Creato da ventovela il 01/08/2005
niente di più imprevedibile del vento

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

I miei Blog preferiti

 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 5
 

Ultime visite al Blog

mariomancino.mchampaoselpaolo.971Bludooruntesorostrong_passionadoniesisossimorakia96.mcrangelifealmera1974ansa007rmayfaircamara70leitraot
 

Ultimi commenti

 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« PortoSottocoperta »

Deriva

Post n°81 pubblicato il 09 Agosto 2006 da ventovela

Sulla panchina. E' il letto che sceglie la notte, nel parco vicino alla sala civica. L'ho visto la prima volta un giorno che aspettavo qui degli amici. Aveva cominciato a piovere ed ero corsa in macchina, ma lui era rimasto fuori, con le sue stampelle, sotto l'acqua. Non era andato verso nessuna casa, era rimasto a girovagare incerto tra gli alberi e il marciapiede, gli abiti solo lievemente dimessi.

"Si è bevuto tutto. Ha venduto la casa dei suoi genitori, quando sono morti, e i soldi li ha un po' regalati, un po' prestati, quasi tutti bevuti. Ora c'ha ancora fratelli e sorelle, ma non lo prendono in casa. Sta qui al parco." Mi dice con gli occhi neri, grandi, che nascondono una generosità ruvida come le sue prese in giro. Se lo porta a casa sua, quando piove, quando fa freddo, perché era un vicino di casa e il vecchio è come uno zio per lui.

Per fargli cambiare i pantaloni, ormai veramente sporchi, glieli ha tagliati. Il vecchio me lo racconta con un'espressione vaga, assente, impastata di alcol. Lui cammina a stento e trema. Gli occhi sono rossi, colore del vino. Non vive senza. Gli è entrato nel sangue e ormai se non beve gli manca il respiro.

"Un litro al giorno. Glielo porto io. E una bottiglia di aranciata. Dopo il lavoro vengo qui, al parco, tanto, che mi frega, sto qui un po' con lui che al comune sono dei bastardi e la casa non gliela danno. La danno a tutti, ma lui lo vogliono mandare in un istituto, la casa non gliela danno mica. Io c'ho provato a tenerlo a casa mia, ma si faceva tutto addosso, beveva come un ciuco, non l'ho tenuto più di un mese. Non si poteva, impazzivo. Alle mie condizioni lui non ci rimane: gli ho detto, due bicchieri a pranzo, due bicchieri a cena. E basta. Ma a lui non basta."

Così mangia i panini che il comune gli lascia oltre il bordo del recinto del municipio. In un sacchetto, panini arabi. Poi il parco diventa il ritrovo di certi ragazzi che bevono varie bottiglie di birra e quando diventano allegri cominciano a dare fastidio al vecchio. E' la vita del parco. Verso sera i ragazzi con le bici stanno già mettendo le birre in fresco nella fontanella. Due cani senza collare abbaiano con la stessa foga a chiunque passi. Vigili urbani, signore col passeggino, vecchi tirati a lucido con mogli ingioiellate.

Sulla panchina il sole filtra sereno, si imbeve di foglie e di chiacchiere smussate. Leggo e le pagine del libro mi cadono dalle mani, ascolto storie di un clochard di paese, che nel paese c'è nato e che forse morirà nel parco a fianco alla sala civica. Contornato dalla stessa mandria umana che l'ha visto andare a scuola e che conosce date di morti e di nascite di tutte le sue generazioni. Al paese è conosciuto da tutti, tranne da me che sono nuova. E lui il paese lo conosce tutto, conosce muri e vicoli e angoli per sedersi. La vita poco avventurosa di un senzatetto locale che ha perso ogni cosa per essersi perso in un bicchiere.

Arriva la sera e il sole ha smesso di scaldare. Io tornerò nel mio letto di lenzuola pulite, questa notte. Lui rimarrà qui a tenere compagnia a grilli e formiche. Rimarrà qui con una bottiglia di vino che gli porta quel suo ex vicino di casa, quello che se lo porta a casa quando piove o fa troppo freddo, quello che va al comune a litigare perché gli diano una sistemazione, quello che viene tutti i giorni qui al parco per vedere come sta, quello che a volte lo lava nella fontana della piazza, quello che lo prende in giro chiamandolo col nome di un vino, che lo abbraccia buttandogli addosso manate goliardiche.

"Dai! Lambrusco! Vieni qui, dai! Cambiati quei pantaloni!" Il vecchio guarda il sentiero, il ragazzo si avvicina gesticolando.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/labarcaeilviaggi/trackback.php?msg=1499812

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
 
Nessun Trackback
 
Commenti al Post:
rangelife
rangelife il 14/08/06 alle 21:07 via WEB
che bella e serena descrizione di chi la società vorrebbe dimenticare e non averci mai a che fare. grazie a dio esistono ancora persone senza il para-occhi. quando ho fatto il servizio civile, ho avuto anch'io esperienza di un mondo che non ho mai calcolato, ma che esiste perchè è lo stesso in cui viviamo tutti quanti: la tragedia dei ragazzi tossicodipendenti. Ciao, buon ferragosto!
(Rispondi)
 
ventovela
ventovela il 25/08/06 alle 18:26 via WEB
sono tornata! grazie per gli auguri di ferragosto.. tu passati bene? :)
(Rispondi)
 
 
rangelife
rangelife il 27/08/06 alle 10:55 via WEB
ahh, ben tornata! Iniziavo ad esser geloso della tua lunga vacanza! ;) Io a ferragosto ho preso solo freddo... poi le vacanze devo ancora farle. Ciao !
(Rispondi)
 
 
 
ventovela
ventovela il 28/08/06 alle 15:41 via WEB
allora sono io che invidio te. dove vai di bello?
(Rispondi)
noce71
noce71 il 30/08/06 alle 14:42 via WEB
A volte penso, vorrei portarlo a casa uno cosi. Io vivevo a Milano, ne ho visti tanti di personaggi del genere, ho visto donne anziane coi piedi gonfi da scoppiare, sedute lungo i corridoi del pronto soccorso che parlavano da sole. Un uomo, dormiva in una macchia di boscaglia all'umido, a fianco ad una casa dove non si sono mai accorti che lui fosse li. Tutti con la loro diglnità. Vorrei provare a portarli a casa con me ho pensato, tutte le volte, ma non l'ho mai fatto. Prima perche' non era casa mia, oggi perche' non ho una casa solo mia, e pensavo, magari gli rompi l'anima, e poi pensavo, magari un letto caldo ed una tazza di caffe' la mattina gli fanno piacere. Com'è secondo te? Non lo so, penso che la vita ti porta ai margini, si dice, nn so se sia la vita oppure se siano le persone. Si vorrebbe tornare indietro da questo viaggio?
(Rispondi)
 
ventovela
ventovela il 31/08/06 alle 23:21 via WEB
forse si vorrebbe tornare indietro. forse no. forse la vita "normale" offre troppe limitazioni, per alcune persone: limitazioni di comportamento, regole di convivenza, obblighi o doveri. Forse alcuni vogliono solo scappare dalla vita e dalle responsabilità. E non credo nemmeno che la vita sia così semplice - il ragazzo che porta il vecchio a casa quando piove ha provato a farlo stare con lui per un po'. Ma forse quando si vive per liberarsi dalle responsabilità ci si disabitua ai confini tra diritti e doveri. Quindi la convivenza diventa impossibile..
(Rispondi)
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963