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MA CHI HA DETTO CHE NON C'E'

Post n°65 pubblicato il 16 Agosto 2010 da hesse_f

MA CHI HA DETTO CHE NON C'E'

 

GIANFRANCO MANFREDI

 

video hesse_f

foto di BARUDA e altre prese su internet

 
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UN UOMO EUGENIO FINARDI

Post n°64 pubblicato il 11 Agosto 2010 da hesse_f

UN UOMO

EUGENIO FINARDI


video hesse_f

 

..impresentabile ai tuoi genitori, così coerente anche negli errori...

 
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BELEN, RITA LEVI MONTALCINI E MARIAROSARIA ROSSI

Post n°63 pubblicato il 09 Agosto 2010 da hesse_f

 BELEN

 

RITA LEVI MONTALCINI

 

E

MARIAROSARIA ROSSI

 

Non siamo tutti uguali. Alcuni, più di altri, hanno bisogno di conforto e di sostegno nei momenti in cui la vita ci mostra un conto, ed è in questi casi che gli amici dovrebbero leggerci dentro e interpretare le nostre istanze, i nostri bisogni, spesso volutamente celati, tendendoci una mano. Non vorrei sembrare la solita guastafeste, dicendo che a me, cose come quella di cui sto scrivendo, non capitano mai, ma, del resto, cosa pretendo io che al massimo posso battezzarmi hesse_f, nome di ripiego perchè la sola hesse già l'aveva scelta qualcun altro/a, per far parte di una Community che accetta l'iscrizione di chiunque ne faccia domanda, contro un altisonante “fratello Cesare”, come pseudonimo di appartenenza alla nuova Loggia P3? Forse io, a differenza del fratello di squadra e compasso, non lo merito, se per lui, basta una giornata storta, un po' di tedio o di cattivo umore e si trova preparata una cena con quello che ormai tutti sanno essere per lui il sale della vita: le donne.

Una cena a base di donne: pensata da una donna, che ha portato al tavolo solo donne. Per ben due volte, in due momenti diversi, Mariarosaria Rossi, che, nell'apparire con i suoi occhi azzurri  e un' aureola di capelli biondi su sfondo azzurro/forzaitalia, sui manifesti elettorali dei muri di Roma, fece esclamare a chi la vedeva per la prima volta, “Ma chi è quella, la Madonna?”, vedendo rabbuiarsi lo sguardo del suo Presidente, ha pensato di fargli cosa gradita organizzando una cena di deputate del Pdl.

“Niente balli - ha obiettato Mariarosaria a chi aveva osato fare insinuazioni di vario tipo- solo due cene, in un momento per lui difficile, la rottura con Fini”.

Sarei tentata a crederle, del resto della rottura si trattava, di un idillio durato18 anni circa, se pur tra alti e bassi, e, una storia così lunga in politica come in amore non si supera senza scossoni, sbandamenti e momenti di depressione. Così, con una sensibilità tutta femminile ha fatto preparare una torta con scritto “meno male che Silvio c'è” ed invitando una ventina di deputate, gli ha fatto per qualche ora dimenticare le cattiverie della politica.

Beata lei che ha azzeccato il modo, visto che dopo quelle attenzioni, sembra sia stata eletta sul campo dal Cavaliere  “ambasciatrice delle donne deputate del Pdl, presso Palazzo Chigi”, e dovrà, secondo Il Giornale, raccogliere i suggerimenti delle parlamentari e riferirli direttamente al premier e, beato lui che ha amiche così sensibili!

Beati tutti quindi, e tutto a posto, per una destra più viva e vegeta che mai, nonostante la Fineide.

Dal fronte Berlusconi versus invece sembra che le cose vadano sempre peggio. Nessuna novità all'orizzonte e le poche donne che si aggirano tra i banchi di Montecitorio o nelle file del PD, a quanto pare, non riescono ad incidere gran che sulla vita attiva del parlamento, né dei parlamentari.

Del resto, sembra che non dimostrino neppure la stessa sensibilità delle loro colleghe di destra nel leggere lo sguardo del loro segretario di partito. Pierluigi Bersani, dall'occhio vacuo e spaesato, ormai sempre perso di più nel vuoto, forse, per evitare una lenta agonia prima dell' estinzione, avrebbe davvero bisogno di qualche cena con le deputate del suo partito.

Anche se io poco confido nelle deputate del PD che sembrano partecipare attivamente a questo ultimo atto della sinistra, senza alcun coup de theatre, mentre le sale si svuotano. Di qualche giorno fa questa intervista di Giovanna Melandri in cui, lei che è stata Ministro delle politiche giovanili, alla domanda su chi avrebbe contrapposto come modello positivo per i ragazzi, a Belen, diventata ormai il diavolo, dopo l'affermazione impudente sull'uso della cocaina, che, pur facendo parte dei “much noise for nothing”, ha irritato all'apparenza parecchi, ha risposto testualmente “Io, sono stata abbagliata dallo sguardo di Rita Levi Montalcini!”

