Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi di Novembre 2015

MOM

Post n°458 pubblicato il 27 Novembre 2015 da lafarmaciadepoca
 

Il prodotto di oggi fa parte di quei preparati galenici che sono con noi da quasi tutto il Novecento e che sicuramente avrete usato, se fate anche voi parte di quei 1,7 milioni di genitori italiani che nel 2014 hanno avuto a che fare con i pidocchi contratti dai pargoli in età scolare.

In questi ultimi anni si sta assistendo ad un aumento molto marcato dei fenomeni di pediculosi, soprattutto nelle scuole dell’infanzia, arrivando a colpire una media del 15% di tutta la popolazione scolastica under 18, e di cui è difficilissimo liberarsene, perché basta che una famiglia trascuri il problema per contaminare interi istituti.

Fortunatamente, oggi come allora, il mercato farmaceutico è inondato da litri di shampoo antiparassitario, tra cui spicca il celeberrimo MOM, ancora di salvezza per tante madri e terrore del Pediculus humanus capitis.

Il MOM dell’Istituto Farmaceutico Candioli, fondato nel 1882 in Torino dal Dottor Attilio Candioli, è forse uno dei preparati antipediculosi più vecchi sul mercato italiano, ma non è rimasto sempre uguale negli anni. A parte il discorso riguardante il formato, infatti quando esordì sul mercato nel 1915 si trattava di una polvere, mentre oggi generalmente è venduto sotto forma di shampoo o lozione,  la più grande variazione registrabile è riguardo alla composizione.
Il MOM originale, era più un’evoluzione di un mercuriale rispetto all’antiparassitario a base di derivati del piretro (qualora non lo sappiate, le piretrine sono molecole tossicissime per i gatti!) che è oggi: infatti tra i suoi ingredienti prevedeva un buon 7% di mercurio a cui era aggiunto silicato di magnesio e rame oleico.

La confezione presentava il prodotto come un antiparassitario contro le piattole e i pidocchi della testa, dando molta enfasi al fatto che il MOM fosse eccezionale contro i pidocchi del pube, tanto che si consigliava di applicarlo prima di ogni rapporto sessuale per evitare possibili infestazioni. Altroché olio da massaggio! (se avete un occhio ben allenato potete leggere la raccomandazione sulla scatola in basso a sinistra)

Ecco la foto della scatola:

MOM




Misura 10 cm di altezza x 3,7 cm di diametro e risale ai primi anni del secondo dopoguerra.  La cura prevedeva due trattamenti: una prima scatola per debellare l’infestazione e una seconda per evitare ogni ricaduta. La polvere andava applicata a mo’ di cipria sulle parti interessate, ma occorreva fare attenzione, in quanto orde di donne cleptomani, non contente di contaminare con le piattole i pubi altrui, potrebbero rubarvi il MOM!

Noi contemporanei sicuramente troveremmo inverosimile e di terribile cattivo gusto un’affermazione del genere ma realmente sul MOM anni Cinquanta compariva la seguente raccomandazione: “ Attenti che le vostre donne non ve lo rubino per incipriarsi la faccia”, e prima che assaltiate l’Istituto Farmaceutico Candioli in nome della parità dei sessi, sappiate che frasi di questo tipo sono parecchio comuni su diversi farmaci novecenteschi. Era l’epoca, l’industria moderna, non ne può di nulla: se oggi noi leggiamo “tenere lontano dalla portata dei bambini”, al tempo si leggeva “ tenere lontano dalla portata delle donne, che non si sa mai cosa potrebbero combinare con le loro capacità intellettive nettamente inferiori”.

Grazie per aver letto il post! Adesso scusatemi, ora che è caduto nelle mani di una donna, corro ad incipriarmi il viso.

 

 
 
 

Aggiornamento sui Sali Jodati di Montecatini

Post n°457 pubblicato il 20 Novembre 2015 da lafarmaciadepoca
 

 

So che vi sembrerà strano, ma a volte le scatole e i flaconi di vecchi farmaci più interessanti sono proprio i più recenti, perché riescono a dare meglio l’idea di quella che è stata l’evoluzione del farmaco durante la sua vita sugli scaffali.

Alcuni hanno cambiato la composizione, il nome del brand, o l’azienda produttrice, mentre altri sono rimasti gli stessi, e poi ci sono le eccezioni: ebbene i Sali Jodati di Montecatini rientrano a pieno titolo in quest’ultima categoria.

Quando sono riuscita a mettere le mani su un flacone in plastica di questo prodotto, risalente ai primi anni Ottanta, morivo dalla voglia di poterlo confrontare con la bottiglia in vetro degli anni Venti, per capire se nel giro di sessant’anni ci fosse stata un’alterazione della composizione delle acque, anche solo legata all’accuratezza con cui erano state svolte le prime analisi  chimico – fisiche nella prima metà del Novecento.

