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Messaggi del 16/09/2015

 

io,giudice( settimo capitolo )

Post n°1975 pubblicato il 16 Settembre 2015 da paperino61to

 

         

“ Si, erano presenti. Quando uscirono le persone all’esterno con le braccia alzate e fatte salire sui camion, Ghiani e il suo compare, nascosti dentro a una vettura, stilavano la lista degli arrestati. Conoscevano uno per uno i presenti all’assemblea. I fascisti rastrellarono anche le persone che erano all’interno del cortile del condominio per essere sicuri che nessuno potesse sfuggire, anche se magari non c’entravano nulla con il circolo”.

“ Cosa c’entra Luigi, il ragazzo ucciso dal De Martini?”.

“ Nulla, presumo che  il poveretto abbia sentito quello che non doveva sentire, ma immagino l’avrà capito anche lei.  Il De Martini ha avuto paura di essere stato scoperto ed ha ammazzato il ragazzo”.

“ Il Ghiani, lei ha detto che si è suicidato..”.

“ Si, quel giorno ero andato da lui, nel suo alloggio. Non mi conosceva come la sorella dell’operaio ucciso, gli  avevo dato un cognome falso. Ci eravamo conosciuti in una sala da ballo. Quando salì al suo piano, vidi la porta socchiusa ed entrai. Lui era appeso alla trave del soffitto…un biglietto vicino chiedeva perdono per quello che aveva fatto. Ho preso quel biglietto e sono uscita da casa sua senza farmi vedere”.

“ Capisco, ammettiamo che si sia suicidato veramente, come mai era andata a casa sua?”.

“ Avevo una pistola nascosta nella borsa…meritava di morire il porco…purtroppo il vigliacco ha anticipato la sua fine”.

“ Nessun uomo merita di morire, non crede? Quindi era stato scoperto?”.

“ Si, quelle persone che si sono salvate assieme ad altri compagni hanno ricostruito l’accaduto. I nomi delle tre spie non risultavano negli elenchi degli uccisi dai fascisti, e tantomeno  erano  incarcerati alle Nuove, non ci volle molto a capire che erano stati loro a informare i fascisti…inoltre…”.

“ Inoltre il Galimberti, o meglio il Petrini, era scomparso dall’officina per salire ai piani alti ed  era stato promosso ad impiegato e messo, assieme ai suoi degni amici, in un ufficio al coperto da occhi indiscreti. I tre  evitavano ogni contatto con gli operai, ma questo non è servito vero?”.

“ Si, Galimberti fu riconosciuto per caso  un giorno all’uscita dalla fabbrica da uno dei due compagni che si erano salvati alla retata. La voce fu sparsa all’interno dello stabilimento. Uno dei nostri un paio di settimane dopo entrò in fabbrica armato. Al Galimberti…”

“  Gli avete fatto pervenire un messaggio che era stato riconosciuto e che c’era solo un modo per salvarsi…quello di andare all’appuntamento in officina”.

 Continuo la mia deduzione : “ Lui va all’appuntamento, e quando capisce che la sua sorte è segnata, scappa, il vostro uomo spara ma riesce solamente a sfiorarlo. Il Galimberti, corre a perdifiato per l’officina fino ad arrivare al punto dove le guardie lo trovano…il suo cuore aveva ceduto per la paura”.

La donna china la testa, il pianto non ha smesso un attimo, la  sua coscienza gli nega la pace interiore.

 

          

“ Lei sa dove si trovi il De Martini?”

La donna scuote la testa, non lo sa…: ” Sembra sparito dalla faccia della terra”.

“ Voglio crederle signorina, purtroppo non posso arrestarla, alla fine verrebbe assolta al processo. Una vittima è morta di infarto, l’altra si è impiccata. Posso non essere d’accordo con lei sulla vendetta che non porta a nulla di buono per la coscienza, ma sappia che se viene ucciso il De Martini, lei non avrà scampo da parte mia”.

Usciamo dall’alloggio senza proferire parola e  torniamo in ufficio. Mille pensieri affollano la mia mente, odio le spie e soprattutto quelle che fanno uccidere o incarcerare povera gente, rea solo di pensarla in maniera diversa. Però una vendetta non deve mai essere messa in atto, per nessun motivo.