Come san Paolo sulla via di Damasco mi verrebbe da dire!! Cioè quello che succede ogni giorno ai 15enni.

Non so se l'intervistatrice abbia alzato gli occhi al cielo, so però che ha così chiuso il discorso, scuotendo la testa “Non per mancarle di rispetto, ma se non trova altro da suggerire.....”

Cara Melandri, ti immagino colta alla sprovvista e in preda al caldo. Possibile che nella tua mente pensando ai 16enni di oggi non sia apparso alcun nome tra Belen e Rita Levi Montalcini, perchè non vorrei, in caso contrario, trovarmi allineata all'attuale Ministro delle Politiche Giovanili, Giorgia Meloni che si fa intervistare dalla Cabello e che di te disse in un'occasione  “Politiche giovanili lei? Ma se ha quarant'anni!”....

Considerai questa frase una provocatoria boutade, ma non vorrei alla luce dei nuovi sviluppi dover rivedere, causa tua, tutta la mia filosofia di vita.

a.b.

 

 

 
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DOMANI SMETTO

Post n°62 pubblicato il 07 Agosto 2010 da hesse_f

 

domani smetto????

 

 

 
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TRA RAZZISMO E MUTANDE

Post n°61 pubblicato il 05 Agosto 2010 da hesse_f
 
Tag: CAZZATE

 

TRA RAZZISMO E MUTANDE

 

 

 

Il calcio non mi è mai piaciuto e il nostro calcio, mai mi piacerà. Del resto se in Inghilterra, dice chi se ne intende, il goal è una gioia, in Italia, continua sempre chi ha l'aria di saperne, la rete è un sollievo, e, un sospiro di sollievo si tira, lo sappiamo bene, quando qualcosa ci ha procurato ansia.

Il calcio, inoltre, da noi ha sempre tagliato fuori le donne, sia da un punto di vista attivo, visto che poche sono le squadre femminili, a differenza dell' America dove nelle scuole le ragazze sin da piccole cominciano a giocare al pallone, che da un punto di vista passivo, identificando la donna come momento di disturbo, una nota stonata nel rapporto armonico uomo-calcio. Un terzo incomodo insomma, e, solo negli ultimi tempi, per lo più per motivi d'immagine, il binomio calcio belle donne, è diventato intonato. Avrete notato però che ho dovuto aggiungere un aggettivo al termine, perchè donna da solo, non bastava. Alla donna manca ancora e sempre qualcosa per questo gioco giocato in mutande. Per poterne parlare, deve essere brava, brava, brava, oppure, perché le si lasci finire un concetto, se non è suor Paola, deve essere bella, bella, bella. A proposito d'immagine, anche quello che rappresenta il simbolo per eccellenza di questo sport, il pallone, dal 1970, anno della sua nascita, a oggi, ha cambiato più volte forma, materia e colore. In bianco e nero all'origine, questa palla un tempo di cuoio e ora di materiale ultrateconologico, ha acquisito, in un'epoca di H.D delle tonalità dorate.

I colori sono importanti nel calcio al punto da identificare la tinta della maglia con la squadra stessa, Quante volte abbiamo sentito parlare dei “viola vincitori a Roma” e abbiamo immaginato Firenze in festa? E chi si sognerebbe di abbinare “ rossoneri, o “nerazzurri” a qualcosa che non sia Milan e Inter.

Parliamo di uno sport quindi, abituato ai colori in campo, ma, se questo assunto vale per parecchi paesi d'Europa, taglia invece ancora fuori questa italietta retriva e provinciale che di colorato e colorito accetta solo, sul prato verde, le magliette e il linguaggio.

Mentre aumentano le squadre miste in Europa, restano pochissime quelle italiane e nessun giocatore di colore faceva parte della nostra rappresentanza ai mondiali.

Il nostro calcio è considerato, da parecchi, all'estero, sinonimo di boria, e di esibizionismo, così i nostri valorosi 11, prima di partire, per i mondiali del Sudafrica, con la convinta presunzione di essere superiori agli altri, e una supponenza che non li ha fatti amare per niente da chi non vede il mondo in azzurro, hanno pensato bene di lasciare a noi e ai posteri alcune immagini, scattate in studio, che li mostrano in mutande. Stavolta non per modo di dire, non, in pantaloncini, ma proprio in mutande e con i bicipiti ben in mostra.

E una compagine così poteva essere bicolore? Su, non scherziamo!

Noi avevamo, ai mondiali sudafricani, l'unica squadra etnicamente pura, se si esclude un tizio, comunque bianco, un certo Camoranesi, nato in argentina, ma stipendiato qui, che si rifiuta di cantare l'inno nazionale, tanto ci tiene ad essere considerato italiano!

