Creato da: meninasallospecchio il 28/04/2012
un concept blog (non so che voglia dire, ma mi sembra figo)

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultime visite al Blog

monellaccio19patrizia112orchideapois0ossimoraprefazione09Chico.arghcanduttinik.ga1Ste716cassetta2andrea1_20misteropaganoMilleGaranziePerTeamorino11Tonyspera0
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 43
 

 

 
« Doppia negazioneQuale italiano parliamo? - 2 »

Quale italiano parliamo?

Post n°478 pubblicato il 13 Ottobre 2015 da meninasallospecchio

Si dice comunemente che Manzoni si interrogò su quale lingua usare per il suo romanzo, evidentemente insoddisfatto o non completamente convinto dall'italiano che si parlava a Milano ai suoi tempi, forse con qualche influsso dialettale. In questa riflessione linguistica, avrebbe optato per il "fiorentino delle persone colte".

Apprendo ora che non è vero niente. E cioè che Manzoni usò una sola volta questa epressione, a proposito della progettata revisione in toscano del Catechismo di Antonio Rosmini, ma mai in riferimento ai Promessi sposi. Vero è che, se avvertì l'esigenza di sciacquare i panni in Arno prima di dare alle stampe la sua opera, probabilmente sentiva la lingua toscana come più "pulita" e più adatta a essere una lingua nazionale.

E' ancora così? L'italiano "puro" è ancora il toscano? Fino a che punto è giusto che la lingua sia "pura"?

Parecchio tempo fa lessi da qualche parte che sull'argomento c'erano tre diverse scuole di pensiero. Secondo alcuni il vero italiano è ancora, come ai tempi di Manzoni (e di Dante), il toscano, che tradizionalmente è stato e deve continuare a essere il riferimento della nostra letteratura e del nostro parlare corretto. Secondo altri sarebbe invece il romano: non il romanesco ovviamente, ma la lingua italiana utilizzata a Roma, in base a una teoria per cui a dettare legge sarebbero ovunque le lingue parlate nelle capitali. Una terza teoria vuole invece che l'italiano per antonomasia sia oggi quello delle grandi città del nord che, avendo assorbito i flussi migratori dall'Italia meridionale, hanno generato una lingua fusion, risultato di molti influssi dialettali diversi e di nessuno in particolare. Lingua che sarebbe a tutt'oggi più viva, assorbendo ancora termini stranieri e forse persino qualche portato linguistico dell'immigrazione.

Come potete immaginare, io sono una sostenitrice di quest'ultima scuola, ovviamente essendo di parte. Ma posso motivare.

Cominciamo dal toscano. Escludendo le ragioni storiche, non esiste nessun motivo per cui oggi il toscano dovrebbe dettare legge. A parte aver dato i natali al nostro presidente del consiglio, la Toscana è una regione né più né meno centrale o marginale di tante altre. Dal punto di vista culturale (parlo di cultura attuale, non di vestigia del passato), economico e demografico sta sui livelli medio-alti della classifica, ma non si può considerare egemone in nessun settore. La lingua che si parla in Toscana, checché ne dicano i toscani, è per molti versi dialettale, costituita da forme idiomatiche squisitamente locali ("noi si va" in luogo di noi andiamo, per esempio) o da vocaboli desueti, come il proverbiale "codesto", o "lapis" per matita. Tra l'altro molti toscani parlano un vernacolo del tutto incomprensibile per uno straniero che abbia studiato l'italiano, e non si pongono minimamente il problema, convinti come sono di parlare la lingua di Dante. Dimenticando che si parlava di "fiorentino delle persone colte", non di supercazzola da tamarri.

Quello che salverei del toscano è la pronuncia delle vocali, che forse andrebbe insegnata a scuola con maggior convinzione, invece di relegarla ai corsi di dizione per aspiranti attori di teatro, dato che in tutta Italia pronunciamo le vocali a cazzo, con differenti influenze dialettali. E magari ci sarebbe anche un po' più chiara la differenza che fanno i francesi sulla pronuncia della "e". C'è da dire, in questo campo, che l'uso della tastiera del computer ha introdotto una maggiore consapevolezza, visto che nella scrittura manuale si accentava tutto nello stesso modo. Però che si debba studiare il francese per imparare l'italiano sembra un tantino bizzarro.

