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Strage di Ustica/ ultima interrogazione senatore Giovanardi 15 maggio 2012

Post n°796 pubblicato il 16 Giugno 2012 da laura561

 

Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-07462
presentata da
CARLO GIOVANARDI
martedì 15 maggio 2012, seduta n.722

GIOVANARDI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'interno e della difesa - Premesso che:

per la triste vicenda che portò, il 27 giugno 1980, all'esplosione in volo del DC9 Itavia nel cielo di Ustica e quindi alla morte di 81 persone tra passeggeri ed equipaggio sono stati celebrati, nel recente passato, i tre gradi di processo penale previsti dall'ordinamento giudiziario italiano, che hanno sanzionato la completa innocenza ("perché il fatto non sussiste") di quattro Generali dell'Aeronautica militare rinviati a giudizio con l'accusa di "alto tradimento" (art. 289 codice penale ed art. 77 codice penale militare: "impedimento/turbativa degli organi costituzionali nell'esercizio delle loro funzioni");

nonostante una lunghissima istruttoria (1980-1999) ed i tanti anni occorsi per portare a termine i citati dibattimenti, per il caso non è stato possibile pervenire a verità giudiziarie - con prove cioè "al di là di ogni ragionevole dubbio" - circa la causa che, a suo tempo, provocò la caduta del DC9 e le responsabilità connesse;

riguardo alla causa e alle responsabilità della caduta dell'aereo sono ancora in vita ipotesi che, a seconda dell'ottica con la quale si guarda il tutto, vedono un coinvolgimento della Libia, talora (ambito mediatico e "parte civile") come "parte offesa" (ipotesi di "battaglia aerea" finalizzata all'abbattimento di uno/due velivoli di nazionalità libica) e talaltra come "parte accusata" (ipotesi "esplosione interna del velivolo DC9, sostenuta, nell'ambito dell'istruttoria, dai 3 pubblici ministeri / collegio peritale di ufficio, e ribadita in ambiti pubblicistici e specialistici, che ne affiderebbero la responsabilità a "mano libica");

dopo il recupero e il riassemblaggio dei pezzi dell'aviojet si è accertato che non c'era traccia di esplosione di un missile, rimanendo quindi in piedi soltanto l'ipotesi di una quasi collisione con un altro aviojet, ipotesi peraltro smentita dall'accertata non presenza di altri velivoli in volo a quell'ora nella zona di caduta del DC9;

viceversa la commissione di indagine tecnica, compresa quella affidata ai migliori esperti di tutto il mondo, ha concluso per l'esplosione di una bomba a bordo quale causa della caduta del DC9;

a giudizio dell'interrogante sarebbe stata opportuna, oltre ad una "chiamata in causa" delle Istituzioni competenti del menzionato Paese nordafricano, anche e soprattutto la disponibilità di queste ultime a fornire risposte alle richieste di collaborazione avanzate dall'Italia;

in data 5 ottobre 1989 (si vedano le pagine 1446 e 1447 della "Sentenza-ordinanza" del giudice istruttore dottor R. Priore) con una rogatoria promossa dal giudice istruttore si richiedeva alle competenti autorità di Tripoli l'esecuzione di testi idonei a riferire quanto a loro conoscenza in relazione all'esplosione del DC9 Itavia avvenuta il 27 giugno 1980 nei pressi di Ustica, ponendo a loro le domande ritenute pertinenti. Le autorità interpellate facevano sapere, per via diplomatica, solo di aver creato una Commissione ad hoc presieduta da un alto Magistrato e composta da tecnici qualificati ed esperti giuridici;

in data 7 marzo 1991, considerando che negli atti sono rinvenibili notizie di collegamenti tra l'incidente di Ustica e la caduta del MIG 23 dell'Aviazione militare libica in Castelsilano (estate 1980), si richiedeva alle autorità di Tripoli l'acquisizione di copia della perizia autoptica disposta dall'autorità giudiziaria nordafricana sulla salma del pilota del MIG 23, la visione dei rottami dell'aeromobile e di quanto appartenuto al pilota, l'acquisizione dei rilievi fotografici compiuti e, infine, l'esame dei testi a conoscenza di circostanze e di fatti;

in data 24 novembre 1993, la stessa rogatoria è stata estesa per l'esame testimoniale dei componenti della Commissione italo-libica e per l'acquisizione di copia della relazione sul fatto eventualmente redatta dalla parte libica;

a tutte le citate richieste, pur sollecitate il 6 marzo 1991 e il 2 marzo 1992, non è stato fornito alcun riscontro, tanto da indurre l'inquirente a non formularne più altre verso la Libia ed a proporre l'allora Dicastero di grazia e giustizia la valutazione dell'opportunità di denunciare, nell'ambito dei rapporti tra gli Stati ed in sede politica, le inosservanze rilevate;