Del resto le voci girano se un certo Abidal, dalla Francia, ha preferito trasferirsi in Spagna piuttosto che da noi, asserendo tra i motivi della scelta il fatto che il nostro sia un calcio razzista. Questa considerazione, del resto, è basata sui fatti visto che la nazionale inglese ha giocatori misti, come quella svizzera, quella olandese e quella tedesca, e molte altre.

Del resto come si può non avere la sensazione di un certo atteggiamento mentale quando un Ct pronuncia, in un'intervista radiofonica, una frase così ”Oggi i calciatori sono tutti sotto osservazione. Gli oriundi, onestamente, un pò meno: sono già sufficienti i calciatori italiani.”

Qualcuno mi spiega perchè parlando di sport e di gioco si debba dividere una squadra tra calciatori italiani e calciatori oriundi?

Io ci ho pensato, credetemi, ci ho proprio pensato e l'unica risposta con un po' di logica che sono riuscita a darmi è questa: che sia il pallone a voler sapere di che colore è il piede che lo prende a calci!?

Che sia il pallone a chiedere la carta d'identità di chi gli assesta testate!?

 

Se così non fosse, come potrei non avere sentore di razzismo?

a.b.

 

 

 

 
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BEATA IGNORANZA

Post n°60 pubblicato il 03 Agosto 2010 da hesse_f

BEATA IGNORANZA



 

Una sindrome dietro l’altra. Egualmente stupefacenti. Ugualmente misteriose. Non so se partire dal problema blog o dal problema linguaggio web. Se le cose girano in fretta un po’ per tutto, a maggior ragione, si sa, volano per quel che riguarda l’informatica. E’ come se fossi tornata bambina quando dovevo accompagnare ogni lettura e ogni scrittura, sfogliando un dizionario. In quel caso l’età giocava a mio favore. Era normale che una bimba non conoscesse il significato di alcune parole. Un po’ più dura è accettare adesso di dover ricorrere di continuo a Google per avere risposte su dubbi che, se fossero segnati sulla pagina con una matita rossa, renderebbero questo spazio come.. un campo di papaveri.

Che palle!

a.b.

 
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Un colpo all'anima

Post n°59 pubblicato il 01 Agosto 2010 da hesse_f
 

 

Un colpo all'anima

 

video hesse_f

 

 

 
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lurkare

Post n°58 pubblicato il 04 Luglio 2010 da hesse_f

un post prestato
  io non lurko
più



Che in rete ci si innamori è una realtà ormai accettata.

Che quando ci si innamora si è gelosi è cosa nota.

Che quando si è gelosi si fanno sciocchezze è una verità dai più risaputa.

Che tra le sciocchezze rientri lo spiare l'oggetto del nostro desiderio già comincia ad essere un comportamento “d' élite”, però anche di questo si ha notizia.

Che esistessero però dei james bond internettiani che lurkano io, proprio, non lo sapevo.

Credevo che alcuni comportamenti potessero, per causa di forza maggiore, esistere solo nella vita reale e che un'eventuale gelosia in rete, uno, se la dovesse covare dentro, in silenzio e passivamente.

“Come spio qui?” mi sono chiesta e,“Cosa devo fare per lurkare?”

Sfiorando l'argomento con un amico, in seguito, mi sono resa conto che il discorso del lurkare è un po' più serio di quello che mi era sembrato.

Io lo avevo relegato soltanto all'inseguire, magari cambiando nick, come si fa con un abito, Angelosenzalidaquandotumihailasciata, per vedere se prima di venire da me era passato da NovantaSessantaNovanta e per beccarlo così in fragranza di adulterio virtuale.

Lurkare è un adattamento italianizzato dell'inglese to lurk, spiare dietro le quinte, o appostarsi con intenzioni malevole, ed è una di quelle parole che il gergo di internet ha fatto proprie attribuendogli però un significato meno negativo, come “leggere i messaggi di liste di discussione, forum virtuali senza contribuirvi”.

Il lurkare quindi, va contro l'essenza stessa della rete, che è SCAMBIO per eccellenza.

Scarichiamo musica, e permettiamo agli altri di fare la stessa cosa da noi, film, immagini, libri, e tiriamo fuori ogni giorno quello che abbiamo dentro, pensieri, sentimenti, emozioni per regalarli a chi ha voglia di prenderseli, certi di essere ricambiati, poi, con i modi e i tempi decisi dagli altri, in assoluta libertà.

Immaginate se io dovessi passare da un blog o da un forum, oppure entrare nella stessa chat, ogni sera alle nove in punto, leggere ogni parola e andarmene dopo 3 ore, senza mai lasciare un qualsiasi, pur minimo, contributo? Anche un solo ciao all'entrata e all'uscita.

Certo, non è illegale, e rientra nelle cose che uno può fare, perché a differenza del troll che porta avanti un'azione di disturbo, fastidiosa e reiterata, il lurker è come un fantasma, osserva e assorbe in silenzio.

Però diciamocelo è un po' sgradevole.

Il mio amico ha usato il termine, egoistico, e a me sembra un po' eccessivo, però, più ci penso, più comprendo cosa volesse dire.

