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Post n°567 pubblicato il 25 Agosto 2015 da enodas

 

"...Sempre d'allora in poi, di quando in quando,
quell'agonia ritorna;
finché l'orrida storia non sia detta,
il cuore brucia, il fuoco vi soggiorna.

Di terra in terra migro come l'ombra;
strano potere è nelle mie parole;
subito, appena ch'io ne veda il volto,
so l'uomo che mi deve dare ascolto:
a lui fo il mio racconto. ..."

 

 

Come d'inizio, anche se é la fine, il profilo di una nave mi riporta in mente, quasi ne fosse l'ombra stessa, la Ballata del vecchio marinaio, la figura di un albatros, ed un mare in tempesta. Anche se devo confessarlo, é proprio riguardando queste immagini, trovandomi a scrivere sulla tastiera, come un foglio di carta, che veramente sono tornato a leggerla, per intero. Ecco, il profilo di una nave, una di quelle fatte di alberi, nodi su nodi, vele gonfiate, é come la voce di un marinaio, quel marinaio, che approdato a riva racocnta una storia. E dietro i cavi di ancoraggio tesi, la stazza immobile, la calma sulla banchina in un giorno di sole, quel profilo reca immagini di un mondo sconfinato, forse ad un certo punto deserto e senza speranza, forse, una linea orizzontale che attende risposta. Un mondo che può essere crudele, nella potenza della sua immensità, quel mare gigante che riempiono tele romantiche e barche alla deriva. Crudele, anche su quella piattaforma galleggiante che é un microcosmo, una piccola comunità inaccessibile da fuori, oltre i ricami dell'immaginazione, fino ad affondare nel passato, tra storie che, saranno vere o saranno racconti, narrano di pirati come fossero eroi, battaglie epiche e tragedie infinite.
Come se poi non fosse ancora così, adesso nelle declinazioni più tragiche fino a quelle più infami, dove la storia del mare e dell'uomo si ripete da tempi ancestrali.

 

"...E si levò in quel punto la tempesta
furiosa, prepotente;
percossi dalle sue ali ci spinse
lungamente nel sud.

Ad alberi piegati a bassa prora,
come chi se inseguito con grandi urla
calpesti ancora l'ombra del nemico,
china avanti la testa,
la nave si rubava alla tempesta
e fuggivamo sempre verso sud.

Poi vennero nel cielo nebbia e neve
e un freddo tanto saldo
che il ghiaccio a blocchi andava galleggiando
verde come smeraldo. ..."

 

 

Una, cento, migliaia. Dai grandi velieri alle imbarcazioni private, attraverso il mare e la tradizione. Gli alberi ritti sembrano lance schierate, ai lati delle banchine, un picchetto d'onore, giunto via mare, da ogni parte del mondo. Migliaia di imbarcazioni, in mezzo, sfilano lentamente, colmando il mare con questa flotta variegata che afferma il carattere e la tradizione di questo Paese legato al mare, al commercio, all'esplorazione. Come una festa in movimento, come uno stormo sui canali che disegnano le città olandesi, bagnate dall'acqua, sfiorano il cielo con i profili eleganti degli edifici dell'epoca d'oro. Si ritrovano qui, ogni cinque anni, a quasi a celebrare un rito che rinnovi il legame intrinseco che come un patto li lega all'oceano

 

"...Una macchia, una nebbia, una figura,

e sempre più vicino, più vicino:
come a eludere un fantasma marino
si tuffava, virava, bordeggiava.


Con la gola assetata e le arse labbra
non potevamo ridere né piangere,
ma per l'arsura stemmo tutti muti!
E io mi morsi il labbro e succhiai sangue,
e gridai: "Una vela, una vela!"

Un lampo di gioia;
Con la gola assetata e le arse labbra,
a bocca aperta udirono il mio grido:
"Sia lode al cielo!" dissero in un ghigno,
e tutti insieme inalano il respiro
quasi stessero bevendo.

[...]
Tutta una fiamma l'onda occidentale.
Il giorno era già quasi tramontato!
Quasi a fiore dell'onda occidentale
stava sospeso un gran lucido sole;
quando la strana forma si frappose
a un tratto fra noi e il sole. ..."

 

 

Un'ultima immagine, la sera. Quando sull'acqua nera da essere un'entità presente ed invisibile si specchiano luci ed e quel che resta di ombre gigantesche. Così una di questa può sembrare quasi irreale, la realizzazione di un racconto, un miraggio che puoi osservare solo da lontano. Per un attimo, immagini tutto quello che può la fantasia di un bambino, pirati, tempeste battaglie. E nel frattempo dal cielo osservo piovere colori, come stelle cadenti sparate nell'aria, o lacrime che si ricongiungono al mare. Sono già stato qui, tanto tempo fa.

 

 

"...E finalmente l'incantesimo fu rotto:
anche una volta vidi il mare verde,
e guardai lontanissimo; ma poco
di quanto avevo visto ora m'apparve

com'uno per una deserta via
cammina inquieto d'orridi spaventi,
e una volta guardatosi alle spalle,
prosegue ma non volge più la testa
perché sa che un terribile nemico
l'incalza da vicino e non s'arresta.

Ma un vento repentino m'investì,
e non aveva suono o movimento:
la strada sua non era sopra il mare,
nelle pieghe o nel vivido fermento.

Mi sollevò i capelli, con respiro
di praterie primaverili punse
le mie guance, s'unì coi miei terrori,
pure, io lo sentii, propizio giunse.

Rapidamente volava la nave,
e pure navigava liscia e calma:
lieve spirava il vento, lieve, lieve -
su me solo spirava.

E il vecchio marinaio rivede il suo paese. ..."

 

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