per quanto è dato di sapere all'interrogante, nonostante quest'ultima indicazione, la "denuncia " delle inosservanze del Paese nordafricano (in materia di rogatorie) non è mai stata presa in considerazione dalle competenti autorità italiane, lasciando così "campo libero" a quello che, in ambito della "Sentenza-Ordinanza" del G.I., è definito uno spregio di normative previste da trattati e consuetudini del diritto internazionale (pag. 1404);

il Presidente del Consiglio dei ministri italiano, in data 18 aprile 2000, ha scritto al presidente Usa, al Presidente francese ed al leader della Rivoluzione del grande Fatah;

l'iniziativa è stata ripetuta il 16 giugno 2000 ribadendo l'interesse prioritario del Governo italiano sulla questione Ustica, rinnovando ogni sentita premura per un intervento presso le Autorità della Jamahirja Araba Libica Socialista al fine di conseguire le informazioni di cui esse potrebbero disporre;

il Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton ed il Presidente della Francia Chirac hanno risposto con lettere personali al Presidente del Consiglio dei ministri italiano Giuliano Amato, smentendo con decisione ogni coinvolgimento dei loro Paesi nell'accaduto, ed inoltre Stati Uniti e Francia hanno risposto decine di volte alle rogatorie avanzate dalle nostre autorità giudiziarie;

negli anni che seguono non si registra alcuna iniziativa, né libica né italiana;

negli anni '80 si verificarono altri gravi episodi terroristici: in particolare (e si rivelano diverse assonanze con la strage di Ustica), due gravi episodi provocarono l'esplosione in volo (detonazione di un esplosivo al plastico nel cielo della cittadina di Lockerbie in Scozia) di un Boeing 747 della compagnia Pan Am (21 dicembre 1988) e di un DC10 della compagnia francese UTA (esplosione di una bomba nel cielo di Ténéré in Niger, in data 19 settembre 1989);

dopo anni di silenzio la responsabilità libica è stata riconosciuta da Tripoli a seguito dell'intervento e delle sanzioni ONU nei riguardi del Paese nordafricano, sollecitate da Usa e Francia ed ufficializzate nelle risoluzioni n. 731 e n. 748 del 1992, alle quali segue la n. 833 del 1993;

anche per la strage avvenuta alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980 sarebbero comparsi elementi (ipotesi di taluni "esperti" del settore la cui firma compare in più "saggi") che rinvierebbero a responsabilità libiche correlabili ad una sospetta forma di "vendetta", a sua volta preceduta da una "minaccia" (identificabile nella strage di Ustica, 27 giugno 1980) nei riguardi del nostro Paese a motivo dell'atteggiamento tenuto in merito alla cosiddetta questione maltese, sorta a seguito del trattato che prevedeva: la difesa, da parte italiana, dell'integrità territoriale dell'isola di Malta, un cospicuo aiuto finanziario e la disponibilità a fornire mezzi per la ricerca petrolifera all'interno delle proprie acque territoriali sui "Banchi di Medina", zona di mare rivendicata anche dalla Libia;

considerato che:

le dichiarazioni espresse di recente (19 gennaio 2012) dall'Ambasciatore libico a Roma, Abdul Hafed Gaddur, circa la disponibilità della nuova Libia a collaborare con l'Italia per il caso Ustica (si veda comunicato Ansa del 19 gennaio 2012 ore 20.45) portano ad essere fiduciosi;

a giudizio dell'interrogante vi è, ormai, un imperativo bisogno di verità, la cui ricerca e la cui acquisizione rappresentano le uniche strade che conducono al lenimento del dolore dei familiari delle vittime delle non poche tragedie terroristiche degli anni '80. Dette strade, inoltre, risultano essere le sole capaci di evitare l'ingiusto coinvolgimento nei fatti di istituzioni e di persone innocenti, contribuendo infine a demolire i pericoli propri di un invasivo e fuorviante immaginario collettivo. E ciò senza considerare che, ove gli auspicati passi nei riguardi di Tripoli permettessero di leggere meglio gli attentati terroristici citati, potrebbe essere, anche e finalmente, scritta in modo compiuto la pagina afferente non solo alla verità dei fatti, ma anche al quantum che va devoluto, a chi ne ha diritto, come doveroso "risarcimento",

si chiede di conoscere se il Governo ritenga di intervenire per favorire una "riproposizione" del dialogo con il Paese nordafricano, al fine di ottenere finalmente i chiarimenti pertinenti alla strage di Ustica e possibilmente anche a quella di Bologna (presenza di velivoli libici nello spazio aereo italiano la sera del 27 giugno 1980 - per la strage di Ustica - e "legami" tra "questione maltese" e ritorsioni terroristiche libiche.

(4-07462)

 
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