noeasywayout
Quelli che sognano di giorno sono consapevoli di tante cose che sfuggono a quelli che sognano solo di notte. (Edgar A. Poe)
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Tu corri dietro al vento e sembri una farfalla
e con quanto sentimento ti blocchi e guardi la mia spalla
se hai paura a andar lontano, puoi volarmi nella mano
E' passato almeno un quarto di secolo, ma ricordo distintamente un dialogo con l'amico Bobo, che aveva perso il papà subito dopo la fine del liceo, e con il quale mi stavo lamentando di qualche scazzo del momento con mio padre.
Con un sorriso amaro, un'espressione che non avevo mai visto sul suo volto, mi disse semplicemente "parlaci più che puoi, perchè quando non ci sarà più, rimpiangerai di non averlo fatto".
Beh, non sempre, nei vent'anni seguenti, ho dato retta a questo consiglio.
Ma Bobo aveva ragione da vendere.
Credetemi.
Non so come si comporteranno con me i miei figli una volta raggiunta l'adolescenza. Forse mi cagheranno poco, com'è nella natura delle cose.
Io il consiglio del buon Bobo, in ogni caso, glielo giro.
Già me li vedo pronti alla conquista del mondo, alla testa del proprio esercito di sogni, mentre danno il segnale di partenza verso una campagna che già pregustano vittoriosa.
Avranno poco tempo, e poca voglia, di ascoltare consigli.
Soprattutto da me.
Ma due cose vorrò dirgli, senza riuscirci, mentre li saluterò sventolando il fazzoletto, nascondendo virilmente una lacrimuccia all'angolo degli occhi.
La prima è che gli auguro tutto il bene del mondo, naturalmente.
La seconda è meno semplice.
Ed è che prima o poi, speriamo poi ma credetemi se vi dico che succederà, i loro aerei saranno abbattuti, le corazzate affondate, i carri armati ridotti a lamiere fumanti.
Quello sarà il giorno terribile in cui cesseranno per sempre di essere ragazzi per diventare uomini, sempre che riescano a portare a casa la buccia.
Si ritroveranno trincerati con un pugno di eroi insanguinati, in un fortino crivellato di proiettili, schiena contro schiena, con il pugnale tra i denti.
E mentre li guarderanno in viso senza parlare, raccogliendo le forze per l'ultimo assalto, si accorgeranno finalmente che i volti di quegli ultimi, irriducibili compagni sono quelli dei loro genitori.
Che i loro amici gli vogliono bene, che fanno sinceramente il tifo per loro, ma una battaglia purtroppo non è una partita di calcio, e il tifo non serve a un cazzo.
E poi hanno il loro fortino da difendere, com'è giusto che sia.
Che gli illuminati strateghi con cui, tempo prima, hanno messo giù i piani per la guerra, e che allora sembravano tanto saggi e giusti e moderni nelle loro teorie, adesso che c'è da combattere all'arma bianca in giro non li trovi mica più.
Che quell'esercito di conoscenti pieni di speranze, raccolti lungo per la strada per il fronte, quando i proiettili hanno cominciato a fischiare vicini ed a mietere i primi caduti, hanno mollato le armi e sono spariti all'orizzonte.
Allora capiranno quanto conta, in un combattimento per la vita, avere (o non avere) al fianco qualcuno che la sua vita, per te, la sacrificherebbe senza pensarci un secondo.
Qualcuno che potrà anche essere un imbecille, un peccatore, uno stronzo, ma quando hai in mano una lama insanguinata e davanti un nemico che vuole la tua pelle, non è il momento di mettersi a fare tanto i moralisti.
Sulle barricate conterà solo l'amore, e quello per i figli non ha eguali sulla Terra.
E a volte, chissà, una battaglia che appare disperata si può anche vincere.
O almeno riuscire a sopravvivere per combattere un altro giorno, che poi è lo stesso.
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