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Messaggi di Aprile 2008

La camera con-Fini

Post n°611 pubblicato il 30 Aprile 2008 da hesse8
Foto di hesse8

La camera ha votato Fini
Veltroni assente per piccolo intervento



Il
nuovo Parlamento è pronto. Mancano solo i capogruppi. Ma Camera e
Senato hanno i loro presidenti: in mattinata è stato eletto, dopo le
tre "fumate nere" del giorno precedente, Gianfranco Fini. L'ex
vicepremier è stato eletto a maggioranza assoluta con 335 voti.

Già
quando è stato raggiunto il quorum dei 306 voti seguendo lo spoglio del
presidente pro tempore Pierluigi Castagnetti è scoppiato l'applauso dei
suoi. «È una forte emozione, un passaggio storico», ammette Altiero
Matteoli, suo stretto collaboratore. Il primo postfascista assurto a
una carica istituzionale, la terza dello Stato. Prima infatti Fini
aveva avuto solo incarichi politici e di governo.

«È un tabù che cade per volontà degli elettori», continua Matteoli in diretta ai microfoni di Sky, che ricorda il «passaggio ulteriore» di un «percorso sancito a Fiuggi ma iniziato già negli anni Settanta».

Tra
i 611 partecipanti al voto non c'era il capo dell'opposizione Walter
Veltroni, segretario del Pd, perché ricoverato in ospedale dalla sera
prima per sottoporsi a un piccolo intervento di litotrissia programmato
già

259 sono state le schede bianche mentre i voti nulli sono
stati 7, nessun astenuto , altri 7 voti per Marantelli e altri 3 voti
dispersi.

Martedì è filata liscia l’elezione a presidente
del Senato di Renato Schifani, ex capogruppo di Forza Italia, scelto da
178 senatori, quattro in più della maggioranza che lo ha presentato.
Mercoledì invece nei corridoi del Transatlantico il leader del Pdl
Silvio Berlusconi trova il modo per congratularsi con Fabrizio Alfano,
cronista parlamentare dell'agenzia Agi e ora futuro portavoce del nuovo
presidente della Camera Fini.

Intanto, sul tema delle riforme
si accende lo scontro tra le forze politiche. Dopo l’elezione di
Schifani e dopo le parole di Umberto Bossi, che ha rispolverato i
«fucili» della campagna elettorale, il segretario del Pd Walter
Veltroni ha dovuto tristemente constatare che «non ci sono segni di una
politica del dialogo. Per una legislatura dal carattere costituente -
osserva - ci vuole la volontà politica di chi ha vinto e per ora non si
è registrata». L'opposizione, comunque, «resta disponibile». E Schifani
il giorno dopo la sua salita a palazzo Madama, ha voluto fare alcune
precisazioni. I temi su cui lavorare insieme all’opposizione, sarebbero
«la riduzione del numero dei parlamentari, l'elezione diretta del
premier, la norma antiribaltone, l'accelerazione degli iter
legislativi, il federalismo, la semplificazione della macchina statale».


Nel frattempo è arrivato anche il placet del presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano: «Ho dato un'occhiata al discorso di
Schifani, e ho potuto anche guardare la bozza dell'intervento di Fini –
spiega il Capo dello Stato secondo il quale – sono interventi molto
misurati, preoccupati di contribuire a un clima di dialogo, di
confronto e - ha aggiunto – mi auguro che tutto ciò sia poi confermato
dagli sviluppi successivi».

 
 
 

Che grinta questo Vernier l'antifascismo non morira' mai

Post n°610 pubblicato il 29 Aprile 2008 da hesse8

Venier: Bossi come Mussolini. Fucili e baionette presto nella polvere

 

Ufficio Stampa

 

Roma 29 aprile 2008

 

Bossi
che millanta 300.000 fucili ricorda Mussolini ed i suoi presunti 8
milioni di baionette. Nel giorno in cui si insedia il Parlamento le
destre usano ancora le stesse minacce e gli stessi linguaggi. A questi
signori, oggi ebbri di vittoria, rispondiamo che hanno fatto male i
conti e che ben presto avranno brutte sorprese. La sinistra, quella
vera, quella che non legittima i fascisti ed i razzisti, riparte  oggi
dalle piazze. Come nel 1936 nessuno poteva immaginare la fine di
Mussolini così oggi sembra lontana quella di Berlusconi ed i suoi.
Eppure in pochi anni quelle baionette sono finite nel fango. Allo
stesso modo i fucili di Bossi finiranno spazzati via con la polvere
della storia. Bossi quindi si scordi le sue riforme. I Comunsiti
Italiani gli sbarreranno la strada.

 
 
 

L' elezione di Schifani al Senato e i fucili caldi di Bossi

Post n°609 pubblicato il 29 Aprile 2008 da hesse8

Prima seduta per le due Camere dopo la vittoria del centrodestra del 13 e 14 aprile
Domani l'elezione di Fini alla presidenza di Montecitorio, il Pd vota scheda bianca
Torna al lavoro il Parlamento
Schifani presidente del Senato

Bossi: "Moderare il linguaggio? I fucili sono sempre caldi"




BTorna al lavoro il ParlamentobrSchifani presidente del Senato/B

Sandro Bondi si congratula con Renato Schifani










ROMA -
Renato Schifani è il nuovo presidente del Senato. L'assemblea di
Palazzo Madama è scrosciata in un lungo applauso non appena sono stati
raggiunti i 162 voti necessari alla nomina. Alla fine i consensi
ottenuti dall'ex capogruppo di Forza Italia sono stati 178, quattro in
più del numero di senatori eletti nelle fila di Pdl, Lega e Mpa.





