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BRIVIDO CALDO

Post n°116 pubblicato il 30 Novembre 2010 da fittavolo

Stringeva forte la maniglia della portiera, un piede appoggiato al suolo, indecisa se andare o rimanere. Lui fissava oltre il parabrezza l’albero che l’ombreggiava. Le mani stringevano il volante come se andasse a trecento l’ora, ma era fermo, immobile, incapace di aggiungere altro a ciò che aveva già detto.

La Punto verde scuro, da un po’ di settimane, parcheggiava in quella piazzola sterrata ai margini della strada. Nello l’aveva notata. La sera mentre tornava a casa, dal finestrino dell’autobus, si girava in quella direzione, per guardare se c’era, e per evitare i commenti degli altri passeggeri, alzava il volume del suo lettore.
Era una donna con i capelli chiari e inforcava sempre un paio di occhiali scuri, con delle lenti gigantesche. Era impossibile capire di che colore fossero i suoi occhi. Qualsiasi cosa succedesse non alzava mai lo sguardo, come se il libro, che perennemente leggeva, fosse una calamita. Solo quando si accostava un’auto e riceveva un palese invito a salire, chiudeva il libro senza neppure mettere il segno, e spariva per mezz’ora.
Nello non era mai andato a puttane, era una cosa che detestava, ma incrociarne una tutti i giorni, gli accese il desiderio. Un giorno tornò a casa nel primo pomeriggio, prese l’auto e raggiunse la piazzola. Accostò la Punto, era vuota. Sul cruscotto era appoggiato un libro, “Mastro Don Gesualdo”, un classico, “cosa ci faceva un classico nelle mani di questa donna” pensò. Parcheggiò qualche metro più avanti, e aspettò. Non passò molto tempo che una monovolume si fermò, lei scese e si diresse nella sua auto. Nello la osservava dallo specchietto retrovisore. La vide detergersi le mani, sistemarsi il leggero trucco, inforcare gli occhiali e riprendere a leggere. Sembrava che la sua presenza fosse passata inosservata, invece dopo quindici minuti la vide scendere dall’auto e avvicinarsi. Nello mise in moto e partì ad alta velocità. Lei rimase ferma, le mani ai fianchi, gli occhi una fessura.
Dopo qualche chilometro si fermò ai margini della strada, respirava forte, sudava. Rimase qualche minuto fermo lì, assorbito dalla sua ansia, mentre era dondolato dallo sfrecciare degli altri veicoli.
– Devo vincere questa paura – ripeteva tra sé e sé – devo essere bastardo, in fondo è soltanto una donna, diamine! –.
Tornò alla piazzola e accostò la Punto, era di nuovo vuota. Allora parcheggiò nello stesso punto di prima e attese. Dopo venti minuti un’auto si fermò e la donna ripeté le stesse azioni, ma questa volta lo ignorò, pensando che fosse un povero cretino. Non passò molto tempo che un’altra auto accostò la Punto. La guidava un uomo di mezz’età, stempiato. Abbassò il vetro e disse qualcosa alla donna, ma si accorse della presenza di Nello che osservava la scena. Allora la salutò in malo modo e velocemente sparì.
“Adesso basta, voglio proprio vedere chi è questo cretino” pensò la donna.
Scese dall’auto e si diresse verso Nello. Bussò al vetro e fece segno di abbassarlo.
– Si può sapere cosa vuoi – gridò nel finestrino aperto.
Stavolta Nello riuscì a controllarsi e come se niente fosse le disse – voglio te –.
“Tutto qui” pensò la donna “questo è proprio cretino”.
– Cinquanta – gli disse.
– Cinquanta che? – le chiese.
La donna sgranò gli occhi e dopo aver fatto un forte respiro disse quasi sospirando – Euro, cinquanta Euro, bello, altrimenti smamma – rimase con un sorriso ironico ad attendere la risposta.
– Io non pago per scopare – disse sorridendole ironicamente anche lui.
La donna non rispose, però, mentre ritornava alla sua auto balbettò qualcosa d’incomprensibile.
I grandi occhiali non riuscivano a nascondere le sbirciate che la donna dava in direzione di Nello. Nello aveva lo sguardo inchiodato allo specchietto retrovisore e ogni volta che un’auto si fermava, scendeva e fissava l’uomo al volante. Al quarto cliente perso, la donna tornò da Nello, furiosa.
– Basta, devi andare via, non ti sopporto più – gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Nello abbassò il vetro e con una calma irreale le chiese – come ti chiami? –.
La donna restò di stucco e replicò con un sonoro vaffanculo, mentre le auto incuriosite rallentavano l’andatura, e quelle che stavano per fermarsi l’aumentavano. Tornò alla sua auto, mise in moto e scomparve dietro la curva. Nello rimase qualche attimo a guardare davanti a sé il continuo via vai di auto. Poi con uno scatto improvviso mise in moto e andò via.
Passata la rabbia la Punto tornò alla piazzola. Era libera. Ormai erano passate più di tre ore, era molto difficile recuperare il lavoro perso, ma mancava molto al tramonto, qualcosa si poteva ancora fare.
Nella sua corsa verso il nulla, Nello si ritrovava a passare per quella strada, non si aspettava di ritrovare la Punto. Parcheggiò e attese il ritorno della donna.
Scesa dall’auto e accortasi di Nello, cercò di restare calma, sperando che i suoi futuri clienti non si facessero intimorire da quella presenza. Invece il rituale di Nello era ben collaudato, ad ogni macchina che si fermava, scendeva e fissava il conducente. Al secondo che scappò via, la donna chiuse la sua auto e salì su quella di Nello dicendo – andiamo –.
