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Caino e Abele(15 capitolo)

Post n°3224 pubblicato il 16 Settembre 2024 da paperino61to

Riassunto: Dall'arresto di Marentino, il commissario Berardi riesce a dipanare la matassa di quello che fin da subito immaginava, ovvero il finto suicidio dei coniugi Crespi. Al loro omicidio si agiungono quelli di Pavesio e Gavello a Parigi dove si erano trasferiti. Con l'aggiunta di Arborio formavano la banda di ladri che operava in dogana. Inoltre Berardi scopre che Livio Crespi non è affato quello che tutti credevano essere, bensì è suo fratello gemello Franco, un poco di buono che anni prima era scomparso dal paese natio per non essere arrestato. Nell'omicidio dei coniugi è implicata la signora Vicario amica della moglie di Crespi, innamorata di Livio. Berardi riesce a scoprire dove è stato preso il veleno per uccidere Crespi e consorte e la bottiglia di vino acquistata per l'uso. In questura convoca i due sospettati: Arturo, figlio della coppia che fin dall'inizio il commissario aveva sentore che mentisse e la Vicario, assieme a loro Amicucci, direttore del giornale dove lavora Arturo.

 

 

"Lei viene a conoscenza che suo padre non è altro che il fratello gemello Franco, la pecora nera della famiglia Crespi. Costui era scappato da Coazze e dal'arresto delle forze dell'ordine del paese. Dopo un paio di anni di latitanza dove si è creduto che fosse morto eccolo ritornare al paese e per quale motivo ritorna? Molto semplicemente perché vuole riprendere non solo i loschi affari ma anche Elvira Riccia, ma quest'ultima aveva sposato Livio suo fratello. Sapeva che si erano trasferiti a Torino e che suo fratello lavorava alla dogana. Immediatamente capì che doveva sfruttare questa occasione. Preparò il terreno parlando prima con Marentino e Arborio domandando se erano disponibili a stare con lui dopo di che parlò con Gavello e Pavesio.

I quattro citati erano favorevoli al losco piano, l’unica differenza che Marentino e Arborio non sapevano di trovarsi di fronte il gemello di Livio Crespi, mentre gli altri due erano stati messi al corrente dallo stesso Franco. Ma come fare per sostituirsi a Livio? E soprattutto come fare perchè non li danneggiasse nel piano ideato? Nell'unico modo possibile: ucciderlo".

"Commissario Berardi è sicuro di ciò che sta affermando? Conosco la sua fama ma qui mi sembra un'ipotesi azzardata".

"Abbia pazienza signor Amicucci, adesso arriverò alle prove".

"Infatti suo padre Livio è stato ucciso e il cadavere fatto sparire, il tutto con la complicità di sua madre che da sempre era stata innamorata del fratello. C'era una cosa che distingueva i gemelli, ovvero una voglia sul braccio sinistro di Franco, e lei cara signora Vicario, vedendo questo particolare ha immediatamente capito di chi si trattava. Sconvolta è tornata a casa ed ha ordito un piano alquanto orribile: vendicarsi dei coniugi Crespi, ma come fare?".


"L'unica maniera era convincere il figlio Arturo e così fece. Gli mostrò delle fotografie che lei teneva in casa del suo vero padre, fotografie scattate d'estate a Coazze dove si evince che Livio non ha nessuna voglia sul braccio sinistro. Gli parlò di lui raccontandogli anedotti e soprattutto che suo padre era astemio e non Franco. E lei Arturo ha mentito su questo punto, lei sapeva benissimo che il suo finto padre beveva. A questo punto immagino lo shock di conoscere questa amara verità e spinto anche lei da un desiderio di vendetta, entrambi elaborate un piano per uccidere le persone coinvolte nel delitto del suo vero padre".

"Direttore, ho parlato prima di prove; riconosce questo foglio e soprattutto la firma in fondo?".

Consegno ad Amicucci il foglio di presentazione usato per l'acquisto dell'arma usata per uccidere Pavesio e Gavello.

