Histoire d'A

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.. nemmeno il tempo di un 'ciao G' che lei ha già schioccato ad A un triplo bacio russo ed è dentro casa.. G parla rapido come un'avtomat kalašnikova obrazca, con quel suo gesticolare e muoversi che, anche quando narra di dispiaceri e sciagure, sembra stia facendo del cabaret comico e, nello stesso tempo, uno strip tease grondante di naturale sensualità.. A, attenta spettatrice di quel circo-moulin-rouge itinerante per il suo salotto, non può non seguire ammirata le mosse e le posture, insieme all'incredibile, perfetta drittezza della riga delle calze a rete che G porta a spasso con tutti i suoi ancheggiare.. G srotola parole su come B l'abbia abbandonata, dopo essersi rasato la chioma e preso a vestirsi d'arancione, rifugiandosi infine in Tibet (queste le ultime notizie) anche per sfuggire a una banda assoldata da N (il fornaio di fiducia e proprietario dell'appartamento di G) a seguito di un'imprecisata questione di cornetti o di corna, non s'è mai capito.. G ci tiene a precisare (se mai ce ne fosse bisogno) che, quel togliersi di mezzo di B, non sarebbe stato poi così male di per sé, anche perché 'ma quanto bruttissimo è arancione di colore! o mama mia... mai sapevo come vestirmi quando ero insieme a ristorante o kinematografo!'.. no, non era l'abbandono, il problema... ma il fatto che lo stesso N, che improvvisamente aveva smesso di farsi bastare i di lei suadenti sbatterdiciglia mentre gli cantava usignola 'due-baguette-e-cinque-pagnottine-al-latte-mi-mette-tutto-insieme-e-non-le-dispiace-se-saldo-il-mese-prossimo-coll'affitto-no?!', le aveva dato lo sfratto per recidiva morosità.. e lei come faceva adesso?.. adesso che aspettava pure un bambino, non si sa da chi (a beneficio del lettore, diciamo solo che, fonti ben informate, assicurano che il padre sia già comparso e stato citato nel fin qui mezz'alfabeto del presente racconto..) e che si vedeva mancare il sostegno anche da quel komunishta (a suo dire) d'un parentume ucraino.. parla G, parla a ruota libera.. e rivela anche di come si sia precipitata lì non appena K ('quel bello pezo di negro che vende matrioska di propria terra africa'), nel passare a salutarla, le abbia confidato della sua 'sorella madame con piccola H.. mio buono spirito in belo giardino' indicandole così la strada per trovarla.. un po' accampando la scusa di chieder consigli sulla gravidanza e futuri biberon e pannolini, un po' lusingandola con un 'tu, più bona femina che io conosco', un po' infine confessando di credere che A, un qualche modo per aiutarla, avrebbe potuto trovarlo (qui, chi scrive sospetta che G sapesse dell'appartamento di B, ormai da mesi inutilizzato da A, ma del quale B stesso non aveva mai accennato e, soprattutto, voluto consegnare le chiavi all'ucraina.. non sia mai detto che un paio di quelle chiavi fossero rimaste tra le mani di A!.. in fondo, che se ne faceva B, in Tibet, di quell'appartamento vuoto?), G finisce con l'autoinvitarsi civettuola al pranzo di natale ('due esplendide done sanno sempre come fare bella festa insieme.. anche quando sole e bandonate no?!').. A, vuoi perché divertita da quel teatro, vuoi per l'antico debole nei confronti di G, vuoi per il sospetto che in quel ventre ci possa pure essere un po' di centrafrica ('vedi mai che quel K..!'), naturalmente accondiscende all'autoinvito.. radiosa, G tira fuori i suoi regali (di cui taciamo per ossequio al buon gusto) e un album di famiglia che aveva portato seco come arma di commozione di massa, nel caso il racconto non fosse bastato.. le due, spalla a spalla, coscia a coscia, prendono così a sfogliarlo, mentre dalla finestra (lasciata socchiusa giusto per aiutar la cappa della cucina a smaltire il deciso odor di varenyky fritti che aleggia beato) giungono le note d'una canzone natalizia che più natalizia di così è difficile (ebbè, questione di marketing, ragazzi!).. e mentre quelle mani si incrociano e si sfiorano nel girar fogli e indicar volti, ironia del destino vuole che un ritratto di D campeggi (trattasi d’ingrandimento) a pagina venticinque del già citato raccoglitor di scatti.. A, con un’espressione in volto che ha come sapor di citazione [‘ohcapitanomiocapitano(conannessisospiriesinghiozzi)'], cerca di dissimulare la sorpresa e butta lì, come per caso, ‘oooh.. ma che volto interessante.. e che portamento.. sembrerebbe un attore.. però non noto somiglianze con gli altri membri della famiglia.. chi è?.. il maggiordomo?’..

priscilla ahn: silent night