Il romano ha decisamente delle ragioni più valide per imporsi come lingua nazionale. Soprattutto perché è la lingua della TV, quella dei TG, dei talk show. Noi nordici siamo abituati a questa visione romano-centrica impostaci dalla RAI, al TG che parla di "Italia nella morsa della canicola" solo perché a Roma fa caldo, quando da noi magari ci sono 7° e l'alluvione. Allo stesso modo accettiamo la parlata e i modi di dire romani, talvolta li assimiliamo. Non è solo la TV: anche film e letteratura parlano spesso romano. Il nostro migliore scrittore in circolazione, Niccolò Ammaniti, romano, usa una lingua veloce ed efficace, mai ricercata, fitta di dialoghi, diretta e pragmatica come quella di tutti i giorni.

 

(continua)

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Commenti al Post:
angelorosa2010
angelorosa2010 il 13/10/15 alle 09:58 via WEB
Una pulzella così brillante nel dissertare... questo sì che è fascino !
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 13/10/15 alle 14:23 via WEB
Ma grazie! ti accontenti di poco :-)
(Rispondi)
 
 
 
angelorosa2010
angelorosa2010 il 14/10/15 alle 19:02 via WEB
poco, sì, ma così raro !
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
UnUomo.InCammino il 13/10/15 alle 10:05 via WEB
> Lingua che sarebbe a tutt'oggi più viva, assorbendo ancora termini stranieri > e forse persino qualche portato linguistico dell'immigrazione.

Cosa significa lingua viva?
Nel metrò di Milano è possibile ascoltare tutti i giorni un orribile inglesano (inglesecano + italiacano) mischiati esibito in modo tronfio da espertastri del tubo vari che più vendono fuffa più farciscono i suoni che emettono dalla bocca di inglesano.

Insomma, anche la cacca è ricchissima di vita ma non è detto che sia da considerare a Modello.
In altre città del nord ci sono spaventosi quanto esilaranti e tragicomici miscuglioni linguistico dialettali.
Se la miscuglioneria è un vanto puoi adottare l'europanto come italiano. Cosa ci sarebbe di meglio? Si può pur sempre prendere 'na scatola di lenticchie, metterci su una etichetta "fagioli" e poi pure essere giulivamente contenti.
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 13/10/15 alle 14:27 via WEB
Non sono affatto contraria all'immissione nell'italiano di parole inglesi, ovviamente senza eccessi e senza farne un gergo per iniziati o una sbruffonata. Del resto l'inglese è quello, una mescolanza di altre lingue. Comunque ci arrivo nel prossimo post. Inglesano è un neologismo che non avevo mai sentito e che trovo abbastanza orribile. Credo che il genio creativo italiano possa inventare di meglio per esprimere lo stesso concetto.
(Rispondi)
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
UnUomo.InCammino il 13/10/15 alle 15:27 via WEB
Inglesano: il termine è - giustamente - orribile quanto ciò che indica, che significa. La creatività è stata ben utilizzata.

Per la quasi totalità dei termini inglesi e stranieri usati a raglio e/o sproposito in Italia(no) non c'è alcuna necessità di visto che esistono i corrispondenti termini italiani. La necessità è quella di pavoneggiarsi o di mascherare la propria ignoranza e/o povertà lessicale con una sofisticazione.

