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Messaggi di Settembre 2014

 

La piola ( capitolo due )

Post n°1764 pubblicato il 10 Settembre 2014 da paperino61to

 

Non sto a dirvi le parole di sgomento che seguirono quando dissi che il loro collega era morto e soprattutto in che modo . Si guardarono tra  loro , cercando di non sovrapporsi nelle loro dichiarazioni. Per primo parlò Cesare Balti : “ E’ sempre stata una persona a modo , non saprei proprio da che parte iniziare. Non credo conducesse una doppia vita sinceramente, anzi ne son sicuro , era tutto casa e lavoro “.

A seguire parlò Lidia Velti : “ Anche io posso dire poco, un paio di volte mi invitò al bar di fronte per prendere un aperitivo nella pausa pranzo, ma nulla di più. Mi sembrava soffrisse per qualcosa, solo in seguito capii che era per la separazione dalla moglie “ .

“ Glielo ha detto De Nardi ? “ domandai  mentre osservavo che  i suoi occhi erano di un verde smeraldo.

“ No, commissario , lo seppi da Piero  “ e indicò l’altro collega.

“ Sono io commissario , Piero Padelli . Il povero De Nardi mi confidò un giorno della sua separazione . Non so perché lo fece  visto che era sempre stato un tipo poco loquace, evidentemente voleva sfogarsi con qualcuno “.

“ Capisco , e lei signora ? “ domandai all’altra donna che si era defilata in disparte.

“ Io  cosa ? Non ho nulla da dire..mi scusi “ la voce era un sussurro debolissimo.

“ Innanzitutto potrebbe dirmi come si chiama tanto per cominciare  e poi parlare leggermente più forte “ .

Mi guardò con occhi che se avessero potuto  mi avrebbero fulminato all’istante.

“ Mi chiamo Rosanna Lenzi , sono signorina e abito in piazza Solferino.  De Nardi posso dire di conoscerlo poco , anzi pochissimo , ci si limitava al saluto  “.

Pensai che fosse strano che una bella donna com’era ,  che un uomo separato non ci provasse , ma tenni per me questo pensiero.

“ Quindi nessuno di voi sa dirmi se De Nardi aveva nemici , se avesse fatto qualche sgarbo a qualche cliente ? “ domandai cercando di scrutare nei loro volti qualche segno di difficoltà nel rispondere.
 “ Che io sappia no “ rispose Balti. Gli altri fecero assenso scuotendo la testa.

“ Forse…” era la voce della Lenzi

“ Prego , dica signora, non abbia paura “ risposi.

“ Era rimasto scioccato dalla rapina avvenuta un paio di mesi addietro “.

“ Rapina ? Era al lavoro  quando è accaduto ? “.

“ No..al mattino trovammo la porta aperta e la cassaforte svuotata. Ricordo che De Nardi si accasciò e dovemmo chiamare un medico “.


“ I ladri furono trovati ? “ domandai agli impiegati.  La risposta all’unisono fu no, che ancora adesso la polizia li stava cercando. La cifra rubata era di sessantamila lire, una discreta sommetta.

Mi informai dai miei colleghi che seguivano le indagini come fosse avvenuto il furto ;  l’unica cosa a cui erano giunti che vi era stato un basista o qualcuno che sapesse poter entrare nell’ufficio senza essere visto .

“ Buongiorno commissario  , ho qui la perizia medica del dottor Stresi “ era Tirdi che mi portava la relazione appena ricevuta.

“ Grazie Tirdi la leggo subito “ .

“ Certo che è un bel casino vero ? “ mi domandò mentre metteva a posto alcuni fascicoli.

“ Direi di si, abbiamo un morto , una rapina  e basta . Tra l’altro non sappiamo manco se vi è una relazione tra loro, tu che dici ? “ domandai all’agente che nel frattempo si era seduto alla sua scrivania.

“ Io credo che ci sia, non so dirle in che modo  ma son sicuro che qualcosa ci sia. De Nardi potrebbe aver conosciuto il ladro o ladri, oppure aver visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere..”

“ Oppure  era lui il basista, il complice interno . Credo pure io che vi sia una relazione tra i due casi. Il problema è scoprirlo , credo che andrò a parlare alla signoria Lenzi “.

Tirdi sorrise ma non disse nulla gli  avevo accennato che era una bella donna . Presi il cappotto e uscii avviandomi verso Piazza Solferino.

La giornata era fresca, il cielo era scuro come a presagire una tragedia.

