LA NEVE NELL'ANIMA

La ballata del corteggiatore felice

Nonostante siano passati quasi 6 mesi, faccio ancora piuttosto fatica ad abituarmi a considerarmi "single". Credo che dopo un rapporto così lungo sia anche abbastanza normale. Tant'è, comunque, che ci sto facendo il callo.

In questo periodo di singletudine, quindi, sto sperimentando tante cose nuove: la libertà da tanti agognata, il fatto di non dover rispondere a nessuno se non a me stessa, l'avere molti meno orari e impegni da rispettare e chi più ne ha più ne metta.

Ma, soprattutto, udite udite, la manifestazione della massima espressione della fauna maschile: il corteggiatore.

A traghettarci in questo viaggio è il famoso idraulico 32enne, di cui qualcuno che seguiva il mio precedente blog magari ricorderà. L'indomito ragazzotto senza scrupoli, che faceva il cretino già quando ero sposata tanto che avevo dovuto prenderlo con le brutte, da quando ha saputo che sono tornata libera (giusto perchè la gente non si fa mai i cazzi propri) sta suonando la carica con due tromboni uno dietro l'altro. E a nulla sono servite le mie frasi "non sono interessata a te, lasciami stare" che, voglio dire, avrebbero probabilmente stroncato nell'orgoglio molti altri rappresentanti della specie. Questo continua imperterrito, tant'è che sto seriamente valutando di far intervenire un amico che si è offerto di praticare un intervento risolutore per togliermelo dalle balle.

Poi è stata la volta dell'imprenditore ultracinquantenne. Bella persona, fisicamente in forma, battuta sempre pronta e modi gentili. Che, voglio dire, una pensa di essere in una botte di ferro. See ciao, buonanotte Marioncina. Mio nipote che ha 8 anni e mezzo mentalmente è più maturo. Prima riempie di complimenti manco fossi Miss Mondo, poi sparisce, poi torna, poi sparisce di nuovo, poi torna, invita a cena al suo ristorante e fa pure pagare il conto. Poi dice "ti chiamo", sparisce per un mese e mezzo, poi torna e fa l'offeso perché tu non ti sei più fatta sentire. Tuttora sono in attesa di una telefonata durante la quale mi domanderà come mai non l'ho più chiamato. Farò come Marzullo, lo inviterò a farsi una domanda e a darsi anche una risposta, e nel frattempo andare a dar via i ciapèt, come si suol dire.

Poi, grazie ai miei vicini del piano di sopra (sui quali vorrei stendere un pietosissimo velo, che magari sarà oggetto di un post a parte), il 23 dicembre 2014, alle 21.30 mentre sto iniziando a preparare le cose per la cena della Vigilia di Natale e sono in cucina stile casalinga disperata, vengo trascinata ad una festa danzante su un traghetto nel porto di Desenzano, unico luogo della sponda bresciana del lago dove la sera in inverno c'è un barlume di vita. Molto bene. Sul bordo della pista, con il mio look molto stile Oliva Newton John in Grease, mi guardo intorno e dopo mezz'ora neanche faccio tra me e me la seguente considerazione: "Cara la mia Daniela, se questo è quello che ti offre il mercato, stai messa veramente ma veramente male". A parte il fatto che era impossibile trovarne uno decente e soprattutto sobrio, per il resto ho visto di quelle cose che voi umani manco potete immaginare. Se dopo 20 anni che non metto piede in un locale da ballo la situazione è questa, sparisco per altri due o tre secoli che è decisamente meglio.

In questo panorama desolante, non poteva certo mancare l'esemplare di maschio da chat. A cominciare da quello che si è messo a suonare la carica da 1000 km di distanza, per finire con quello che sfodera la sue arti da Casanova salvo scoprire dopo 3 giorni che è ancora beatamente fidanzato. Ma con la fidanzata non va tanto bene, quindi ... Quindi un paio di palle, come si dice in gergo.

Poi, come non passare nell'ambiente della palestra. Volendo tralasciare il problema della miriade di tartarughe montate al rovescio che quello, voglio dire, è un fatto molto personale. Volendo tralasciare che in certi momenti sembra di stare in un pollaio e di assistere alla guerra di quello che strilla più forte per farsi notare dalle galline. Volendo tralasciare il particolare che in alcuni momenti non c'è neanche uno specchio libero per fare i tuoi esercizi perché sono tutti lì accalcati a controllarsi i bicipiti (e soprattutto a cercarli, impresa in certi casi piuttosto ardua). Volendo tralasciare che, una volta tanto che ti stai lustrando gli occhi con uno decente, questo si mette a starnazzare in giro che "ops, si è dimenticato di lasciare a casa il Rolex Daytona (30.000 euro di orologio, ndr) e siccome non si fidava a lasciarlo nell'armadietto della palestra (ma va??????), deve fare gli esercizi per le braccia con quello al polso stando attendo a non graffiarlo". Volendo tralasciare tutto questo, dicevo, la grossa difficoltà consiste comunque nel trovare due neuroni nello stesso cervello che riescano in qualche modo a comunicare.

Ma il top del top del top, che merita anche un capoverso a parte, è ciò che mi è successo lunedì, sempre in palestra. Ho subito un puntamento di quelli esagerati da due ragazzotti che non mi hanno tolto gli occhi di dosso un momento. Evviva. Peccato che avessero ancora i denti da latte e che fossero lì con la mamma. Che io, che ho ancora l'autostima a livelli sotto lo zero, mi voltavo continuamente per vedere se magari dietro di me c'era qualcuno e che stessero in effetti guardando lì.

La mia dottoressa, alla precisa domanda "ma sono io che faccio la collezione di idioti o cosa?" dall'alto del suo ruolo di specialista in psiche umana mi ha freddato con un "e non è ancora nulla, ne vedrà veramente delle belle".

Ca va sans dire, per essere fini e non dire di peggio.