"La carta intestata è la mia, ma non mai compilato questa dichiarazione nè l'ho firmato, Arturo cos'è questa storia?".

"Il ragazzo ha falsificato la firma e con questa finta presentazione ha acquistato un revolver nell'armeria di Piazza San Martino, arma con cui ha ucciso i due ex responsabili della dogana che si erano trasferiti a Parigi da anni dopo le loro dimissioni. Ovviamente ha usato un nome falso: Matteo Sandri,lo stesso nome della persona che lo ha accompagnato fino a Parigi, se le cose fossero andate male quella persona sarebbe risultata l'assassino.

Come ha fatto a scoprire dove abitavano le due vittime? Sicuramente erano ancora in contatto con Franco e sono quasi certo che lei Arturo ha intercettato una loro lettera e da persona intelligente e grazie anche al suo lavoro da giornalista, è riuscito a risalire ai loro indirizzi".

"Fantasie commissario mi creda, è totalmente fuori luogo".

"Lei crede? Mi permetta di andare avanti. contatta Marentino, sapendo che era un complice del suo falso padre e dietro a un lauto compenso si fa portare in auto fino a Parigi per commettere gli omicidi. Al ritorno scende alla stazione di Chamonix e qui Marentino la vede con una donna, questa donna è lei signora Vicario.

Tento il bluff del riconoscimento della voce e faccio entrare un collega che aspettava la mia chiamata fuori dall’ufficio.

Il collega mi dice che Marentino ha riconosciuto la sua voce. Se vuole lo può incontrare! E aggiungo anche che alcuni testimoni l'hanno riconosciuta alla stazione".

Il ragazzo abbassa la testa poi esclama: "Quei due meritavano di morire, hanno permesso che ammazzassero mio padre, il mio vero padre. Io ero piccolo quando ci siamo trasferiti a Torino e crebbi convinto che Franco fosse stato il mio vero padre, sapevo della sua voglia sul braccio e sul fatto che beveva e non poco, ma ero all'oscuro di chi fosse veramente. Non mi pento di averli uccisi, lo meritavano e lo rifarei di nuovo".

"Ora tocca a lei signora Vicario come ho detto lei aveva riconosciuto Franco ed aveva esposto il piano di vendetta ad Arturo. Vi siete divisi i compiti, lei avrebbe ucciso Franco e Elvira Crespi. Ma come farlo? Con un'arma tipicamente femminile: il veleno. Suo cugino ha un negozio dove sviluppa le fotografie e lo fa con un metodo vecchio se così si può dire, ovvero usa il cianuro di potassio diluito in soluzione. Lei ha accesso tranquillamente e un giorno mentre suo cugino era impegnato con un cliente nel negozio, è andata nella camera oscura e ne approfitta nel prendere una boccettina. Il giorno seguente si fa accompagnare nella vineria di Pianezza e qui ordina il vino che gli servirà per compiere il delitto.

Arrivata a casa pratica un forellino sul tappo di sughero e inietta con la siringa il cianuro. Poi si presenta alla sera a casa dei Crespi, qui i coniugi sono vestiti per uscire ma lei riesce a convincerli a bere, non so se mediante minaccia o no, ma a

questo punto è irrilevante la cosa, sta di fatto che i due bevono e capiscono che il vino è avvelenato. Per non far sentire eventuali grida di aiuto accende la radio a tutto volume, poi una volta morti li trascina sul letto e conclude la messa in scena con il biglietto che abbiamo trovato.

La prova della calligrafia non ha dubbi; è stata scritta dalla sua mano, se le interessa abbiamo trovato le scarpe che indossava quella sera, scarpe da uomo numero 35".

"Per quanto riguarda invece il revolver acquistato con la firma falsa del suo direttore, sicuramente lei signor Crespi l'avrà buttato via nel tragitto da Parigi a Chamonix".