Non nego di averlo fatto anche io parecchie volte entrando in uno spazio per me nuovo, più per timidezza, o senso di inadeguatezza, che altro, e lungi da me l'idea di condannare qualsiasi comportamento che non disturbi o interferisca però da quando ho scoperto che chi lurka si chiama lurkone ho deciso che mai e poi mai permetterò a nessuno di definirmi così.

A costo di dire cazzate, una dietrol'altra, non sarò mai e mai più UN/A LURKONE/A. 

Avvertenza: è probabile che al femminile non esista.


Con questo post mi sarò fatta un saccodi amici, ma che ci volete fare!


a.b.




 

 
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IL FILM SBAGLIATO

Post n°57 pubblicato il 27 Giugno 2010 da hesse_f

 

 

 DARFUR

BERLUSCONI E CLOONEY

Se fosse un film il titolo potrebbe essere semplicemente “Darfur” e di certo sarebbe catalogato nella categoria “drammatico”, visto la tragedia che in questa regione del Sudan, semidesertica, ma ricca di risorse del sottosuolo, si sta consumando, ormai da qualche lustro.
Gli interpreti principali di questo che non è un film, ma una storia vera, sono due personaggi entrambi famosi a livello mondiale per motivi completamente diversi.Uno è un attore e di nome fa George Clooney, l'altro è il nostro Presidente del Consiglio: Silvio Berlusconi. La location è di quelle che di solito si ricreano negli studios, perché, pur trattandosi di Palazzo Grazioli, in fondo viene allestita solo una stanza. Per un colloquio di questo tipo, basta un locale signorile e riservato.

Il problema in questo film, nasce con le comparse che quel giorno avrebbero dovuto riposare e invece per volere del nostro Presidente del Consiglio vengono chiamate numerose.
Clooney già da tempo incontra  capi di stato a cui pone le sue richieste di aiuti per questo paese dove, ancora un paio di giorni fa, per una questione di furti che ha visto contrapporsi alcune tribù, ci sono stati più di 50 morti.
Gli incontri, si sono svolti all'insegna della discrezione, e sono andati per lo più a buon fine. Immaginate quindi lo stupore dell'attore quando, entrando nella stanza, si è trovato ad aspettarlo, oltre a Berlusconi,  fanciulle brune, rosse, castane e bionde, alte, medie, piccole, grasse e magre, nostrane o importate, insomma, una più che nutrita rappresentanza dell'universo femminile.  
L'attore, sorpresoe imbarazzato dall'inatteso diversivo, si  e  fermato giusto il tempo  per scambiare qualche parola con il premier e se n'è andato con il dubbio di essere entrato nel film sbagliato.

Naturalmente, da quell'incontro, non si è visto un euro.

a.b.




 
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excellent

Post n°56 pubblicato il 17 Giugno 2010 da hesse_f


 
DIALOGO TRA HESSE E UN VIDEO CHE DOVREBBE ESSERE SUO

Sei un bellissimo video e vorrei averti fatto io. Pensavo che visto che non ho ho più voglia di scrivere avrei parlato con le mie immagini. Non ho mai fatto entrare parole d'altri qui, ma tu sei talmente bello che ti sento mio più che se ti avessi fatto io.
Non mi bastava un'adozione a distanza, dovevo averti qui, nel MIO blog.
Caro video, se non avessi questo strano titolo che farebbe storcere il naso a chi mi sentisse pronunciarlo alla francese, come ti pronuncerei io, "giuro" che avrei detto "Sei un video excellent."
a.b.

(  Caro Spetta che dici forse avrei dovuto scrivere "un video mancato" non "un video che dovrebbe essere mio". GRAZIE di tutto, io non sono una Spettadipendente a caso!)

 
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non mantengo la promessa

Post n°54 pubblicato il 15 Giugno 2010 da hesse_f

 

 

 

 

per te

non mantengo la promessa

video di shakehamlet

 

 
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strane storie

Post n°52 pubblicato il 13 Giugno 2010 da hesse_f
 

oggi come ieri

 

immagine

  

