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chat, cultura, dialogo, libertà
Post n°417 pubblicato il 05 Novembre 2014 da gryllo73
Tag: amici e parole, chat, chattare, condivisione, confronto, cultura, dialogo, discussione, idee, interagire, interazione, la carriola, pensieri, pirandello, tema Questo post nasce da una riflessione cominciata in chat dove da qualche temo mi intrattengo e ho il piacere di arrichirmi culturalmente. Oltre alla stanza Digikaraoke dove si canta liberamente frequento la stanza chat amici e parole dove ho incontrato molte persone che stimo per la loro cultura, la capicità di stimolare le discussioni e sviscerare i piu svariati argomenti, un contesto aperto al dialogo e alla riflessione, un'altro modo per stare insieme condividere le idee, crescere come persona Ieri si parlava di libertà, un argomento molto vasto su cui veramentre si può parlare all'infinito, libertà di pensiero, di parola, libertà di opinione, libertà personale,libertà spirituale,libertà interiore,libertà politica, religiosa. La domanda era, siamo veramenti liberi? La mia risposta è no ed ho argomentato la mia posizione, a parte questo, la discussione non è stata per nulla sterile e ho continuato ad elaborare questo pensiero tanto da farne un post rivolgendovi la stessa domanda: SIAMO LIBERI? La carriola (parte finale)
Ecco. Ho una vecchia cagna lupetta, da undici anni per casa, bianca e nera, grassa, bassa e pelosa, con gli occhi già appannati dalla vecchiaja.Tra me e lei non c’erano mai stati buoni rapporti. Forse, prima, essa non approvava la mia professione, che non permetteva si facessero rumori per casa; s’era messa però ad approvarla a poco a poco, con la vecchiaja; tanto che, per sfuggire alla tirannia capricciosa dei ragazzi, che vorrebbero ancora ruzzare con lei giú nel giardino, aveva preso da un pezzo il partito di rifugiarsi qua nel mio studio da mane a sera, a dormire sul tappeto col musetto aguzzo tra le zampe. Tra tante carte e tanti libri, qua, si sentiva protetta e sicura. Di tratto in tratto schiudeva un occhio a guardarmi, come per dire: «Bravo, sì, caro: lavora; non ti muovere di lì, perché è sicuro che, finché stai lì a lavorare, nessuno entrerà qui a disturbare il mio sonno.» Così pensava certamente la povera bestia. La tentazione di compiere su lei la mia vendetta mi sorse, quindici giorni or sono, all’improvviso, nel vedermi guardato così. Non le faccio male; non le faccio nulla. Appena posso, appena qualche cliente mi lascia libero un momento, mi alzo cauto, pian piano, dal mio seggiolone, perché nessuno s’accorga che la mia sapienza temuta e ambita, la mia sapienza formidabile di professore di diritto e d’avvocato, la mia austera dignità di marito, di padre, si siano per poco staccate dal trono di questo seggiolone; e in punta di piedi mi reco all’uscio a spiare nel corridojo, se qualcuno non sopravvenga; chiudo l’uscio a chiave, per un momento solo; gli occhi mi sfavillano di gioja, le mani mi ballano dalla voluttà che sto per concedermi, d’esser pazzo, d’esser pazzo per un attimo solo, d’uscire per un attimo solo dalla prigione di questa forma morta, di distruggere, d’annientare per un attimo solo, beffardamente, questa sapienza, questa dignità che mi soffoca e mi schiaccia; corro a lei, alla cagnetta che dorme sul tappeto; piano, con garbo, le prendo le due zampine di dietro e le faccio fare la carriola: le faccio muovere cioè otto o dieci passi, non piú, con le sole zampette davanti, reggendola per quelle di dietro. Questo è tutto. Non faccio altro. Corro subito a riaprire l’uscio adagio adagio, senza il minimo cricchio, e mi rimetto in trono, sul seggiolone, pronto a ricevere un nuovo cliente, con l’austera dignità di prima, carico come un cannone di tutta la mia sapienza formidabile. Ma, ecco, la bestia, da quindici giorni, rimane come basita a mirarmi, con quegli occhi appannati, sbarrati dal terrore. Vorrei farle intendere – ripeto – che non è nulla; che stia tranquilla, che non mi guardi così. -NOVELLE PER UN ANNO"LA CARRIOLA" L.PIRANDELLO |
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