I rappresentanti delle opposizioni, a larga maggioranza, seguendo
l'indicazione dei loro leader, hanno votato scheda bianca, che a un
primo conteggio ammontano a 117. Le schede nulle sono state 3, mentre
13 voti sono stati attribuiti alla senatrice radicale Emma Bonino e due
all'esponente del Pdl Beppe Pisanu. Altre preferenze sono andate al
presidente uscente, Franco Marini, a Sergio Zavoli, a Elisabetta
Casellati, a Helga Thaler Ausserhofer, a Giuseppe Lumia e a Paolo
Rossi, senatore del Pd.





L'elezione di Schifani è il primo atto della XVI legislatura, aperta
oggi ufficalmente anche alla Camera dei deputati. Per conoscere il nome
del nuovo presidente di Montecitorio bisognerà attendere però domani,
visto che probabilmente sarà necessario arrivare al quarto scrutinio,
ma in ogni caso anche qui i giochi sono fatti e solo un incidente di
percorso al momento impensabile potrebbe impedire l'elezione di
Gianfranco Fini, candidato indicato dal centrodestra. Come per il
Senato, anche alla Camera la scelta delle opposizioni sarà quella di
votare scheda bianca.





Chiusa la partita sui presidenti dei due rami del Parlamento, il
premier in pectore Silvio Berlusconi potrà concentrarsi a tempo pieno
sulla squadra di governo in attesa che il presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano gli affidi ufficialmente l'incarico di formare il
nuovo esecutivo, passaggio che probabilmente avverrà lunedì prossimo.
Anche ieri il capo dello Stato, parlando a Bolzano, è tornato a sottolineare
l'importanza di dare presto una nuova guida al Paese. Sui tempi il
leader del Pdl si è detto comunque ottimista: "Credo che faremo il
giuramento tra il 9 e il 10 maggio".

 





Che la strada per la messa a punto della nuova formazione di governo
sia ormai in discesa è anche la convinzione di Umberto Bossi, che
arrivando a Montecitorio per la prima seduta ha preferito soffermarsi
sui primi impegni della nuova legislatura, a cominciare dalla riforma
dello Stato in chiave federalista. "Non so cosa vuole la sinistra - ha
detto il leader della Lega - noi siamo pronti, se vogliono fare gli
scontri io ho trecentomila uomini sempre a disposizione, se vogliono
accomodarsi". "Mi auguro - ha aggiunto - che la sinistra scelga la via
delle riforme, non come l'altra volta che non vollero assolutamente la
riforma federale". E a chi gli ricorda l'invito di Silvio Berlusconi ad
usare un linguaggio più morbido e la metafora sui fucili, Bossi ha
replicato: "I fucili sono sempre caldi".

 
 
 

Ok vince Alemanno-Grazie Veltroni

Post n°608 pubblicato il 28 Aprile 2008 da hesse8
Foto di hesse8

La destra prende il Campidoglio Perde Rutelli, Alemanno sindaco La sinistra strappa Vicenza e Sondrio


A
15 anni dalla prima vittoria di Francesco Rutelli su Gianfranco Fini,
la destra si prende la rivincita. Gianni Alemanno è il nuovo sindaco
della capitale con il 53,7 per cento dei voti. Un risultato che pochi
avrebbero pronosticato anche alla vigilia di questo ballottaggio. L’ex
sindaco Rutelli, in cerca di un terzo mandato, contava almeno su un
testa a testa: si è dovuto accontentare di un 47,3% che rappresenta una
dura sconfitta.

Di fronte al terremoto capitolino, passano in
secondo piano gli altri dati di questa campagna elettorale. Dati, in
alcuni casi, interessantissimi. Nella stessa Roma, innanzitutto, si
registra un risultato in clamorosa controtendenza nel voto per la
Provincia. Il candidato del centrosinistra Nicola Zingaretti ottiene
complessivamente il 51,4%, ma anche sul territorio del Comune sfiora il
51%. Segno (come si riscontra anche dai numeri assoluti) che molti
elettori hanno scelto due coalizioni diverse sulle due schede che sono
state loro consegnate.

Nel complesso il centrosinistra
strappa alla destra due comuni e perde la maggioranza in altre due
amministrazioni. La vittoria più significativa è quella di Vicenza: il
nuovo sindaco, con il 50,4% dei consensi, è Achille Variati, che ha
condotto la sua campagna al fianco del movimento contro l’ampliamento
della base americana all’aeroporto Dal Molin. Rinnovamento anche al
comune di Sondrio, dove Alcide Molteni ottiene il 54,2% contro il 45,8%
del candidato del centrodestra Aldo Faggi. La destra, oltre al Comune
di Roma, aveva strappato al centrosinistra, fin dal primo turno, il
comune di Brescia e conquista la maggioranza nelle province di Foggia.