STRANE STORIE

Gianni Aricò, Annelise Borth,Angelo Casile,

Franco Scordo, Luigi Lo Celso

Non ci sono industrie a Reggio Calabria negli anni ‘50. L’isolamento dei braccianti agricoli, sparsi qua e là, assieme alla mancanza di una classe operaia frutta una dirigenza politica allo sbando tra clientelismo e mafia. Impoverita, depauperata anche del ricordo dei suoi morti in quello che viene generalmente chiamato “il terremoto di Messina” del 1908, questa terra si piega al volere di una natura matrigna. Tre anni consecutivi di disastri ambientali accrescono in tutta la regione l’esodo della sua gente. Negli anni ‘70 poco è cambiato e il malcontento che dilaga a macchia d’olio non aspetta altro che una miccia s’infiammi. Sinistra e destra si scontrano e si mischiano in una confusione che passa attraverso il “boia chi molla” che Francesco Franco detto “Ciccio”, sbandiera come grido di una rivolta che, cominciata con il pretesto della scelta di Catanzaro come sede della neo eletta assemblea regionale, viene tatticamente sfruttata da chi ben conosce il potenziale di una rabbia sincera abilmente dirottata. Corrono veloci quei mesi tra una carica della polizia che uccide Bruno Labate e il deragliamento della Freccia del sud che, se lascia dietro di se 6 morti e 72 feriti, non lascia invece nessun dubbio negli inquirenti. Con una rapida conclusione, smentita poi nel corso degli anni dai processi e da altre inchieste, si riduce  la responsabilità ad un errore  dei macchinisti. A settembre riprendono i disordini che, celando un’abile strategia, fanno scoppiare alcuni ordigni a Reggio e bombe sui treni. Il crescendo continua fino a quando in uno scontro tra fascisti e polizia ci scappa un morto forse del tutto estraneo alle rivolte. Ciccio Franco viene arrestato, condannato e in seguito…. eletto Senatore. In quella fine estate dell’anno 1970, Gianni Aricò e la giovanissima moglie Annelise Borth, detta Muki,Angelo Casile (nella foto), Franco Scordo e Luigi Lo Celso, giovani anarchici dai 18 ai 26 anni stanno andando a Roma in automobile.   Alle porte della città, la loro Mini Minor viene coinvolta in un incidente mortale. Un camion guidato da due dipendenti del principe Junio Valerio Borghese taglia loro la strada in un sinistro la cui dinamica parve da subito strana anche agli agenti della Stradale che stilarono i rapporti. Tre di questi ragazzi, che a Roma andavano ad una manifestazione contro Nixon per alcuni, o per consegnare un dossier di contro informazione per altri, erano stati indagati, l’anno precedente, nel processo per la strage di Piazza Fontana. I due fascicoli riguardanti Aricò e Casile sono scomparsi, ma leggendo quello “della amica tedesca di Valpreda”, così venne chiamata Muki negli articoli sul Corriere di quei giorni, si deduce che i tre giovani pagavano così il loro essere tra i nomi di spicco del movimento anarchico reggino. Questo episodio, che con rapidità fu catalogato come incidente, rimane una storia oscura anche dopo che, nel ‘93, un pentito lo tirò in ballo, intrecciando un racconto fatto di mandanti, voci e responsabilità.   Tempo fa ho letto che “i morti da stadio sono stati molti di più in questi 20 anni che i morti da corteo” e così in questo strano parallelo mi sono tornati alla mente questi 5 ragazzi e la loro strana storia, che entra a pieno titolo tra le “tante strane storie” senza risposte degli anni ’70. 

a.b.

 
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I O HO AMATO SOLO TE Sergio Endrigo

Post n°51 pubblicato il 23 Maggio 2010 da hesse_f

 

 

 

Sergio endrigo

 

C'è gente che ha avuto mille cose,
tutto il bene, tutto il male del mondo.
Io ho avuto solo te
e non ti perderò,
non ti lascerò
per cercare nuove avventure.

C'è gente che ama mille cose

e si perde per le strade del mondo.
Io che amo solo te,
io mi fermerò
e ti regalerò
quel che resta
della mia gioventù.

Io ho avuto solo te

e non ti perderò,
non ti lascerò
per cercare nuove illusioni.

C'e' gente che ama mille cose
e si perde per le strade del mondo.
Io che amo solo te,
io mi fermerò
e ti regalerò
quel che resta
della mia gioventù.


a.b.

 

omaggio a Luigi tenco

 
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OGGI HO IMPARATO A VOLARE

Post n°50 pubblicato il 13 Maggio 2010 da hesse_f

Oggi ho imparato a volare

( a e scrivere il testo sul video!)

Mi siete mancati, ma c'è voluto metodo.

Mica volevo finire come Icaro.

a.b.

 
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MILANO

Post n°49 pubblicato il 11 Aprile 2010 da hesse_f
 


 

MILANO

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video di SonoSOLOCanzonette

 

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giuseppe pino fotografo

Post n°48 pubblicato il 29 Marzo 2010 da hesse_f
 

        Ugo Mulas Photo Giuseppe Pino ©

 FOTOGRAFO

Giuseppe Pino ©

Son House  1970 Photo Giuseppe Pino ©

 