La prima sottomissione è quella culturale e linguistica.
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 13/10/15 alle 16:50 via WEB
No, la prima sottomissione è quella economica. Una volta che sei provincia dell'impero ti adatti a parlare la lingua dei dominatori, e questa è la ragione per cui dobbiamo (o dovremmo) sapere l'inglese: decentemente, intendo. L'assorbimento di termini stranieri in una lingua, invece, non significa affatto sottomissione, ma apertura, tant'è che lo stesso inglese, pur appartenendo a una nazione dominante, assorbe continuamente nuove parole.
Italianish, che pure non esiste come parola, avrebbe più senso di inglesano, essendo il corrispettivo di spanglish; ma non mi piace granché neppure quello. Un giorno qualcuno più brillante di te e di me inventerà la parola adatta :-)
(Rispondi) (Vedi gli altri 6 commenti )
 
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
UnUomo.InCammino il 14/10/15 alle 09:54 via WEB
> Una volta che sei provincia dell'impero ti adatti a parlare la lingua dei dominatori

Voler bene ai dominatori.
Questo è un pensiero patologico (in psicologia è detta sindrome di Stoccolma). Se si porta il ragionamento in un altro contesto si capisce l'assurdità di questa affermazione. Un po' come dire ad una donna stuprata di voler bene al violentatore e adottare i suoi usi.
Questo si ricollega, come ho osservato in passato, a perdita identitaria, a debolezza, benaltrismo, razzismo positivista (gli invasori sono migliori), etc.
Come potrebbe non essere chiaro se la dominazione sia prima culturale o economica, non è chiaro quale tra la sottomissione e e la demenza degenerativa culturale primaria, la perdita del sé venga prima.
La cosa che io trovo massimamente preoccupante è che tu e altre persone non solo non ve ne rendete conto ma credete 'sta robaccia opportunità, ricchezza, eccetera eccetera.
Siamo veramente spacciati.
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 14/10/15 alle 15:29 via WEB
A parte che detesto questo esempio (peraltro ricorrente nei commenti al mio blog) della donna stuprata perché ci sta come i cavoli a merenda e rivela soltanto un certo compiacimento testosteronico-aggressivo da parte di chi scrive.
Dopo di che la storia dell'umanità è storia di dominio di popoli su altri popoli, non necessariamente da vedere come fatto interamente negativo (ammesso che la storia si giudichi in questi termini). Greci e Romani hanno portato la civiltà nel Mediterraneo, ovviamente ricevendone in cambio sottomissione e tributi. Ma qui da me per esempio i Celti Liguri erano poco più che cavernicoli prima che arrivassero i Romani, con le loro strade, acquedotti, lingua, scrittura, ecc. In ogni caso agitarsi per dire che l'egemonia americana (peraltro in declino) sull'Occidente sia una cosa da combattere mi pare del tutto inutile. La nostra lingua è viva e in buona salute: ribadisco che assimilare parole straniere è indice di vitalità e non di declino. La nostra cultura ha conosciuto tempi migliori, ma tutto sommato non sta neanche malissimo, non peggio che nel resto d'Europa direi (parlo di quello che si produce, non di salvaguardia del patrimonio, che è un onere che altri paesi hanno in misura infinitamente minore). Quello che sta veramente male è il nostro sistema produttivo, ridotto alle sole piccole aziende e alla dipendenza totale dall'export. Questi rigurgiti di nazionalismo avrei voluto vederli destinati a miglior causa, prima che smontassimo tutte le nostre imprese, senza che nessuno di quelli che oggi tanto blaterano se ne accorgesse. Preoccuparsi di qualche parola inglese, come ai tempi del fascismo, mi sembra veramente pretestuoso.
(Rispondi)
 
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
UnUomo.InCammino il 15/10/15 alle 09:18 via WEB
La storia è storia di sopraffazioni, guerre e violenze (e lo scotoma apolemologico che dilaga è un altro segno della demenza degenerativa culturale primaria).
Quello che io discuto è il ragionamento che ci si debba beare dell'essere sottomessi e considerarlo positivo e che sia violento "fascista" o altre buffe e strampalate calssificazioni, resistere alla violenza.
Il nostro sistema produttivo è in crisi anche perché noi siamo esterofili e importeremmo anche la zia se fosse possibile .Faccio l'esempio più sconcertante che è quello della patologica germanofilia nel settore automobilistico a cui corrisponde un altrettanto sconcertante ostilità per le cose positive del mondo germanico.
Il nazionalismo non c'entra nulla. Si tratta di cultura identitaria e di difesa del sé, di radicamento, di conoscenza, di osservare la realtà.
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 15/10/15 alle 12:37 via WEB
Non ho mai posseduto un'auto tedesca perché costano troppo care, per certi versi ingiustificatamente. Ma ti posso assicurare che la germanofilia automobilistica non non è affatto patologica. E' noto e certificato (anche se ovviamente non pubblicizzato) agli stessi controlli qualità all'interno della casa automobilistica italiana (o ex italiana) che i livelli qualitativi sono nettamente inferiori a quelli della pur sputtanatissima industria tedesca.
(Rispondi)
 