A conti fatti, il centrodestra vince 2-0 le regionali (precedente 1-1);
5-4 le provinciali (precedente 4-5) e perde 4-6 nei comuni capoluogo
(in questo caso confermando il precedente 4-6 a vantaggio del
centrosinistra).

Gli altri risultati. Ad Udine è stato eletto
sindaco, con il 52,7%, il candidato del centrosinistra Furio Honsell,
rettore dell'Università, matematico di fama e ospite televisivo del
programma "Chetempochefa" di Fabio Fazio. In Toscana il centrosinistra si conferma ovunque. A Viterbo netta sconfitta per l’ex tesoriere dei Ds Ugo Sposetti. Nei comuni di Campania e Puglia, vince la destra

 
 
 

Oggi è stata la giornata delle "rosse" e domani a Roma che giornata è?

Post n°607 pubblicato il 27 Aprile 2008 da hesse8

L'immagine “http://www.corrieredellosport.it/images/61/C_3_Media_280561_immagine_nl.jpg” non può essere visualizzata poiché contiene degli errori.BARCELLONA, 27 aprile -
In questo momento non ce n’è per
nessuno. Tra le Ferrari e le sue rivali c’è un abisso. Dopo la
doppietta in Bahrein, le Rosse hanno dominato anche in Spagna, sul
circuito di Barcellona. Ha vinto Kimi Raikkonen davanti al compagno di
squadra Felipe Massa. Terzo posto per la McLaren di Lewis Hamilton, che
non ha però mai dato l’impressione di essere in grado di impensierire
davvero le vetture di Maranello. Quarta piazza per il polacco della Bmw
Robert Kubica. Un risultato che permette al campione del mondo di
consolidare la sua leadership nella classifica iridata con Massa che
torna a farsi sotto.



Il Gran Premio è stato caratterizzato da parecchi incidenti.
Impressionante quello capitato a Heikki Kovalainen. Il finlandese della
McLaren è andato dritto sulle barriere di protezione a oltre 200
chilometri all’ora per la rottura della sospensione anteriore sinistra.
Per qualche istante si è temuto il peggio. Poi, per fortuna, si è
saputo che il compagno di squadra di Hamilton non si è fatto nulla.





LA CRONACA - Le Ferrari partono alla grande, lasciando dietro
Alonso. Ma bene parte anche Hamilton, che supera Kubica, anche grazie
al “sacrificio” del compagno di squadra Kovalainen che gli lascia
strada. In partenza, però, c’è un incidente tra Sutil e Vettel e i
commissari di gara devono far entrare la safety car. Che esce dopo due
giri, con le Rosse, in particolare Raikkonen, che cominciano a
inanellare giri veloci, lasciando dietro Alonso, che fa da tappo ad
Hamilton. Al sesto giro altro incidente, che vede protagonisti Piquet e
Bourdais. Il brasiliano tenta un sorpasso, il francese non lo vede e
gli chiude la strada, con il risultato che sono entrambi costretti al
ritiro. Si va avanti fino al ventesimo giro, quando comincia il
carosello dei pit stop: primo a rientrare Alonso, seguito da Massa,
Raikkonen e Hamilton. Ma al 23esimo giro tutti trattengono il respiro
quando Heikki Kovalainen, in quel momento in testa alla gara, si
schianta a circa 230 chilometri orari contro le protezioni per la
rottura dell’anteriore sinistro. Il finlandese della McLaren si infila
sotto gli pneumatici e i soccorritori non riescono a tirarlo fuori. Si
teme la tragedia. Ma per fortuna quando viene portato via in barella
Kovalainen fa segno che va tutto bene.



La conseguenza dell’incidente è il nuovo ingresso della safety car,
che esce al 28esimo giro con tutte i distacchi fino a quel momento
inflitti dalle Ferrari ai suoi avversari azzerati. Ma la superiorità
delle vetture di Maranello è troppo netta e Hamilton non riesce a
tenere il ritmo di Raikkonen e Massa. Al 38esimo giro tra Raikkonen e
Hamilton ci sono 5 secondi. Nel frattempo, per la disperazione delle
decine di migliaia di tifosi giunti al Montmelò per applaudire Alonso,
il loro idolo al 34esimo giro è stato costretto al ritiro per la
rottura del motore della sua Renault. Per lui, protagonista di un fine
settimana generosissimo con una vettura nettamente inferiore alla
concorrenza, ci sono comunque gli applausi di tutti.



Le posizioni di testa non cambiano dopo il secondo pit stop:
Raikkonen mantiene comodamente il primo posto, seguito da Massa e da
Hamilton. Le Ferrari amministrano il vantaggio senza spingere più di
tanto, anche se l’inglese della McLaren tenta di mettere pressione sul
brasiliano di Maranello fino all’ultimo, senza peraltro destare
particolari preoccupazioni.





