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« AzzardoDavanti ad un palco vuoto »

Esiste un  cimitero dei calzini?

Post n°29 pubblicato il 23 Novembre 2007 da robb_11
 
Foto di robb_11

Scheda del post
Genere: campagna di sensibilizzazione.
Voto: *°°°°
Regia: Robb11. Attori principali: Calzino, la Lav, lo Stend e le tartarughe.
Commento: Robb11 fa spazio alla tragicomicità e sfida il lettore alla risata drammatica. Tutto ciò mentre si mangia le unghie.

Ciao a tutti. Chi vi parla è un calzino. Mi descrivo: sono un calzino bianco di spugna. Al mio collo porto due righe colorate rispettivamente di rosso e di blu. Ho 10 anni. Già, la mia vita è lunga, ma posso assicurarvi che c'è chi vive di più. Il mio elastico ormai è logoro e il mio responsabile non mi vuol fare più lavorare. Mi ha riposto nel cassetto perché ho perso la mia dolce compagna nell'ultimo lavaggio. Sono apolitico: concordo sia con la destra sia con la sinistra. Se indosso adeguate scarpe posso fare lunghe passeggiate inodore. Il genere umano femminile, ad un primo appuntamento, non mi gradisce tanto se mi trovo sotto un pantalone elegante o jeans. Molti colleghi, a causa della mia età, mi chiamano calzone, ma non ho nulla a che vedere con la pizza, anche se mi piace tanto. Ma non è questo il punto.
Mi sto ritagliando questo spazio, gentilmente concessomi da Robb11 che ringrazio sentitamente, per sensibilizzare il genere umano circa l'atroce fine del genere calzino.
Dobbiamo ammetterlo. L'avete pensato tutti, ma finora nessuno ha avuto mai il coraggio di dirlo: noi calzini non finiamo
 mai di stupirvi. E' facile e forse sembra anche logico che un maglione cambi colore o si restringa. Difficile è spiegare come, dopo un lavaggio in lavatrice, il numero dei calzini, ahimé, diminuisca. Il problema è che non ve ne accorgete subito.
Un lavaggio di calzini è come la cova delle tartarughe marine. Molte vengono deposte, ma non molte sopravvivono.
Quello che vi chiedo è di appoggiare la mia lotta verso l'approvazione dell'eutanasia del calzino.
Vi porto la mia esperienza. Il mio responsabile appartiene al genere umano maschile. Dopo una giornata di lavoro è davvero un disonore essere appallottolati insieme alla compagna; Se poi ci aggiungete la sua difficoltà nel fare centro da due metri nel cesto della biancheria sporca, capirete che è già una grossa difficoltà da superare. Molte volte sono entrato in quel maleodorante cesto infernale senza la mia compagna che cadeva fuori dal bordo. Ogni volta cercavo di tenerle il collo mentre lei era penzoloni come nei migliori film hollywoodiani, ma non sono mai riuscito a tirarla su.
Dopo un po' di giorni, in quel cestino si comincia a star stretti finché un misterioso essere umano femminile non viene a prenderci dal cesto per portarci nel luogo del macello del calzino, il luogo del nostro terrore: la "lavatrice". E' un termine che non si dice tra calzini, incute timore e quando uno di noi lo dice, gli altri scappano o cercano di cambiare discorso. E proprio in questo tragitto, molti di noi cercano di sfuggire all'atroce e ciclico destino. Alcuni cadono dalle braccia dello spietato essere umano e rimangono lì per terra cantando vittoria. Ma non è così. L'essere umano è spregevole: torna indietro apposta per prenderti. Una volta che sei nella Lavatrice (brrr...), devi cercare di rimanere a galla in quell'acqua inquinata finché la  tempesta non si calma. Alcuni calzini bianchi addirittura cambiano colore dalla paura.
Terminata l'agonia e bagnati fradici, l'unico nostro desiderio sarebbe quello di essere posti nel cassetto. E invece no. Non c'è limite al sadismo dell'essere umano che ci impicca dal collo a quello che viene chiamato "Stendino" (altra parola da pronunciare con il contagocce).
Alcuni non riescono a resistere a questa agonia e cadono. E' stato straziante vedere la mia compagna cadere nel vuoto. Altri invece riescono a sopravvivere, ma senza compagna vengono, come me, riposti nel cassetto fino al ritrovamento di un'altra compagna e vi assicuro che per un calzino blu non è indifferente avere come compagna una calza nera. E quindi poi si ritrovavo quelli coem me, che non possono decidere la propria fine, che non possono decidere di morire per l'unghia di un alluce tagliata male o per un elastico ormai insoddisfacente.
Io sono destinato a vivere quì, in questo cassetto, per il resto della mia vita, aspettando un altro calzino con le bande rosse e blu. E nel frattempo vedrò il ciclo di mille altri calzini che andranno nel cesto, nella lav..., sullo stend... e poi ancora nel cassetto. Quì a vita, aspettando ogni anno di essere scelto come calzino spaiato preferito da utilizzare come contenitore di dolci post natalizi. Vorrei farla finita, ma non posso. Vorrei andare nel magico posto di cui mi raccontavano quando ero giovane e inusato: il cimitero del calzino, il posto dove ogni calzino va quando sparisce dal cassetto.
Mandate questa storia a 10 contatti email a vostra scelta, fatela girare affinché la storia del calzino scompagnato possa sensibilizzare il genere umano. Non lasciarla morire così. Ci sono calzini in ogni parte del mondo che vorrebbero essere aiutati. Se non lo farai ti puzzeranno i piedi a vita. Inizia questa catena se hai un po' di cuore per il genere calzino.

 
 
 
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