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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

 

« RarefazioneCose di cui mi accorgo »

murakami - tutti i figli di dio danzano

Post n°310 pubblicato il 28 Settembre 2011 da simurgh2

Murakami 

Come una geisha le parole
danzano sulla scena mentale


Memorie Di Una Geisha: la danza di Sayuri

ma cosa devo fare allora?”
“danzare” rispose “continuare a danzare, finchè ci sarà musica. capisci quello che ti sto dicendo? devi danzare. danzare senza mai fermarti. non devi chiederti perché. non devi pensare a cosa significa. il significato non importa, non c’entra. se ti metti a pensare a queste cose, i tuoi piedi si bloccheranno. e una volta che saranno bloccati, io non potrò più fare niente per te. tutti i tuoi collegamenti si interromperanno. finiranno per sempre. e tu potrai vivere solo in questo mondo. ne sarai progressivamente risucchiato. perciò i tuoi piedi non dovranno mai fermarsi. anche se quello che fai può sembrarti stupido, non pensarci. un passo dopo l’altro, continua a danzare. e tutto ciò che era irrigidito e bloccato piano piano comincerà a sciogliersi. per certe cose non è ancora troppo tardi. i mezzi che hai, usali tutti. fai del tuo meglio. non devi avere paura di nulla. adesso sei stanco. stanco e spaventato. capita a tutti. ti sembra sbagliato. per questo i tuoi piedi si bloccano”.

alzai gli occhi e guardai la sua ombra sul muro.
“danzare è la tua unica possibilità” continuò “devi danzare, e danzare bene. tanto bene da lasciare tutti a bocca aperta… finchè c’è musica, devi danzare!”
(DANCE DANCE DANCE di Murakami Haruki) 


La foresta dei pugnali volanti - la danza dell'eco

Tutti i figli di Dio danzano!
calpestava la terra e roteava le raccia con eleganza. Ogni movimento chiamava il sucessivo, e si collegava ad esso in modo autonomo. Il suo corpo tracciava un diagramma dopo l'altro. E in quella danza vi era forma, variazioni e improvvisazione. Dietro al ritmo c'era il ritmo, e tra di essi vi era un altro ritmo invisibile. In alcuni momenti chiave, Yoshiya, riusciva a cogliere una visione d'insieme dei loro complessi intrecci. Diversi animali erano nascosti nella foresta, come in una illustazione cifrata. Vi apparteneva anche una bestia spaventosa che non aveva mai visto.. A un certo punto sapeva che avrebbe dovuto attraversare la foresta. Ma non aveva paura. Cosa aveva da temere? Era la foresta che esisteva dentro di lui. E la belva quella che lui stesso portava con sè.

(Murakami - Tutti i figli di Dio danzano )

La sensazione che all'interno della sua scrittura e nella mia testa si esegua una danza, dietro ai miei occhi si sviluppano gesti, scenografie, movenze, mentre lo leggo frammenti di pensieri danzano, spesso è una battaglia feroce, coltelli, schegge, petali, rombi di nuvole, acque tumultuose o placide, silenti. Lo sento il corpo, si allerta. Una lettura fisica, molte volte, il corpo risponde. Sono i pensieri a danzare. La mente si espande. Uno sfasamento dove danzano messaggi spesso oscuri ed enigmatici. Danza sul bordo di un precipizio o su una soglia o, ancora sulla linea d’ombra. Identità che rimangono sospese sull’ambiguità dei codici.
Ciò che ancora serpeggia, piu che questo libro di racconti, è ancora quel romanzo di 833 pagine: "L'uccello che girava le viti del mondo."
Succede qualcosa con questa scrittura: avverto l'abbandonarsi dei pensieri che si danno per vinti e il corpo gli si abbandona. Non subito; prima c'è sempre questa rappresentazione di resistenza, quella pallina che rimbalza sui tamburi. Tu non vedi dove rimbalza ma la senti. Ecco, c'è questo sentire che va oltre il leggere. Coinvolge una schiera di sensi, che danzano anche loro. La danza dell'eco mi pare sia una rappresentazione che corrisponde a quel che sento. Murakami insinua e, poi appena ti prende, murakami lo toglie, rimbalza in dell'altro; sorprende. Ciò che intendo per rarefazione ecco, Murakami spesso l'impone. Non c'è mai una direzione precisa in cui ti conduce, ti abbandona e cosi quasi mai c'è un interesse per la trama: comincia e poi si disperde, suggerisce ai tuoi sensi. Come in quel racconto del fuoco. Non c'è un finale, quasi mai. Rimani su questi scenari, spesso impietrito o assorto, in una visione che apre le braccia ad accogliere non si sà che, però ogni volta mi porta dentro, mi sprofonda o mi viola. Come nella danza il suono, il gesto sono linguaggi che parlano d'altro, rappresentazioni arcaiche del corpo che cita, suggerisce, opta, non pretende, si mostra, sollecita in ognuno dell'altro cosi la struttura delle storie di Murakami. Lo spazio in cui ti sospende è quello dell'intuizione. Ci sono cose che le senti tutte in un colpo. Cose che hai sentito ancora ma non ci hai fatto caso, probabilmente. Le senti e non gli chiedi niente però, finalmente lo sai, ci sono.
E non è che sai qualcosa di nuovo, non io almeno, se non che avverti un preciso momento per cui bisogna cominciare a disimparare per imparare la danza

ecco,quel canto,quel passo sì lieve 
mi par somigliare a una doccia che non lascia conoscer le tracce
eppur nelle spugne  ogni giorno avviene  la vita
il suo odore immortale

"Le storie stanno dentro di noi, aspettano il momento giusto per venire fuori. Quando hai fame lo sai, quando devi scrivere lo sai, qualcosa dentro te lo dice."
(Murakami) 

 
 
 
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