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Sono vento.
Sussurro primavere tra le ciocche.
Raggelo di candide sferzate.

Sono vento.
E tu albero forte.
Cadano le foglie, come muoiono le certezze.

Sono vento d'estate,
solletico al sale sulla pelle,
sollievo alla calura.

Sono vento
e il vento non mi piace.
Mi ci abituo, inseguendo una rondine.

 

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PASQUA

Post n°70 pubblicato il 31 Marzo 2010 da nnsmettodsognare

 

pasqua

Domani sera arriverà mia madre e, grandioso, questa volta sarà accompagnata dal mio papà.
Domenica è prevista la visita della mia sorella minore e dei figli di quella maggiore.
Non avrò molto tempo da dedicare al blog, quindi ve lo dico ora ... 

Dagli scritti di mons. Tonino Bello, fu vescovo di Trani - Barletta - Bisceglie

Io sto implorando il Signore che per qualche anno faccia tacere tutti i teologi, tutti i comizianti, tutti coloro che amano parlare con i loro 'bla bla bla' e lasci scaricare dai sottosuoli della terra un ribollimento di prassi, specialmente sul piano della pace, che renda credibile il nome del Signore davanti a tutto il mondo.
Don Francesco (il parroco di Bonaldo) diceva che la comunità cristiana deve essere come un treppiede, la parola di Dio - la liturgia - la carità; ma questo non basta. Se sopra non c'è la pentola che bolle, il treppiede è inutile. E noi molte volte abbiamo dei treppiedi d'ottone, di metallo anche placato, abbiamo tante parole, il lezionario, abbiamo tanta liturgia, abbiamo la carità, discorsi ne facciamo tantissimi: quello che ancora ci manca è il grembiule. Io amo parlare della chiesa del grembiule che è l'unico paramento sacro che ci viene ricordato nel Vangelo. 'Gesù si alzò da tavola, depose le vesti si cinse un asciugatoio', un grembiule l'unico dei paramenti sacri. Nelle nostre sacrestie non c'è e quando uno viene ordinato sacerdote gli regalano tante altre belle cose, però il grembiule nessuno glielo manda. E' il grembiule che ci dobbiamo mettere come chiesa, dobbiamo cingerci veramente il grembiule. Sapete che significa 'Si alzò da tavola?' Significa che se noi non partiamo da qui, dall'altare, da una vita di preghiera, è inutile che andiamo a chiacchierare di pace. Chi ci crede ? Non siamo credibili, se non siamo credenti. E credere significa abbandonarsi a Cristo, non significa soltanto accettare le Sue parole, le Sue verità. Quindi, anche noi, se vogliamo parlare di pace e di carità dobbiamo alzarci da tavola; se no, saremmo dei bravi cristiani, saremmo anche delle persone capaci di dare tutto alla gente, ma la pace che noi daremo non è quella che ci da il Signore.
Ma 'si alzò da tavola' significa anche che non basta stare in chiesa, bisogna uscire fuori. Dalla messa alla domenica dovrebbe sprigionarsi una forza centrifuga così forte che noi siamo scaraventati fuori sulle strade del mondo per andare a portare Gesù Cristo. Sembra che quasi il Signore ci dica: 'Non bastano i vostri bei canti liturgici, i vostri abbracci di pace, i vostri amen, i vostri percuotimenti di petto: che aspettate? Alzatevi da tavola; restate troppo tempo seduti. E' un cristianesimo troppo sedentario il vostro, troppo assopito, un tantino sonnolento'.
La pace parte da qui; se vogliamo parlare di pace, dobbiamo venire a sedere a questa tavola e poi alzarci senza rimanerci troppo, perché la chiesa è fatta per sbatterci fuori. 'Si alzò da tavola, depose le vesti' depose le vesti del linguaggio difficile. Dobbiamo spogliarci dei nostri paramenti, quelli che ci mettiamo addosso noi, il linguaggio difficile, le parole difficili, la mentalità difficile, la mentalità della scomunica; dobbiamo diventare compagni di viaggio del mondo, della gente che sta fuori. Noi come Chiesa siamo fatti per gli altri, per il mondo così come Gesù Cristo ' morì per noi uomini e per la nostra salvezza (...). Amici miei, guardate che il Signore un giorno ci chiederà non solo se abbiamo voluto bene al mondo, ma anche se abbiamo voluto bene a questa terra, a questo cielo. 'Si alzò da tavola, depose le vesti e si cinse un asciugatoio': ecco la Chiesa del grembiule. Chi vuole disegnare la Chiesa come il cuore di Gesù sente, la dovrebbe disegnare con l'asciugatoio ai fianchi. Qualcuno potrebbe obiettare che è un'immagine troppo da serva, troppo banale, una fotografia da non presentare ai parenti quando vengono a prendere il té in casa. Ma la Chiesa del grembiule è la Chiesa che Gesù predilige perché Lui ha fatto così. Diventare servi del mondo, cadere a terra come ha fatto Gesù che è ruzzolato a terra come un cane che va a raspare e con l'asciugatoio ai fianchi si è messo a lavare i piedi alla gente, i piedi al mondo. Questa è la Chiesa. Noi a chi laviamo i piedi? Noi lucidiamo le scarpe alla gente, quando abbiamo bisogno di qualcosa.

 

Volevo scrivere del perché ci credo.
Volevo dire del percorso fatto, dalla scuola delle suore, all'ateismo e scetticismo totale, fino alla scoperta della comunità del grembiule e ancora alla riscoperta continua del mettersi ogni giorno in ascolto.
Volevo spiegare com'è possibile, nonostante le atrocità, gli scandali, le assurde incongruenze, di cui la Chiesa si macchia fin dalla sua nascita, resti il messaggio iniziale puro e bello.
Che è quello che, con a volte altrettanta incongruenza, cerco di vivere e testimoniare.
Volevo scendere nel dettaglio e far comprendere come sono certa non c'è differenza tra le grandi religioni e se scelgo il cristianesimo è perché parla dell'uomo, di chi puoi incontrare davvero.
Gesù non è solo un personaggio vissuto più di duemila anni fa: è l'uomo della strada, il povero, è quello della chiesa della scomunica, il divorziato, la donna che pensa di uccidere il figlio che porta in grembo, l'omosessuale, chi non ha abbastanza forza per vivere ancora. 
Come diceva don Tonino, occorre essere compagni di viaggio del mondo se si vuole vivere fino in fondo Cristo, perchè "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone" (Atti 10, 34).
Volevo denunciare, come molti altri cristiani troppo silenziosi, l'inutilità delle pratiche bigotte non accompagnate dalla vera carità, la contraddizione e l'illogicità di certo catechismo, invenzione umana come strumento di potere. 
Ma non ho intenzione di annoiarvi ancora, così vi dico soltanto con Giovanni "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici" (Gv 15,13)

Buona Pasqua, amici.

 
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