La Vicario non dice nulla ma il suo sguardo è gelido e pieno di odio, guarda Arturo e le accarezza la mano, poi l'abbraccia come se fosse sua madre.

"Chiama gli agenti Tirdi e portali in carcere, lei Arturo Crespi verrà estradato in Francia per i delitti commessi a Parigi, sarà la giustizia francese ha decidere se condannarla oppure no".

"Mio Dio commissario non avrei mai creduto che Arturo fosse un assassino...ma come ha potuto?".

"La mente umana sovente fa di questi scherzi direttore, sapere che il suo vero padre è stato ucciso dal fratello per loschi traffici è stato un colpo duro tra l'altro con la complicità di chi lo ha messo al mondo: sua madre. Lui per anni ha adorato un delinquente della peggior specie, un Caino che ha ucciso Abele per loschi traffici. Ora l'attende un destino già scritto a Parigi, mentre la donna se la vedrà con la giustizia nostrana ma credo che anche per lei il destino sia già deciso, ora se mi permette devo fare una telefonata".

Uscito Amicucci dall'ufficio compongo il numero di Parigi:"Commissaire Maigret, je suis Berardi, votre homme sera extradé après-demain, envoyez vos hommes à Chamonix, au revoir".

Lascio l'ufficio con un gusto amaro in bocca, ripenso a Caino e Abele, due fratelli che avrebbero dovuto andare d'accordo poiché nati dallo stesso grembo materno, ma uno era marcio fino al midollo e pronto ad uccidere chi portava lo stesso suo sangue. Mi sento chiamare, è Tirdi che mi domanda se voglio passare a trovare Perino.

Una distrazione mi farà bene e acconsento.

"Ciao Perino".

"Ciao Tirdi, ma c'è anche lei commissario...che piacere rivedervi...su entrate, mi dovete...".

"Alt Perino fermati...non ho voglia di parlare dell'indagine, piuttosto hai già cenato?".

"No, io e Amelia...scusi io e la signorina...".

"Bene allora siete tutti miei ospiti da mamma Gina, forza pelandrone è ora che tu

esca da casa, spero che lei signorina ci faccia compagnia".

La ragazza non dice nulla, sorride e va a prendere il cappotto.


                                       Fine 

 

Un Grazie a tutti voi per aver seguito questa indagine. I personaggi come sempre sono di sana fantasia tranne Ermano Amicucci direttore della Gazzetta del Popolo e Segretario del sindacato fascista dei giornalisti. 

 




 

 
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Rock'roll francese

Post n°3223 pubblicato il 14 Settembre 2024 da paperino61to

Buon sabato a tutti dal vostro dj preferito...almeno lo spero :-) Visto che nell'ultimo periodo si è parlato "francese" con le olimpiadi, ecco del buon rock roll targato oltre alpe.

 

 

       

 

 

 

        

 

 

 

       

 

 

 

       

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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Caino e Abele(14 capitolo)

Post n°3222 pubblicato il 13 Settembre 2024 da paperino61to

Riassunto: Le indagini su un presunto suicidio di una coppia stanno andando in una direzione. Fin da subito Berardi capiva che qualcosa non andava a partire dalla sensazione che il figlio della coppia mentisse. Dall'indagine si scopre che la vittima non è Livio Crespi ma suo fratello gemello Franco, un poco di buono scappato dal paese per non essere arrestato. Anche qui Berardi non capisce come la moglie non se ne sia accorta, visto che Franco al contrario del fratello ha una voglia di fragola sul braccio sinistro. Scopre anche che lavorava alla dogana e assieme a Marentino, Arborio e ai due superiori Pavan e Gavello avevano messo su una banda che rubava la merce per rivederla. Un paio di indagini della polizia concluse nel nulla, hanno convinto i componenti ha dimettersi. Pavesio e Gavello sono andati a vivere a Parigi. Maigret commissario della polizia francese giunge a Torino alla ricerca dell'assassino dei due italiani. Berardi viene a sapere che Marentino è tornato in città e lo arresta e da lui sa che ha fatto da autista a un misterioso personaggio portandolo a Parigi con un auto a noleggio. Conferma che al ritorno lo ha lasciato alla stazione di Chamonix dove una donna attendeva l'uomo.  Da una telefonata dal direttore del giornale dove Arturo Crespi lavora, viene a sapere che nei giorni che era assente coincidevano con i giorni dove vengono uccisi Pavan e Gavello. Inoltre viene a conoscenza che la Vicario, amica della moglie di Crespi era innamorata di Livio, il commissario non esclude il movente della gelosia. Lui e Tirdi risalgono alla ditta che ha fornito la bottiglia dove è stato messo il veleno che ha ucciso i Crespi e alla sua acquirente. Il questore però rifiuta il foglio di perquisizione dell'alloggio, mentre calca l'accento sul trovare la pistola usata per gli omicidi a Parigi. 

