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La camera con-Fini

Post n°611 pubblicato il 30 Aprile 2008 da hesse8
Foto di hesse8

La camera ha votato Fini
Veltroni assente per piccolo intervento



Il
nuovo Parlamento è pronto. Mancano solo i capogruppi. Ma Camera e
Senato hanno i loro presidenti: in mattinata è stato eletto, dopo le
tre "fumate nere" del giorno precedente, Gianfranco Fini. L'ex
vicepremier è stato eletto a maggioranza assoluta con 335 voti.

Già
quando è stato raggiunto il quorum dei 306 voti seguendo lo spoglio del
presidente pro tempore Pierluigi Castagnetti è scoppiato l'applauso dei
suoi. «È una forte emozione, un passaggio storico», ammette Altiero
Matteoli, suo stretto collaboratore. Il primo postfascista assurto a
una carica istituzionale, la terza dello Stato. Prima infatti Fini
aveva avuto solo incarichi politici e di governo.

«È un tabù che cade per volontà degli elettori», continua Matteoli in diretta ai microfoni di Sky, che ricorda il «passaggio ulteriore» di un «percorso sancito a Fiuggi ma iniziato già negli anni Settanta».

Tra
i 611 partecipanti al voto non c'era il capo dell'opposizione Walter
Veltroni, segretario del Pd, perché ricoverato in ospedale dalla sera
prima per sottoporsi a un piccolo intervento di litotrissia programmato
già

259 sono state le schede bianche mentre i voti nulli sono
stati 7, nessun astenuto , altri 7 voti per Marantelli e altri 3 voti
dispersi.

Martedì è filata liscia l’elezione a presidente
del Senato di Renato Schifani, ex capogruppo di Forza Italia, scelto da
178 senatori, quattro in più della maggioranza che lo ha presentato.
Mercoledì invece nei corridoi del Transatlantico il leader del Pdl
Silvio Berlusconi trova il modo per congratularsi con Fabrizio Alfano,
cronista parlamentare dell'agenzia Agi e ora futuro portavoce del nuovo
presidente della Camera Fini.

Intanto, sul tema delle riforme
si accende lo scontro tra le forze politiche. Dopo l’elezione di
Schifani e dopo le parole di Umberto Bossi, che ha rispolverato i
«fucili» della campagna elettorale, il segretario del Pd Walter
Veltroni ha dovuto tristemente constatare che «non ci sono segni di una
politica del dialogo. Per una legislatura dal carattere costituente -
osserva - ci vuole la volontà politica di chi ha vinto e per ora non si
è registrata». L'opposizione, comunque, «resta disponibile». E Schifani
il giorno dopo la sua salita a palazzo Madama, ha voluto fare alcune
precisazioni. I temi su cui lavorare insieme all’opposizione, sarebbero
«la riduzione del numero dei parlamentari, l'elezione diretta del
premier, la norma antiribaltone, l'accelerazione degli iter
legislativi, il federalismo, la semplificazione della macchina statale».


Nel frattempo è arrivato anche il placet del presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano: «Ho dato un'occhiata al discorso di
Schifani, e ho potuto anche guardare la bozza dell'intervento di Fini –
spiega il Capo dello Stato secondo il quale – sono interventi molto
misurati, preoccupati di contribuire a un clima di dialogo, di
confronto e - ha aggiunto – mi auguro che tutto ciò sia poi confermato
dagli sviluppi successivi».

 
 
 
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