Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
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Messaggi di Giugno 2012
Post n°792 pubblicato il 25 Giugno 2012 da middlemarch_g
Alfano non ha la barba, vero? O almeno da quando è sceso in politica, anche prima di sdelfineggiare, io con la barba non l'ho mai visto. E me ne sorprendo. Perchè è uno che ti spinge spontaneamente a chiederti: ma questo come fa, ogni santo giorno che Iddio manda in terra, a resistere davanti a quella faccia da culo abbastanza a lungo da riuscire a radersi per intero? Forse se ne fa metà la sera, prima di andare a dormire, e metà la mattina quando si sveglia. Oppure ricorre all'elettrodepilazione affidandosi a un professionista serio. Non so bene, ma deve essere proprio uno di quei casi in cui la necessità aguzza l'ingegno. |
Post n°791 pubblicato il 19 Giugno 2012 da middlemarch_g
Tornando indietro dalla mia consueta passeggiatina di salute, avevo intenzione di fare il solito giro: argine, circonvallazione, semaforo, via Palermo, Via Siracusa, casa. Senonché, una volta attraversata la strada che dall'argine riporta all'interno del quartiere, mi si sono parate di fronte due anatre, e nemmeno piccoline. La potenza di certi incontri sta tutta nella contestualizzazione adeguata. Specie quando latita. Dieci metri più in là, oltre l'argine e dentro il Bacchiglione, le anatre ci stanno benissimo. Fanno parte integrante del paesaggio e non ti accorgi nemmeno che ci sono. O meglio, te ne accorgi, ma non vedi nessun motivo di attivare un sensore per rilevarne la presenza. Le anatre che sciacquettano nel Bacchiglione sono come le tagliatelle e il ragù, oppure il cacio e i maccheroni. Sono fatti l'uno per l'altra. Ma quando risali al livello della circonvallazione, e il panorama da agreste diventa urbano e anche di parecchio aggressivo perché le macchine corrono, le cose cambiano radicalmente. A quel punto due anatre diventano una visione che destabilizza. La prima cosa che ti domandi è: che cazzo vi è venuto in mente di attraversare? Perché io di etologia so un piffero, però a occhio l'anatra non la vedo assimilabile al puma dell'altopiano o ad altro predatore capace di coprire immense distanze perché spinto dalla fame e dall'insaziabile curiosità di spazi nuovi e stimolanti. L'anatra è un po' la zia suora del mondo animale. Si chiude nel suo romitorio acquatico e s'accontenta di vedere i bambini che giocano da lontano. Oltretutto anche le anatre in questione, si vedeva benissimo, la pensavano esattamente come me. Starnazzavano, è chiaro. Ma il sottotesto l'avrebbe capito anche un pisquano qualsiasi del tutto digiuno di comunicazione animale. Si facevano proprio la stessa domanda che m'ero fatta io: ma che cazzo c'è venuto in mente di attraversare? Ho cominciato a preoccuparmi. Che fossero intenzionate a fare il percorso inverso per tornare indietro verso l'argine era chiarissimo. Restava da stabilire come e quando. E il rischio che fosse in corrispondenza del passaggio di un crossover, data l'ora e la ricorrenza epidemica dei crossover in pianura padana, era elevatissimo. Il bello è che una delle due alla fine ha capito che era il caso di metterci del suo - se voleva sperare di rivedere i suoi cari - ha smosso il culo, tirato un paio di colpi d'ala, e attraversato a ragionevole distanza dal cemento. Niente che avrebbe impressionato un'aquila della grandi pianure, ma insomma quei tre metri dal suolo li ha staccati, riducendo di parecchio il rischio di finire inchianata sotto le ruote di una macchina. Era l'altra che non ne voleva sapere. E insomma m'è toccato anche il duck driving. Nell'impossibilità di farle capire che sarebbe stato meglio aspettare il semaforo pedonale e attraversare sulle strisce, mi sono messa in mezzo alla strada bloccando il traffico e al tempo stesso cercando di spingerla nella direzione giusta. M'aspettavo di essere coperta di insulti da parte degli automobilisti. Invece no. Anzi. Qualcuno mi ha anche aiutato strombazzando col clacson per spaventarla e costringerla a smuovere le chiappe. Lì per lì credevo suonassero a me per togliermi dai piedi. Ma no, non era così, perché sorridevano. Sono stati due minuti di esperienza metafisica: le sette e mezza di sera, una donna in tuta ferma in mezza alla strada che blocca il traffico e urla contro un'oca inseguendola per spingerla nella giusta direzione, e un paio di automobilisti che fanno un casino ritmato per collaborare alla realizzazione dell'impresa. Quando alla fine ci siamo riusciti - nel frattempo la prima anatra, quella che era passata volando, era rimasta in cima all'argine per controllare che le cose non prendessero una brutta piega - e tutte e due finalmente sono scivolate lungo il pendio e poi dentro il fiume, c'è stato un momento di sospensione del tempo - ho sentito distintamente che il pianeta perdeva un battito dietro a quella divina assurdità - poi tutto è tornato come prima, e la pulsazione dellla vita ha ripreso a scorrere a ritmo regolare. Chenesò. Penso che certe giornate valgono la pena solo per questo.