Arrivato chiesi alla portinaia se la signoria Lenzi fosse in casa, mi disse che era appena uscita , le era sembrato molto affannata tanto che non aveva manco risposto al saluto .

“ Capisco, vorrà dire che l’aspetto all’ingresso “ risposi .

Dopo un paio di ore di attesa decisi di tornare in ufficio. Tornai un attimo dalla portinaia e lasciai una commissione  : appena arrivava la Lenzi di chiamarmi immediatamente in questura.

Fui svegliato dallo squillo incensante del telefono : guardai l’ora : erano le due di notte .

 

“ Commissario Berardi ? “ era una voce femminile.

“ Si sono io, lei chi è ? “ domandai.

“ Sono la signorina Lenzi, so che mi ha cercata “ .

Risposi che era vero e poi domandai come mai mi telefonava a quest’ora .

“ Perché sono rientrata solo ora ,  ecco perché “ la voce non lasciava repliche e ammetto che a quell’ora della notte manco volevo farne .

“ Se è libera prima di andare in ufficio dovrei rivolgerle delle domande “ .

“ D’accordo , ci vediamo al bar di fronte alla posta. Non posso concederle molto tempo però “.

“ Giusto il tempo di prendere un caffè  , mi creda “.

La telefonata finì con queste parole, andai alla finestra e osservai il cielo ,  era stellato. Poi tornai nel letto ma riuscii più ad addormentarmi , perché mi aveva chiamato a quest’ora ? .

Arrivai all’appuntamento mezz’ora prima , entrai dentro il bar e mi sedetti a un tavolino. A quell’ora era deserto, vidi soltanto Balti e Padelli  ( gli impiegati delle Poste ) arrivare , ma non mi riconobbero.

La signorina arrivò un attimo dopo che loro erano usciti. Venne verso di me con un sorriso splendido ma anche falso.

“ Buongiorno commissario “ .

“ Buongiorno signorina , prego si segga. Cosa prende ? “ domandai.

“ Un caffè grazie. Allora mi dica , cosa vuole chiedermi ? “ .

Mentre l’osservavo dovetti ammettere ancora una volta che era una bellezza fuori dal comune. Aveva i capelli neri, lunghi fino alle spalle, occhi color verdi , il naso alla “ francesina “ e una bocca che qualsiasi uomo avrebbe ucciso per un suo bacio.

“ Ovviamente le chiederò di De Nardi . Da quanto uscivate insieme ? “.

Il volto di lei si rabbuiò di colpo e la mano con la quale  teneva la tazzina ebbe un tremolio. Tentò di dire che non era vero, ma le parole uscivano balbettanti.

“ Perché dice questo commissario ? domandò  Lenzi.

“ Semplice intuizione se vogliamo dire così. Un uomo separato da poco ,  è difficile che si confidi con altri uomini se non sono più che amici e i suoi colleghi non lo erano ; per cui   rimanete voi e la signora Velti. Quest’ultima è sposata e difficilmente avrebbe tempo da dedicargli,  quindi non rimane che  lei  :  piacente, nubile e magari buona dispensatrice di consigli “ risposi mentre finivo il mio caffè.

“ Va bene  commissario ammetto la cosa , è vero :  io e De Nardi siamo usciti insieme per qualche tempo. Era giù di morale per la separazione , mi sembrava brutto dirgli di no. Ammetto che tra noi c’era simpatia, ma la cosa finiva lì , almeno da parte mia era così “.

 “ E’ andata a casa sua ? Non mi fraintenda , mi creda. Le domando questo per sapere se aveva notato qualcosa di strano “ domandai.

“ No, mi aveva proposto di andarci ma ho rifiutato. Come le ho detto c’era solo simpatia da parte mia, non mi sembrava corretto fargli credere qualcosa che non sarebbe stato possibile. Non so se mi capisce  “.

Accennai di si.

“ Ora mi spiace ma devo proprio andare. Il lavoro mi aspetta, spero in qualche modo di esserle stata di aiuto. Se ha bisogno di me, nessun problema…mi fa piacere rivederla “ dicendo questo il sorriso comparve sul suo volto e si allontanò uscendo dal locale.

Andai alla cassa per pagare sapendo che non avrei perso certo  l’occasione per rivederla.

In ufficio Tirdi mi relazionò sulla visita fatta nell’appartamento della vittima.

“ Una mansarda in via Lombriasco. Tutto tenuto in perfetto ordine, nulla a che vedere con uno scapolo  mi creda commissario “ disse Tirdi sorridendo.