Ebbene, i valori delle concentrazioni sono identiche, ma non per via della grande maestria dei Dottori R. Nasini e C. Porlezza. Semplicemente, in sessant’anni, nessuno si è mai preso la briga di rifare le analisi ed il flacone degli anni Ottanta reca ancora i valori trovati e le firme di Nasini e Porlezza.

Ora, anche ipotizzando che i due fossero ventenni neolaureati negli anni Venti, difficilmente li vedrei ancora in laboratorio alla veneranda età di ottant’anni, e temo che per tutto questo periodo l’etichetta abbia riportato gli stessi dati. E’ altresì vero che i cambiamenti nelle composizioni delle acque termali non sono repentini, però mi sarei aspettata qualche variazione derivabile dall’assestamento del sottosuolo in seguito al terremoto di magnitudo 5.8 del 1914 che ha colpito la Piana di Lucca, provocando il crollo di alcuni edifici a Montecatini.

Ecco la foto del flacone:

 

Sali Jodati Montecatini

 



Misura 11,7 cm in altezza x 6,1 cm di larghezza x 3,5 cm di profondità ed è databile tra il 1983 e il 1988.
Nonostante la poca solerzia con cui furono rieseguite le analisi nel Novecento, i Sali Jodati rimanevano un eccellente preparato nel caso di patologie da carenza di iodio e come lassativo. Fu lasciata inalterata anche la posologia con cui dovevano essere impiegati: uno o due cucchiaini da caffè nelle 24 ore, (secondo prescrizione del medico), sciolti in acqua tiepida di fonte o leggera di Montecatini. Per l’effetto lassativo era necessario raddoppiare la dose.

Grazie per aver letto il post! Per visionare il post riguardante il flacone degli anni Venti, potete cliccare qui!

 

 
 
 

La Pommade Hongroise

Post n°456 pubblicato il 13 Novembre 2015 da lafarmaciadepoca
 

Nel Diciannovesimo secolo, una delle conditio sine qua non per rimorchiare era il baffo, e se volevate fare una strage di cuori, con annessi svenimenti del 75% delle signore presenti al ballo, dovevate puntare in alto  e impomatarvi i baffi con la Pommade Hongroise dell’omonima Société Hygiénique di Parigi.

La Pomata Ungherese, era ed è, una crema per mettere in forma i baffi che iniziò a comparire sul mercato agli inizi dell’Ottocento, arrivando in poco tempo a diffondersi capillarmente, complice anche la nuova moda vittoriana dei baffi a manubrio.

Con il passaggio dal Settecento all’Ottocento, avvenne non solo una profonda rivoluzione politica in buona parte d’Europa (leggasi “uragano Napoleone”), ma anche della moda, ed in particolare di quella maschile, che gettate via parrucche e nevi finti, decise di optare per baffi, barba e folte basette, per un look da soldato, alla “Ehi baby, io a Waterloo c’ero!”.

La Pommade Hongroise della Société Hygiénique di Parigi era già conosciuta ed apprezzata a metà dell’Ottocento, come testimoniano le molte pubblicità presenti sui giornali dell’epoca, e rimase un prodotto ampiamente diffuso sul mercato fino agli anni Venti del Novecento, quando ritornò in voga il volto rasato.

Ecco la foto del vasetto:

Pommade Hongroise

Misura 4,6 cm in altezza x 3,9 cm di diametro ed è databile intorno agli anni Sessanta / Settanta dell’Ottocento. La Société Hygiénique era situata in rue de Rivoli 79 a Parigi, a pochi passi dal Louvre.

Grazie per aver letto il post!


 
 
 

AZ Collutorio in bustine

Post n°455 pubblicato il 06 Novembre 2015 da lafarmaciadepoca
 

Sicuramente tutti conoscere il brand “AZ”, ma non tutti sanno che negli anni Settanta il marchio produceva anche un pratico collutorio in bustina.

All’epoca la “AZ” era ancora di proprietà della Pierrel Associate di Milano, infatti spesso e volentieri compariva sulla scatola di questi prodotti anche la “P” azzurra che contraddistingueva l’azienda, fino a che non è stata ceduta alla Procter & Gamble.

Il collutorio era molto semplice nei suoi componenti, ma di buona efficacia. Conteneva cloruro di sodio (comune sale da cucina), cloruro di benzalconio (battericida impiegato ancora oggi in colliri, creme spermicide ed altri disinfettanti), azulene (per dare il colore azzurro), ed era aromatizzato alla menta. Nulla di incredibilmente spaventoso o complicato, che aveva come punto di forza la possibilità di essere utilizzato dovunque, anche dopo la pausa pranzo al lavoro, dal momento che bastava un bicchiere d’acqua e una bustina per fare gli sciacqui.

Ecco la foto della scatola:

Az collutorio

Misura 8,2 cm x 5,9 cm x 1,5 cm e risale agli anni Settanta / Ottanta del Novecento.

Grazie per aver letto questo beve post!

 
 
 

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