GRAN PREMIO BARCELLONA, ORDINE D'ARRIVO - 1. Kimi Raikkonen
(Fin/Ferrari) in 1h38’19”051 (media 187,416 km/h); 2. Felipe Massa
(Bra/Ferrari) a 3”228; 3. Lewis Hamilton (Gbr/McLaren-Mercedes) a
4”187; 4. Robert Kubica (Pol/Bmw-Sauber) a 5”694; 5. Mark Webber
(Aus/Red Bull-Renault) a 35”938; 6. Jenson Button (Gbr/Honda) a 53”010;
7. Kazuki Nakajima (Jpn/Williams-Toyota) a 58”244; 8. Jarno Trulli
(Ita/Toyota) a 59”435; 9. Nick Heidfeld (Ger/BMW-Sauber) a 1’03”073;
10. Giancarlo Fisichella (Ita/Force India-Ferrari) a 1 giro; 11. Timo
Glock (Ger/Toyota) a 1 giro; 12. David Coulthard (Gbr/Red Bull-Renault)
a 1 giro; 13. Takuma Sato (Jpn/Super Aguri-Honda) a 1 giro

 
 
 

L'altro 25 aprile ....quello di Grillo

Post n°606 pubblicato il 26 Aprile 2008 da hesse8

26 Aprile 2008


Il virus della verità

V2-day_Travaglio.jpg
Clicca l'immagine


Ieri a Torino eravamo in 120.000. Chi era presente lo sa e anche chi può informarsi in Rete. C'erano tutte le televisioni più importanti del mondo, dalla BBC a Al Jazeera. Loro racconteranno al mondo cosa sta succedendo in Italia. Loro descriveranno il fascismo dell'informazione.
Hanno partecipato al V2 day almeno due milioni di persone. Le file ai banchetti erano lunghe il doppio dell'otto settembre. I primi dati delle firme raccolte sono di 450.000 firme. Nella storia repubblicana non è mai successo.
Nessuno, nessuno è riuscito a raccogliere un numero simile di firme
autenticate in un solo giorno. Non cercate l'informazione nei giornali
o nelle televisioni, cercatela in Rete.
Non esistono giornalisti buoni o giornalisti cattivi. Esiste un'informazione di regime o la verità.
Voi siete giornalisti. Voi siete Beppe Grillo. Pubblicate le foto e i video di questo bellissimo 25 aprile in Rete, sui vostri blog, su Youtube.
Grazie, Grazie, Grazie. Siete stati fantastici.
Loro non molleranno mai, noi neppure.
Per un nuovo Rinascimento.


 Leggi il discorso di Grillo

 
 
 

Questa è 1 data storica se non vogliamo che ritorni il dux(o forse c'è)

Post n°605 pubblicato il 24 Aprile 2008 da hesse8


 


Un 25 aprile per la Costituzione


di Paola Pellegrini


Roma 24 aprile 2008


C’è
un manifesto, praticamente sconosciuto ai più, che in questi giorni
dovrebbe invece essere pubblicato su tutti i giornali, letto nelle
scuole, inserito negli stacchi di pubblicità educativa della
televisione pubblica (quella privata come è noto sta dall’altra parte
!).


E’
il manifesto per la manifestazione nazionale del 25 Aprile, promosso
dalle organizzazioni della Resistenza e dell'antifascismo a Milano e in
tante altre città italiane.


Nelle
sue parole non c’è solo il ricordo di quanti, a migliaia, scelsero la
via della lotta e del sacrificio della loro stessa vita dalla parte
giusta, quella della libertà della nazione, della giustizia contro i
criminali nazisti e i loro servi fascisti italiani; non solo la
riaffermazione che il 25 aprile è la Festa nazionale della nostra
democrazia che rinasce sessant’anni fa - grazie a quella guerra di
popolo- nella nostra Costituzione.


C’è
un richiamo ai pericoli che corre la tenuta democratica del nostro
paese, la consapevolezza lucida del tentativo, da anni reiterato ed
oggi del tutto esplicitato, di scrivere un’altra storia, per cambiare
la Costituzione e fare della nostra una repubblica presidenziale in
mano a oligarchie ristrette, strumento diretto dei potentati economici
e finanziari.


Sono
parole che pesano, che confermano tutta la nostra preoccupazione per
l’epilogo apertamente reazionario che la cosiddetta transizione
italiana va realizzando da anni e di cui abbiamo avuto una tragica
conferma nel voto del 13 e 14 aprile e spiegano la polemica che si va
dispiegando con ogni mezzo per negare il 25 aprile: Selva propone di
abolirlo, (visto tra l’altro che Berlusconi e soci non hanno mai
partecipato, anticipando appunto la negazione esplicita di questi
giorni, a nessuna delle celebrazioni di questi ultimi 14 anni); le
associazioni partigiane sono ormai l’oggetto di attacchi ed irrisioni
dirette sui giornali della destra; in Sardegna un sindaco forzista
diffida la Banda e i cittadini dall’intonare Bella Ciao, la canzone
simbolo, in Italia e in tanta parte dell’Europa, della Resistenza
antifascista.


Allora
anche da domani, da questa nostra grande festa antifascista, dobbiamo
ripartire, sapendo che questa partecipazione di massa alle
manifestazioni del 25 Aprile è una delle tappe per ritornare a parlare
alla nostra gente, ai lavoratori, ed anche a quelle forze ancora
schierate – speriamo – sul terreno della difesa della Costituzione,
perché comincino a riflettere sull’avventurismo di scelte politiche
che, in nome del “nuovo” stanno spianando la strada al populismo e alla
demagogia del futuro governo.


Si
dirà: vedete, i soliti comunisti che demonizzano l’avversario e che
dimostrano con le loro parole che il 25 aprile è solo la festa di una
parte.