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
UnUomo.InCammino il 15/10/15 alle 15:57 via WEB
> i livelli qualitativi sono nettamente inferiori a quelli della pur sputtanatissima industria tedesca
Le utilitarie italiane sono tra le migliori del mondo.
Se si aumenta di livello, le auto italiane diventano competitive anche sul rapporto qualità/prezzo. Una berlina tedesca costa ad esempio il 40% n più di una corrispondente Alfa o Lancia ma la sua qualità è, su alcune funzionalità/sottosistemi, marginalmente (qualche punto percentuale) superiore a quella dei prodotti italiani.

Poi lungi da me difendere il cancro automobilistico, tedesco o italiano visto che in Italia, in Europa, nel mondo ora l'auto è un problema e non una soluzione.
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 15/10/15 alle 17:07 via WEB
Ci si abitua a tutto nella vita; però quando tieni un'auto giapponese per 15 anni senza mai vedere un meccanico se non per la manutenzione ordinaria e per cambiare una volta la batteria, l'idea di tornare a possedere una Fiat non ti sorride per niente.
(Rispondi)
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 13/10/15 alle 11:24 via WEB
"Non esiste nessun motivo per cui oggi il toscano dovrebbe dettare legge?"
Parole sante, da girare subito ad un certo Matteo di Rignano sull'Arno...
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 13/10/15 alle 14:34 via WEB
Non ho niente contro i toscani in generale e contro al presidente del consiglio in particolare. L'importante è che non ci ammanniscano il loro vernacolo come l'italiano per eccellenza, perché si capiscono solo fra loro.
(Rispondi)
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 13/10/15 alle 14:39 via WEB
"Ammannire" me lo sono dovuto andare a cercare su Wiky, sennò non avrei potuto scrivere la risposta...
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 13/10/15 alle 14:45 via WEB
Se ti consola l'ho cercato anch'io, perché non ero sicura delle doppie. Specie perché Ammaniti, lo scrittore, si scrive con la sola M doppia, e questo mi confonde parecchio.
(Rispondi)
 
sagredo58
sagredo58 il 13/10/15 alle 12:29 via WEB
Cosa sia il romano escludendo il romanesco non saprei dire.
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 13/10/15 alle 14:40 via WEB
Be', per esempio quello che voi chiamate cornetto qui si chiama croissant :-) E, bada bene, croissant è una parola italiana. Non sono una linguista, quindi non ti so rispondere in maniera scientifica, però certamente il romano ha una sua fonetica diversa dalla nostra. Sempre nel parlato, il romano ha una certa tendenza all'eliminazione del congiuntivo, ma ci arrivo nel prossimo post.
(Rispondi)
 
 
 
sagredo58
sagredo58 il 14/10/15 alle 18:57 via WEB
Sull'uso di molte parole francesi, pullover ad esempio, come permise de conduire che era scritto sulle patenti cartacee, come sul fatto che nella generazione dei nostri padri e ancor più nonni il francese era molto più parlato dell'inglese, mi sono sempre chiesto il perché. Sul devoto oli il termine croissant è datato 1942, prima della guerra erano i termini francesi ad essere inglobati nell'italiano, dopo è arrivato l'inglese. E' interessante la storia dela parola francese croissant, cioè il cornetto dolce che ha la forma della mezzaluna: croissant si riferisce alla Luna crescente, dal verbo francese croître "crescere", con allusione alla mezzaluna turca, perché i primi croissant furono prodotti a Vienna nel 1689 per celebrare la vittoria sui Turchi.
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 14/10/15 alle 19:36 via WEB
Dai, non la sapevo questa storia, interessante. In Marocco ci sono dei dolcetti di pasta di mandorle a forma di mezzaluna che però si chiamano corna di gazzella, quindi in teoria non hanno riferimenti simbolici. Il francese un tempo era la lingua della diplomazia, la lingua internazionale a tutti gli effetti. Solo dal dopoguerra è stato sostituito dall'inglese. E una volta la gente per tirarsela infarciva il discorso di parole francesi, da cui è rimasta la nostra battuta "scusate il francese".
(Rispondi) (Vedi gli altri 3 commenti )
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 14/10/15 alle 23:04 via WEB
Veramente pullover sarebbe inglese :-), come pure cardigan. Francese è invece gilet.
(Rispondi)
 
