discariche speciali - 30 kg di ceneri volanti (estremamente tossiche) - 650 kg di acqua sporca (da depurare) - 25 kg di gesso Nel processo di incenerimento, ai rifiuti da bruciare occorre infatti aggiungere calce viva e una rilevante quantità di acqua. Nulla si crea, nulla si distrugge, e tutto si trasforma, viene insegnato in seconda media, eppure, in modo bipartisan, i nostri politici sono ancora suggestionati dal “mito prometeico”.
 

HERMANN DALY

Hermann Daly, uno dei fondatori dell' economia ecologica fornisce la seguente ricetta per una economia sostenibile (notare bene che parla di "economia" e non "sviluppo")

1-Sfruttare le risorse rinnovabili ad un ritmo che non superi la capacità di rigenerazione dell' ecosistema.
2-Limitare l'uso di tutte le risorse, in modo da produrre un livello di rifiuti che possano essere assorbiti dall'ecosistema
3-Sfruttare le risorse non rinnovabili ad un ritmo che, per quanto possibile, non superi il ritmo di introduzione di sostituti rinnovabili

 

 

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Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7/03/2001. Le foto presenti sul blog sono dei rispettivi autori, nel caso violino i diritti d'autore saranno rimosse in seguito a pronta comunicazione.
 

 

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Il cemento porta sfiga

Post n°455 pubblicato il 06 Febbraio 2011 da emergenzambiente
 
Tag: cemento
Foto di emergenzambiente

IL MERCATO
LE AMARE VERITA´ DEL VECCHIO PIL
La ricchezza italiana si fonda sul mattone che non aumenta la produttività per le nuove generazioni
ALESSANDRO PENATI

Il Pil è ormai di casa nelle famiglie italiane. Rappresenta il valore di tutto quanto viene prodotto e venduto, misurato ai prezzi di mercato; e quindi il reddito complessivo dei cittadini, nonché la loro capacità di spesa. Dall´andamento del Pil emerge un´immagine dell´Italia come di un Paese in stagnazione, con redditi bassi e scarse prospettive per le nuove generazioni. Ma l´affidabilità del Pil come indicatore della salute economica del Paese è spesso messa in dubbio. Due le principali critiche: contrasta con gli indicatori di risparmio e ricchezza, che vedono invece l´Italia ai vertici delle classifiche internazionali; e con la percezione di benessere diffuso che si coglie girando per il Paese. Purtroppo, è il Pil ad avere ragione.
In fondo alle classifiche per crescita, siamo in cima per ricchezza netta delle famiglie (8.600 miliardi): 8,2 volte il reddito disponibile, superiore, di poco, a Francia e Gran Bretagna, e molto a Giappone, Germania e Usa. Siamo dunque un popolo di risparmiatori che ha continuato ad accumulare ricchezza più rapidamente degli altri, nonostante tutto. Se guardiamo però alla composizione della ricchezza il quadro non è brillante: il 65% è costituito da abitazioni e terreni (al netto dei mutui). Ma gli immobili, diversamente dal capitale fisico (le imprese), non aumentano la produttività e il reddito delle generazioni future. Accumuliamo il capitale sbagliato: il mattone che lasciamo ai figli non migliorerà il loro tenore di vita.
Il livello di ricchezza privata non serve neppure a garantirci da problemi con il debito pubblico. Se gli italiani decidessero di comperare con la propria ricchezza tutti i Btp e Cct detenuti dagli stranieri, disinnescando così ogni possibilità di crisi, paradossalmente peggiorerebbero la situazione dei loro figli, che erediterebbero solo un carico maggiore di imposte future, per ripianare il debito. L´unica strada per risanare durevolmente le finanze pubbliche rimane la crescita del Pil: più reddito genera una maggiore capacità di ridurre l´onere del debito.
La seconda critica è che il metro monetario del Pil non è una buona misura del benessere. Vero, però il benessere è un concetto soggettivo (come la paura, o la simpatia), difficilmente quantificabile. Ma se anche si utilizzassero criteri oggettivi per stabilire il benessere (speranza di vita, tasso di criminalità, inquinamento), come nel nuovo indice allo studio, è pur sempre vero che gli individui valutano il proprio status e le prospettive principalmente in base al reddito (ed alla capacità di spesa). Il Pil ci dice che quello medio degli italiani non solo cresce poco, ma è anche basso in valore assoluto. Livello e crescita del reddito medio dei cittadini di un Paese dipendono dal complesso di conoscenze, capacità, professionalità noto come capitale umano. Da qui, le insistenti richieste di investire maggiormente in educazione, formazione e ricerca. Istanze condivisibili. Ma non si può considerare solo l´offerta di capitale umano: non serve sfornare una moltitu!
dine di ingegneri se poi non cresce la domanda per le loro competenze. E il Pil ci dice che il reddito medio è basso in Italia anche perché la produzione di beni e servizi è concentrata in settori a ridotto valore aggiunto e in imprese di piccole dimensioni. Sarà banale ma in società come Siemens, Nokia o Astra-Zeneca lo stipendio medio è doppio o triplo rispetto a quello della nostra azienda tipica manifatturiera. Spesso si confonde la redditività delle imprese e la qualità dei loro prodotti (che in Italia non mancano) con la quantità di capitale umano necessario a produrli (ridotta, in Italia, a causa del livello tecnologico delle produzioni), e quindi con il reddito medio di chi lavora. E si dimentica che la domanda di capitale umano è anche correlata alla dimensione: l´organizzazione complessa di una multinazionale richiede professionalità inutili alla piccola-media impresa (basta pensare alla differenza tra gestire un negozio, anche grande, e un gruppo come l´Ikea). Per il caro, vecchio Pil non è ancora l´ora di andare in pensione.