“ Già ricordi i bei tempi veri ? “ domandai all’agente

“ Bei tempi davvero mi creda. La cosa strana , e che  nell’appartamento  non vi è nessuna fotografia dell’ ex moglie. Nulla di nulla “.

“ Penso sia normale, si è separato e fa fatica a digerire la cosa ,  non credi ? “ .

“ No, per nulla. Almeno un ricordo della persona che hai amato o che ami ancora la devi per forza di cose avere ,  magari nascosta in un cassetto o in un baule , ma la devi avere , lì non c’era nulla “.

( Continua )

 



 

 

 
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La piola ( capitolo uno )

Post n°1763 pubblicato il 08 Settembre 2014 da paperino61to

 

Una giornata qualsiasi al borgo San Paolo di Torino, la gente nel suo passeggiare tra le bancarelle del mercato  osserva i prodotti che si vendono. Una piola all’angolo con via Frejus ha nel suo vociare i suoi clienti abitudinari.

“ Mi hai stufato  Giovanni , vado a casa. Lasciatelo dire  , sei proprio un asino ! “ l’uomo si alzò , era rosso in volto  difficile capire se era per il vino o per la discussione appena avuta. Fa pochi passi e poi stramazza al suolo trascinando con sé  tutto quello che era sul tavolino .

“ Mè Signor “ grida Gigi il barista.

“ Ciamè un dotor , presto “ le fa eco un cliente.

“ Largo ,fatelo  respirare “ urla un cliente che si è avvicinato allo sfortunato .

Il medico arriva subito dalla farmacia è all’angolo.

“ Cosa succede ? “ domanda mentre posa la borsa per terra.

“ Non sappiamo, si è alzato per andare via ed è caduto come una pera “ risponde Giovanni.

La folla all’entrata della piola si sta ingrandendo, tutti vogliono entrare a curiosare e  a dire la loro.

Il medico con l’aiuto di un paio di clienti volta  il corpo dello  sventurato a pancia in su.

“ Boia faus “ esclama a voce alta.

“ Chiamate la polizia, quest’uomo è morto “ .

Un brusio avvolge il locale, tutti a cercare di capire come sia morto .

“ Pronto polizia ? Chiamo dalla piola di via Frejus 12, abbiamo un morto nel locale “ a parlare era il proprietario  che in qualche modo cercava di rispondere alle domande fatte dall’altro capo del telefono.

Messo giù l’apparecchio telefonico , si rivolge al medico dicendo che entro dieci minuti sarebbero arrivata la camionetta e  andò a prendere una tovaglia per coprire il morto.

“ Chi lo va a dire alla moglie che suo marito è morto  ? “ domandò il medico .

Nessuno rispose , nessuno si fece avanti.  Il medico cercava di stare sull’evasivo alla domanda più ovvia  : com’era morto ? . Risponderò alla polizia e non a voi , questa era la frase che usciva dalla sua bocca.

Un rumore di frenata segnalava che la camionetta della polizia era arrivata.

 

“ Buongiorno , sono il commissario Berardi. Allora cosa è successo qui ? “ domandai mentre osservavo la scena.

“ Perino per favore manda via la gente , lascia solo  chi era nel locale “ .

“ D’accordo commissario “ rispose l’agente.

 

 

“ Buongiorno commissario, sono il dottore Rieti della farmacia qui all’angolo. Sono stato  chiamato immediatamente ma  purtroppo  il poveretto era già deceduto “ disse il medico che era andato incontro al poliziotto.

Mi inchinai per terra e sollevai la tovaglia, poi guardai il medico e domandai :  perché avete chiamato la polizia ?

“ Perché quest’uomo è stato avvelenato. Guardi la bava che è uscita dalla bocca , sintomo di avvelenamento “ rispose il medico.

Non dissi nulla, aveva ragione in pieno. Andai al telefono e chiamai il dottore Stresi della medicina legale.

“ Ciao dottore, c’è un lavoro per te. Si , so che ti annoiavi ed ho pensato di trovarti subito un bel cadavere. Via Frejus 12, è una piola. Di cosa è morto ? Un tuo collega dice di avvelenamento e io avallo questa tesi . Si , mi trovi qui “.  Dopo la telefonata, domandai come si fosse svolto il fatto.

Perino  prese nota delle varie testimonianze , tutti gli avventori del locale erano  concordi a dire che Giovanni e il morto avevano avuto una discussione ma non da far presagire un assassinio.

“ Commissario , mica crederà che l’abbia avvelenato io ?” domandò Giovanni .