A
questi rispondiamo che è vero, noi stiamo da una parte, quella che non
abbiamo mai cambiata, anche quando le provocazioni dei servizi segreti
alleati, insieme alla banda mafiosa di Salvatore Giuliano e ai fascisti
della X’ Mas di Junio Valerio Borghese, con la strage di Portella delle
Ginestre, spinsero perché il paese si sfasciasse sotto l’urto di una
reazione del PCI di Togliatti, allora nel governo di unità
antifascista, alla vigilia del voto sulla Costituzione. Dimostrando tra
l’altro, allora come oggi, quanto poco i reazionari capiscano della
forza morale e della fermezza dei convincimenti dei comunisti! Ormai
sono molte le ricerche storiche che hanno fatto luce su quei mesi
terribili di attacco all’unità antifascista, quale ricatto fu giocato
sul paese, a partire da De Gasperi, e sulla lungimiranza del PCI che, a
partire anche da quella fase, seppe ricostruire il più grande partito
comunista dell’occidente capitalista ancorando la sua forza, i suoi
militanti, le sue battaglia di emancipazione sociale proprio nella
carta costituzionale.


Noi
stiamo ancora dalla parte di chi ci ha lasciato la Costituzione come un
patrimonio di valori pubblici repubblicani da difendere, per noi e per
le generazioni future.


Una
Costituzione, in virtù della quale anche il più povero degli italiani
nasce ricco perché, fin dalla nascita, è titolare di un patrimonio di
beni pubblici inalienabili; nasce libero, per il diritto al godimento
delle libertà civili ed alla tutela dei diritti fondamentali della
persona, contro ogni forma di dispotismo e di attentato alla libertà,
grazie a tutti gli strumenti di garanzia (giudici indipendenti, Corte
Costituzionale, pluralismo istituzionale) e all’equilibrio e divisione
dei poteri dello Stato; una Costituzione che persegue l’eguaglianza ed
esclude ogni discriminazione, perché impegna i pubblici poteri a
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il
pieno sviluppo della persona, di ogni persona. La Costituzione
garantisce il diritto alla vita ripudiando il flagello della guerra ed
assicurando la tutela della salute, attraverso un servizio sanitario
nazionale di cui siamo tutti titolari e di cui tutti devono poter
beneficiare in ogni parte del paese e non solo nelle regioni ricche e
sviluppate. La Costituzione prevede che tutti i bambini e le bambine
hanno diritto all’istruzione e di raggiungere i gradi più alti degli
studi, e dunque non vuole la scuola di serie A per i ricchi e di serie
B per i poveri.


Questa
è la Costituzione, frutto non di strani compromessi stipulati tra
il1945 e il 1948 tra i comunisti, i socialisti e i democristiani, ma
maturato invece, giorno dopo giorno, in tanti anni di lotta e di
studio, anni penosi di sconfitta e di solitudine, ma anche di riscossa
e di speranza, tra quanti subirono per vent’anni il regime di
Mussolini, finirono in galera, al confino, in esilio, e poi nella
guerra, nei campi di sterminio nazisti, e infine sulle montagne della
nostra resistenza italiana ed europea.


Per
questo la Costituzione italiana è da almeno venti anni nel mirino delle
forze politiche e sociali che puntano ad un ritorno indietro della
storia moderna dell’Italia e dell’Europa.


Ed
è per questo che il 25 Aprile, domani, e tutti i 25 Aprile della nostra
vita, noi saremo nelle piazze del nostro paese a difenderla.


Per leggere l'appello clicca su www.anpi.it


 
 
 

Cominciamo bene (ma guarda un po')

Post n°604 pubblicato il 23 Aprile 2008 da hesse8

Destra al potere, primo: «Negare la festa del 25 aprile»Eduardo Di Blasi

Festa della Liberazione, 25 aprile - foto Ansa - 153*220 - 23-04-08
Titolo:
«Il 25 aprile che divide». Primo svolgimento, a cura di Giordano Bruno
Guerri: «Un italiano su due non la considera una festa nazionale»
(articolo a commento di un sondaggio somministrato a mille persone).
Seguono intervista al sindaco di Alghero «che ha vietato Bella Ciao», e
non da ora (e per questo si appunta una medaglia sul petto), un altro
pezzo sul sindaco di Milano che quest'anno diserta il corteo («e anche
il primo maggio» perché non sarà in città, ma, assicura, ci sarà una
rappresentanza della giunta), e due articoli contro l'Anpi,
l'associazione dei partigiani.

Nel primo l'attacco è al
manifesto unitario delle associazioni combattentistiche e partigiane,
reo di contenere l'appello: «A sessant'anni dal 1° gennaio 1948, da
quando essa entrò in vigore, l'Italia sta correndo nuovi pericoli.
Emergono sempre più i rischi per la tenuta del sistema democratico,
come evidenti si manifestano le difficoltà per il suo indispensabile
rinnovamento. Permangono, d'altro canto, i tentativi di sminuire e
infangare la storia della Resistenza, cercando di equiparare i
"repubblichini", sostenitori dei nazisti, ai partigiani e ai
combattenti degli eserciti alleati». Il secondo descrive i circoli
dell'Anpi come «circoli ricreativi, veri e propri dopolavori con
annessi ristoranti, club sportivi, scuole di arti orientali», e annota,
mentre spiega il tesseramento dei ragazzi che tengano alta la memoria
della Resistenza una volta che i partigiani non ci saranno più:
«Salvare l'Anpi significa salvare i fiumi di euro che arrivano dalle
casse pubbliche».

