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Messaggi del 18/09/2015

 

Io,giudice( ottavo capitolo)

Post n°1977 pubblicato il 18 Settembre 2015 da paperino61to

 

            

Nel frattempo la Azzati  dopo essersi rivestita, dice di avere riconosciuto il De Martini in un bar vicino a Porta Susa. Nella borsetta aveva una pistola che intendeva usare per vendicare i suoi parenti. Lui invece pareva non la conoscesse: “ Solo quando siamo entrati  in questa casa, ha svelato le sue carte”.

“ Sei la sorella di Azzati vero? Ti ho visto in una fotografia che il tuo defunto fratello portava sempre con sé. A proposito sai come è morto?”.

La donna china la testa e piange a dirotto, sa che se non fossimo intervenuti in tempo anche lei avrebbe fatto una brutta fine.

Guardo il De Martini e gli dico: “ Scordati Repetto, è in carcere arrestato dalla Buoncostume…Tu adescavi i ragazzini e li portavi a lui dietro compenso”.

“ Che male c’è ? Dovevo  pur vivere no?”. Non faccio in tempo a fermare Perino che gli molla un pugno.

“ De Martini, che fai cadi per una carezza?...Ragazzi, mettiamolo in auto e portiamolo in Questura. Poi mi rivolgo alla donna chiedendo se si sentiva di denunciarlo, lei risponde di si.

“ Deve marcire in galera per quello che ha fatto”.

“ Lo credi puttana comunista? Sarò fuori in men che non si dica e poi …continueremo il nostro giochetto…ti piaceva vero?”. Stavolta sono io che non  mi trattengo, il pugno che colpisce il De Martini porta la mia firma.

Mentre ritorniamo in Questura, la Azzati domanda se è vero che sarebbe uscito presto di prigione. Volevo mentirle, ma so bene che il suo amico gerarca è un pezzo grosso nel giro dei fascisti anche a Torino. Non sapendo cosa dirle sto zitto.

Arrivati all’incrocio con via Cigna veniamo fermati da un auto messa di traverso. Inutile anche fare retromarcia,  anche l’auto che ci seguiva ci precludeva la fuga bloccandoci. Delle persone escono dalle auto chiedendoci di scendere.

La Azzati corse verso quello che doveva essere il capo.

“ Commissario, grazie per aver salvato Livia…gli sarò sempre debitore, ma lui( ed indica il De Martini ) viene con noi, deve pagare  per il male che ha fatto ai nostri compagni, a Luigi e a Livia”.

“ Lo sai vero, che diventate degli assassini e dovrò darvi la caccia? Io non posso fare finta di nulla”.

“ Cosa fa commissario ha paura di questa feccia rossa?  Andiamo in Questura che devo parlare con quel mio amico…e tu Livia…preparati…vedrai che il seguito sarà ancora meglio...” urla De Martini dal sedile posteriore della macchina.

 

De Martini è conscio che nulla poteva scalfirlo. Si sente invincibile, sciorinò altri nomi  grossi del giro fascista. Tutta gente che è  meglio stare alla larga. Guardo gli uomini che lo vogliono prelevare, una parte di me voleva lasciarlo andare con loro, ma l’altra no, era ligia al dovere di poliziotto.

Tirdi viene verso di me e mi fa notare l’arrivo di una camionetta; è quella della milizia fascista. Il fato sta per entrare in gioco sparigliando le carte sul tavolo.

Vado verso la Azzati : “ Ora se volete salvarvi, fate come vi dico senza storie. Lei entri in auto, le manette che il mio collega le mette non saranno chiuse, chiaro? Il De Martini sarà accanto a lei ma niente paura ..e tu ( rivolto a quello che era il loro capo) non aprire bocca, lascia parlare me”.

Perino e Tirdi prelevano l’assassino e lo mettono sull’altra vettura con la Azzati. Un componente del gruppo sale in mezzo a loro e punta alla pancia del De Martini una pistola. Non capendo bene cosa succedeva sorrideva come sorride una iena pregustando il banchetto.

“ Se apre bocca sparagli! “ ordino all’uomo. Gli altri componenti della banda salgono sulle auto, solo il loro capo è accanto a me.