 
 
 
sagredo58
sagredo58 il 14/10/15 alle 23:22 via WEB
Ho toppato alla grande, giusto il discorso sulla lingua diplomatica, non me lo ricordavo. Strano però il discorso del francese sulla patente che ha resistito sino all'avvento della plastica.
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 14/10/15 alle 23:42 via WEB
Non lo sapevo o non ci ho mai fatto caso. Ho provato a cercare in rete ma non ho trovato nessuna informazione.
(Rispondi)
 
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
zerorez il 15/10/15 alle 10:38 via WEB
Se si fa colazione insieme a qualcuno, uno di fronte all'altro con il croissant in mezzo e i vertici disposti nord-sud (per forza di cose), uno dei commensali vedrà la luna crescente, l'altro la luna calante. Possibile che il croissant nasconda un'ironia così sottile? Comunque se un austriaco fa colazione con un turco deve stare attento a dove siede!
(Rispondi) (Vedi gli altri 1 commenti )
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 15/10/15 alle 12:39 via WEB
:-)
(Rispondi)
 
arw3n63
arw3n63 il 13/10/15 alle 13:22 via WEB
Adesso capisco perchè una coppia di turisti al mare si avvicinano e chiedono " Siete italiani?" io: "sì", lui:" Parlate italiano?" io... un po' sorpesa rispondo " Sì ". Questa domanda mi ha messo qualche dubbio, be' è ovvio che se sono italiana dovrei parlare italiano, almeno credo...non so, :-)). Loro erano della provincia di Padova, noi lumbard, anzi se guardiamo le origini non sono entrambe nordiche...vabbè qual'è l'italiano giusto? Mah!Interessante il tuo post.:-)P.S. probabilmente il dubbio era per il mio aspetto poco italico.
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 13/10/15 alle 14:43 via WEB
I padovani forse preferivano parlare veneto, la loro è l'unica regione dove il dialetto è realmente sopravvissuto. Oppure potevate essere altoatesini, italiani sì, ma di lingua tedesca. Oppure si è semplicemente impappinato :-)
(Rispondi)
 
 
 
arw3n63
arw3n63 il 13/10/15 alle 15:19 via WEB
Propendo più per la terza.:-)Anche in Calabria sopravvive ancora il parlato dialettale, non solo in famiglia, almeno nei piccoli centri, ma mi sa pure in Campania a giudicare da certe interviste che si vedono in tv.In Lombardia invece il dialetto sopravvive solo con gli anziani, la mia generazione non più, forse perchè siamo diventati multietnici e multi regionali,ossia una regione composta da un gran numero di immigrati, sia interni al paese che esteri,a scuola, tra bambini si è sempre parlato italiano e non dialetto. Il dialetto sta andando a perdersi anche se qualcuno leghista mi pare vorrebbe salvaguardarlo in qualche modo introducendolo a scuola.Fra l'altro non è uguale ovunque ha sfumature diverse a seconda della zona, il lombardo parlato a Milano è diverso da quello degli abitanti valtellinesi, anche i bergamaschi ad esempio.Vabbè ma i dialetti sono un'altra storia :-)
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 13/10/15 alle 16:54 via WEB
In Veneto il fenomeno è diverso da qualsiasi altro luogo in Italia. Anche da me il dialetto è ancora parecchio diffuso, si parla al mercato e nei negozi, in fabbrica e nei cantieri, e in molti lo usiamo almeno occasionalmente, non per una conversazione ma magari per buttare là una frase scherzosa. Ma in Veneto lo parlano tutti normalmente. Forse anche là il fenomeno è in diminuzione ma resta decisamente caratteristico rispetto al resto d'Italia.
(Rispondi) (Vedi gli altri 3 commenti )
 