Sono due pagine de «Il Giornale», il
quotidiano di Paolo Berlusconi (il fratello del primo ministro che mai
si è visto ai festeggiamenti del 25 aprile), andato in edicola ieri.
Due pagine che andavano sotto l'ambiguo titoletto: «L'Italia degli
irriducibili». Dove non si comprendeva se fossero «irriducibili»
(termine terroristico-curvaiolo) coloro che si ostinano a festeggiare
la Liberazione o il sindaco di Alghero che alla domanda: «E se qualcuno
nel corteo intona Bella Ciao?», risponde: «Non succede assolutamente
nulla, a meno che non ci sia qualche estremista di sinistra che cominci
ad alzare i pugni al cielo. Ma non sono io a giudicare, se ci sono gli
estremi della provocazione interverranno le forze dell'ordine». Intanto
Gustavo Selva, senatore uscente del Pdl (quello che ha adoperato
un'ambulanza per presenziare in una trasmissione tv in un giorno di
blocco del traffico), propone «l'abolizione della festa nazionale del
25 aprile» in quanto, dal suo punto di osservazione "privilegiato" («ho
vissuto dal 1943 al 1945 a Riolo Terme in provincia di Ravenna dove è
finita la seconda guerra mondiale») osserva: «L'attività dei partigiani
è emersa solo dopo il 25, ma sul piano militare hanno fatto solo dei
danni. Per esempio l'uccisione di un soldato tedesco che stava magari
pascolando qualche animale, ucciso da quelli che dopo il 25 aprile sono
stati definiti eroi della Resistenza, a cominciare da Arrigo Boldrini
che io ho conosciuto nella sua attività».

È la stessa
riscrittura della storia di cui parla l'appello dell'Anpi. Confondere
la Liberazione con qualcosa di diverso dalla fine della guerra mondiale
e del giogo fascista sull'Italia. Lo afferma chiaro il segretario del
Pd Walter Veltroni: «Il 25 Aprile è la festa di tutti gli italiani, per
ricordare il giorno in cui è stata restituita la libertà di dire ciò
che si pensa, la libertà di votare, la libertà di stare in un partito,
di fare un sindacato e di essere ebrei senza finire in un campo di
sterminio. Non ci deve essere nessun italiano che considera questo
giorno altro che una festa di tutti gli italiani, la festa della
Liberazione».

 
 
 

Ogni tanto mettero' qualche articolo sulla meditazione (diteMi che ne pensate?)

Post n°603 pubblicato il 23 Aprile 2008 da hesse8

L'inconscio ecologico










Più in profondità del nostro inconscio
personale c'è un inconscio collettivo, più in profondità ancora c'è un
inconscio ecologico: include il mondo intero e ci racconta di noi attraverso
gli elementi e gli esseri che ne fanno parte.



L'ecopsicologia allarga
ulteriormente il suo campo di interesse e d'azione a un territorio meno
conosciuto e condiviso, quello della psicologia transpersonale, andando a
sfidare uno dei capisaldi della psicologia: il concetto di io. La domanda è
semplice, quasi ingenua, come potrebbe porla un bambino: "Dove è il limite
dell'io? Dove finisco io e dove inizia il mondo?".



La risposta che viene più
spontanea è quella più a portata di mano: "ai confini del mio corpo,
naturalmente". Ma persino Freud è andato oltre questo limite, riconoscendo
come parte integrante dell'identità anche l'inconscio, serbatoio immenso di
immagini, ricordi, desideri, pulsioni non facilmente localizzabile
spazialmente. E se l'inconscio può ancora essere concepito come racchiuso entro
la pelle, non può più essere così per concetto di inconscio collettivo di Jung,
che abbraccia nel tempo e nello spazio miti, simboli e archetipi condivisi da
tutta l'umanità.



In psicologia
transpersonale il senso
di identità si allarga ulteriormente
, includendo sfere più
vaste di realtà condivisa. L'incontro più autentico con l'altro, che si
sperimenta per esempio con l'innamoramento, già allarga in modo drastico il
limite di ciò che di solito si chiama "io", ma il percorso può
proseguire con un progressivo allargamento di identità, sino a riconoscersi
parte di una comunità, di una nazione, dell'umanità, dell'intero pianeta. Il
percorso continua ancora e, allargando il proprio senso di identità a tutto
l'universo, si raggiunge quello che la mistica orientale chiama coscienza
cosmica, satori, illuminazione.



Ma pur essendo una meta
potenzialmente raggiungibile da ognuno di noi - e in questo consiste la novità
dell'approccio transpersonale - in questo momento della storia dell'umanità
diventa importante fermarsi a prendere in esame lo stadio "Pianeta
Terra
", l'ampliamento del proprio senso di identità
sino al punto in cui si diventa capaci di riconoscersi parte dell'intero
pianeta. Questo è uno degli obiettivi dell'ecopsicologia: risvegliare quello
che Roszak chiama l' "inconscio ecologico", rifacendosi ad Arne Ness,
il padre dell'ecologia profonda, ma anche a Groddeck, che aveva chiamato Es le
profondità dell'inconscio condivise con la vita stessa, "la forza ignota e
incontrollabile da cui veniamo vissuti".