“ Per ora non credo nulla , di certo è che il suo amico si è alzato dal tavolo ed è morto . Se riesce a spiegarmelo lei ne sarei grato “ risposi .

“ Mi dica qualcosa di lei “ domandai mentre ci sedevamo al tavolo.

“ Sono Giovanni Fassio , abito in corso Racconingi . Lavoro alla Fiat , nel tempo libero vengo qui per  stare con gli amici e a bere un bicchiere in compagnia “.

“ Come si chiama il suo amico ? “.

“ Luigi De Nardi, un brav’uomo mi creda, abita nella casa qui accanto. Lavora alla Poste , quella che si trova andando verso corso Vittorio “.

Fassio continuò dicendo che si era separato da qualche mese, ma non sapeva il motivo ne tantomeno dov’era finita la ex moglie.

 Feci segno a Fassio di andare a casa e di essere a disposizione ;  mi alzai e andai al bancone. Il proprietario era intento a sistemare le bottiglie di vino.

“ Da molto veniva qui il signore De Nardi ? “ domandai mentre guardavo la disposizione dei tavoli.

“ Da qualche annetto, prima veniva ogni tanto ma da quando si era separato molto più sovente “ .

“ Che tipo era ? “ .

Il proprietario posò la bottiglia sul bancone mentre rifletteva su questa semplice domanda.

“ Che dirle commissario ? Non era un tipo ciarliero, educato si, questo nulla da dire, diciamo che si faceva gli affari suoi “.

“ Un’ultima domanda , chi poteva avere interesse ad ammazzarlo ? “.

“ Mi verrebbe da dire la moglie , ma non credo che quella donna possa arrivare a tanto. Che io sappia non aveva nemici, mai una discussione qui dentro con gli altri avventori. Ogni tanto qualche alzata di voce, ma nulla di serio “.

Chiamai Perino e tornammo in questura mentre la gente si accalcava di nuovo per vedere quando arrivava il furgone della medicina legale.

“ Gran bella gatta da pelare ,  vero commissario ? “ domandò Perino.

“ Già, una gran bella gatta. Cerca  i nomi di tutte le persone  che lavorano alla Posta con De Nardi  e poi  vediamo di rintracciare la ex moglie “ .

“ D’accordo , inoltre terrei d’occhio anche quel Fassio  , non so a lei  ma a me puzza “.

“ Potrebbe essere un’idea , di sicuro sa molto di più di quello che vuol farmi credere. D’accordo Perino , vediamo di scoprire qualcosa su di lui “.

Arrivammo in questura e andai direttamente nel mio ufficio. Tirdi era impegnato a redigere un verbale. Mi domandò cosa fosse successo .

Nel pomeriggio Perino arrivò con la lista degli impiegati della posta, in tutto erano cinque persone compreso il direttore. Presi il telefono e parlai con il direttore, fissai un appuntamento dopo  l’ora di chiusura dell’ufficio pregando  di far fermare i suoi dipendenti.

 

Verso le cinque del pomeriggio varcai la soglia della posta dove lavorava lo sventurato De Nardi.  Mi venne incontro un impiegato dicendo che era chiusa.

“ Sono il commissario Berardi, ho un appuntamento con il direttore “ e mostrai il tesserino .

L’uomo si scusò e mi disse di accomodarmi nell’ufficio. Lo seguii , gli impiegati erano dietro al bancone che mi osservavano, c’erano due donne e un uomo .

“ Direttore, c’è qui il commissario “ disse l’impiegato.

“ Prego commissario entri e si accomodi pure. Mi chiamo Guidi Ettore  “ esclamò il direttore.

Era un  uomo sulla sessantina ,  corporatura esile, un principio di calvizia .

“ Al telefono mi ha chiesto di un mio dipendente , cosa le  è successo ? Spero nulla di grave “.

“ Vorrei poterle dire il contrario ma non sarebbe la verità. E’ morto “ risposi.

A quella notizia trasalì .

“ L’hanno avvelenato nella piola dove si trovava. Ora dobbiamo scoprire chi è stato e perché l’ha fatto . Ecco perché ho bisogno di parlare con lei e con  i suoi dipendenti “.

“ Capisco,  pover’uomo , era una brava persona. So che la batosta della separazione l’aveva segnato , non era un tipo ciarliero e tanto meno mondano,  ma io ero il direttore , sicuramente con me non si confidava . I suoi colleghi magari ne sanno più di me , venga che glieli presento “.