 
 
 
arw3n63
arw3n63 il 13/10/15 alle 18:08 via WEB
Anche in Friuli, mi sa.
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 13/10/15 alle 18:50 via WEB
Sì, Friuli, Veneto, uguale. Basta non dirlo ai friulani :-)
(Rispondi)
 
 
 
 
arw3n63
arw3n63 il 13/10/15 alle 19:03 via WEB
Appunto! :-))
(Rispondi)
 
viburnorosso
viburnorosso il 13/10/15 alle 21:47 via WEB
La lingua standard, intesa come lingua di comunicazione nazionale, è in gran parte un'astrazione ad uso e consumo dei manuali di grammatica.
L'italiano è e rimane una lingua a forte base dialettale e regionale. Però se la lotta è tra toscano e romano, sarò di parte, ma come dire ... non c'è lotta! ;-)
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 13/10/15 alle 23:14 via WEB
Sì, lo penso anch'io, il toscano è già relegato nella sua nicchia.
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
zerorez il 14/10/15 alle 09:00 via WEB
Cara meninaspeculare, too much vinegar for your tripe. Unuomo.in.cammino ha sostanzialmente ragione: più una società è complessa, più codici è costretta a rispettare. La lingua può, e in qualche misura deve, modificarsi nel tempo ma secondo criteri assolutamente controllati, altrimenti finisce che in futuro ci esprimeremo a gesti. A mio avviso il tuo discorso può reggere se metti dei paletti precisi.. Seconda cosa, citare uno scrittore non è esemplificativo di una situazione. Uno scrittore rappresenta se stesso. È come se citassi Umberto Eco per dimostrare la superiorità linguistica degli alessandrini (oltretutto rispetto ad Ammaniti ci sarebbe pure un salto di qualità).
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 14/10/15 alle 16:05 via WEB
Da quando mondo è mondo nessuna lingua si è mai modificata in maniera controllata. Se ci fosse stata l'Accademia della Crusca ai tempi di Giulio Cesare, a quest'ora starebbe ancora a discutere di ablativo assoluto :-) Questo non implica che i linguaggi perdano complessità, dove complessità significa ricchezza e non complicazione. L'inglese ha molti più vocaboli dell'italiano e una enorme flessibilità, pur avendo una grammatica molto più semplice.
Comunque non ho citato Ammaniti per dimostrare una superiorità linguistica, ma per esemplificare una certa vivacità culturale romana (avrei potuto anche citare Sorrentino, come regista non come scrittore) che ne renderebbe plausibile anche l'egemonia a livello nazionale, peraltro, come dicevo, già sancita a livello più basso dalla TV.
(Rispondi)
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
zerorez il 15/10/15 alle 10:27 via WEB
Bè, controllata nel senso che la controlla la comunità che comunica. Infatti emerge sempre quello che capiscono tutti. I codici son quelli. Il fusion, quando esiste, non è mai a cazzo. Non può.. Ma mi sa che su questo praticamente concordiamo, volevo far della polemica ma mi sono incartato a metà. Sull’arricchimento invece non sono d’accordo, in genere si perde e si acquista, in misura variabile. Ti basti pensare ciò che si perde con l’abbandono dei dialetti. Almeno mi sembra, si parla senza impegno, è chiaro.
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 15/10/15 alle 12:25 via WEB
Sì, sono d'accordo anche su questo: si perde e si acquista, non sono una teorica delle magnifiche sorti e progressive. Personalmente al dialetto sono abbastanza affezionata, così come a molte tradizioni; però io stessa non lo parlo, di fatto non lo so parlare, se non per brevi frasi. Allora cosa dobbiamo fare? Niente. Cerchiamo di conservare la memoria, come è sempre stato fatto nella storia dell'umanità, ma al tempo stesso ci rassegniamo ai cambiamenti inevitabili.
(Rispondi)
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 14/10/15 alle 11:24 via WEB