 

 

Bisogna capire dove si è procurato l'arma, sicuramente non l'avrà più con lui sarebbe uno sciocco a tenerla e rischierebbe grosso.

"Proviamo ad andare nelle armerie che ci sono in città chissà che non siamo fortunati".

Stavolta facciamo centro al primo colpo, l'armeria in piazza San Martino conferma che un cliente ha comprato una pistola: un revolver calibro 32.

"Può dirci il nome di questo cliente? Aveva il porto d'armi?".

"No,nessun porto d'armi,il signore mi ha fatto vedere un foglio firmato da Amicucci e non ho visto nessun problema nel vendere l’arma dato che sono amico del direttore della gazzetta...ho forse sbagliato?".

Non rispondo, non ho intenzione di dirle che l'arma sicuramente è stata usata per commettere due omicidi e che lui ha l'obbligo di vedere il porto d'armi.

La carta intestata è quella del direttore e vi è anche la sua firma, il nome però è quello di Matteo Sandri. Furbo il nostro uomo, in caso fossimo risaliti a Marentino

questo foglio lo incastrerebbe come l'assassino.

Se il quadro per le uccisioni dei due uomi a Parigi possa dirsi quasi completo, manca anche quello dei coniugi Crespi.

Escludendo il figlio,che sicuramente non avrebbe avuto il dono di trovarsi in due posti differenti, l'unica persona possibile è la Vicario, ma per quale motivo li avrebbe uccisi? Gelosia nei confronti del suo primo amore, ovvero Livio? Oppure...oppure che avesse scoperto che il posto era stato preso dal fratello gemello? In tal caso la signora avrebbe intuito che fine avesse fatto il suo mai dimenticato amore.

Ipotesi che potrebbe reggere, ma dove ha preso il cianuro?

Dall'agente messo a sorvegliarla vengo a sapere che la donna frequenta un negozio che svolge servizio fotografici, il titolare è suo cugino.

"Un collega della scientifica mi ha detto che vi sono delle tecniche di sviluppo per le foto che usano il cianuro".

Il negozio si trova nella zona di corso Regina Margherita non distante dai giardini reali.

"Buongiorno, vorrei far stampare delle fotografie, ho sentito parlare che vi sono diverse tecniche di stampaggio".

"Si signore, io però uso la vecchia maniera poiché trovo sia la migliore".

"In cosa consiste? Sa sono un appassionato di fotografie ma di sviluppo non conosco nulla, sono totalmente ignorante".

"La tecnica che uso consiste che nella camera scura, quella che vede alle mie spalle, sviluppo le foto e uso il cianuro di potassio in dosi piccolissime e diluite e diluite con una soluzione per il fissaggio. Tenga conto che se lei non è pratico come mi dice è meglio che lasci perdere, oltre ad essere pericoloso per lei se inala il cianuro può anche danneggiare le fotografie".

"La ringrazio moltissimo, mi è stato veramente di aiuto",

"Ma...scusi e il rullino da sviluppare?".

"Vado a prenderlo a casa e ritorno, buona giornata".

