Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
 

Messaggi di Giugno 2009

As dreams play

Post n°526 pubblicato il 30 Giugno 2009 da middlemarch_g

Ma anche voi vi state appassionando alle vicende dei trio di ipodotati neurologici della Tim? Quei 3 pisquani che fingono una tarda adolescenza allegra e spensierata con la stessa spontaneità con cui Pavarotti in frac sventolava due metri quadri di fazzoletto simulando l’italianità al Metropolitan Square Garden di New York? Quella simpatica ferraglia culturale per la quale poi gli americani vengono qua e s’aspettano di sentire la massaia italiana che ordina un etto e mezzo di capocollo dal salumiere sulle arie dell’Aida. Dio, quanto mi piacciono gli sterotipi!

Perché, dico, non mi verrete mica a raccontare che gli adolescenti assomigliano a questi 3, vero? Anzi 4, perché adesso, dopo un mesetto d’orgasmica attesa, è comparsa anche Fiammetta (battutona a celebrare il climax della sua comparsa in video: Fiammetta? E’ per questo che sento caldo! Dio, ma chi vi scrive i testi, il Mago Zurlì?). Io di figli non ne ho, e tuttavia faccio fatica a immaginare che a 18 anni si debba essere così ontologicamente fessi. Non solo. Non so neppure una beneamata mazza di musica. Ma non riesco a convincermi che a quell’età sia normale mettere su una band per rimestare nel torbido orrorifico dei deliri paralirici di Bocelli. Non è abbastanza retorico di suo, Bocelli? Se a 18 anni parti con Bocelli, poi a 50 cosa puoi ascoltare? Perfino Gigi D’Alessio acquisisce una sua dignità in questo agghiacciante descensus averni musicale, e sono cose che fanno male.

E fino a qui il corsivo. Che è una convenzione tipografica. Si ricorre al corsivo quando si fa uso di un termine in una lingua diversa da quella corrente nel testo, oppure quando si desidera citare qualcuno. O al limite se stessi, in un diverso contesto. Che è proprio il caso mio. In effetti sono sempre io, e mi sto autocitando. Creo artificialmente un ante e un post perché tra l’uno e l’altro ho colmato un baratro euristico di cui ignoravo l’esistenza. La prima parte presupponeva da parte mia la convinzione che tutto questo non potesse essere altro che l’opera di uno sceneggiatore di modestissime pretese. Questo perché pur passando la vita a citare il noto assioma pirandelliano secondo il quale la realtà supera sempre la fantasia, alla fine sono la prima a non crederci.

Poi sono andata a controllare le fonti. E facendolo ho scoperto che non c’è nulla di inventato. Il gruppo esiste, sono proprio loro, tutti e 4, e hanno anche un nome. Lo volete sapere? E io ve lo dico: Come suonano i sogni. E se non ci credete, guardate qua.

Essi esistono quindi. Esistono. E cantano Bocelli.

Facciamocene una ragione.

 
 
 

Troncare, sopire

Post n°525 pubblicato il 28 Giugno 2009 da middlemarch_g
 

La lettera di don Farinella gira da diversi giorni sul web, perciò penso che l'abbiate letta anche voi, e con profitto. E' molto lunga, ma direi che vale la pena fare lo sforzo di scorrerla fino in fondo per diverse ragioni.

Perché è raro sentire un prete dire pane al pane e vino al vino con questo grado di meritevole acidità solforosa. Non peraltro, è che di norma non hanno proprio il background giusto per produrre considerazioni dirette. Quando c'è di mezzo la tutela dei loro interessi l'espressione barocca e bizantina ce l'hanno proprio nel sangue, e se non possono partorire una frase affetta da una consecutio fumosa e contorta che consenta di dire tutto e il suo contrario, e che lasci aperto un tornado di spiragli attraverso il quale far passare, all'occorenza, ogni ipotesi di opportunismo etico, non si sprecano nemmeno ad aprire bocca. Per certi aspetti mi hanno sempre ricordato quel passo del Signore degli Anelli dove Barbalbero dice a Pipino e Merry: noi Ent crediamo che non valga la pena di dire qualcosa se non serve moltissimo tempo per farlo. Mutatis mutandis. Sono Signori degli Anelli anche loro. E di una variante particolarmente fetente.

Per cui insomma mi colpisce che un sacerdote sappia andare dritto al punto con una determinazione che ormai non senti più esercitare manco da Pannella, quando è in forma.