Comunque er romano pijerà piede de sicuro, nun se batte. Come lingua italiana è la mejo.
Se capisce ar volo.
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 14/10/15 alle 16:07 via WEB
Diciamo che è l'unico vernacolo che più o meno capiamo tutti. Anche se, ti dico la verità, quando ho visto Romanzo criminale, a tratti avrei voluto i sottotitoli.
(Rispondi)
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 14/10/15 alle 16:28 via WEB
Oddio, e mo che sarebbe 'sto vernacolo?
Prima che lo vado a cercare su wiky, ha qualcosa a che fare con il ta-vernacolo ?
Insomma, la dispensa dell'ostia consacrata?
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 14/10/15 alle 17:45 via WEB
Tavernacolo è carino. Se non fosse troppo blasfemo si potrebbe chiamare così un localino.
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
zerorez il 14/10/15 alle 16:24 via WEB
A quanto ho visto in tutte le regioni italiane si parla il dialetto, la quantità di persone che lo parlano è inversamente proporzionale alla intensità (nell’unità di tempo) dell’immigrazione ricevuta dalla regione/città che li ospita. Quindi la tua (e mia) regione è quella dove sopravvive di meno, perché è arrivato di tutto dai primi del 900: toscani, ma anche marchigiani e laziali, veneti e bergamaschi, siciliani, pugliesi e calabresi, extracomunitari, ecc ecc. Se ne deduce un duplice effetto: la diminuzione di persone che sono in grado di parlare il dialetto locale e l’aumento di persone che sono costrette a parlare una lingua comune per farsi capire, ammesso siano in grado. Cioè si crea l’esigenza di una società complessa. In pratica se il “fusion” è quella lingua che si parla in tutta Italia va bene, altrimenti no. Boh, forse intendevi dire questo e non avevo capito :-D PS La minchiata ci voleva eh? La “National Association of Tripe Dressers” ti chiede venia.
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 14/10/15 alle 17:58 via WEB
Sì, tu sei di Torino, se non sbaglio. Qui nel basso Piemonte, anche in città, il dialetto si usa ancora parecchio, ma a Torino è quasi scomparso, con poche eccezioni. O forse neanche quelle, manco da Torino da parecchi anni. Un esempio un po' caricaturale di lingua fusion era la Minchia Sabri della Littizzetto, ma in effetti a Torino ci sono le seconde e le terze generazioni degli ex immigrati meridionali che parlano con un accento ibrido, che sembra meridionale ma non è identificabile con nessuna regione in particolare e ha anche degli influssi di cadenza piemontese. Lessico e sintassi hanno le stesse caratteristiche. Fusion in quel senso, mescolanza in parte voluta in parte no, creazione di una lingua comune che mette insieme origini diverse. La Tripe Association non mi avrà fra i suoi membri, credo sia l'unica cosa che non mangio, ho subito dei traumi nell'infanzia.
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
UnUomo.InCammino il 15/10/15 alle 09:08 via WEB
La logica non è "i cavoli a merenda" anche e soprattutto se disturba dalla proprie credenze.
Se con la logica si usa il metodo scientifico (i fisici lo chiamano comportamento al contorno, ovvero si va più in là nel dominio, verso gli estremi) si evidenzia come si comporta un sistema anche di pensiero, si evidenzia la sua essenza. La logica della donna stuprata non è per nulla fuori luogo e mi meraviglio che si debba spiegare la... logica elementare.

Dunque: persona/ente/organizzazione/essere (donna, oppure una cultura) che subisce un sopruso (stupro, invasione) contro la propria volontà (è pleonastico ma non guasta) e che dovrebbe adottare gli usi (i modi/la lingua) di ciò che con la violenza (stupro/invasione) l'ha sopraffatta.

Si capisce così?