Da questa conversazione ho capito come la signora si è procurata il cianuro, sicuramente per introdurlo nella bottiglia avrà usato una siringa dopo aver praticato

un foro al tappo di sughero. Rimane ora da scoprire il movente e credo di averlo

capito.

"Tirdi per domani fai convocare sia Crespi che la Vicario, se fanno storie usa pure la forza, io chiamo Amicucci perché voglio che sia presente anche lui".

Come quasi sempre accade le proteste dei diretti interessati si sprecano e sia Crespi che la donna non fanno eccezione. Solo il direttore del giornale è impassibile e non apre bocca.


"Scusate se vi ho distolto dai vostri impegni quotidiani ma avevo bisogno di parlarvi, sedetevi pure".

"Spero che sia per dare l'assenso al funerale dei miei genitori".

"A questo punto direi di si, può tranquillamente fare tumulare i suoi cari...ma vi ho convocato anche per un altro motivo che riguarda lei e la signora qui presente".


I due si guardano senza dire una parola.

"Come sapete ero piuttosto perplesso sulla tesi del suicidio dei suoi genitori e con la mia solita perseveranza ho capito che quella parola veniva sostituita con omicidio!".

Amicucci che sembrava perso nei suoi pensieri sembra essere tornato sulla terra.

"Trovavo strano che due persone si vestano di tutto punto come se volessero uscire da casa e poi si suicidano. Anomalo anche il fatto di usare il cianuro, sostanza difficile da reperire ma ancor più strano dove abbiamo trovato i loro corpi: nel letto. Il cianuro da una morte istantanea, quindi se i suoi genitori avevano bevuto il vino in cucina i corpi avrebbero dovuto trovarsi seduti al tavolo e non in camera da letto, e visto i bicchieri e la bottiglia di vino nel lavello non posso sbagliare, i suoi genitori sono stati uccisi in cucina!".

Il silenzio da parte dei convocati è totale, nessuno osa parlare.

"Un'altra anomalia è che lei Arturo, non sapesse che suo padre avesse un fratello gemello e che lei, signora Vicario, amica della moglie del defunto non lo sapesse; tra l'altro anche lei è di Coazze come i coniugi Crespi. Questo paese lega tra loro i protagonisti di questa tragedia".

"Cosa intende dire? Mio padre era figlio unico commissario, come glielo devo ripetere!".

"Qui si sbaglia, e lei caro figliolo lo sapeva bene che suo padre aveva un fratello gemello o meglio, chi glielo ha fatto sapere è la qui presente Rosa Vicario. Signora non faccia la finta tonta, lei sapeva bene chi era il marito della sua amica Elvira, non so se l'ha scoperto per caso oppure no, ma sta di fatto che lei in quel momento ha saputo che al posto di Livio Crespi c'era il fratello gemello Franco".

"Lei è pazzo commissario, mi rifiuto di sentire queste accuse ridicole. Vieni Arturo usciamo da questo manicomio".

"La prego, la smetta con questa commedia e andiamo avanti con l'esposizione dei

fatti".

(Continua)







 
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Caino e Abele(13 capitolo)

