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Banke senza pudore
Post n°68 pubblicato il 18 Dicembre 2005 da monari
Anche le piante pensano secondo il professor Stefano Mancuso che ha localizzato il loro cervello nelle radici. E prendono decisioni. Forse più rapidamente degli uomini, se adottiamo come esempio Antonio Fazio che nessuna bufera riusciva a scardinare dalla poltrona di governatore di Bankitalia.
Velocità invece è stata dimostrata dalla banca lodigiana in cui il signor Felice di Credera Rubiano aveva depositato 130 mila euro frutto del suo lavoro di contadino, destinato segretamente ai figli. I quali soltanto dalle cronache giudiziarie dei quotidiani hanno appreso dell’eredità non riscossa ed hanno scoperto che quel conto era stato prosciugato dalla banca per recuperare soldi perduti altrove.
I commentatori si sono divisi in due partiti. Chi afferma trattarsi di una nuova Tangentopoli, chi nega decisamente. Basterebbe ricordarsi del nome dell’orchestra inventata da Renzo Arbore per una sua antica trasmissione: «Senza Vergogna». Ognuno può far risiedere il pudore dove vuole, ma a volte basterebbe limitarsi a credere che per essere puliti dentro non è necessario bere le acque minerali della pubblicità che ci fanno anche belli fuori. Lina Sotis consiglia il «bon ton» di asciugare il sugo nel piatto con un pezzo di pane usando le mani ma non la forchetta. Rubare ad un morto forse era avvertito dalla banca lodigiana come un’azione gentile verso gli eredi, onde non metterli nel rischio di investimenti poco sicuri. Prima che perdessero i soldi in Borsa facendo cattive scelte dietro pessimi consigli, gli hanno ripulito il portafoglio convinti di risparmiare loro uno stress. E risparmiando per sé il malloppo riparatore dei crack finanziari. Davvero finanza creativa, come direbbe Tremonti.
Stefano Folli sul «Sole-24 Ore» di domenica 18 dicembre 2005 spiega che lo scandalo odierno detto Bancopoli è molto più debole rispetto a Tangentopoli ed a quello della P2 di venticinque anni fa. Folli si presenta come allievo ed erede spirituale di Giovanni Spadolini il quale era abituato a pensare: il maltempo non si vede dalla pioggia che cade ma dagli ombrelli aperti della gente che cammina. Per cui se uscite senza l’ombrello fate cessare la pioggia.
La storia della P2 non è andata perduta nel dimenticatoio, non è stata archiviata tra le favole della Repubblica. Chi siede a palazzo Chigi, il presidente Berlusconi Silvio, era indicato nei registri della loggia di tal Gelli Licio con il n. 625, due numeri dopo Selva Gustavo ed uno prima di Costanzo Maurizio.
Velocità invece è stata dimostrata dalla banca lodigiana in cui il signor Felice di Credera Rubiano aveva depositato 130 mila euro frutto del suo lavoro di contadino, destinato segretamente ai figli. I quali soltanto dalle cronache giudiziarie dei quotidiani hanno appreso dell’eredità non riscossa ed hanno scoperto che quel conto era stato prosciugato dalla banca per recuperare soldi perduti altrove.
I commentatori si sono divisi in due partiti. Chi afferma trattarsi di una nuova Tangentopoli, chi nega decisamente. Basterebbe ricordarsi del nome dell’orchestra inventata da Renzo Arbore per una sua antica trasmissione: «Senza Vergogna». Ognuno può far risiedere il pudore dove vuole, ma a volte basterebbe limitarsi a credere che per essere puliti dentro non è necessario bere le acque minerali della pubblicità che ci fanno anche belli fuori. Lina Sotis consiglia il «bon ton» di asciugare il sugo nel piatto con un pezzo di pane usando le mani ma non la forchetta. Rubare ad un morto forse era avvertito dalla banca lodigiana come un’azione gentile verso gli eredi, onde non metterli nel rischio di investimenti poco sicuri. Prima che perdessero i soldi in Borsa facendo cattive scelte dietro pessimi consigli, gli hanno ripulito il portafoglio convinti di risparmiare loro uno stress. E risparmiando per sé il malloppo riparatore dei crack finanziari. Davvero finanza creativa, come direbbe Tremonti.
Stefano Folli sul «Sole-24 Ore» di domenica 18 dicembre 2005 spiega che lo scandalo odierno detto Bancopoli è molto più debole rispetto a Tangentopoli ed a quello della P2 di venticinque anni fa. Folli si presenta come allievo ed erede spirituale di Giovanni Spadolini il quale era abituato a pensare: il maltempo non si vede dalla pioggia che cade ma dagli ombrelli aperti della gente che cammina. Per cui se uscite senza l’ombrello fate cessare la pioggia.
La storia della P2 non è andata perduta nel dimenticatoio, non è stata archiviata tra le favole della Repubblica. Chi siede a palazzo Chigi, il presidente Berlusconi Silvio, era indicato nei registri della loggia di tal Gelli Licio con il n. 625, due numeri dopo Selva Gustavo ed uno prima di Costanzo Maurizio.
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