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Post n°790 pubblicato il 06 Giugno 2012 da middlemarch_g
Qualche giorno fa, in attesa che cominciasse nonsochè in tivvù, ho rivisto una ventina di minuti di Muccino. Per la cronaca, era Ricordati di me. Mi sono chiesta: perché Muccino mi procura sempre ricadute pesanti sul fegato? Per la verità non succede proprio in ogni occasione. Per esempio: Come te nessuno mai non mi era dispiaciuto, anche se era un film furbetto. E, sebbene sia distantissima dal desiderio di tributargli un premio anche modesto, neppure i suoi film americani agiscono sul mio equilibrio psicosomatico alterandomi il bilanciamento dei chakra. Non mi fanno né caldo né freddo, sia chiaro. Ma posso arrivare a vederne uno dall'inizio alla fine senza sventrare un divano per scaricare l'ansia. Invece quelli famosi - L'ultimo bacio, Baciami ancora e, appunto, Ricordati di me - resettano il mio sistema endocrino. E non sto calcando sulla metafora come al mio solito, dico proprio suol serio: mi trasformano in una spettatrice irragionevole. Per cominciare: perché a partire dal quarantesimo minuto circa, tutti i personaggi iniziano a urlare rinfacciandosi a nastro le loro frustrazioni? Non potrebbero farlo con un tono di voce diverso? Mannò, è sistematico: estremizzano scenograficamente una rabbia che è finta come una borsa taroccata da un cinese in un laboratorio di Castel Volturno. Perché non è funzionale alla storia. E' funzionale all'estetica della macchina presa che circuisce i personaggi, o a quella degli attori che si sbrodolano autocompiaciuti nella loro performance. E' una rabbia da ti-rendi-conto-di-quanto-siamo-cazzutamenti-bravi? E' una rabbia che si guarda di sottecchi allo specchio per vedere quanto sta venendo bene. L'aura fetente di Muccino è capace di contaminare con la potenza del suo fluido masturbatorio anche attori che a distanza da lui sono più che dignitosi. Per esempio a me Favino - in un contesto Muccino-free - piace moltissimo. Ha intelligenza recitativa, intensità, spessore, presenza scenica. Mentre lì è come tutti gli altri. Un pupazzo a servizio di una rivisitazione dell'estetica ad uso delle scuole medie inferiori. E le storie di Muccino? Perché sembrano sempre riedizioni annacquate degli stessi due canovacci di base? Agli attori si richiede solo di interpretare il modulo Muccino-A oppure il Muccino-B. L'adesione al modulo A o B non è una scelta che dipende dalla creatività dell'interprete, ma solo dall'età. Sotto i 29 anni il Muccino-A prevede: 1. Visto da fuori sono un figo Sopra i 30 anni il Muccino-B si attesta su: 1. Socialmente parlando sono una persona di successo E' la serialità intestinale delle vicende che mi innervosisce, perché persone stereotipate quanto quelle dei film di Muccino non ne conosco nemmeno una. Non è che non mi capiti di frequentare degli stronzi. Mi capita eccome, ma basta osservarli con un minimo di cura per trovarli interessanti sotto il profilo narrativo. In realtà gli stronzi, o i poveri falliti, come materiale epico sono una risorsa inesauribile. E' solo che quando li racconti ti devi concentrare su quello che rivelano a loro insaputa della natura umana, e non sull'evidenza catartica del tuo discutibile talento. Non è la storia ad essere funzionale a te. Sei tu che devi essere devoto a lei. Lei è la Divinità e tu sei il suo umile servo. E se è una regola aurea che rispettano tutti gli autori degni di questo nome, figurati un po' quanto spesso te lo dovresti ripetere tu che sei Gabriele Muccino. |
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