Perino entra come una furia in ufficio, in mano ha un foglio.

“ Legga, commissario, c’è un nome che può interessarle”.

Prendo la lista nella quale  ci sono nomi di persone prese in flagranza di reato dalla Buoncostume. Rimango stupefatto quando leggo un  cognome che conosciamo .

“ Sono sicuri i nostri colleghi che sia lo stesso tizio che…?”.

“ Si, commissario, mi sono accertato…ho impressione che quel povero Luigi non sia morto solo perché aveva sentito cosa non doveva ma anche …”.

“ Credo  tu abbia ragione. Facciamo un salto alla sua abitazione, non mi stupirei che ci troviamo il De Martini”.

Mentre ci avviamo con la macchina penso che eravamo  arrivati al capitolo finale di questa indagine, e dentro me sentivo una vocina che mi diceva:”  Io, giudice ti condanno...”.

Arrivammo a destinazione, una casa è a due piani, indipendente, situata all’inizio  di Corso Regina Margherita a due passi dal Po’. Tirdi stava per suonare ma lo bloccai.

“ Meglio entrare con la chiave universale..” .

“ Commissario, non è legale…”.

“ Tirdi, non credo ci sia nessuno che venga ad aprirci, primo perché il proprietario è in carcere, secondo perché se il nostro latitante  è qui, di sicuro non verrebbe ad aprirci giusto?”.

“ Credo abbia ragione commissario”.

 

            

La casa è avvolta nel silenzio, un piccolo fascio di luce entra dalle imposte. Cercando di non fare rumore, incominciamo la perquisizione dell’abitazione. Perino sale ai piani di sopra, io quelli a basso e Tirdi scende in cantina.

Al piano sotto ci sono tre stanze, una cucina e due camere adibite a salotti. Al piano superiore si trovano due stanze da letto e un bagno. Il solaio è bloccato da una porta chiusa a chiave.

In cantina, a parte una discreta rastrelliera di bottiglie di vino, non c’è nulla da segnalare.

“ Ragazzi, dobbiamo sforzare la porta che dà sul solaio!”.

Troviamo una scala appoggiata in giardino e apriamo la porta, il buio è totale. Un interruttore della luce illumina il solaio, la scena che ci si presenta davanti a noi è spaventosa.

Una donna è legata a una brandina, i suoi vestiti erano stati quasi strappati del tutto. Mi avvicino e le sposto i capelli dal volto, è la Azzati. Il volto coperto da lividi, del sangue era colato sulle sue gambe.

“ Mio Dio, ma che…Tirdi vieni qui e tu Perino se noti, qualcosa che si muove, spara!”.

La donna apre gli occhi e sussurra: “ Commis…mi aiuti…lui è qui..”.

In un attimo non ho più dubbi su chi nasconde in questa casa: De Martini.

“ Tirdi accompagna la donna di sotto, e aiutala a trovare qualcosa che la copra”.

Tiro fuori la pistola e grido di uscire fuori  a mani alzate: “ De Martini, è inutile che ti nascondi, sappiamo che sei qui. Sei in arresto per l’omicidio di Luigi, sequestro e violenza di persona e  sfruttamento della prostituzione minorile”.

Nessuno risponde, guardo Perino,gli indico un angolo del solaio dove un uomo poteva nascondersi dietro a della mobilia inutilizzata. Sparo un colpo in quella direzione.

“ No…non spari…mi arrendo..” la voce era quella di De Martini, esce a braccia alzate.

“ Piacere di conoscerla signor De Martini, è da un po’ di tempo che la cerchiamo “.

“ Rimpiangerà questa conoscenza. Voglio telefonare a Fissori, lo conosce immagino?”.

“ Se parla del gerarca di Chieri, lo conosco fin troppo bene. Nessun problema, quando arriveremo in carcere farà le telefonate che più l’aggradano”.

“ No, lo faccio ora,  e chiamo anche Repetto…”.

Io e Perino sorridiamo a questa affermazione, il De Martini ci guarda senza capirne il motivo.

( Continua)

 

 

 
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