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Messaggi del 05/11/2014
E' bufera su Alfonso Signorini, direttore di Chi dopo il titolo-scandalo a commento della foto della ministra Marianna Madia che gusta un cono in automobile: "Ci sa fare col gelato".
Reazioni indignate, scandalizzate da parte di molte donne. Ma anche Enzo Iacopino, presidente nazionale dell'Ordine dei Giornalisti tuona dal suo profilo Facebook:"La malizia del titolo merita una severa censura". Aggiungendo anche: "Fatti alcuni doverosi accertamenti, ho chiesto, da giornalista, all'Ordine territorialmente competente di valutare le responsabilità.
Se qualche imbecille considererà questo un attentato alla libertà di stampa, me ne farò una ragione. Sopravviverò".
Ma Signorini se ne impippa e rilancia parlando con Mulè di Panorama: "Io una che mangia il gelato come Marianna Madia non l'ho mai vista".
Probabilmente la querelle non interessa alla maggior parte degli italiani, che lottano con le nuove tasse e la disoccupazione dei figli.
Ma nei salotti chic e nel mondo "culturale" di Roma capitale, la questione impazza.
Si tratta di uno "stratagemma" da parte di Signorini di accentrare l'attenzione sul suo nome e vendere la sua biografia appena uscita, "L'altra parte di me", ricca di gustosi gossip? Come quello, davvero incredibile di una scatenata Valeria Marini che, prima del coming out del prode Alfonso , lo sedusse in una camera d'albergo, dando inizio a una incredibile relazione durata sei-sette mesi?
O si tratta, invece, di un giornalismo "politico"? Infatti Signorini, grande amico della Pascale, in un tweet lamenta che nessuno difese la bella Francesca quando fu ritratta in certe vecchie foto e filmati col suo "Calippo" (un noto ghiacciolo) .
Oppure, nessuno prese le parti delle donne politiche Carfagna e M. V. Brambilla, per le vecchie foto osèe della prima risalenti al suo passato di show girl e il contestato uso di giarrettiere dell'altra.
Si profila dunque uno scontro di poteri politici dietro l'innocente cono gelato gustato dalla bella Marianna Madia.
Intanto il responsabile dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, Gabriele Dossena, ha comunicato di un procedimento disciplinare già intentato contro il direttore di Chi.
Ma Signorini fa spallucce: come un bambino che, dopo avere rubato il barattolo di marmellata, candido candido risponde alla mamma "Che ho fatto di male"?
ROMOLO RICAPITO
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E' stato pubblicato dalle Edizioni Dalla Costa il saggio MILVA, LA VOCE DELLA POESIA, 154 pagine, 14 euro.
L'autore, Roberto Cardia, nato a Monza nel 1963, è laureato in Lettere Classiche ma anche in Lingue e Letterature Straniere.
Il volume non è una biografia di Milva, ma un'esplorazione dell'interiorità dei poeti da lei portati sulla scena teatrale, da Bertolt Brecht in poi.
Queste esibizioni, ricercatissime sul piano della regia (Giorgio Strehler in primis) offrono al pubblico una forma di teatro "alto" e impegnato socialmente, che ben si coniuga con la canzone e con l'arte recitativa di Milva.
Milva infatti, pur essendo nata come cantante popolare, è diventata col tempo un'icona del teatro "impegnato".
Il teatro di Brecht nasce in realtà come teatro "popolare", al fine di denunciare al pubblico le derive del potere politico che uccidono gli uomini a livello spirituale e, conseguentemente, materiale.
Dunque, come Cardia sostiene, la cultura "non è di élite, ma è popolare nella sua vicinanza all'uomo".
Milva è certamente un'eccellenza tra le cantanti ma, stranamente, è stata spesso più considerata all'estero che in Patria, almeno nell'ultimo trentennio.
L'Opera da Tre Soldi di Bertolt Brecht su musiche di Kurt Weill risale al 1928 e denuncia principalmente le grettezze opportunistiche della logica borghese.
Rappresentata al Piccolo Teatro di Milano nel 1973 in una versione completamente rinnovata rispetto a quella italiana degli anni dal 1955 al 1959, vede Milva in scena nel ruolo di Jenny delle Spelonche.
Brecht è poeta politico degli uomini corrotti.
Milva ritornerà ad essere "popolare" con la partecipazione al Festival di Sanremo del 2007, presentato da Pippo Baudo, suo fervido ammiratore.
Ma la scelta del brano, "The Show Must Go On" scritto (parole e musica) dal compianto Giorgio Faletti la pone al di sopra della manifestazione e dunque estranea al concetto di cantante commerciale, per contenuti e atteggiamenti.
Le sue apparizioni in televisione vengono volgarizzate con domande stupide su presunte operazioni di chirurgia estetica, ignorando il suo background, anche per l'ignoranza di giornalisti e presentatori.
