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Sono vento.
Sussurro primavere tra le ciocche.
Raggelo di candide sferzate.

Sono vento.
E tu albero forte.
Cadano le foglie, come muoiono le certezze.

Sono vento d'estate,
solletico al sale sulla pelle,
sollievo alla calura.

Sono vento
e il vento non mi piace.
Mi ci abituo, inseguendo una rondine.

 

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LETTERA NON SCRITTA

Post n°122 pubblicato il 26 Agosto 2010 da nnsmettodsognare

margherita

Io ti ho sempre voluto bene e lo sai.
Come ti ho sempre ammirato tanto, per quel tuo carattere pacato, l'intelligenza, il tuo modo di fare da filosofo.
Mi hai rinfacciato una lite con te e mamma che risale a non so più quanti anni fa.
Mi hai detto cose terribili, che in fondo non sono mai stata una buona sorella e me ne sono sempre fregata di te e della tua vita.
Solo perchè ho provato a dirti come la pensavo in merito a quanto accade oggi.

E no, mi spiace, io non l'ho mai vissuto così il nostro rapporto.
Forse non lo ricordi, ma era con lei che ero tanto arrabbiata allora.
Non con te, no davvero.
Non ho mai provato invidia per i tuoi voti a scuola sempre eccezionali, nemmeno per il motorino e gli orari larghi  che ti spettavano in quanto maschio.
Ciò che proprio faceva male era la continua sottolineatura da parte di mamma delle tue qualità, come se il resto della famiglia, io in particolare così ribelle, fossimo soltanto esseri non abbastanza capaci, non abbastanza all'altezza delle sue aspettative.

Eppure non l'abbiamo mai delusa, nonostante tutto.
Nessuno di noi l'ha mai fatto, neanche tu ora con tutto quel che sta succedendo.
Abbiamo finito gli studi, io mi sono sposata e ho lottato per la mia famiglia.
Tu hai fatto altrettanto e hai raggiunto una meritata posizione nel lavoro.

S., mio marito, dice sempre che rimase molto colpito quando tu cominciasti la storia con P., ormai sedici anni fa.
La vedeva così inadatta a te, viziata, presuntuosa, scostante.
Io, propensa a cercare sempre di giustificare gli altri, gli rispondevo che forse era soltanto timidezza; in fondo P. era una ragazzina di terza liceo con una famiglia molto rigida.
Eri appena stato mollato da F. che te le aveva fatte sotto al naso e proprio con il tuo migliore amico in quell'unica estate passata insieme al campeggio in Calabria.
Avevi cominciato da poco l'università e anche questa storia con P.
Io vi sentivo soltanto litigare al telefono.
Lunghe noiosissime liti in cui tu dovevi spiegare sempre tutto a lei gelosa anche dell'aria che respiravi.

E poi sono cominciate le feste senza mai averti accanto perché la famiglia di lei non poteva rinunciare neanche per un giorno alla presenza dell'amata figlia.
Il matrimonio, segreto solo per noi, mentre tu e lei programmavate tutto insieme alle sue due sorelle, sua mamma, sua zia e sua cugina.
La ristrutturazione della casa per la quale ti sei limitato a pagare le piastrelle già scelte da tuo suocero, senza poter mettere lingua per evitare noie in famiglia.
Tu, sempre paziente, sempre accondiscendente, sempre comprensivo, sempre pronto a sdrammatizzare. Troppo.

Tornavi a casa dopo un trapianto, ore di volo per espiantare un cuore disponibile dall'altra parte d'Europa, la prima operazione, il rientro, la seconda lunghissima operazione, i controlli in sala rianimazione, e trovavi comunque il tempo per sederti a terra con i tuoi bambini e giocare con loro.
Quante ore passate in piedi a raccontare favole a N. che aveva scambiato la notte con il giorno.
Accorrevi quando erano malati.
Li hai accompagnati ad ogni visita pediatrica, all'asilo.
Li hai ripresi dall'asilo ogni volta che avevi un momento libero.
Hai cercato di fare turni massacranti per lasciarti qualche giornata di vacanza tutta per loro.
E questa non è la mia versione dei fatti, è quello che ti riconosce tua moglie anche se ora non ti permette più di vederli i tuoi bambini adorati.