Qui risiedono le radici
più profonde della natura umana, così profonde che coinvolgo l'intera
creazione, a partire dal primo istante, e ridefiniscono completamente i limiti
dell'identità personale. Così Roszak definisce l'inconscio ecologico:
"L'inconscio collettivo, al suo livello più profondo, racchiude l'intera
intelligenza ecologica di tutte le specie, la fonte da cui è scaturita la
cultura, come riflesso consapevole di una emergente mente della natura. La
sopravvivenza della vita e di tutte le specie non sarebbe stata possibile senza
un tale sistema di saggezza autoregolantesi. Era lì per guidare questo sviluppo
attraverso tentativi ed errori, selezione ed estinzione, così come era lì
nell'istante del big bang per condensare i primi lampi di radiazione in materia
solida. E' questo l'Es a cui l'ego si deve collegare se vogliamo diventare una
specie sana capace di grandi avventure evolutive (Theodore Roszak, The Voice of
the Earth - An Exploration of Ecopsychology)."



Nelle sue linee guida per
lo sviluppo dell'ecopsicologia Roszak insiste molto su questo concetto.
L'inconscio ecologico è il nucleo della mente ed è solo la sua repressione che
sta rendendo possibile l'attuale follia insita nello sviluppo della civiltà
industriale. Così come il compito di ogni terapia è quella di curare
l'alienazione dell'individuo nelle sue relazioni interpersonali, riportando
alla coscienza materiale rimosso nell'inconscio personale, così l'ecopsicologia
cura l'alienazione tra individuo e ambiente naturale risvegliando il senso di
reciprocità
connaturato all'inconscio ecologico. Si
sviluppa così un senso di responsabilità etica nei confronti del pianeta,
riflesso di quella nei confronti delle altre persone, che può essere applicato
in ambito sociale e politico.

Se la Terra è
il nostro inconscio, allora gli esseri umani sono a loro volta la coscienza
della Terra , afferma Miriam Mc Gillis, suora domenicana che porta avanti in
ambito ecclesiastico, nel New Jersey, un dibattito sulle correlazioni esistenti
tra la perdita di connessione con la natura e con la dimensione spirituale:
"L'individuo per cui la terra diventa un essere spiritualmente consapevole,
si risveglia a una più alta consapevolezza, diventa più cosciente di sé e
capace di autodeterminarsi. Nell'umano la terra comincia a riflettere su se
stessa. Nella nostra più profonda definizione noi umani
siamo la terra
. Conscia ".



Ecco che l'antica
socratica esortazione "Uomo conosci te stesso" e l'invito ripetuto da
tanti maestri passati e presenti, acquista così una dimensione nuova. C'è molto
da conoscere di sé, cioè, "c'è più sé da conoscere di quanto al nostra
storia personale riveli", scherza Roszak. La vita umana individuale
improvvisamente si trova proiettata in una dimensione universale non solo nello
spazio ma anche nel tempo e la necessità di provvedere alla salute ambientale
non diventa più soltanto una questione di correttezza o di valori etici, ma di
responsabilità esistenziale,
autocoscienza e sopravvivenza
.



Marcella
Danon

 
 
 

Io mi sono rotto le p...e troppi morti sul lavoro organizziamo qualcosa uffff

Post n°602 pubblicato il 22 Aprile 2008 da hesse8

Perchè non dedichiamo il 1°maggio a queste tragedie?

 
A la spezia un 40enne rischia di perdere un braccio in una pompa di cemento
Giornata tragica sul lavoro: cinque vittime
A Frosinone un operaio cade da otto metri, nel Padovano titolare di una ditta e il fratello folgorati dalla corrente

 


FROSINONE - Un'altra giornata tragica, segnata da gravi
incidenti sul lavoro: cinque le vittime. A Frosinone un operaio di 44
anni, Giulio Agostini di Giuliano di Roma, è morto poco prima delle 8
in un cantiere di Villa Santo Stefano. Stava lavorando, assieme ad
altri operai, alla ristrutturazione del tetto di una casa ed è
precipitato da un'altezza di oltre otto metri, dopo aver messo un piede
in fallo. È stata disposta l'autopsia, che sarà eseguita nei prossimi
giorni. La vittima era sposata e padre di due figli, di 18 e 14 anni.



«NON È FATALITÀ» - «È scivolato mentre cercava di salire o
scendere da una piccola scala di ferro posizionata sull'ultima rampa
del ponteggio del cantiere che porta al tetto - spiega il segretario
generale Fillea-Cgil, Luciano Piroli -. Quando accadono incidenti del
genere non si tratta mai di fatalità, ma di misure di sicurezza
disattese. La vittima non aveva alcuna imbragatura». Il cantiere edile
è stato posto sotto sequestro giudiziario. C'è stato anche un
sopralluogo dell'ispettorato del lavoro.



DUE MORTI A PADOVA - Altra tragedia a Padova, dove due uomini,
il titolare di un'azienda di trasporti e suo fratello, sono morti
folgorati alla Eurosfusi, azienda di autotrasporti di Schiavonia d'Este
(Padova). Le vittime sono Stefano e Diego Trovò. Si sarebbe trattato di
una tragica disattenzione: i due hanno alzato il manico in ferro di una
lunga scopa fino a toccare i cavi della corrente. Il camion cisterna su
cui stavano lavorando e l'area del piazzale esterno in cui è avvenuta
la tragedia sono stati posti sotto sequestro. Destino ha voluto che il
camion, usato per il trasporto di cemento fosse stato parcheggiato per
la pulizia proprio sotto i cavi dell'energia elettrica, con una
tensione di 20 kw.



