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Messaggi del 29/03/2015

M, di FRITZ LANG, FILM_SIMBOLO DEL BIFEST DI BARI

Post n°6866 pubblicato il 29 Marzo 2015 da romolor
 
Foto di romolor

M - Il mostro di Düsseldorf
Il film di Fritz Lang più visto nell'ambito della Rassegna dedicata al cineasta austriaco dal Bifest barese
di ROMOLO RICAPITO


Dell'ampia retrospettiva dedicata al regista Fritz Lang nell'ambito del Bari International Film festival tenutosi nella città pugliese dal 21 al 28 marzo 2015, il film che sicuramente ha ottenuto più successo di pubblico è M, il Mostro di Dusseldorf, del 1931, la cui locandina originale è stata scelta come simbolo del Bifest stesso, prima ancora della "dedica" della stessa rassegna al regista appena scomparso Francesco Rosi.
E' incredibile come un'opera risalente a ben 84 anni fa risulti di così grande attualità e modernità.
La vicenda delle bimbe scomparse a Berlino (dove è ambientata in realtà la storia) e poi uccise dal tragico ciccione interpretato da Peter Lorre è una metafora di vari temi.
Le uccisioni sono preannunciate dal personaggio di Elsie Beckmann, la prima vittima descritta, che fischia un'ossessiva melodia, recitando nel contempo una macabra filastrocca.
La madre della bimba, interpretata dall'attrice Ellen Widmann (apparsa negli anni Settanta nelle celebre serie tv "Emil". tratta da Astrid Lindgren) è l'archetipo di tutte le mamme preoccupate e angosciate circa la sorte dei propri figli, che non sono al sicuro mai, nemmeno nel semplice tragitto casa-scuola.
La mela minuziosamente sbucciata con un coltellino dal "mostro" recitato dall'allora ventisettenne Peter Lorre in stato di grazia, è un simbolismo della crudeltà che si annida in questo individuo, così come il palloncino che si vede all'inizio è un altro cupo simbolismo.
E' descritta in maniera perfetta l'angoscia generata dalla scomparsa di Elsie, non l' ultima bimba assaltata dal maniaco omicida e pedofilo.
Il tutto in una Berlino esplorata anche nei suoi angoli nascosti, come i vicoli popolati di notte dalle prostitute.
Ma "M" è anche anticipatore di tematiche simili che saranno sviluppate altrettanto bene nel successivo "Furia": il clima di sospetto, di diffidenza, le accuse a 360 gradi, l'isteria collettiva generata da atti criminali che sono solo il punto di partenza per raccontare altro.
L'assassino che scrive alla stampa è un altro classico comportamento criminale che compare anche in film recentissimi come Zodiac di David Fincher, Ma a dominare la trama è la preoccupazione che crimini così eclatanti e orrendi generano abitualmente nella popolazione .
Le impronte digitali, le perizie calligrafiche, l'interpretazione del carattere dell'assassino attraverso la scrittura attengono a indagini classiche e alla cultura che si è sviluppata attorno a Freud.
Le caramelle sono un altro oggetto-simbolo che concretizza il mezzo usato dall'assassino per convincere le piccole bimbe ad avere fiducia in lui.
Questo soprattutto in un'epoca remota, quella ancora di molto anteriore alla Seconda Guerra Mondiale, dove l'ingenuità dei bimbi non era contaminata da strumenti moderni generanti allerta con le loro informazioni come oggi sono la tv il   computer.
I delinquenti abituali che si ritrovano a mal partito a causa delle strade presidiate da agenti impiegati per la ricerca dell'omicida delle bimbe e che decidono dunque di catturarlo per potere poi continuare i loro loschi affari con più tranquillità, sono un' altra situazione simbolica e che si ripropone in casi simili in tutte le epoche e culture.
L'indagine vera e propria allora diventa una disamina di varie situazioni sociali e soprattutto di discussioni all'interno dei membri di una stessa comunità di legge, o fuorilegge.
Le dissertazioni di tali personaggi rendono a metà opera la sceneggiatura, scritta dallo stesso Lang, piuttosto verbosa e ricca, mentre gli ambienti chiusi si trasformano in vere e proprie camere a gas, in un'epoca in cui i danni del fumo non erano ancora adeguatamente conosciuti dalla popolazione.
E' evidente poi come l'intera vicenda del "Mostro" e dei bambini uccisi sia soltanto un espediente intelligente per raccontare altro, ovvero un'indagine socio-comportamentale di persone che abitano in un determinato ambiente cittadino e delle loro dinamiche che, seguendo un fatto principale, si diramano poi in strade a sé stanti, come dei cerchi concentrici.
I personaggi femminili sono solo di contorno, come la fantesca sorda, la madre di Elsie in grembiule e ciabatte, le bambine bionde, ingenue e credulone.
Le donne quasi assenti, comparse supine e passive a logiche maschili in un secolo dove l'uomo è ancora e sempre al centro del comando, sono un'altra elaborazione implicita della storia , così come il cognac è un altro elemento maschile : lo bevono i tutori della legge e lo stesso assassino per darsi coraggio prima della pubblica confessione. Infine, da non dimenticare l'humour che stempera la vicenda verso il finale, allorquando essa viene smitizzata e ricondotta a pura farsa da un finto avvocato appartenente alla malavita in un tribunale del popolo di delinquenti e prostitute
ROMOLO RICAPITO

 

 
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47, MORTO CHE RECITA. PAUL WALKER RIVIVE SUL GRANDE SCHERMO CON NUOVI TRUCCHI. E' POLEMICA

Post n°6865 pubblicato il 29 Marzo 2015 da romolor
 
Foto di romolor

Leggo che l'attore recentemente scomparso ancora in giovane età per un incidente automobilistico, Paul Walker (1973-2013) , è stato fatto rivivere sullo schermo con trucchi top secret, utilizzando suoi filmati, tecnologie digitali e finanche due suoi fratelli, credo somiglianti all" originale".
"Morto che recita" ha titolato Dagospia, per questa notizia sul film in uscita di Walker, dal titolo Fast and Furious 7.
Ammettendo anche che il cinema è finzione, che senso ha tutto questo?
Una cosa sono i trucchi alla James Bond, oppure invecchiare o imbruttire un personaggio per la resa scenica, doppiarlo o farlo sostituire in scene pericolose da uno o più stunt men.
Ma fare rivivere un uomo sia pur bellissimo e amato come Walker con questi artifizi di dubbio gusto non è rendere giustizia alla sua arte e soprattutto alla sua memoria.
Tali espedienti sono stati però già utilizzati, almeno in parte, per altri attori tragicamente scomparsi,come il suicida Philip Seymour Hoffman (1967-2014) e credo anche Brandon Lee per Il Corvo. Ma dalla morte di Lee (1993) le tecniche cinematografiche si sono ulteriormente perfezionate, tanto che è sufficiente animare poche sequenze girate che, integrate coi vari digitale e altre "diavolerie", sono in grado di ricreare qualunque attore scomparso o impedito alla recitazione ad esempio da malattia grave.
La pellicola in questione uscirà il 2 aprile.
E, magari, azzardo, Paul Walker potrà anche vincere un Oscar. Ma non so in quale categoria.
Quella del migliore "morto vivente protagonista" sul grande schermo ?
ROMOLO RICAPITO

 
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