Quella moglie che ha voluto dimostrarti tutto il bene che ti voleva riempiendoti il guardaroba di capi firmati come era abituata a fare per sé stessa nella sua ricca famiglia di origine.
Mamma non sa dove sistemarli ora. Non ha un armadio abbastanza capiente e si domanda quanto diavolo sia costata tutta quella roba inutile.

Una moglie che non si è mai occupata di niente perché non sapeva gestire neanche sé stessa.
Così ora ti ritrovi con diversi mesi di condominio da pagare, il garage, qualche bolletta scaduta ritrovata nel disordine di casa.

C'era mamma a casa tua quella notte che sei tornato, alle due, dopo un intervento e ti sei messo a riordinare perché non sopportavi più tutta quella confusione.
Hai perfino preso l'idropulitrice e ti sei messo a lavare il pavimento della terrazza.
Senza aggiungere altro, né rimproverare nessuno.
C'era mamma a casa tua quella notte perché tua moglie non riusciva a dormire tranquilla dopo l'incidente capitato a sua sorella e per fortuna risolto.
C'era mamma anche quando tua suocera è scivolata e si è rotta la tibia e, nonostante la numerosissima famiglia onnipresente, nessuno aveva abbastanza pazienza per potersi prendere cura di lei ingessata fino all'inguine, neanche sua figlia.

Ora all'improvviso mamma c'è soltanto per ascoltare le bestemmie di tuo suocero: sembra quasi si diverta a dirle che sei un farabutto, delinquente, gay perché un vero uomo avrebbe tradito la moglie di nascosto e non confessato di essersi innamorato di un'altra come hai fatto tu.
Un gusto davvero perverso quello di minacciare una donna di settantaquattro anni dicendole che ti ridurranno sul lastrico e faranno in modo di toglierti la patria potestà.
Mamma piange tutta la notte, prende due pillole per la pressione e stringe i denti per poterti stare comunque accanto, mentre io mi domando chi sia davvero il farabutto.

Sai come la penso.
Io credo tu abbia sbagliato.
Credo che avresti dovuto parlare al momento opportuno quando ancora qualcosa poteva migliorare.
Credo che avresti fatto bene a prendere in mano le redini della situazione, anche quella economica, quando ti sei reso conto che qualcosa non andava.
Ma so quanto ami il tuo lavoro e come ti impegna. So che cerchi di risolvere le cose da solo per tutti, senza colpevolizzare nessuno.
So anche che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Non c'è persona più insopportabile di chi si giudica perfetto, come fa adesso tua moglie anche quando parla con me.

Credo tu abbia sbagliato. Avresti dovuto tenere in conto il bene dei tuoi figli prima di fare qualunque passo.
Però sono felice che tu abbia sbagliato così e stia prendendo un'altra strada perché  P. e la sua famiglia si stanno dimostrando persone orribili.
Non ti ama chi si vendica usando i figli.
Non ti ama chi non ascolta.
Non ti ha mai amato chi non si mette un pochino, almeno un po', in discussione.

Sono felice anche di averti parlato di nuovo e che abbiamo chiarito quei ricordi distorti.
Non sono più una cattiva sorella, ma solo una sorella che cerca di fare il possibile per comprendere un po' tutti.
La rabbia di P. la capisco bene, molto bene, ma la cattiveria, quella non potrò mai comprenderla.
Ora voglio provare a capire te e ad esserti più vicina, fratello adorato.
Ti voglio bene.

 
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Rispondi al commento:
nnsmettodsognare
nnsmettodsognare il 30/08/10 alle 07:28 via WEB
Ti ringrazio Roby. Se avrò occasione di farlo, gli leggerò le tue parole. So che lui sta cercando di essere molto presente, anche solo con le telefonate come tu dici e che si addossa ogni colpa quindi non parla male di nessuno. Speriamo che riesca ad avere tutto il coraggio che serve in queste situazioni. Sempre. Grazie dell'abbraccio.
 
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