Nello mise in moto e seguì le indicazioni della donna. Arrivarono in un posto isolato, in campagna. – È qui che lo fai – chiese.
La donna non rispose. Prese dalla borsetta un condom e glielo passò – mettilo – gli disse.
Nello prese il condom e lo appoggiò sul cruscotto e si mise con la schiena appoggiata alla portiera a guardare la donna.
– Allora, cosa aspetti, non volevi scopare? – disse la donna innervosendosi.
– Come ti chiami? – le chiese.
– Ma che importanza ha? Tra mezz’ora, spero prima, sarà tutto finito e saremo ognuno per la propria strada. Chiaro, ognuno per la propria strada – rispose.
Nello sorrise, quasi gli scappava da ridere – li tratti così i tuoi clienti? – disse.
La donna era al limite della pazienza – solo quelli stronzi, come te. Ma che dico tu non sei un mio cliente…– disse muovendo una mano come per dire va va – ma si può sapere cosa vuoi da me? –.
Un silenzio irreale prese il posto delle parole. Nello continuava a fissare la donna, questa guardava fuori i campi. Non le era chiaro lo scopo, perciò decise di darci un taglio: a volte essere duri non giova alla causa e tanto meno impuntarsi. Si avvicinò e gli accarezzò le gambe passando sul sesso, non era eccitato. La donna era delusa, si aspettava una reazione e comunque questa era una complicazione, allungava i tempi per liberarsene. Che sia impotente? Che sia uno di quelli strani che ama guardare e masturbarsi? Una volta le era capitato, doveva solo stare ferma a gambe larghe e fare vedere l’intimo, ci vollero pochi minuti. Lo ricorda benissimo perché immaginò di essere una modella, in posa per un pittore. Sollevò la gonna e tocco Nello.
– Uffa! Ma perché non ti ecciti, non ti piaccio, non lo vuoi più fare? – chiese sbuffando.
Nello per nulla sorpreso dalla sua immobilità, chiese – come ti chiami? – . La donna ne aveva veramente abbastanza, ma riuscì lo stesso a controllarsi – Maria, mi chiamo Maria, o se preferisci Mary, contento? E adesso sbrigati – rispose.
– Rispondi, che mestiere fai Maria? – le chiese.
Maria era fuori di sé, ma forse cominciava a capire, qualcosa cominciava a balenarle in testa.
– Faccio la puttana, stronzo – gli rispose.
Nello si mosse, come se avesse preso una scossa, sentì una leggera vibrazione per tutto il corpo. Maria lo toccò e capì – sono una puttana, la tua puttana, sbattimi sono tua – disse alzando la voce. Nello ebbe un sussulto violento, era eccitatissimo, mentre un brivido caldo lo faceva sudare. Accadde tutto velocemente, un bacio lungo un amplesso, i sedili che si abbassarono, l’intimo buttato via, i due corpi che si fusero e il condom che pian piano scivolò dal cruscotto al tappetino. Fecero l’amore per un tempo indefinito, nessuno aveva più fretta di andare, rimasero seminudi a guardare il tettuccio, incantati.
– Non l’avevo mai fatto prima – disse Nello.
– Non l’avevi mai fatto con una put...– Nello le mise una mano sulla bocca impedendole di continuare – Non dirlo, se no ricomincio – disse.
– Ti eccita così tanto? – chiese Maria guardandolo.
– Sì, e non per quello che facilmente puoi pensare – rispose Nello.
Si rivestirono e tornarono alla piazzola. La Punto era lì che l’aspettava.
– Sono sincera mi è piaciuto, l’hai fatto in modo diverso, diverso dagli altri. Non so spiegarti il perché o per cosa, ma quando mi eri dentro ti sentivo mio. Non mi era mai capitato prima d’ora, mai così con nessuno – affermò Maria, arrossendo.
– Anch’io – disse Nello.
– Solo perché l’hai fatto con una puttana? – chiese Maria.
Nello sospirò seccato – non dire più quella parola, io non l’ho fatto con una puttana, l’ho fatto con te, l’ho fatto con Maria –.
– Maria la puttana – aggiunse Maria.
– Ti ho pagato? Ti ho dato denaro in cambio di sesso? Allora? – chiese Nello.
– No…hai preteso di non pagare, per questo ti sei inventato…vabbé, non cambia nulla resto sempre puttana – disse Maria.
– Resta pure quello che vuoi, con me non lo sei stata e se non vuoi fare la fine di Mastro Don Gesualdo, convincitene – disse Nello.
Maria era confusa, non sapeva se credere alle parole di quello sconosciuto e accettare quella possibile svolta inaspettata.
– Se ti va possiamo rivederci – disse Nello.
– No – rispose Maria e aprì la portiera.
Stringeva forte la maniglia della portiera, un piede appoggiato al suolo, indecisa se andare o rimanere. Lui fissava oltre il parabrezza l’albero che l’ombreggiava. Le mani stringevano il volante come se andasse a trecento l’ora, ma era fermo, immobile, incapace di aggiungere altro a ciò che aveva già detto.
– Tutto questo non ha senso, prima ti ecciti a sentirmi chiamare puttana, poi mi dici che non lo sono…– disse Maria.
– Che importanza ha una parola, per me non ha alcun significato. Mi eccita, è vero, e non so spiegarti il perché, ma dentro non ha alcuna traduzione che possa essere applicata a te – spiegò Nello portandosi le mani al petto.
Si udì un primo rumore sordo di una portiera sbattuta, poi un secondo. La donna tornò a inforcare i grandi occhiali scuri, mise in moto e sparì dietro la curva. Un’auto rimaneva ferma nella piazzola, e non era la Punto. Al posto di guida un uomo stringeva forte il volante, come se andasse a trecento l’ora. Invece era fermo, divorato dalle sue manie che non riusciva a spiegare.

 
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