Amare il ritratto e frequentare la scuola, che lui aveva frequentato. Muovermi nelle stesse aule una ventina di anni dopo, quando lui era già un grande e le notizie che lo riguardavano, arrivavano da New York. Le sue immagini, sulle riviste soprattutto di jazz, erano per noi un momento più che di riflessione, quasi di sospensione e di sbigottimento. Ricordo tra i sorrisi e le battute la domanda che ci facevamo guardandoci quasi scoraggiati “Come riesce a far fare quello che vuole a queste persone?”. E questo, mentre noi, non eravamo in grado di piegare alla nostra volontà, nemmeno il compagno di classe, che dovevamo ritrarre come esercizio di espressività. Era una domanda che, sapevamo, non avrebbe trovato risposta in quelle aule, eppure ce la ripetevamo puntualmente, ogni volta che usciva una sua copertina. “Come riesce a far fare quello che vuole a queste persone?” Le persone di cui parliamo, non erano un vecchio o un bimbo, fotografati per strada, a cui chiedi il favore di restare per qualche istante immobile e di guardare nella tua direzione. Stiamo parlando dei nomi più famosi del mondo del jazz e dello spettacolo. Leonard Cohen, fotografato a Milano nel '74 a testa in giù, praticamente irriconoscibile, Howard Johnson ritratto a Montreux nel 1975 con una tuba in testa e di lui si intravedono solo gli occhi quasi a margine della fotografia. Helen Humes, ripresa nel '74, su un palcoscenico che puoi solo ipotizzare, perché l’immagine, ci mostra solo le gambe dell’artista, dalla caviglia ai piedi; gambe appesantite e tagliate quasi a metà, da calzettoni neri di nylon  arrotolati ,che si infilano in un paio di improbabili sandali rossi.

 

 

                                          Helen Humes 1974  Photo Giuseppe Pino ©

 

E poi Ella Fitzgerald, Duke Ellington, Louis Armstrong, Count Basie, Bill Evans, Miles Davis, Gato Barbieri etc etc, insomma, i nomi più rappresentativi del jazz nazionale e internazionale. Miles Davis, fotografato da Giuseppe Pino, in un paio di scatti così schietti , concisi e comunicativi, che diventarono per alcuni anni, l’icona stessa del personaggio.

Anni dopo, scopersi la disponibilità di alcuni di questi artisti che, rispettando le tue capacità, si lasciano guidare e accettano l’impostazione che tu, hai deciso per lo scatto. Questa scoperta, non è servita però, a rivelarmi il segreto della grandezza dei ritratti di Giuseppe Pino, così immediati ma profondi, onesti, eppur allusivi, ironici ma mai caricaturali, insomma secondo me allora come adesso: perfetti, originali, ineguagliabili.

 

a.b.

Giuseppe Pino

Giuseppe Pino

FOTOGRAFO

 

 

 

 
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SESSOTERAPIA FEDERICA E LE ALTRE

Post n°47 pubblicato il 26 Marzo 2010 da hesse_f

Messaggio N°87
08-01-2007 - 20:3
SESSOTERAPIA


Non ho idea se la soluzione trovata da questo ginecologo sia vera o soltanto immaginata e se davvero un professionista possa ricorrere a questi mezzi per ottenere quello che si è prestabilito. Non so se le sedute di sessoterapia implichino dei metodi così poco ortodossi ma la storia narrata da un ginecologo di provata esperienza mi ha fatto sorridere, così ve la racconto come l’ ho sentita. 

 “Sposati da sei anni con un figlio, si sono rivolti a me- racconta -perché non fanno l’amore da un anno tre mesi e sei giorni.” Fin da subito lei ha dettato le regole e ha fatto le presentazioni per se e per il marito. “Fede -ha detto con una voce gradevole ma stentorea - Federica è troppo lungo preferisco che mi chiami così e Mario. Siamo felicemente sposati da 6 anni”. E’ abile, penso, pone degli sbarramenti iniziali così da vietarmi di scavare nel loro problema. Accondiscendo lievemente con il capo, come per dire che di sicuro la loro è una coppia felice. “Anche solida deve essere se avete trovato la forza di venire da me per il vostro problema. Poche coppie hanno questo coraggio” Parla sempre lei e mi spiega che non hanno nessuna disfunzione ma che appena si crea la condizione giusta per fare l’amore, ecco succede qualcosa. “Gli altri come fanno secondo voi?” “Non hanno niente da fare” è la risposta immediata e sicura di Federica alla mia domanda.  La neutralità terapeutica sta alla base del mio lavoro, ma questa donna mi è davvero antipatica e per un secondo torno solo uomo e penso che nemmeno io avrei voglia di intimità con lei. Rabbrividisco al solo pensiero, mi rimetto immediatamente le vesti di ginecologo-analista e mi dico che devo spostare l’attenzione su Mario che fino a quel momento non ha aperto bocca, facendo però attenzione che lui non mi percepisca come alleato contro Federica ( tiè!! Ti chiamo apposta Federica!!!). E’ troppo rischioso e lascio perdere. Si va avanti per un po’ così: io muovo, lei sbarra, lui tace. Lei è proprio abile e capisco che vuole mettermi nell’angolo, negare la mia autorità, rendermi impotente, come fa con il marito.
Quello che sfugge a quel demonio di donna è che io non mi chiamo Mario, non l ’ho sposata, e che ho nei confronti del pover’uomo due vantaggi:
1) lei mi paga,
2) il divorzio tra me e lei sarebbe rapidissimo, basterebbe indicarle l’uscita.
Mi faccio forza di questa mia posizione per imporre la mia autorità e prescrivo alla coppia due settimane di astinenza. Devo essere perentorio in questa fase e così non permetto loro di farmi alcuna domanda sul motivo di questa mia disposizione e con tono conclusivo sottolineo soltanto che “assolutamente non ci deve essere nessun tentativo di avvicinamento perché ne sarebbe a rischio tutta la terapia” Ho sottolineato quel “nessun tentativo di avvicinamento” quasi sillabando la frase e mi scappa da ridere. Passati 15 giorni ci si incontra di nuovo. “ Non ce l’abbiamo fatta! Abbiamo avuto un rapporto dopo 12 giorni” dice lei. Mi dichiaro dispiaciuto e un po’ preoccupato mentre li vedo nella mia mente cancellare il conto fino a quel momento così attentamente tenuto e azzerare i 365 giorni più due mesi..più….
”Adesso sarà tutto più complicato- dico- dovrò darvi altri divieti, probabilmente più rigidi!” Giro lo sguardo verso Mario e ho l’impressione che abbia capito il mio giochetto e mi sorrida. Mi era piaciuto questo episodio ma ora raccontandovelo mi rendo conto che noi donne non ci facciamo una bella figura. Purtroppo conosco anch’io qualche “Federica” e allora….. premo invio.
Ogni tanto un po’ di critica ci vuole.
Ma non aspettatevene troppa….qui da me!