Post n°3221 pubblicato il 12 Settembre 2024 da paperino61to

Riassunto: Il commissario Berardi arresta Marentino, uno degli appartenenti alla banda della dogana, assieme ai superiori Crespi, Pavesio, Gavello e al suo amico Arborio rubavano la merce per venderla per conto loro. Le indagine di allora sono state insabbiate, ma Crespi immaginando che potesse essere arrestato da le dimissioni seguito a ruota dai superiori e a breve dagli altri due operai. Il tutto parte dal suicidio dei coniugi Crespi, suicidio che non convince Berardi per le troppe incongruenze. Riesce a scoprire che l'uomo era quello che tutti credevano Livio ma suo fratello gemello, un poco di buono. Da Parigi arriva il commissario Maigret, è sulle tracce dell'uomo che ha ucciso Pavesio e Gavello. Marentino che ha fatto da autista al misterioso personaggio non sa dire molto su di lui, aveva il volto coperto e parlava poco. Al ritorno alla stazione di Chamonix dove lo ha lasciato ha notato una donna che lo aspettava, ma anche qui non saprebbe riconoscerla. Berardi risale all'officina dove è stata noleggiata l'auto, ma il titolare non sa dire il nome di chi l'ha affittata tranne che era una donna con il volto coperto da una velina. Una telefonata del direttore della Gazzetta del popolo dove lavora il figlio di Crespi fa sorgere un sospetto su di lui, le date in cui lui era a casa dal lavoro coincidono con i giorni dell'uccisioni di Pavesio e Gavello. Purtroppo Tirdi che nel frattempo era andato alla stazione francese con la foto del ragazzo torna con un niente di fatto, nessuno lo ha visto. 

 

Dalla chiacchierata con il parroco emerge che la Vicario era innamorata di Livio Crespi, quindi non posso escludere come movente la gelosia.

"Ma sono passati tantissimi anni".

"Caro collega, chi lo sa cosa è scattato nella testa di quella donna, in ogni caso è solo un'ipotesi",

Rifletto e telefono al dottor Stresi, per sapere se ha ancora la bottiglia di vino nei suoi reperti, mi risponde di si.

"Mando un'agente a prenderla".

Tirdi mi guarda perplesso.

"Dall’etichetta dovremmo riuscire a risalire dove è stata comprata".

"Di conseguenza scopriremo l'acquirente".

"Esatto!".

La bottiglia mi viene recapita in ufficio ed è un vino di marca, quindi escludo le betole dove vendono vino a poco prezzo.

"Fatti un giro nelle vinerie di prestigio, in città non credo che ve ne siano molte...portati anche la foto della Vicario".

Sto uscendo dall'ufficio per recarmi a cena da mamma Gina quando arriva Tirdi.

"Nelle vinerie in città non trattano questa marca, ma mi hanno detto di provare a Pianezza, di sicuro loro vendono quello che cerchiamo".

"Domani mattina ci andiamo insieme".

Per fortuna non troviamo nebbia e tanto meno foschia, chiedo a un signore dove si trova la vineria Belmonte.

"Prenda la prima traversa a destra, poi al seguente incrocio giri a sinistra e prosegua per un centinaio di metri, la troverà alla sua destra vicino a un ristorante".


"Buongiorno signori, desiderate? Qui abbiamo vini di qualsiasi marca anche i più pregiati per palati fini".

"Buongiorno sono il commissario Berardi e lui è il mio collega Tirdi, vogliamo sapere se voi vendete questa marca di vino".

Tiro fuori dalla borsa la bottiglia.

L'uomo afferma di si:"Certamente è un prodotto costoso, ma ne vale la pena".

"Vendete le bottiglie singolarmente?",

"Assolutamente no, le vendiamo in confezione di quattro, come tutta la nostra produzione".

"Lei per caso si ricorda di chi l'ha comprata?".

"Sinceramente no, però posso provare a domandare al mio dipendente. Riccardo vieni qui per favore".

Il ragazzo arriva di corsa e ripeto a lui la stessa domanda.

"Ricordo che era una donna, e ho trovato strano che avesse la velina, non mi sembrava se mi permettete dirlo... non mi pareva una brutta donna da dover nascondere il volto".

"Ha portato con sè il vino?".

"No, abbiamo mandato un corriere, una volta al giorno porta ai nostri clienti la merce che hanno richiesto".

"Quindi presumo abbiate l'indirizzo!".

"Si commissario, venga le farò vedere il registro, accanto all'indirizzo e ovviamente al cognome del cliente abbiamo anche segnato la marca di vino che desiderano, sa per non sbagliarsi".

Prendo nota dell'indirizzo e torniamo in ufficio.

"Direi che abbiamo un tassello in più caro collega".


