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la musica, suonare il pianoforte, suonare il mio violino, la luce del tramonto, ascoltare il mare in una spiaggia deserta, guardare il cielo stellato, l’arte, i frattali, viaggiare, conoscere e scoprire cose nuove, perdermi nei musei, andare al cinema, camminare, correre, nuotare, le immagini riflesse sull’acqua, fare fotografie, il profumo della pioggia, l’inverno, le persone semplici, il pane fresco ancora caldo, i fuochi d’artificio, la pizza il gelato e la cioccolata


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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Impromptu n.3 op.90
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Messaggi di Agosto 2015

.

Post n°568 pubblicato il 30 Agosto 2015 da enodas

 

 

Sono giunto a questa canzone seguendo un disegno. Quello di un libro, quello di un film. Che non so nemmeno se andrò a vedere, non so come sarà, anche se da un lato malgrado lo scetticismo innato con cui mi avvicino a tentativi del genere, non posso che attendere, desideroso di vedere. Come se certe cose fossero troppo delicate. Anche pagine di un libro possono essere così. E forse, qualche nota, se - con un po' di immaginazione e la magia di un cartone animato - si trasformino in piccoli sonagli tintillanti. Volo spiegato, come musica.
Ho lasciato che venissero sopraffatte, ad un certo momento che non so esattamente come, quando. Sotto una polvere di frammenti e macerie di rabbia. Anche per questo mi sono sentito - e mi sento - colpevole. Come se quelle pagine fossero state strappate. E forse é per questo che la prima volta che ho ascoltato questa canzone ho speso una lacrima silenziosa. Ed invisibile. Come se qualcuno, dopo molto tempo, tornasse a ripetermi qualcosa.

 

[...]

 

 
 
 

.

Post n°567 pubblicato il 25 Agosto 2015 da enodas

 

"...Sempre d'allora in poi, di quando in quando,
quell'agonia ritorna;
finché l'orrida storia non sia detta,
il cuore brucia, il fuoco vi soggiorna.

Di terra in terra migro come l'ombra;
strano potere è nelle mie parole;
subito, appena ch'io ne veda il volto,
so l'uomo che mi deve dare ascolto:
a lui fo il mio racconto. ..."

 

 

Come d'inizio, anche se é la fine, il profilo di una nave mi riporta in mente, quasi ne fosse l'ombra stessa, la Ballata del vecchio marinaio, la figura di un albatros, ed un mare in tempesta. Anche se devo confessarlo, é proprio riguardando queste immagini, trovandomi a scrivere sulla tastiera, come un foglio di carta, che veramente sono tornato a leggerla, per intero. Ecco, il profilo di una nave, una di quelle fatte di alberi, nodi su nodi, vele gonfiate, é come la voce di un marinaio, quel marinaio, che approdato a riva racocnta una storia. E dietro i cavi di ancoraggio tesi, la stazza immobile, la calma sulla banchina in un giorno di sole, quel profilo reca immagini di un mondo sconfinato, forse ad un certo punto deserto e senza speranza, forse, una linea orizzontale che attende risposta. Un mondo che può essere crudele, nella potenza della sua immensità, quel mare gigante che riempiono tele romantiche e barche alla deriva. Crudele, anche su quella piattaforma galleggiante che é un microcosmo, una piccola comunità inaccessibile da fuori, oltre i ricami dell'immaginazione, fino ad affondare nel passato, tra storie che, saranno vere o saranno racconti, narrano di pirati come fossero eroi, battaglie epiche e tragedie infinite.
Come se poi non fosse ancora così, adesso nelle declinazioni più tragiche fino a quelle più infami, dove la storia del mare e dell'uomo si ripete da tempi ancestrali.

 

"...E si levò in quel punto la tempesta
furiosa, prepotente;
percossi dalle sue ali ci spinse
lungamente nel sud.

Ad alberi piegati a bassa prora,
come chi se inseguito con grandi urla
calpesti ancora l'ombra del nemico,
china avanti la testa,
la nave si rubava alla tempesta
e fuggivamo sempre verso sud.

Poi vennero nel cielo nebbia e neve
e un freddo tanto saldo
che il ghiaccio a blocchi andava galleggiando
verde come smeraldo. ..."

 

 

Una, cento, migliaia. Dai grandi velieri alle imbarcazioni private, attraverso il mare e la tradizione. Gli alberi ritti sembrano lance schierate, ai lati delle banchine, un picchetto d'onore, giunto via mare, da ogni parte del mondo. Migliaia di imbarcazioni, in mezzo, sfilano lentamente, colmando il mare con questa flotta variegata che afferma il carattere e la tradizione di questo Paese legato al mare, al commercio, all'esplorazione. Come una festa in movimento, come uno stormo sui canali che disegnano le città olandesi, bagnate dall'acqua, sfiorano il cielo con i profili eleganti degli edifici dell'epoca d'oro. Si ritrovano qui, ogni cinque anni, a quasi a celebrare un rito che rinnovi il legame intrinseco che come un patto li lega all'oceano

 

"...Una macchia, una nebbia, una figura,

e sempre più vicino, più vicino:
come a eludere un fantasma marino
si tuffava, virava, bordeggiava.


Con la gola assetata e le arse labbra
non potevamo ridere né piangere,
ma per l'arsura stemmo tutti muti!
E io mi morsi il labbro e succhiai sangue,
e gridai: "Una vela, una vela!"