a.b.

 
 
 
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I SEGNALI E I LIBRI

Post n°45 pubblicato il 21 Marzo 2010 da hesse_f

I segnali e i libri

o

 i libri segnalati

(con dedica)

e il mio blog




Non ho mai creduto ai segnali o non li ho saputi vedere.

Forse me li hanno fatti notare mentre stavano accadendo, ma io li ho attraversati come

il famoso imbecille che guarda il dito, quando questo, indica la luna.

Beh, non sempre si può essere fortunati, intelligenti e svegli da cavarsela da soli o da avere

vicino una persona che ti mostri che è la luna e non il dito che devi fissare.

O forse i segnali non sono per tutti, come l'amore.

Un amico parlando dilibri, una volta mi disse che sono loro a scegliere lui e non il contrario

e al mio visibile stupore rispose: “Un testo non riposto correttamente.” “Una copertina

con un segno particolare, oppure, lo stesso improbabile verde di un maglione che hai

appena visto in una vetrina...” 

Quel giorno, presi la decisione che, almeno per una volta nella vita, doveva essere così

anche per me. Mi sarei messa lì, quasi come una prostituta che aspetta il suo cliente.

Volevo ricevere un segnale o essere scelta, a tutti i costi.

In certi casi, anche l'abito ha il suo peso.

Il mio ne aveva poco, era leggerissimo.

D'altra parte se lettura, cioè la parte dell'impegno e dell'apprendimento è FEMMINILE,

libro è invece MASCHILE.

Nessun testo mi è venuto, in qualche modo, incontro e ho dovuto anche in quel caso

sudarmi, assaporandola, la mia scelta.

Chissà poi se segnali e casualità sono legati o se esiste un disegno imperscrutabile?

Questo blog per esempio. Le prime persone passate di qui ( antoloscuro, manxos)

hanno determinato la sopravvivenza di questo diario virtuale.

Forse qualcosa ne ha portato alla chiusura.

E poi, qualcuno, al mio essere qui, di nuovo.

a.b.

 
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Overheard in Crescenzago

Post n°44 pubblicato il 19 Marzo 2010 da hesse_f

"Overheard in Crescenzago"

o perchè no..