 

 

 
 
 
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Un blog di: emergenzambiente
Data di creazione: 05/04/2008
 

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CARTINA PETROLIO AGGIORNATA AL 2011

 

FUORI IL PETROLIO DALL'ABRUZZO

PETROLIO CHI DECIDE COSA

Lo schema delle autorità competenti può essere riassunto così: -La Direzione Generale dell’Energia e delle Risorse Minerarie è la massima autorità nel campo energetico nazionale nell’attribuire i titoli minerari. Nel suo ambito opera l’Ufficio Nazionale per gli Idrocarburi e Geotermia (UNMIG), con tre uffici periferici a Roma, Bologna e Napoli, al quale è demandato il compito del rilascio dei permessi, delle concessioni e il controllo delle attività produttive. -Il Comitato Tecnico per gli Idrocarburi e la Geotermia è il principale organo consultivo del Ministero dell’Industria in materia. E’ nominato per decreto dal Ministro dell’Industria e dura in carica per tre anni. Il Comitato esprime un parere, peraltro non vincolante, sull’assegnazione dei titoli minerari richiesti in concorrenza, e valuta le varie situazioni su cui è chiamato a pronunciarsi, quali la variazione dei programmi di lavoro, l’unificazione degli stessi fra titoli adiacenti interessati alla stessa tematica, l’assegnazione di concessioni di coltivazione alla società o gruppo che ha scoperto il giacimento ecc. Le riunioni del comitato avvengono a intervalli trimestrali. -Il Ministero dell’Ambiente, attraverso la Direzione Generale della Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) è l’istituto preposto a fornire la valutazione dell’impatto ambientale di ogni singolo progetto industriale e quindi anche di quello relativo al settore degli idrocarburi. Si avvale anche del parere della Sovrintendenza ai Beni Culturali e Ambientali, competenti territorialmente. Alcune competenze specifiche sono demandate direttamente alle Regioni interessate e attraverso deleghe, a Provincia e Comuni.
 

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A ME GLI OCCHI

Il linguista Noam Chomsky ha elaborato la lista delle “10 Strategie della Manipolazione” attraverso i mass media.
1 - La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2 - Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema - reazione - soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare.
3 - La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi.
4 - La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato.
5 - Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente.
6 - Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l'emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti….
7 - Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori" (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

8 - Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti...

9 - Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta

10 - Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.

Noam Chomsky
Fonte: www.visionesalternativas.com.mx

 
 

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