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la musica, suonare il pianoforte, suonare il mio violino, la luce del tramonto, ascoltare il mare in una spiaggia deserta, guardare il cielo stellato, l’arte, i frattali, viaggiare, conoscere e scoprire cose nuove, perdermi nei musei, andare al cinema, camminare, correre, nuotare, le immagini riflesse sull’acqua, fare fotografie, il profumo della pioggia, l’inverno, le persone semplici, il pane fresco ancora caldo, i fuochi d’artificio, la pizza il gelato e la cioccolata


Non mi piace


l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Valse Oublièe
Valse Impromptu

Schubert

Impromptu n.3 op.90
Impromptu n.2 op.142




 

Messaggi di Ottobre 2016

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Post n°652 pubblicato il 28 Ottobre 2016 da enodas

 

 

 

Sarà il grigio freddo della giornata, e sicuramente una dose di suggestione, ma come spettri si ergono in un silenzio di nebbia questi profili di edifici, quasi ombre, del loro passato, e della visuale che ho nel presente. Come se Ruhr fosse non un nome ma un rumore continuo e senz'anima, immagino di essere trasportato nel profondo della terra, o lungo un nastro meccanico, sotto sbuffi di vapore, fumi neri e rumori sempre uguali, persistenti e metallici, martellanti nella mente. Ho riaperto gli occhi: nebbia e silenzio, relitti recuperati diventano frammenti di pagina dall'Era Industriale, o uno spazio nuovo, quasi fashion-alternativo, e immagini di un romanzo di epoca vittoriana.

 

"But the sun itself, however beneficent, generally, was less kind to Coketown than hard frost, and rarely looked intently into any of its closer regions without engendering more death than life. So does the eye of Heaven itself become an evil eye, when incapable or sordid hands are interposed between it and the thing it looks upon to bless."

(Charles Dickens, Hard Times)

 

 

Mi sono trovato seduto al tavolo di una taverna con due amici. In un ambiente rustico, da qualche parte, in mezzo ad una parte di Germania poco conosciuta e poco interessante, per me in questo giorni é come se avessimo abbiamo lasciato quest'immagine. Prima di partire, io, loro, ognuno di noi. Abbiamo ordinato per cinque e bevuto (non io, visto che guidavo) per altrettanti, tanto che alle ordinazioni pure la cameriera se la rideva. Dopo una giornata improvvisata, un po' come girovagare, dove ci siamo alternati tra una fabbrica dismessa, un supermercato alemanno e piccoli sobborghi nascosti di casette a graticcio e vicoli ciottolosi, in questa compagnia ho ritrovato questa sensazione, questa atmosfera semplice e questi colori caldi.

 

 
 
 

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Post n°651 pubblicato il 24 Ottobre 2016 da enodas

 

 

Credo che nemmeno ricordi da quanto tempo non lo facevo. Improvvisa, mentre camminavo tra gli alberi scrutando il terreno, mi é passata questa immagine: tra i boschi a raccogliere castagne, un fuoco acceso nel calderone, la scorza bruciata che veniva via anche se le dita saltellavano tanto era calda. Del resto, di castagne sono sempre stato ghiotto, e pensare all'autunno mi fa attendere ogni anno di poter ritrovare il loro sapore, uno di quelli che in qualche modo qui mi manca, dato che non é un uso particolarmente comune mangiare castagne, e soprattutto la qualità scade facilmente. Così, la scorsa domenica, senza che ci avessi mai veramente pensato, sono stato trascinato a cercare castagne direttamente ai margini di un parco appena fuori città. Entrambi ghiotti di questo frutto particolare, per quanto non potrebbero essere differenti i modi di cuocerlo. Era un giorno straordinariamente tiepido, come la luce che si spargeva tra gli alberi e riscaldava il silenzio come colorava le ombre. Tanto che quasi ho pensato di essere penetrato nel cuore di una foresta. Solo il fragore sottile di foglie umide calpestate, ed un'immagine fugace che non sapevo più di avere.

 

 

 
 
 

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Post n°650 pubblicato il 19 Ottobre 2016 da enodas

 

 

[...]

 

"...Voci nella testa
Voci contro il tempo
Che riempiono la vita
Restando nel silenzio

Voci che non sento più
Voci che sai solo tu..."

