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Le ragioni di Flavia Prodi

Post n°309 pubblicato il 10 Ottobre 2007 da monari
 

Prodiberlchiesa
Una semplice verità, quella enunciata ieri da Flavia Prodi, circa le avances veltroniane alla signora Veronica Berlusconi. Tra i due poli, ci sono troppe differenze: «Una cosa è il rapporto costruttivo tra maggioranza e opposizione, una cosa è dire che non ci siano più contenuti propri nei due schieramenti. E visto che siamo qui a parlarne, basti pensare all’idea di welfare dell’opposizione, molto diversa dalla nostra». Così nell'intervista apparsa stamani sulla «Stampa».

Semplice verità che ovviamente desterà scandalo in quanti mirano all'unità dei cattolici all'insegna della facile etichetta del «bene comune» già al centro del mondo ecclesiastico italiano da tanto tempo. E ritornato alla ribalta anche per un complicato editoriale di ieri di «Avvenire», riassumibile nel sottotitolo: «Neoliberismo e neostatalismo sono come una morsa che toglie spazio a una vera sussidiariete ad un’attenzione alla persona che non sia solamente retorica».

Le poche parole della signora Prodi agiteranno più di qualche monsignorino della Segreteria di Stato.
Non me lo invento io, ricalco semplicemente un testo di don Gianni Baget Bozzo («il Giornale», 11 agosto 2006): «Prodi fa parte della corrente dossettiana, ostile all'unità dei cattolici nella Dc, e ha creato a Bologna un centro culturale cattolico contrario alla direzione vaticana della Chiesa italiana».

Aggiungeva Baget Bozzo: «La Chiesa è impegnata in una battaglia culturale sui temi della vita e della famiglia: e, rispetto a questi, Prodi compie la scelta del "cattolicesimo adulto". La Civiltà Cattolica, nel suo ultimo editoriale, ha condannato i cattolici "adulti" come una espressione del laicismo nella società italiana. Non a caso Prodi ha dato di sé quella definizione andando a votare in occasione del referendum sulla procreazione assistita».

La signora Prodi non rientra in nessuna delle due categorie teoriche enunciate da «Avvenire», neolibersimo e neostatalismo, ma in quella non presa in considerazione dal quotidiano milanese: la categoria del buon senso che vede le differenze che invece don Gianni Baget Bozzo ed i suoi monsignorini non vogliono sottolineare, auspicando un'unità dei cattolici che si è dimostrata impossibile nei fatti. Quando i più strenui difensori dei valori della famiglia, erano quelli che la dottrina della Chiesa definiva un tempo «pubblici peccatori» per le loro storie sentimentali.

Sono convinto che ognuno abbia diritto a fare quello che vuole se non offende la legge, tra le mura di casa. Ma non si spaccino per libertini i tipi i coniugi Prodi.
Le differenze fra i Poli esistono, come dice la signora Flavia. Nessun editto emesso tra le mura leonine potrà eliminarle.
Il teorico del «bene comune» (che trova seguaci in capolista regionali della lista Veltroni!) aveva scritto anche che «l'unità dei cattolici si ricrea attorno ad una nuova cultura politica».

Ovviamente quella cultura politica, negando differenze di interessi e di traguardi, farebbe un frullato in cui non si distingue ciò che anche evangelicamente occorre tener distinto.
Lo ha detto il papa il 23 settembre a Velletri: «La vita è in verità sempre una scelta: tra onestà e disonestà, tra fedeltà e infedeltà, tra egoismo e altruismo, tra bene e male». I papisti non lo ricordano?

 
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