“ Cosa succede qui?” esclamò l’ufficiale mentre scende dalla camionetta.

“ Buongiorno camerata ( ovviamente il saluto romano è d’obbligo) stiamo consegnano due pericolosi anarchici ai miei uomini. Li abbiamo trovati mentre stavano pianificando un attentano al nostro podestà”.

L’ufficiale va verso l’auto. La mia schiena prova un brivido, se si accorge della messa in scena siamo tutti nei guai. Il De Martini tenta di aprire bocca ma quando sente la canna della pistola contro le sue costole la chiude immediatamente. La Azzati a capo chino piangeva ( ammetto che era ottima come attrice).

“ Dove li portate?”.

“ Alle Nuove, sono troppo pericolosi!”.

L’ufficiale  ci squadra uno per uno. E’ dubbioso. Faccio vedere il tesserino della polizia,  idem Perino e Tirdi, solo allora sul volto  del miliziano compare un sorriso.

“ Bene camerata, vai pure. A noi ! “. Sale sulla camionetta e ripartono svoltando verso il Rondone della Forca.

Rispondo al saluto e mi avvio alla vettura, sussurro una frase all’orecchio dell’assassino e  faccio segno  agli altri di andare.Il De Martini mi guarda con occhi sbarrati, in quell’attimo ha capito che è arrivato al capolinea della sua vita.

Il capo di quegli uomini mi stringe la mano e ringrazia anche Tirdi e Perino: “ Siete delle brave persone, la Azzati su di lei non si era sbagliata commissario, grazie, e se avete bisogno, si ricordi noi ci saremo sempre per voi, il mio nome è Carlo Pautino…se lo ricordi…addio…”.

Tirdi mi domandò cosa avessi detto al De Martini, risposi: “ Io, giudice… , spero solo di aver fatto la cosa giusta caro Tirdi”.

“ Lo ha fatto commissario, mi creda, parlo anche a nome di Perino…lo ha fatto “.

 

                   

Nelle settimane seguenti, arrivano notizie della Azzati; si era trasferita da sua madre fuori città. Ne sono felice, ha patito troppe sofferenze e  sicuramente rischiava una brutta fine se fosse capitata in mano ai fascisti.

 Vado a trovare la moglie del De Martini per dirle che le tracce di suo marito si sono perse a Chambery, in Alta Savoia. Una piccola bugia ,non mi sono sentito di dirle la verità, che suo marito aveva commesso crimini immondi, meglio se lo ricordi come lo aveva conosciuto e amato.

La Lulli invece si risposò dopo qualche mese. Repetto  fu condannato a dieci anni di carcere per adescamento minorile, istigazione alla prostituzione e violenza minorile  , atti osceni in luogo pubblico ( l’avevano beccato in auto dietro allo stabilimento del Lingotto), per lui però il carcere fu fatale, dopo due anni morì di tisi.

Infine vado a trovare anche Beruatto, il responsabile del Lingotto. Mi accoglie nel suo ufficio, aveva saputo della condanna del Repetto.

“ Non avrei mai immaginato…se solo avessi saputo…”.

“ Caro signore, il mio parere conta poco, ma se vuole posso darle un consiglio”.

“ Prego dica pure, commissario”.

“ La prossima volta scelga meglio i suoi collaboratori, e se proprio volete, aprite dei fascicoli anche sulla loro vita, non fatelo solo con gli operai…perché il marcio esiste anche ai piani alti “.

Beruatto diventa paonazzo, credo  stesse per soffocare da un momento all’altro,  chiamo la segretaria per fare portare un bicchiere d’acqua, mentre mi avvio all’uscita.

Quando esco dallo stabilimento, l’aria mi sembra più respirabile. Dall’altra parte della strada un uomo mi saluta con un cenno della mano, è Pautino. Rispondoi al saluto e mi avvio a piedi verso il mio ufficio, ma prima volgo lo sguardo al cielo, ed esclamo: “ Io, giudice, è un ruolo che non voglio fare più, hai capito Dio? Mai più…”.

                              Fine  


Un Grazie a tutti voi che avete seguito questo racconto e un Grazie all'amico Angelo ( Nomadi 50 ) che mi ha mandato l'input per iniziare questo racconto.

                                               

 

 

 

 

 

 
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