Torniamo in città con un piano in mente però per metterlo in pratica devo parlare con il questore.

"Crede che firmerà il foglio di perquisizione?".

"Penso di si e se non lo facesse per qualche suo motivo noi effettueremo lo stesso le perquisizioni, le bottiglie rimanenti non credo che le abbiano buttate vie".

Purtroppo il questore non concede l'autorizzazione: "Troppo debole Berardi come prova, qualsiasi cittadino può comprare una confezione di vino anche pregiato. Riuscisse invece a trovare la pistola che ha ucciso i due uomini a Parigi il mio parere cambierebbe immediatamente".

Esco dall'ufficio piuttosto delusto e Tirdi guardandomi in volto capisce come è andata.

"E ora che facciamo?" mi domanda.

"Dobbiamo trovare l'arma dei delitti, non credo che l'abbia buttata via l'assassino.

"Si potrebbe domandare ai nostri informatori se sanno chi gliela venduta".

"Buona idea, io intanto vado da Repetto a domandargli se il suo amico ha un porto d'armi per la pistola, probabilmente farò un buco nell'acqua ma vale la pena tentare".

Il tipografo non è alla Gazzetta, è giorno di riposo e mi danno l'indirizzo di casa.

"Scusi il disturbo signor Repetto ma avrei bisogno di rivolgerle una domanda riguardante il suo amico".

"Entri pure commissario, vuole una tazza di caffè? Appena fatto".

"No grazie. Lei sa se Arturo detiene una pistola o se ha un porto d'armi?",

L'uomo mi guarda stupito, poi risponde di no, e mi domanda del perchè di questa domanda.

"Mi spiace ma non posso dirglielo, le chiedo solo un favore non faccia parola con il suo amico, mi fido di lei!".

(Continua)



 
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Caino e Abele(12 capitolo)

Post n°3220 pubblicato il 11 Settembre 2024 da paperino61to

Riassunto: Fin da subito il suicidio della coppia Crespi non convince il commissario Berardi, e l'indagine svolta confermano i suoi dubbi, a partire dal fatto che Livio Crespi la vittima non è chi diceva di essere ma bensì il fratello gemello Franco. Costui era un poco di buono scappato da giovane da Coazze il paese dove era nato per non essere arrestato. Berardi si pone la domanda: come faceva la moglie a non essersi accorta che non era Livio? Lo sapeva? Dov'è sparito Livio Crespi. La coppia ha un figlio: Arturo, il commissario sente che non gli sta dicendo tutta la verità, stessa sensazione per Rosa Vicario amica della moglie di Crespi, anche lei di Coazze. Nel proseguo delle indagini viene interpellato da Maigret commissario della polizia giudiziaria di Parigi, nella città francese due persone sono state uccise: Pavesio e Gavello. Entrambi erano complici dei furti alla dogana dove assieme a Crespi, Arborio e Marentino lavoravano. I due uccisi erano i responsabili della dogana e con la loro complicità l'indagine sui furti viene insabbiata. Crespi si dimette dal lavoro per paura di essere arrestato, seguito a breve da Pavesio e Gavello e poco dopo anche gli altri due componenti della banda. Berardi da una soffiata di Arborio viene a sapere dove si trova Marentino, alloggia in una pensione sotto falso nome: Matteo Sandri e lo arresta. Dall'uomo viene a sapere dopo la minaccia di estradarlo a Parigi per omicidio che ha fatto solo da autista dietro a un lauto compenso a un misterioso uomo del quale non ha visto mai il volto ed era di poche parole come se non volesse far sentire la sua voce. La stazione di Chamonix era il luogo per l'appuntamento e anche al ritorno da Parigi ha lasciato il misterioso uomo in quel luogo. Marentino ha anche notato che vi era una donna ad aspettarlo ma non saprebbe riconoscerla. Confessa che lui ha solo fatto da autista non sapeva che quell'uomo avrebbe ucciso Pavesio e Gavello, conferma anche che è stato questo misterioso personaggio a contattarlo. 