Mi alzai e andammo verso di loro , che nel frattempo si erano seduti nel retro dell’ufficio postale.

“ Signori e signore, questo è il commissario Berardi  . E’ qui per farvi domande sul povero De Nardi , vi prego di rispondere a tutte le domande che vi saranno poste, è molto importante. Ora se il commissario mi scusa mi ritiro , ho ancora delle pratiche da svolgere “.

“ Prego nessun problema vada pure. “

Gli impiegati , due donne e due uomini, erano pressappoco  di età media . Gli uomini erano di corporatura normale, uno dei due portava gli occhiali . Delle donne, una sola si poteva dire che era una bellezza fuori dal comune.

“ Purtroppo quello che vi dirò non è piacevole, ma ho bisogno del vostro aiuto “ dissi .

( Continua )

 

 

 

 

 
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Polvere magica

Post n°1762 pubblicato il 06 Settembre 2014 da paperino61to

             

 

 

 

Stasera il roccafè è avvolto da una polvere " magica " , che ci porterà indietro negli anni , dove queste note aprivano il cuore di ognuno di noi e dove anche le " stelle " ballavano sul nel cielo...

 

 

 

 

                  

 

 

                           

 

 

                   

 

 

                 

 

 

                  

 

 

                

 

 

              

 

 

            

 

 

                

 

 

 

 

 

 

      

 

 

 

 

 
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Visita aliena

Post n°1761 pubblicato il 05 Settembre 2014 da paperino61to

Diario astrale del capitano Piumatik e  della sua nave proveniente dal pianeta Onesto, terzo anello della galassia di Saturno.

Addì 05/09/2014 data terrestre , abbiamo prelevato un loro abitante per analizzarlo e capire la loro mentalità.

 

              

 

L’essere che viene definito uomo dagli altri abitanti del pianeta , è in ottimo stato di povertà . Non presenta tracce di cibo da diversi giorni , ma ha con sé uno strani oggetti chiamato cellulari, ben quattro  ( mi riservo di indagare su questa cosa ).

Inoltre gira con una specie di monitor che qui chiamano tablet di ultima generazione ( anche qui indagherò su questo misterioso e primitivo oggetto ).

 

                      

 

Le domandò di cosa si occupa sul suolo del suo pianeta, mi risponde che è cassa integrato da anni.

“ Cosa vuol dire essere cassa integrato ? “ le domando.

“ Paisà, ci fai o ci sei ? “ mi risponde con tono arrogante .

“ Continua, sul nostro pianeta non esiste questa parola. Tutti lavorano per poter mangiare “.

“ Qui no, qui chi lavora sono pochi, molti sono in cassa come me e altrettanti non hanno manco iniziato  a lavorare. Tanto fin quando mi pagano che me frega ?  “.

“ Chi comanda su questo vostro pianeta ? “.

“ Dici in Italia ? L’ultimo si chiama Matteo Renzi , sai ne abbiamo avuti tre negli ultimi anni , si fa fatica a ricordarli “.

                

 

“ Italia ? Cos’è Italia ? sul nostro atlante geografico c’è solo scritto : Paese di Banane “ . Faccio vedere la scritta al terrestre con annessa fotografia.

“ Gesù, Gennaro e Gennarino. Hai ragione , ma noi abbiamo la forma di stivale e qui è di banana , uè mica diventeremo così nel futuro ? “ domanda il terricolo.

“ Questo atlante è stato stampato nel 2026, data terrestre. E i nostri atlanti non mentono mai. Diventerete banane ! “.

“ Meno male , sempre meglio che riceverle in un dato posto “.

“ Cosa vuoi dire ? Cosa è posto e dove si trova ? “ come parla strano questo essere.

“Lasciamo perdere. Cosa vuoi sapere ? Devi muoverti perché devo vedere la partita in televisione e gli amici mi aspettano “.

                

“ Partita di pallone ? Si , la vostra strana usanza. Un pallone, ventidue che corrono dietro , strapagati di quello che voi chiamate soldi e tante parole sui giornali su questa…partita “.

“ Esatto, il calcio è tutto per noi..toglici la dignità, il lavoro , dacci le nostre tasse quotidiane, ma non toglieteci il calcio che ci incazziamo “ .

Guardo il mio sottoposto e allargo le mie piume, che strana usanza hanno questi primati. Da noi sul pianeta Onest ci si ( uso il suo linguaggio ) incazza se non si ha lavoro, se si pagano troppe tasse e se si parla di cose futili.

“ Chi vi governa fa i vostri interessi ? “.