A teatro, la sua presenza riflette una sorta di immobilità quasi sacerdotale mentre si accarezza i capelli, vezzo che non abbandona nemmeno quando è ospite dei talk show.
L'intento dell'artista è quello di comunicare, non soltanto con la sua potenza vocale, ma soprattutto con le sfumature della sua voce (che danno i brividi) ora languida e subito dopo roca, concetti e sentimenti cari ai letterati .
In Milva canta Brecht è bene evidente del resto come l'arte e l'attività intellettuale che ne conseguono siano profondamente radicate nella società e nella storia .
Arte dunque come impegno, ma anche unita a idea socialista della mente e della rivoluzione.
Le simpatie politiche di Milva, detta "La Rossa" (da una canzone di Jannacci scritta apposta per lei) sono "comuniste".
Ma mai imposte in scena, perché la sua presenza è diretta a coinvolgere un pubblico che non sempre si interessa di politica, ma va sensibilizzato su temi sociali più interiorizzati, rispetto a quelli strettamente politici e legati all' attualità.
In Brecht Milva veste abiti maschili come l'industriale Mayer.
La gioventù omicida è rappresentata da Jakob Arfelbock, ragazzino che ha ucciso i genitori nascondendoli nel comò. "Perché l'ho fatto proprio non lo so".
Arfelbock vede un suo alter ego nell'italiano Pietro Maso, che ammazzerà i genitori forse per l'eredità.
Stabilito che la società di Brecht è anti-naturalistica, corrotta e decadente, in Canzone di una Giovane Puttana, Milva denuncia anche la società contemporanea, totalmente mercificata.
La compassione di Brecht però si tramuta presto in disprezzo.
Ma Milva collaborò anche col musicista Astor Piazzolla, a partire dal 1984, fino alla morte dell'artista, avvenuta nel 1992.
In Piazzolla ("Morire a Buenos Aires") la poesia è evocativa del canto e rappresenta la solitudine come condizione essenziale del poeta.
Buenos Aires è il luogo del ritorno dall'esilio; mentre Balada para un Loco è l'assenza di confine che normalmente è veicolata dalla follia.
Nello spettacolo Milva canta Merini, la cantante unisce la sua arte a quella di Alda Merini, considerata la più grande poetessa italiana del Novecento.
Le poesie di Merini vennero musicate da Giovanni Nuti. Attualmente sono portate in scena da Monica Guerritore, sempre con la collaborazione di Nuti.
Mentre Alda Merini suona al pianoforte Johnny Guitar (canzone interpretata in passato dall'americana Peggy Lee) , Milva si fa piccola dinanzi alla poetessa, intonando lievemente questo componimento di sofferenza amorosa, in un'epifania dell'arte.
L'uomo che ha dimenticato i sandali nel brano "I Sandali" è invece , in maniera insospettabile, un religioso.
I fallimenti artistici descritti dalla canzone di Giorgio Faletti "The Show Mut Go On", alla quale si è accennato, non appartengono a Milva, ma alla sua vita intima, spesso condita da amori sofferti e da lutti.
Il disco d'addio della cantante è "Non Conosco Nessun Patrizio" (2010) , con musiche di Battiato e testi di Sgalambro.
Si tratta di canzoni portate al successo da Franco Battiato o già interpretate dalla stessa Milva nel precedente ellepì e cd ' ' Svegliando l'Amante che Dorme (1989) .
Il Ballo del Potere è la canzone più attuale: essa mischia l'arroganza e la volgarità della politica italiana (e non) con immagini suggestive di aborigeni dell'Australia e pigmei dell'Africa impegnati in riti di fertilità (nella terra rilasciano il loro sperma).
La variante di Luneburg vede Milva ancora a teatro in un testo tratto da un romanzo di Paolo Maurensig del 1993, modificato in "fabula in musica" per Milva, che interpreta 10 canzoni. L'ultima rappresentazione di Milva è del 2011, dopo l'annunciato (ma disobbedito) "ritiro".
Milva è la Cantastorie (punto di partenza brechtiano) che denuncia la Shoah . La storia infatti è ambientata a Bergen-Belsen, campo di sterminio nella landa di Luneburg.
Gli scacchi sono una metafora della sopravvivenza, che da finto "gioco" si fa dramma, intenso e soffocante, mentre in scena Milva diventa da narratrice una normale spettatrice, straniata ma poi partecipe di un'ingiustizia che ha ucciso milioni di innocenti.
Come in Brecht, l'opera di Maurensig vuole "educare ": a riflettere, ma soprattutto a fare sì che non si ripetano gli errori della Storia.
ROMOLO RICAPITO
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Inviato da: martellodgl13
il 13/05/2022 alle 14:32
Inviato da: martellodgl13
il 12/05/2022 alle 19:42
Inviato da: spalmieros
il 20/09/2021 alle 09:33
Inviato da: Coulomb2003
il 10/11/2020 alle 12:33
Inviato da: cassetta2
il 20/04/2020 alle 16:11