Un lampo di gioia;
Con la gola assetata e le arse labbra,
a bocca aperta udirono il mio grido:
"Sia lode al cielo!" dissero in un ghigno,
e tutti insieme inalano il respiro
quasi stessero bevendo.

[...]
Tutta una fiamma l'onda occidentale.
Il giorno era già quasi tramontato!
Quasi a fiore dell'onda occidentale
stava sospeso un gran lucido sole;
quando la strana forma si frappose
a un tratto fra noi e il sole. ..."

 

 

Un'ultima immagine, la sera. Quando sull'acqua nera da essere un'entità presente ed invisibile si specchiano luci ed e quel che resta di ombre gigantesche. Così una di questa può sembrare quasi irreale, la realizzazione di un racconto, un miraggio che puoi osservare solo da lontano. Per un attimo, immagini tutto quello che può la fantasia di un bambino, pirati, tempeste battaglie. E nel frattempo dal cielo osservo piovere colori, come stelle cadenti sparate nell'aria, o lacrime che si ricongiungono al mare. Sono già stato qui, tanto tempo fa.

 

 

"...E finalmente l'incantesimo fu rotto:
anche una volta vidi il mare verde,
e guardai lontanissimo; ma poco
di quanto avevo visto ora m'apparve

com'uno per una deserta via
cammina inquieto d'orridi spaventi,
e una volta guardatosi alle spalle,
prosegue ma non volge più la testa
perché sa che un terribile nemico
l'incalza da vicino e non s'arresta.

Ma un vento repentino m'investì,
e non aveva suono o movimento:
la strada sua non era sopra il mare,
nelle pieghe o nel vivido fermento.

Mi sollevò i capelli, con respiro
di praterie primaverili punse
le mie guance, s'unì coi miei terrori,
pure, io lo sentii, propizio giunse.

Rapidamente volava la nave,
e pure navigava liscia e calma:
lieve spirava il vento, lieve, lieve -
su me solo spirava.

E il vecchio marinaio rivede il suo paese. ..."

 

 
 
 

.

Post n°566 pubblicato il 19 Agosto 2015 da enodas

 

 

No, non sono andato in vacanza. Anzi, resto qui assorbito come sono da varie cose, una guida sul tavolo ed il cambiamento di lavoro tra poche setitmane. In compenso, sono stato a Gardaland, il fine settimana scorso. Ci sono tornato dopo tantissimi anni, tanto che l'ultima volta era una giornata di fine agosto, il giorno dopo essere tornato dall'Olanda per il colloquio al dottorato. Ho sempre tenuto un bel ricordo di quel giorno. Ero con mia mamma e mia sorella, durante la settimana.
Cosi', un po' di tempo é passato.
Sono rimasto spiazzato, quasi, una volta entrato. Per qualche tempo non riuscivo ad orientarmi, non riconoscevo le giostre, non le trovavo. E le dimensioni stesse cambiavano, in un certo senso. Le immagini che rimangono impresse sono quelle del ricordo, per come lo abbiamo costruito. Allo stesso tempo, quello che immaginavo fosse aggiunto, in realtà molto spesso era un qualcosa "al posto di", e quell'immagine di fondo legata al parco che nasce dalle sigle dei cartoni animati non esisteva più.
Un pensiero curioso, per una volta.
Legato a doppio filo con quel giorno che ero stato l'ultima volta, e con la voglia di tornare, in modo simile e diverso allo stesso tempo. Anche a costo di salire su una tazza, sui tronchi o pure sull'ortobruco, ed infine sulle navi rotanti di Peter Pan, correndo dal cancello d'uscita e quello d'entrata, come ricordo facevo da bambino. Che nell'ultima ora le code scompaiono, anche sulle montagne russe, quelle storiche, per intendersi, in quella parte di parco che meno é la cambiata, per fare un ultimo giro fino alla fine.

 

 
 
 

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Post n°565 pubblicato il 01 Agosto 2015 da enodas

 

 

Ho esaurito tutte le energie in questi giorni, assalito da dubbi paure e malinconie. E ieri, in qualche modo, ho lasciato un altro pezzettino dietro di me, o almeno così ho iniziato a fare, come sarà nel prossimo mese. In crisi, per una scelta. Credo sia anche per come sono fatto, per come mi vedo e per come intendo sempre ogni cosa. Forse, a volte assegno significati che non ci sono, tutto sommato. Alla fine ho deciso di cambiare. Ma senza venire veramente a capo di tutto. Troppo sentimentale, anche qualcosa, come il lavoro, che non dovrebbe alla fine essere così. Immagino che anche questo racconti qualcosa di me. Senza nemmeno dover speculare sul futuro. Che non so se i punti su cui ho fatto perno siano scelte valide. Ma comunque c'é, con la malinconia di lasciare qualcosa che per molti aspetti mi piace, una certa amarezza, da un lato, e, con la paura, il desiderio che le cose fossero diverse da come sono e come si prospettano dall'altro. Eppure non riesco ad afferrare le redini di quanto ho. Rimango in bilico. Molto tempo fa ho imparato, o almeno deciso, che per voler fare certe cose, ed innanzitutto viaggiare, era inutile aspettere qualcosa o qualcuno. E così, cambiamenti he riguardano alcuni aspetti di me stesso qui, per quanto non cercati, ad un certo punto, ogni tanto, mi sono reso conto che non dovessero essere scartati a priori, per un'attesa di una decisione, di un qualcosa. Solo che ad attendere, sto attendendo me stesso. Il resto... sarà solo a venire, sperando di aver fatto una scelta buona.

 
 
 
 
 

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