INVESTITO A FERRARA - Un operaio bosniaco di 21 anni - Adis
Masinovic, residente nella provincia di Treviso - che lavorava in un
cantiere della provincia di Ferrara limitrofo alla ferrovia per la
costruzione di un sovrappasso, è morto investito dall'Eurostar 9463
Venezia- Roma vicino alla stazione di Coronella, tra Bologna e Ferrara.
L'incidente è avvenuto martedì mattina attorno alle 8: l'uomo, forse al
primo giorni di lavoro, con una motosega in mano, era sui binari quando
è arrivato il treno. Probabilmente voleva attraversare per andara a
tagliare della legna o degli arbusti. Il traffico ferroviario è stato
bloccato per un paio d'ore ed è ripreso alle 11.45.



SCHIACCIATO A MONFALCONE - Un altro operaio, il croato Iuko
Jerco di 41 anni, è morto nello stabilimento Fincantieri di Monfalcone
(Gorizia) poco prima delle 18 di martedì. Sarebbe rimasto schiacciato
da un macchinario. La Fincantieri fa sapere che l'incidente non è
avvenuto a bordo o in banchina ma dentro un'officina. Il
saldocarpentiere lavorava per una ditta croata che opera per il
consorzio Mistral, con sede a Trieste. Alcuni colleghi della vittima,
sotto choc, sono stati portati in ospedale. Dopo l'incidente, l'operaio
è stato assistito dal presidio medico del cantiere, dai vigili del
fuoco e dai sanitari del 118, che hanno cercato di rianimarlo per oltre
mezz'ora. Le maestranze hanno proclamato uno sciopero immediatamente
dopo la notizia dell'incidente.



FIOM PARTE CIVILE - «Alla fine c'è stato il morto da tempo
annunciato - ha commentato Giorgio Cremaschi, segretario nazionale
della Fiom-Cgil -. Le Rsu della Fincantieri hanno denunciato più volte,
assumendo anche iniziative di sciopero, la rischiosità del cantiere.
Ancora una volta, però, siamo di fronte al fatto che l'incuria e la
mancata osservazione delle più elementari norme di sicurezza, unite
alla catena degli appalti, producono vittime». La Fiom, aggiunge il
sindacalista, «si costituirà parte civile contro la Fincantieri e
chiede, ancora una volta, che la strage finisca per l'intervento di
tutti coloro che, a tutti i livelli, hanno il potere e la
responsabilità di farla cessare». I sindacati Fim Fiom e Uilm hanno
proclamato per mercoledì lo sciopero di un'ora in tutti gli
stabilimenti del gruppo Fincantieri e di otto ore in quello di
Monfalcone. Un portavoce di Fincantieri: «Siamo estremamente addolorati
per quanto accaduto malgrado il nostro impegno per la sicurezza e la
diminuzione degli eventi infortunistici. Stiamo lavorando per accertare
la dinamica dell'incidente». Il ministro Cesare Damiano ha espresso
«profondo e sentito dolore ai familiari e colleghi delle vittime»,
aggiungendo che «bisogna continuare incessantemente la battaglia contro
gli infortuni e le morti sul lavoro, mantenendo sempre altissima
l'attenzione e l'impegno».



INCIDENTE ANCHE A LA SPEZIA - Rischia invece di perdere un
braccio un operaio 40enne spezzino, dipendente di una ditta privata
impegnata in lavori di risistemazione del manto stradale al molo
Fornelli del porto di La Spezia. Stava lavorando con una macchina
impastatrice di cemento quando è rimasto con un braccio incastrato
dentro l'apparecchiatura. È stato soccorso dai colleghi, che hanno
chiamato i vigili del fuoco e il 118. L'uomo è stato portato
all'ospedale di Savona, specializzato nelle terapie di ricostruzione
degli arti superiori.



 


GRAVE OPERAIO A TARANTO - Un operaio di una ditta appaltatrice,
albanese di 51 anni, è rimasto gravemente ferito dopo una caduta da una
passerella nel reparto elettrozincatura all'Ilva di Taranto. Sarebbe
caduto da un'altezza di circa 15 metri e, soccorso dai compagni, è
stato ricoverato con prognosi riservata. Ad Angri, in provincia di
Salerno, un 62enne è caduto dalla sua betoniera in un cantiere edile.
Le sue condizioni sono gravi.
GAMBA AMPUTATA A UN AUTISTA - Infine, è stato necessario
amputare una gamba a un autista di 45 anni residente in provincia di
Bergamo, investito da un muletto nel piazzale di un'azienda di Senna
Comasco. L'uomo ha riportato lesioni gravi anche all'altra gamba ed è
ricoverato in prognosi riservata. L'autista era appena arrivato nel
piazzale della Zetacarton per una consegna, è sceso dall'autocarro e
subito dopo è stato investito dal muletto guidato da un dipendente
dell'azienda, che probabilmente non si è accorto del pedone.

 
 
 
 
 

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