Per certi versi mi fa molta tenerezza. Molta, molta tenerezza. Per altri ancora invece mi fa rabbia. Una tremendissima rabbia. Perché dice cose assolutamente vere, assumendosene ogni responsabilità. E al tempo stesso è un prete. Fa il prete. Che oltretutto all'apparenza conosce la storia della Chiesa, perché cita cose colte e appropriate (anche se sull'iconcina di S.Ambrogio che fustiga gli imperatori avrei le mie riserve, ma vabbè, lasciamo perdere, ché altrimenti si finisce fuori tema e all'indomani dello scritto di italiano alla maturità non sarebbe un buon auspicio).

E allora te lo domando, don Farinella: non lo sai da quant'è che va avanti così? A occhio, sono 1700 anni. Dall'editto di Teodosio e dal cattolicesimo religione di stato. Millesettecento anni che ciclicamente un prete come te si incazza e comincia a sputare legittimi rospi sul viso del cardinale, o del vescovo, o del papa più meritevole di riceverne. E siccome sono sempre critiche mirate che centrano piuttosto il punto, sono 1700 anni che raccolgono un discreto seguito. Certe volte il seguito s'è così gonfiato e cresciuto alimentando la sua marea montante di protesta, che non s'è fatto più in tempo a recuperarlo, neanche in corner, cosa che pure costituisce la specialità del management curiale. I protestanti, per dire. E insomma sono 1700 anni che la gente come te ha solo due opzioni: o se ne va, oppure finisce male - occasionalmente molto male - e in ogni caso non cambia di una virgola il decorso delle cose. Questo perfino quando gli riesce di smuovere di una virgola qualche coscienza porporata, cosa che occasionalmente è pure accaduta. Sapete cosa disse Giordano Bruno appena conclusa la lettura della sua sentenza di morte, no? Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam. Che sarebbe all'incirca: tremate più voi a pronunciarla che io a riceverla.

E allora, mi chiedo, non potremmo cominciare a prendere in considerazione l'ipotesi che forse quest'utopia da martiri, quest'ambizione smodata di cambiare la Chiesa dal'interno magari non funziona? Che la Chiesa è un'istituzione fondata su premesse sbagliate e che come tale non può che produrre conseguenze deliranti? Non potremmo provare a dirci che della Chiesa si può fare a meno e che non è questo che farà di noi individui peggiori? Così, almeno per provare.

Perché onestamente dopo millesettecento anni questo giochetto comincio a trovarlo piuttosto puerile.

 
 
 

Lacrime napulitane

Post n°524 pubblicato il 24 Giugno 2009 da middlemarch_g

Il Colosseo in pietra con statuine dei gladiatori tipo Thun?

Il Colosseo in pietra con statuine dei gladiatori tipo Thun?

Giuro che avrei preferito venticinquemila volte assistere al declino paranoide di Tiberio a Capri mentre dava in pasto gli ospiti sgraditi alle murene, piuttosto che a quello di un vecchio rattuso mummificato nel suo sudario di fard arancione, che regala statuine dei gladiatori tipo Thun all'entourage di arrampicatrici a palazzo Grazioli.

Sotto il profilo della metafora letteraria sembra la versione pop vomitosa della sequenza finale di Scarface, con Mario Merola al posto di Al Pacino e Apicella in quello di Andy Garcia. Basta sostituire la banda di rivali colombiani che entrano nella villa smitragliando, con questa tribù di vipere anoressiche che s'arrampica dalle finestre ed entra a frotte indisturbate, e lui che invece di ribellarsi le accoglie paternamente, ormai già presago della caduta, in virtù della sua ineguagliabile grandezza d'animo. E quando finalmente s'accorge che saranno proprio quelle 4 sgallettate a fargli franare il palco, in un ultimo gesto disperato urla: vi prego, fermatevi, fate un gesto di pietà! Prendete una statuina di gladiatore tipo Thun dal mio Colosseo in pietra!

 
 
 

I wish I was there

Post n°523 pubblicato il 23 Giugno 2009 da middlemarch_g

Penso spesso a loro, con parole mie.

Le sue però sono meglio.

 
 
 

Handmade satori

Post n°522 pubblicato il 23 Giugno 2009 da middlemarch_g

satori

Dopo attenta riflessione, e con il contributo decisivo di un caffè macchiato + cacao, sono giunta alla conclusione che la risposta al quesito del post n.521 - che suonava così: di cosa parliamo quando parliamo d'amore? - è la seguente:

non si sa. Ma non importa. Nella vita c'è quel che c'è. Il segreto della felicità è farselo bastare.

E con ciò, credo di avere seriamente opzionato una prossima reincarnazione in posizione di deciso rilievo sulla ruota karmica.

Middlesan, Colei Che Vede la Luce.

Prendetelo come auspicio a praticare in letizia un sereno ottimismo. Perché se ci sono riuscita io, vuol dire che ce la può fare proprio chiunque.

 
 
 

Great expectations

Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Samuel Beckett

 

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