 

Mi piace pensare che quel cuore gigante, sullo sfondo, racconti un po' l'anima di questo tour e della scelta sulla successione di canzoni. Mi piace pensare, tra anima blues, canti lontani di un fiume gigantesco, antichi relitti di piantagioni e sale nascoste colme di musica tra le vie di New Orleans. Ci sono stato, di passaggio. Un po' in quel "in blues we trust", fa parte del cuore gigante che proietta immagini dietro al palco. Stendendo la mano, al tempo stesso, per sfiorare spighe di grano, e sentire il calore di casa, di un luogo vicino, conosciuto. E come la sequenza di questi paesaggi, di queste immagini, anche le note. Scivolano, su pendii scoscesi, tra esplosioni di energia e tocchi delicati. A tratti, di malinconia.

Io sono rimasto ai suoni di Chocabeck: é il disco che più mi piace in assoluto. Quello nuovo, Black Cat, é un ritorno, in qualche modo, alle musicalità del passato. Mi piace? A tratti. Curioso, sono andato a leggere qualche commento in rete, trovandovi giudizi più che positivi, che condivido a metà. Tra testi non straordinari e ritmi orecchiabili. Sempre con quella alternanza di ritmi indiavolati e canzoni struggenti. Il resto del concerto é stato un richiamo, un viaggio attraverso quel cuore, tra i brani più belli, più noti che fondono la Romagna coi banchi del Mississippi.

 

"Every man has got two cities he needs to be
The one he can touch and the one he can’t see
The one where a stranger’s a friend

Everyman has got one city of Liberty
For me it’s Paris… I love it
Every time I try to lose myself
I seem to find these streets of surrender..."

"...Anche adesso
Ora che il più bello di noi due
È già volato via e non ritorna più [...]

...Ma sì bevi bevi
Bevimi sono la pioggia
Pioggia che passa e rimane
Dentro l’anima
Che si arrende..."


[...]

 

"...Amsterdam is one of the greatest place to live in Europe...
but... but next time you have to come to the Arena di Verona..."


 
 
 

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Post n°649 pubblicato il 16 Ottobre 2016 da enodas

 

 

"...Now it's time to sing along
When your day is night alone
If you feel like letting go..."

 

Ho provato un profondo senso di malinconia questa sera. Per quanto fossimo in una di qelle serate senza fine, insieme come era spesso solo un anno e mezzo fa. Perché ciascuno, uno dopo l'altro se ne va. Frammenti che si sgretolano, ed amici lontano. E' il destino insito di questa lunga esperienza, che ripropone spesso una scena comune. Così, la verità é che sono rimasto con pochi amici, qui, ed é un pensiero che mi fa salire un magone, tra la mia incapacità di svoltare ed il riflesso che invece osservo negli altri. Ma stasera, un po' di più perché ho più ricordi, più sintonia, un legame più fisso nel tempo. Un'amicizia più forte. Un'altra distanza.


 
 
 

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Post n°648 pubblicato il 06 Ottobre 2016 da enodas

 

 

Ogni tanto mi capita che un musicista od un concerto mi colpiscano in modo particolare. A colpirmi é quel legame profondo con la musica ed un dono che é diventato proprio lavoro. In alcuni casi, questa sensazione va profondamente oltre, in una passione ed un amore per quello che si fa che trascende ogni altro aspetto. Questa sera ascoltavo Mozart, lo ascoltavo attraverso i tasti di un pianista venuto dall'Inghilterra, che prima di iniziare parlava al pubblico col suo accento marcatamente British, ed accennava temi su temi al pianoforte, snocciolandoli senza soluzione di continuità dalla sua mente e dal suo studiare tutta una vita. Suonava e dirigeva, allo stesso tempo, come un'immagine di altri tempi, o il frame di un film, con il pianoforte orientato in maniera diversa dal solito ed un'eleganza innata. Così, questo Mozart sembrava un'altra storia. E la sala, di colpo, ho voluto immaginarla come un parco do corte, od uno di quei teatri illuminati a lume candela. Ed il suo genio, quello disarmante intriso nella perfezione della sua musica, splendeva di una luce ancora più brillante.

 

[...]

 


 
 
 
 
 

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