paese reale

Dal punto di vista strettamente antropologico, nella fattispecie di quella branca della disciplina che viene detta "antropologia della prossimità", per distinguerla dall'approccio rivolto allo studio delle civiltà più lontane del nostro emisfero, la festa della Madonna delle Grazie, che si svolge ad Avellino, nei primi giorni di luglio, intorno alla suggestivo luogo di culto a lei dedicato, costituisce un'occasione imperdibile per osservare da vicino i caratteri più diffusi dell'etnia avellinese. A partire dalla particolarità del suo porsi e vivere, nell'affollamento di persone provenienti da quasi tutti i quartieri cittadini, un appuntamento assai sentito che mescola sacro e profano, bancarelle che vendono torrone e noccioline e lunghe file per andare a toccare la statua della Madonna esposta nella chiesetta, a cui riservare una supplica o semplicemente corrispondere un'offerta. Mentre fuori è tutto un frastuono di musiche e voci, giostre per bambini e l'inevitabile attrazione canora sul palco in fondo alla strada.
Per due giorni, su quella collina da cui è possibile ammirare il panorama di una città che si scopre all'improvviso bella sotto il quadro mozzafiato costituito dal monte Partenio con il venerato Santuario di Montevergine, si raccolgono, con il vestito della festa, gli avellinesi doc, quelli che rivendicano la propria "avellinesità", che impone di consumare, almeno per una sera, i riti alimentari che non tramontano mai, a base di spiga arrostita, panino con salciccia, i già citati torroni e noccioline e via dicendo. Insieme all'omaggio della Madonna. Per una sera stretti e stipati in un luogo troppo limitato per contenerli tutti. Ma il cibo è solo un dettaglio secondario nei festeggiamenti. Un contorno, nonostante siano sempre più numerosi i banchi che vendono le stesse cose, uno ad affiancare l'altro, senza farsi concorrenza. Il resto conta di più. Come la gente numerosa che si ritrova, aggregandosi sotto i pali dell'illuminazione ed i fuochi d'artificio. Qui si possono individuare le tipicità comportamentali che distinguono gli avellinesi. In molti, discendenti delle famiglie contadine che, fino a qualche decennio fa, costituivano la spina dorsale della società irpina, e che ora invece possono annoverare soltanto qualche coraggioso superstite dedito ancora alla coltivazione della terra, mentre la maggioranza di essi ha ceduto all'urbanizzazione e ha trasformato i propri terreni in villette a schiera o altre abitazioni per borghesi arricchiti. In quella Contrada Archi, dove un tempo c'era solo campagna salubre e produttiva, oggi coacervo di residenze per signori facoltosi, a poca distanza dalla Città ospedaliera e le sue brutture urbanistiche.
Ebbene, nella festa della Madonna delle Grazie, che quest'anno ha avuto come cantante invitato al concerto di chiusura un clone di Renato Zero, il cui show faceva un po' tristezza, ogni volta si coagulano quanti sono restati fedeli alle usanze della nostra città, e possiamo fare i conti con il nostro presente guardando al nostro passato.