 




 


"L'auto dove l'hai presa?".

"Sono andato a prenderla in un officina in via Cibrario, il proprietario era già a conoscenza di tutto e mi ha dato le chiavi".

"Quindi non sai il nome di chi l'ha ordinata?".

"No!".

"Per ora abbiamo finito, Tirdi fallo riportare in carcere poi torna qui che andiamo a parlare con il titolare dell'officina",

Dal proprietario riusciamo solo a sapere che a prenotare l'auto era una donna sulla cinquantina d'anni o poco più: "Il volto era coperto da una velina, i capelli erano nascosti da un cappello di color nero".

"Ha spiegato a cosa gli serviva l'auto?".

"No, mi ha solo detto che le serviva per un paio di giorni, ha pagato in contanti".

"Gliela riportata?".

"Si! Eccola là...ma perchè tutte queste domande? Io non c'entro se questa donna ha combinato qualche porcheria sia chiaro!".

"Stia tranquillo, se non c'entra nulla non avrà da temere da noi. Ha controllato i chilometri fatti?".

"Si e ne sono rimasto stupito, erano parecchi, circa 1200".

"Immagino che non abbia l'indirizzo di questa signora?".

"Immagina bene commissario, di solito quando viene un cliente a noleggiare un'automobile mi fido di lui, anche perchè di solito pagano in anticipo...per essere chiari io rilascio una ricevuta".

"Sulla ricevuta non c'è il nome del cliente?".

"Non sempre, se il cliente non lo desidera non lo scrivo, la donna non lo ha richiesto, come ho detto ha pagato immediatamente e ha lasciato detto che sarebbe venuto un uomo a ritirarla".


Eravamo di nuovo a un punto morto dell'indagine, troppe domande senza risposte, evidentemente c'è un legame tra la donna e il misterioso uomo, ma quale?

I pensieri vengono accanontati dallo squillo del telefono, Tirdi dice che è Amicucci.

"Buongiorno commissario Berardi sono Amicucci, volevo domandarle...no...so che c'è il segreto dell'indagine, lei è sempre convinto che si tratti di omicidio immagino? L'ho chiamata per sapere quando potreste dare il via libera ai funerali dei genitori di Arturo".

"Credo entro un paio di giorni non di più, ma non poteva chiamarmi il figlio?".

"Mi ha chiesto delle ferie anticipate, gli avevo già concesso dei giorni...".

"Scusi direttore quali erano i giorni di ferie che gli ha chiesto?".

"Il 13 ed è rientrato al lavoro tre...anzi quattro giorni dopo, ora ovviamente dopo il trauma legato alla morte dei genitori gli ho concesso di stare a casa, capisco cosa sta vivendo ma io ho bisogno di lui qui in redazione d’altronde aveva completato le pratiche per la successione".

Finito di parlare con Amicucci chiedo a Tirdi di darmi il fascicolo dato da Maigret, la data degli omicidi risalgono al 14.

"Mettiamo che Arturo, parta il 13 per Parigi, commette gli omicidi e torna indietro il giorno dopo o quello successivo; non sarebbe così improbabile non trovi?".

"No, ma perchè li avrebbe uccisi?".

"Non ho una risposta...e la donna che è stata vista con lui? Senti manda immediatamente un collega a Chamonix, digli di far vedere la fotografia del ragazzo, magari non stando più con Marentino non aveva necessità di nascondere il volto, chissà che non lo riconoscano".


Il collega torna il giorno dopo con un niente di fatto.

"Commissario, nessuno lo ha riconosciuto, neanche il controllore, unica cosa che ricorda èche vi erano diversi italiani comprese delle donne sul treno".

"Siamo al punto di partenza Tirdi eppure...sento che per quanto furbo sia noi troveremo la falla per arrestarlo.Ora fammi fare una chiamata al parroco di Coazze ". 

(Continua)



 


 

 
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