“ Paisà allora ci sei proprio. Madonna miaaaa , quando mai quelli fanno gli interessi nostri ? Mai fatto e mai lo faranno ! “.

Perplesso domandò  a questa strana creatura come mai permettono questa cosa.

      

 

“ C’erano una volta i girontondini, ma a forza di girare son cascati per terra. Poi son venuti quelli del popolo viola, ma messi in lavatrice il colore è cambiato. Stiamo li , aspettando il Messia , meglio sarebbe Messi al Napoli , però ci accontentiamo anche di questo Messia ! “.

“ Che popolo strano siete . Ci sono i cattivi nel tuo paese ? Cosa fanno per pagare le loro malefatte ? “.

 

                

“ Hai voglia di cattivi , stanno tutti là a Montecitorio. Qui da noi non paga nessuno anzi vengono pure pagati per farle. Paisà ne hai per molto , tengo la partita da vedere “.

“ Abbiamo finito, pensavamo di colonizzarvi e farvi diventare onesti , responsabili, ma è un’impresa ardua. Dal computer di bordo , la maggior parte di voi terrestri è come te , meglio rinunciarvi. Sei libero vai “.

                  

Considerazione del capitano Piumatik, il paese chiamato Italia e nel futuro a breve Paese di Banane ,è condannato a morire di menefreghismo dallo stesso popolo. Priorità principale per questi abitanti : Cellulari, tablet e calcio. Onestà, rispetto, dignità sono cose astruse, cancellate dalle loro menti. I loro idoli sono i “ Cattivi “ che pagano per fare cose che a parole contestano ma che di fatto appoggiano con un silenzio assenso ( parole usate dal terrestre ). Non sanno cosa siano manifestazione di massa e tantomeno sanno cosa voglia dire la parola Verità.

 

Conclusione, meglio evitare un paese del genere. Tenersi alla larga da quest’orbita altrimenti rischio di infezione  terrestre in tutta la galassia.

 

                

 
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Visitare Torino : Orto Botanico

Post n°1760 pubblicato il 04 Settembre 2014 da paperino61to

 

            

 

 

La struttura attuale dell’Orto Botanico di Torino è situato al Parco del Valentino ,  è il risultato di quasi 200 anni di attività di molte persone, direttori, ricercatori e giardinieri, che hanno lasciato un’impronta più o meno visibile della loro attività di ricerca sulle piante e di divulgazione della cultura botanica. L’Orto Botanico fu fondato infatti nel 1729 per volere di Vittorio Amedeo II, come struttura mirata a coltivare e far conoscere le piante ed in particolare la loro forma, i loro usi, la loro origine e le loro caratteristiche ecologiche e continua, da allora, a svolgere la propria attività.

 

              

 

Inizialmente l’Orto non possedeva strutture edificate e occupava una superficie di circa 6800 m2, mentre nel 1729 fu ampliato con un’area di altri 15.000 m2, separata dalla parte più antica detta “giardino”  da un fabbricato a due piani, di cui l’inferiore ospitava un’arancera e il superiore un Museo e un erbario. All’inizio dell’800 furono piantate nella parte più antica molte specie arboree che trasformarono “a viale” la parte centrale del giardino.

          

 

L’utilizzazione completa del terreno che costituisce l’intero Orto Botanico risale al 1831, anno in cui vennero costruite le serre fredde, arancere e serre calde seminterrati per la coltivazione di specie tropicali. Nello stesso anno nell’area a nord dell’edificio, denominata “boschetto”,  vennero sistemate un centinaio di specie arboree, ancora in gran parte viventi e con l’intento di creare un effetto scenico furono modellate collinette e viali e vennero scavate le canalizzazioni. Nel 1892 l’edificio venne raddoppiato, con la costruzione di una grande aula ad emiciclo e di locali per i laboratori.

 

        

 

Dal 1997 l’Orto Botanico è stato aperto al pubblico e ogni anno viene visitato da circa 8000-10000 visitatori di ogni età. Pur con i tempi lunghi che sono propri dei giardini, l’Orto continua ad essere adattato alle conoscenze scientifiche e alle esigenze di comunicazione con l’aggiunta di nuove specie, nuove collezioni e con la proposta di nuove attività, mantenendo i suoi scopi istituzionali di ricerca sulle piante e di divulgazione della loro conoscenza. Negli ultimi anni si sono sviluppati progetti di ricerca sulla conservazione delle specie vegetali che hanno coinvolto anche l’Orto Botanico.

 

 
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