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Lingerie

Post n°411 pubblicato il 28 Febbraio 2015 da meninasallospecchio

Leggendo il blog di arw3n63, mi è venuta voglia di scrivere a mia volta un post leggero su questo argomento evergreen.

Allora, prima di tutto, sulla questione, come praticamente su ogni cosa, ho una mia teoria. La quale recita che, rispetto alla biancheria intima, gli uomini si dividono in tre categorie, corrispondenti ad altrettanti profili psicologici.

Primo: quelli che ci fanno caso e apprezzano.

Secondo: quelli che manco la vedono.

Terzo: quelli che preferiscono se non ce l'hai.

Siccome nella mia vita ho quasi sempre incontrato uomini delle due ultime categorie, il mio guardaroba è ridotto all'essenziale. Ho parzialmente rimediato negli ultimi anni, ma non più di tanto: mi secca fare investimenti che rischiano di non andare a buon fine.

Certo, se trovi quelli che apprezzano, ti danno delle soddisfazioni. Ti sbirciano sotto i vestiti per vedere che tipo di reggiseno hai e di che colore. A letto ti lasciano sempre qualcosa addosso. So dell'esistenza anche di uomini che te li regalano, i completini, ma a me non è mai successo. Pensare che apprezzerei, ma finora mi è capitato soltanto di riceverli da amici.

Ma la maggioranza degli uomini non sa nulla di coppe e misure, non saprebbe dire la differenza fra un perizoma e una brasiliana. Il loro massimo vanto è saper sganciare un reggiseno con una mano sola, e forti di questa loro abilità, lo fanno entro i primi 30 secondi da quando ti hanno detto ciao, sempre che si ricordino di dirtelo. Ovviamente se ti eri messa il completino di pizzo, ti girano subito le balle, soldi sprecati.

Unica eccezione: le autoreggenti. Quelle piacciono a tutti. Bisogna indossarle con una gonna non troppo corta, perché un conto è se si intravvedono per un istante, un conto è se quando ti siedi appaiono del tutto: un po' eccessivo, a meno che non si sia a casa, in tête a tête, in compagnia di quello che definisco un consolidato.

Una volta fui invitata a ritirare il diploma di coltivatrice di vigna più ripida del west. L'evento si svolgeva in un teatro. Mi ero immaginata di sedere fra il pubblico e che, ad un certo momento, avrebbero chiamato il mio nome per consegnarmi l'ambito riconoscimento (si fa per dire). Mi vestii quindi abbastanza elegante, con una gonna non cortissima ma ampiamente sopra al ginocchio. Sulla sedia c'erano un paio di autoreggenti indossate forse per un paio d'ore: massì, metto quelle, pensai, così le "finisco" e poi le metto da lavare.

Quando arrivai all'evento scoprii con raccapriccio che, insieme ad altre 12 persone, dovevo stare seduta sul palcoscenico per tutto il tempo! Minchia, le autoreggenti! Rimasi tre ore seduta immobile come un baccalà, attenta a non accavallare le gambe per nessuna ragione al mondo e sperando che da sotto guardassero i relatori e le immagini delle vigne proiettate sul fondo della scena.

Ma tornando a noi e alla biancheria propriamente detta, per risparmiare sul guardaroba ed evitare delusioni, meglio giocarsela sulla trasgressione. Come, al punto giusto della serata, rivelare che non si indossano le mutandine. Oppure sfilarsele con nonchalance mentre si sta seduti al ristorante o al bar e infilargliele in tasca.

Lo so cosa state pensando: vieni qui a fare la trasgressiva sul blog e poi sarai una di quelle che vanno a letto con il pigiama con gli orsetti. Assolutamente sì. Potrei produrre foto del mio pigiamone felpato, con tanto di orsetto con canna da pesca. Ma stiamo qui per parlare di filosofia.

Ad ogni buon conto sul forum delle mamme di cui ho già parlato, lo smutandamento era un tipico argomento ricorrente, che si presentava ogni estate. Si formavano i due immancabili partiti: mutandate e smutandate. Le seconde, alle quali mi pregio di appartenere, sostengono che, nella bella stagione, portare gonne e vestiti facendo respirare le parti intime, sia, oltre che piacevole, anche tutta salute. Infatti, i batteri che infestano quelle aree, amano i luoghi caldi e umidi, quindi il miglior modo per contrastarli è arieggiare l'ambiente.

Bisogna però evitare di portare gonne troppo corte e soprattutto di fare movimenti inconsulti. Ad un certo punto, era tale l'abitudine di non portarle, che non mi ricordavo nemmeno di queste elementari precauzioni. Come quella volta che senza pensarci, indossando una minigonna di jeans bianca senza niente sotto, andai dall'ottico per un controllo. Questo succedeva molto tempo prima di quella vicenda del diploma e del palcoscenico, da allora sono più avveduta. Comunque quando mi fece entrare nello studio, constatai con orrore che la poltrona sulla quale avrei dovuto sedermi, era rialzata su tre gradini. Mi passò davanti tutto Basic instict. Be', tenni le gambe incrociate per tutto il tempo ma, non so se c'entrasse qualcosa, alla fine l'ottico sbagliò la prescrizione.

 
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