in Gorgonzola, Palermo o Roncobilaccio




Sento le notizie qua e là e il pensiero va prima a mio marito, poi a Patty, e infine al blog. Per i primi due non sarebbero necessarie verifiche, il racconto è in genere attendibile, le uniche divagazioni me le concedo nel tentativo di attualizzare la storia o renderla familiare con l’inserimento di conoscenze comuni. Ma, quando mi siedo qui per scriverla, mi rendo conto che un minimo di verifica va fatta. Non sempre è facile rendere comprensibile a Google quello che mi gira per la testa, anche perché spesso la notizia è sentita alla radio e viene da oltre oceano. Procedo a tentoni con un’onomatopea al contrario, cerco cioè di rendere in parole i suoni farfugliando ad alta voce “il rumore” che mi è rimasto nella memoria. “Obeded, overdead” e avanti, avanti e ancora avanti, fino a che Google, stremato ma felice, partorisce la parola cercata. In questo caso si tratta di overheard, che significa, sentito per caso. E' un blog americano che si intitola appunto “Overheard in New York” e, leggendo, scopro che la notizia è vecchia e risaputa, ma per me è nuovissima, quindi la scrivo con tutto lo stupore e i corollari della novità. “Overheard in N.Y.” è un blog libero, per cui, chiunque, può postare, ed è uno dei più visitati degli U.S.A. Sono chiacchiere, discorsi più o meno seri, sentiti qua e là per la città e riportati dai vari utenti. Il mio inglese è scarsissimo per cui ne ho letti solo alcuni e sinceramente non ho trovato delle gran conversazioni. Quello che però, per tutto il tempo della lettura ha continuato a girarmi in testa con stupore, era il fatto che qualcuno avesse pensato di suggerire al fiume di persone che ogni giorno scorre per le strade delle metropoli, di ascoltare, spiare, farsi i fatti degli altri. La presentatrice del programma radiofonico in cui si parlava di questo blog, raccontando di essere un’abitudinaria delle intercettazioni casual-libere, ha confessato che, quando è in treno, spesso mette le cuffie, così da depistare gli altri passeggeri sulla sicurezza della loro conversazione. Quindi attenzione, non credo che in Italia ci sia un blog corrispondente ma ormai lo sappiamo quello che esiste negli Usa prima o poi viene portato anche da noi. Zitti, dunque, se camminate per la strada o siete attaccati alla maniglia del bus. Ma, se proprio non potete farne a meno, esibitevi in uno dei vostri migliori dialoghi, perché, ricordate, non state parlando solo con vostra madre o con la vostra fidanzata. Se nell’angolo opposto siede una vecchietta a cui ogni tanto si chiudono gli occhi, o una ragazza che ascolta musica, non fidatevi. Il nemico vi ascolta e “Overheard in Crescenzago” o “Bitonto”, che sia, vi aspetta.

a.b.


 
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e io parlo sempre d'altro

Post n°43 pubblicato il 19 Marzo 2010 da hesse_f
 

Messaggio N°129
10-12-2007 - 15:08

E IO PARLO SEMPRE

D'ALTRO...

giorni...

10 dicembre 200

Il 24 marzo del ’99

 inizia la guerra in Jugoslavia.

19 marzo 2010

 

Leggevo ieri “Di Birmania non si parla più, ma si continua a morire”. In questi giorni torna d’attualità il Kosovo, Hyseni ha detto che “il 10  dicembre porta all'avvio di colloqui concreti riguardo alla dichiarazione di indipendenza e al riconoscimento formale”. Una notizia che abiterà i giornali per qualche tempo.

I giornali come i  giorni, in fondo, sono solo da riempire e, nella maggior parte dei casi, vengono buttati poi, come vuoti a perdere, o confusi l’uno con l’altro. Un po’ di dolore e un po’ di leggerezza, un po’ di leggerezza e un po’ di dolore in una cantilena che sa di noia. A volte però è davvero difficile immaginare l’artefice di giornate come questa….

E infatti,  nessuno firmerà questa data con nome e cognome a meno che non sia un folle in odor di dittatura.

E allora il 10 dicembre 2007 non è molto diverso, per quasi tutti noi, dal 24 marzo 1999.

Due date, una in odor di chiusura e una di CERTA apertura.

 

Il 24 marzo del ’99 inizia la guerra in Jugoslavia.

Sembra impossibile, qui da noi.  Sembra impossibile nell’Europa a un passo dalla moneta comune. Le guerre sono sempre un po’ più lontane, in uno di quei paesi che devi cercare nella memoria della geografia scolastica, non si presentano proprio al confine. Ma stavolta è qui coi suoi due volti. Quello più rassicurante è già pronto e si prende la briga di dichiararlo al mondo con il tono e il vestito giusto.  Ha l’espressione, la lingua e la parlata dei buoni, ed è diffuso su tutte le tv  mentre spiega come l’ordine impartito sia stato una necessità visto il rifiuto della Jugoslavia di firmare il trattato di pace.

Ce la spiega così e noi crediamo sia vero, perché dovrebbe mentire?

Del resto ne sappiamo poco o niente e nessun altro ci darà una versione diversa, e così ci fidiamo di Javier Solana, segretario generale della NATO, che specifica non è una guerra al paese, ma un tentativo di convincere il governo slavo “….a sostenere la ricerca della pace nel Kosovo”.

Credo sia una frase cardine dei manuali di guerra. Quando dichiari guerra ad un paese e ad un popolo devi dire che lo fai per dare loro la pace.

Con la testa e l’arroganza dei 20 anni avrei pensato che è un’imbecillità, ma ora la vita mi ha un po’ domato e in certi momenti mi convinco quasi di crederci anch’io, che non è possibile che siano davvero così folli.
E poi ora stanno con loro anche quelli della mia parte, basta pensare chi è il Presidente del Consiglio e tutto diventa più difficile.

Le voci di corridoio che superano i muri del Pentagono dicono che c’è maltempo così forse l’attacco sarà spostato di un giorno.

Maltempo?

Certi giorni però, nascono davvero strani, basta un po’ di pioggia o delle nuvole.

Certe guerre nascono davvero strane.

a.b


 
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