Chiamare la logica "cavoli a merenda" è un segno dell'oscurantismo che avanza.
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 15/10/15 alle 15:05 via WEB
Chissà perché certi personaggi che commentano il mio blog usano sempre gli stessi "sistemi di riferimento". Forse perché ce li hanno nella loro testa.
(Rispondi)
 
wherethestreetshave
wherethestreetshave il 15/10/15 alle 12:33 via WEB
Ciao M. ecco che torno a leggerti e mi pare tu sempre in forma splendida as usual...però, a mio parere, il dialetto va conservato e tramandato ... io adoro parlarlo quando trovo un interlocutore ricettivo :-)
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 15/10/15 alle 15:13 via WEB
Faccio del mio meglio, anche parlandone a volte qui sul blog. Ma tu non sei inglese? Che dialetto parli?
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
ugo il 19/10/15 alle 19:15 via WEB
Ussignùr! I romani come esempio linguistico perché hanno colonizzato le trasmissioni televisive? Proprio per quello ho relegato tra gli orrori linguistici il romano (che in precedenza non mi disturbava minimamente), protervamente imposto con una tracotanza odiosa, pervasiva e, credo, intenzionale. Peste colga dunque il modo romano di impostare (malamente) la lingua italiana. Siamo all'odiosa situazione di colonizzazione culturale per la quale se esorto un gruppetto di ragazzini della mia cittadina "nordica" con il classico "'ndumma, fioi!" nessuno si muove e mi guardano strano, laddove se li apostrofo con "nammo, regà!" quelli partono in massa senza fare una piega. Stranieri in casa propria, il destino tipico delle popolazioni invase e sconfitte. Solo che in questo caso ci hanno anche fatto credere che dovremmo accettarlo con un sorriso. No, non c'è nessun sorriso. Non c'è motivo per sorridere.
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 20/10/15 alle 00:17 via WEB
Ma non è solo la televisione. I romani sono (temo) assai più vivi di noi dal punto di vista culturale. Qui da me la piemontesità sopravvive egregiamente, ma lo fa colonizzando l'enogastronomia (peraltro ormai assurta a livelli deciseamente nobili), ma non il cinema o la letteratura. Non c'è da stupirsi che i nostri ragazzi capiscano meglio il romanesco: c'è forse un rapper o un fumettista che scrive in piemontese? A proposito i Mau Mau che fine hanno fatto? Che poi la musica che proponevano loro era fusion, ormai la "nostra" cultura, almeno nelle grandi città del nord, è quella.
(Rispondi)
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
ugo il 21/10/15 alle 12:23 via WEB
Ti rispondo con un aneddoto personale che la dice lunga. Il bassista del gruppo rock nel quale "militavo" è torinese fino al midollo, e lo si sente da dieci km di distanza. Caso vuole che sia anche molto bravo nel canto, ma ha sempre rifiutato di essere lui a cantare le nostre composizioni perché... attenzione... si vergogna del proprio accento! Ha spiegato che la ragione del suo vergognarsi è che il canto con accento piemontese sarebbe "strano" perché nessuno lo pratica. Già. Invece il canto belante di Pino Daniele, che ha vinto l'Oscar per la purezza della dizione italiana, nell'immaginario indotto del bassista piemontese frustrato per il suo essere piemontese, "suona" bene perché molto comune. Non credo di dover spiegare i sottintesi.
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 21/10/15 alle 14:36 via WEB
Capisco perfettamente quello che vuoi dire e per certi versi anche il tuo risentimento. C'è da noi un gruppo di bravissimi cabarettisti, i Tre Lilu, che se parlassero un altro dialetto (e lo parlano solo parzialmente) sarebbero famosi, ma essendo piemontesi restano in una nicchia. Lo stesso vale per i Lou Dalfin, che sono certamente discriminati rispetto ad altri gruppi di musica etnica. Però è un problema solo piemontese! Il dialetto lombardo ha una cittadinanza ben diversa. Allora forse dovremmo farci qualche domanda, perché non è colpa degli altri se non riusciamo a far valere la nostra cultura. E, diciamolo, noi piemontesi per piangerci addosso siamo specialisti.
(Rispondi)
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963