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Messaggi del 23/04/2015

Gli insulti a GIANNI MORANDI: la gente in realtà non odia né lui né i migranti

Post n°6896 pubblicato il 23 Aprile 2015 da romolor
 
Foto di romolor

Gli insulti a Gianni Morandi dopo che il cantante ha pubblicato sulla sua pagina Facebook delle considerazioni sui migranti, "anche noi italiani lo siamo stati!".
14 mila risposte, coi fans in larga parte rivoltatisi contro l'interprete di "Canzoni Stonate". Insulti, rabbia nei confronti del post, del cantante, ma soprattutto dei migranti, visti e "subìti" come indesiderati.
Addirittura, ne ha parlato il tg1, che di solito non dedica molto spazio a ciò che avviene su internet.
Ma perché tutto questo?
Secondo me la questione travalica razzismo e paure degli italiani.
E' sicuro ormai che chi naviga su internet non sopporta che delle questioni importanti o "impegnate" se ne occupino cantanti, attori e vip.
La reazione è di rifiuto. I vip, i cantanti, vengono visti come ricchi privilegiati che, dall'alto del loro "trono", possono occuparsi del sociale come puro hobby, con quella sorta di distacco dato cioè da una tranquillità acquisita tramite le conquiste professionali raggiunte e, conseguentemente, dai soldi.
E' chiaro che un cantante come Morandi, sulla breccia da oltre 50 anni e che pure ha dovuto affrontare sconfitte professionali, ha una visione meno drammatica rispetto a ordinari impiegati, precari e disoccupati.
Dunque l'aggressione a Morandi, o meglio ai migranti "tramite" Morandi, è non tanto a chi arriva coi barconi e viene accolto in alberghi "a quattro stelle ", come qualcuno ha rimproverato, ma diretta in realtà ,sotto sotto, all'indifferenza di chi dovrebbe risolvere la questione. Dunque la politica, o i nostri rappresentanti.
E' certo però che si dà troppa importanza ormai, alle esternazioni su Fb delle varie Albe Parietti e di personaggi simili i quali hanno capito che rimanere alla ribalta mediatica è più facile di prima. Basta qualche considerazione sopra le righe su Facebook ed è fatta.
ROMOLO RICAPITO

 
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TERRORE NEL SALENTO: DUE SORELLE VEGLIANO UN MESE IL PADRE MORTO

Post n°6895 pubblicato il 23 Aprile 2015 da romolor
 
Foto di romolor

Le due sorelle, di 50 e 47 anni, che in un piccolo paese del Salento (Novoli) hanno vegliato il padre morto, che "riposava" su una sedia a sdraio.
La notizia è stata paragonata a un film horror da alcuni cronisti che si sono non sbizzarriti nel rimestare nel macabro , ma di certo hanno avuto a che fare forzatamente con agghiaccianti particolari.
C'è chi ha scritto che le due "ragazze", ormai mature, avevano un rapporto troppo esclusivo col genitore, ex commerciante.
Che erano asociali. Dunque, incapaci di reggere a un lutto.
Tra i particolari macabri, ho letto quanto segue. Le fessure della camera da letto "otturate" con panni e altrom affinché vermi e farfalle della decomposizione non penetrassero negli altri ambienti della casa. E ancora: panni stretti sul cadavere per impedire ai liquidi organici di espandersi.
Un parente, giunto in visita nella casa del defunto (credendo di trovarlo vivo) dal tanfo proveniente dall'appartamento ha capito qualcosa: anche perché le ragazze si rifiutavano di aprire la porta. Dunque l'arrivo delle forze dell'ordine, che entrate con la forza, si sono trovate davanti a una scena più raccapricciante di Psycho, di Alfred Hitchcock.
La figlia maggiore è stata ricoverata in trattamento sanitario obbligatorio; la minore in una struttura protetta.
La "soluzione" del caso potrebbe essere un lutto meno recente, ma vicino: un fratello di 41 anni scomparso in mare nel settembre 2014.
Si è parlato di "arresto cardiaco".
E' probabile allora che quelle due povere donne, già rattristate per la morte del loro congiunto, così tragica e precoce, abbiano fatto fronte comune per rifiutare almeno quella dell'anziano padre, fatto che le avrebbe definitivamente "condannate" alla solitudine.
E' possibile anche , però, che la sofferenza delle due sorelle abbia origini anche più lontane.
Dunque il fatto "sconcertante" del cadavere conservato in casa è solo la punta di un iceberg.
E non si tratta di un caso isolato: altri fatti di cronaca di questo genere sono emersi e purtroppo forse emergeranno in futuro .
Si tratta di nuclei familiari autoreferenziali, senza l'aiuto dei servizi sociali e che tentano di rinchiudersi al loro interno, per paura di confrontarsi con gli altri, in una forma di auto-protezione patologica.
ROMOLO RICAPITO

 
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